FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEI COSTUMI (1785).
In realtà Kant si era già occupato di etica e di agire nei corsi del 1756. Anni 1764-1784 Kant
si era confrontato con le etiche antiche. Fondamentale è l’incontro con Rousseau, fondamenti
della Fondazione sono l’Emilio e il Contratto Sociale. Il tentativo di Kant è dare all’etica un
valore oggettivo, Kant accetta la sfida dello scetticismo > la CRPU è la sfida, in ambito
teoretico, di fondare una conoscenza universale e necessaria. Kant nella storia della filosofia
morale rappresenta un cambiamento radicale, l’origine della morale è da ricercare nel
concetto di autonomia, perno dell’etica kantiana. Anche in ambito etico (così come nel
campo teoretico), l’oggettività etica è possibile a partire dalla struttura della soggettività; il
tema è il soggetto come essere razionale e capace di autonomia. All’origine della morale c’è
l'idea di una auto-legislazione della volontà; autonomia = auto-legislazione della volontà, la
volontà che dà legge a se stessa, la capacità della volontà di auto-determinarsi senza riferirsi a
un fondamento religioso (qui la chiave illuminista dell’etica kantiana). La legge non è
eteronomia (non viene dall’esterno, da fuori), ma autonomia.
Kant trae dal cristianesimo quel concetto (che poi svilupperà nella CR Pura-Pratica), quella
connessione tra virtù e felicità. Non c’è un opposizione militante alla religione, ma l’idea che
l’essere umano deve essere in grado di fondare le proprie leggi senza ricorrere a un
fondamento religioso. “Cosa posso sperare?”, è la religione che risponde.
FONDAZIONE, perchè? Bisogna superare le metafisiche precedenti, cioè bisogna sganciare
il tema dell’agire dalla credenza in un Dio. 1) Rifiuto della connessione teologica, per cui
bisogna supporre l’esistenza di un dio per fondare le leggi dell’etica; 2) Rifiuto di ricondurre
il fondamento dell’agire morale all’esistenza di un sentimento morale (Hume, Shaftesbury
etc.). NO teologia, NO etica del sentire. Perché fondazione? Perché il fondamento dell’agire
morale è nella ragione, nella sua capacità di darsi leggi da sé e di essere autonoma.
Quindi, il fondamento della morale è al di là dell'esperienza, è la legge dei costumi, la legge
pratica della morale. La ragione pura pratica deve determinare la volontà per mezzo della
ragione. La ragion pura è la facoltà slegata dall’esperienza; la volontà non è un principio
scuro, ignoto ma il nostro agire, scegliere, ciò che noi siamo.
- Cosa c’è alla base della Fondazione? Messa in discussione delle etiche precedenti
(critiche alla morale basata sulla religione e sul sentimento), per condurci al principio
supremo della moralità, un principio a priori che possa dirci se il nostro agire è
moralmente connotato o meno.
La legge della natura, di gravitazione universale, non ammette una scelta dell’individuo, non
ammette eccezioni. La legge causale non ammette eccezioni. Sul piano dell’etica siamo sul
piano non del dovere, ma sul dover essere = qualcosa che deve essere realizzato. In ambito
etico troviamo il principio che fonda la moralità, ovviamente senza avere garanzie che tutti
agiscono moralmente. Perché? Per l’idea della ragione, che è la libertà, senza la quale non ci
sarebbe più la possibilità di parlare di etica. Un’azione è moralmente connotata perché io
posso fare male, posso scegliere di fare il bene; se quel bene diventasse un dovere simile alla
legge causale non ci sarebbe più l’etica. L’etica riguarda l’essere umano e non gli angeli. Il
principio dell’agire ha una forza necessitante diversa dal principio a priori che fonda la
conoscenza, è sempre sottoposto alla volontà umana che presuppone che si possa agire anche
diversamente. Se il principio determinasse in maniera causalistica il mio agire, noi non
saremmo più liberi e dunque l’etica non avrebbe più senso.
10/04/2025 > devi recuperare la lezione
Prima distinzione introduttiva: in generale ogni forma di sapere può essere distinto in sapere
formale e materiale. Scienza fisica, che si occupa delle leggi della natura, e quella etica, che
riguarda la libertà. Filosofia naturale e filosofia morale possono avere una parte empirica,
basata sui fondamenti di esperienza, e una parte pura. La parte pura della filosofia della
natura: metafisica della natura: la parte razionale dell’etica si chiama metafisica dei costumi.
Kant [...].
Fondazione della Metafisica dei Costumi. P. 5 della Prefazione, “ogni filosofia in quanto
poggia…”. Abbiamo una metafisica della natura e una metafisica dei costumi. Kant sostiene
che la morale come tale dovrebbe occuparsi della riflessione pura, della riflessione razionale.
Quando invece è una raccolta di modi in cui l’essere umano si comporta, basterebbe parlare
di antropologia (e non di morale). Kant vuole fondare questa metafisica dei costumi, ritiene
necessario condurre la ricerca mostrando quali sono i principi puri e razionali alla base della
riflessione morale. Costruisce l’argomentazione attraverso tre passaggi (p. 13): “la presente
fondazione non è dunque altro che la fondazione del supremo principio della moralità”.
