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RAPPORTI SOCIALI E INDIVIDUALI
Lo straniero
Nel primo atto, il senatore Brabanzio, rabbioso per le scelte della figlia Desdemona di sposare Otello, si abbandona in battute che rivelano la profonda avversione per lo straniero. S. in questo primo atto insinua la convinzione che un matrimonio interraziale porti alla destabilizzazione dello Stato e sia tanto minaccioso quanto la minaccia ottomana. Non dimentichiamo che i concetti di orientalismo e colonialismo di fine Cinquecento cominciano a diventare familiari nell'Inghilterra, scatenando reazioni che variavano dall'odio al fascino. Otello è potenzialmente uno straniero, ma S. gioca su ciò: è sì straniero, ma agli occhi degli inglesi è più vicino culturalmente, perché di Venezia, rispetto ai Turchi.
E questo si concretizza nel duplice aspetto che vede Otello ingiuriato e condannato da Brabanzio, ma poi nominato dal Doge di Venezia come capo militare della flotta contro i Turchi.
testimonia ciò la frase pronunciata da Otello nel secondo atto quando scoppia la rissa: "Siamo diventati turchi?", riferendosi ai soldati ubriachi che provocano disordini.
Per capire il tema dello straniero, è importante capire che cosa intende S. quando parla di Otello come il Moro. Questo termine, ai tempi di S., era molto generico e rappresentava chiunque non appartenesse all'etnia caucasica. L'ambiguità di questo tema si nota nel testo dell'Otello. Iago, quando si lamenta di non aver avuto promozione militare, dichiara di essere rimasto "l'alfiere di Sua Signoria Moresca", mentre Brabanzio si rivolge in modo sprezzante ad Otello: "Vieni, qui, Moro!", come se non fosse uomo degno di essere chiamato per nome.
Anche il termine Turk è molto generico ed è collegato non tanto alla nazione ma alla religione musulmana. Già detto che quando scoppiano i disordini, Otello dice "Siamo diventati turchi?".
diventatiAbbiamoturchi?” come a voler paragonare il musulmano con la barbaria.
L’ultima volta che la parola turk viene usata nella tragedia è alla conclusione, quandol’ingannoOtello ha compreso di Iago. Prima di suicidarsi, ricorda qualcosa visto moltianni prima “un maligno turco inturbantato che battè un veneziano ed offese lo Stato”.
Nel momento in cui Otello afferra il turco per la gola, questi si trasforma in un canecirconciso. Ciò ha creato diversi problemi agli studiosi perché la circoncisione ècomune agli ebrei e non ai musulmani, eppure appare in questo dramma e non, adesempio, ne Il Mercante di Venezia che tra i suoi personaggi annovera tanti ebrei. C’èaddirittura chi ha pensato ad un errore di S. o chi a quello dei primi stampatori. In realtàcon questa espressione Otello sembra raggruppare ebrei e musulmani in un unicogruppo di infedeli nei confronti della religione cristiana. Quindi ragionare
Al peccato. Possiamo concludere che Otello non è un dramma razzista o antirazzista, ma è usato per costringere gli spettatori a riflettere sulla natura del loro pregiudizio. Ce lo dimostra anche il fatto che il personaggio che viene comunemente associato con il vizio in questo dramma è Bianca, nel cui nome c'è un'allusione ad una identità etnica, mentre Otello viene presentato come nobile "bianco" nell'animo.
La forza della gelosia. Il tema della gelosia affascina molto S. che lo esprime in diverse opere: Racconto d'inverno, Molto rumore per nulla, Le allegre comari di Windsor. Tuttavia questo tema è molto lontano dall'idea che ne abbiamo oggi. La gelosia si fonda sull'idea di possesso: sono geloso di ciò che ritengo essere mio e che, a mio parere, mi viene ingiustamente sottratto. Questo vale anche per le persone, come se fossero un oggetto. In quest'opera troviamo diverse forme di gelosia: Iago
soffre per una promozione mai ottenuta, Brabanzio per una figlia sposatasi senza il suo consenso. Dalle parole di Desdemona "Chi lui? Credo che il sole sotto cui è nato gli abbia prosciugato simili umori" si capisce come S. abbia usato l'origine del personaggio Otello per negare la sua propensione alla gelosia e che essa si presenta solo perché indotta ed alimentata. Infatti sin dalle prime scene, Otello dimostra un amore assoluto verso Desdemona, ma una volta che si insinua il dubbio il suo universo crolla. 