L’obiettivo del lavoro non è raccogliere casistica, ma quello di arrivare alla fondazione del
supremo principio della moralità; l’obiettivo è altro rispetto a Hume: Hume ha fatto una
riflessione di tipo antropologico, secondo Kant; Hume ha indagato le abitudini, ci ha detto
come funziona l’agire umano. L’obiettivo di Kant è trovare il principio supremo della
moralità, che dovrebbe essere capace di dirci cos’è bene e cos’è male.
Hume: noi siamo in grado di discernere qual è il bene, connesso al piacere/dispiacere che
proviamo in determinati contesti o situazioni ma non c’è un criterio supremo per dire cos’è
bene o cos’è male. Il protagonista di Kant non è l’essere umano, ma l’essere umano dotato di
ragione.
P. 13: parto dalla conoscenza comune (sull’agire morale) alla determinazione del suo
supremo principio, per discendere dalla prova di questo principio alla conoscenza comune in
cui si trova il suo uso (tra gli esseri dotati di ragione). Cosa significa fondare l’etica in
relazione a questo concetto di ragione?
Kant descrive le tre sezioni che hanno come centro concettuale la volontà, il dovere e la
libertà.
Cominciamo con la prima sezione. Si apre con una questione: la volontà buona. “Nulla è
possibile pensare nel mondo ….”. Abbiamo una prima definizione importante: buono senza
limitazioni, in maniera assoluta, cos’è? Buono in maniera assoluta e radicale, cosa può
essere? Nessuna caratteristica umana (la bellezza, la simpatia, la ricchezza ecc.) può essere
considerata buona senza limiti, perché? Perché l’intelligenza può essere rivolta al male, Hitler
> l’intelligenza può essere un talento ma non è buona in maniera assoluta. “I talenti dello
spirito” (intelligenza) e "qualità del temperamento” (coraggio, virtù ecc): l’etica non si può
fondare su qualcosa che sia una qualità o un talento dello spirito, questi elementi possono
diventare cattivi e dannosi se la volontà non è buona. Aggiunge una terza categoria “i doni
della fortuna”, che causano un eccesso di spavalderia. Tutto questo impianto con cui Kant si è
confrontato non funziona: tutte le caratteristiche (o qualità) sono positive, MA se alla base
hanno una volontà malvagia, se non sono in grado di usare quelle qualità per il bene, l’etica
non si può fondare.
Connessione tra virtù e felicità: CRPR. Buono in maniera assoluto è solo la volontà buona;
tema preliminare alla riflessione sul concetto dell’intenzione (etica kantiana = etica basata sul
concetto di intenzione), la volontà è ciò che ci muove all’azione. Kant critica le etiche della
virtù, p. 17 (II rigo): laddove un soggetto fosse dotato delle caratteristiche xx virtuose, se
piegate al male, non funzionano più. La volontà buona è tale non per ciò che attua o ottiene,
nè per la capacità di conseguire un qualche fine, ma solo per il volere, è quindi buona in se
stessa. La volontà buona è buona in se stessa, non posso considerare etico il comportamento
solo sulla base che il comportamento realizza. Kant: se io fossi un magnate e costruisco in
acquedotto in Africa, vuol dire che chi è più ricco è più buono rispetto a che non ha i soldi a
disposizione? L’eticità di una persona si misura in base a quanto quella persona riesce a fare?
Ipotizziamo di essere o di avere qualità come l’essere brutto, povero, pauroso, quindi la
natura matrigna che mi ha reso un soggetto stupido ma con una volontà buona, che fare? Se il
soggetto ha la volontà buona e cerca sempre di fare il meglio di ciò che gli è possibile, la
mancanza di mezzi che lo potrebbe mettere in condizione di non realizzare grandi gesti etici,
ciò non comporta che quella persona non abbia valore morale. Il valore morale di una persona
non può essere giudicato dagli effetti che la sua azione può avere o non avere (io potrei anche
fare un’azione virtuosa per promuovere la mia azienda); il motivo per cui compio l’azione
potrebbe non essere chiaro. Ci sono delle azioni compiute non per ragioni morali ma per
interesse egoistici.
L’etica è qualcosa che deve essere possibile fondare. Non possiamo guardare solo e soltanto
gli effetti dell’azione, ciò che conta è il movente. Quella di Kant è un’etica dell'intenzione,
che non può essere valutata guardando solo al risultato. Il tema è l’intenzione, il movente >
al centro dell’etica c’è il movente per Kant.
Parentesi significativa, (.... delle nostre forze); una delle critiche mosse a Kant è quella di
creare un’etica velleitaria. Quando parliamo di intenzione morale, parliamo di volontà buona,
di una condizione in cui il soggetto è in grado di mettere in atto tutti i mezzi che sono nelle
sue forze. Chi vuole il fine, vuole anche i mezzi per realizzarlo; altrimenti vuol dire che il
fine non lo volevi. Non c’è la possibilità di pensare l’intenzione in un
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