4. PERSONAGGIO Otello, il Moro Spesso nelle opere di S. i nomi dei personaggi, se non sono prettamente storici, contengono indizi che spiegano la loro personalità o ruolo. Ad esempio, Romeo richiama nel suo nome il pellegrino che nel Medioevo desiderava recarsi a Roma per adorare le reliquie cristiane, riferimento che si giustifica quando il primo incontro tra i due amanti veronesi sembra diventare idolatria quando Romeo fa esplicito.riferimento all'adorazione delle immagini dei santi. Nel caso di Otello, il problema è più complesso. Qualcuno dice che derivi da Thorello, un personaggio di una commedia di Ben Jonson che ricorda gli Ottomani, altri che derivi dal gesuita Girolamo Otello di Bassano. Tuttavia, nessuna di queste giustificazioni aiuta il pubblico ad associare questo personaggio a qualcuno. Si aggiunge anche che nella tragedia questo nome viene quasi sempre omesso soprattutto nella prima parte. Viene pronunciato per la prima volta dal Doge che lo chiama "valoroso Otello", ma quando il protagonista è assente, anche il Doge lo chiama semplicemente "il Moro". Unendo questi due dettagli, quello di un nome non identificativo e quello di un aggettivo che non ne stabilisce una precisa provenienza, dimostra come S. tracci di questo personaggio le incertezze sia della sua identità che delle sue origini. Diciamo che il termine "Moro" è ambiguo e.potrebbe riferirsi a regioni dell'Africa o dell'Asia Minore, oppure indicare genericamente una persona dalla pelle scura, o fare riferimento ad una religione o potrebbe addirittura essere un cognome veneziano. Un piccolo indizio ce lo dà lo stesso Otello quando parla del fazzoletto perduto da Desdemona, ricordando che esso era stato dato alla madre da una "egyptian" (una zingara o una egizia), quasi a sottolineare la natura non europea di Otello. Altra difficile definizione è il suo lignaggio: si tratta di un nobile principe africano o di un soldato che sale nella scala sociale sposando una nobile veneziana? Dal testo sembrerebbe capirsi che Otello è entrato a pieno diritto nella nobile società veneziana ed il suo terrore è quello di ritornare alla propria condizione originale. Questa sua pena la troviamo nelle parole del lungo discorso di fronte al Senato veneziano nel primo atto e nel secondo atto quando vuol sedare la rissa scoppiata.aCipro.I versi di S. sottolineano un altro tratto caratteriale di Otello che viene evidenziato da diversi critici: Otello è nobile d'animo ed esprime questa sua nobiltà attraverso la fiducia negli altri e, di conseguenza, ogni tradimento di questa fiducia lo fa soffrire. Lo vediamo nel primo atto quando Otello ricorda come Brabanzio lo avesse ben accolto in casa sua prima di accusarlo di avergli portato via la figlia. Oppure, nel rapporto con Iago, Otello crede al tradimento propostogli da una persona di sua fiducia. Il spettatore, seguendo la tragedia, può capire bene il profondo cambiamento che avviene in Otello dove ruolo politico e ruolo privato si scontrano e, a partire dal terzo atto, il crescere della gelosia renderà Otello sempre meno comandante. Sarà durante la terza scena del terzo atto che avviene il totale cambiamento della vita di Otello. S. propone la scena in modo mirabile: Desdemona insiste perché Otello perdoni.
Cassio ed Otello acconsente. Appena Desdemona va via, Otello pronuncia una frase rivelatrice: "Deliziosa malandrina! La dannazione afferri la mia anima se non ti amo! E quando non ti amerò sarà di nuovo il caos". Ecco quindi che l'affermazione amorosa di Otello. Ecco perché S. fa agire Iago non mediante un'accusa diretta, ma rivisitando i terrori, le pene di Otello e che cioè ogni cosa bella è una faticosa conquista che può essere solo strappata.
Basta che Iago evochi soltanto la gelosia, che Otello si ritrova faccia a faccia con i suoi demoni. Questo è sottinteso anche nel fatto che S. affida la prova dell'infedeltà non come avviene in altri drammi ad un oggetto simbolico (anello), ma ad un fazzoletto, tanto da dirgli "Ti sono obbligato per sempre". Non solo crede in Iago, ma ne imiterà anche il
linguaggio: lascena infatti si conclude con un giuramento tra i due che prevede i toni di un oscurorituale di matrimonio. 12Nel confronto finale con Desdemona, Otello usa un linguaggio fatto di insulti e la mortedella moglie lo porta a dire che dovrebbe ora esserci una eclissi, ricordando quandoaffermato dall'evangelista Luca al momento della morte in Croce di Gesù, risvegliandocosì nello spettatore un'immagine cristologica di Desdemona, come l'innocente cheviene sacrificata per i mali del mondo.
IagoLe origini di Iago restano oscure. Il suo nome richiama il santo patrono della Spagna(Santiago) che, pur se spesso associato all'apostolo Giacomo, nella Spagna delRinascimento era conosciuto come Santiago Metamoros, l'uccisore dei Mori. Eccoquindi che S. ha messo questo personaggio vicino ad Otello, il Moro, in modo che lospettatore potesse subito avvicinarlo al suo scopo nella tragedia.
C'è anche un altro sottile aspetto da considerare.
o una delle forze militari più potenti d'Europa nel XV secolo. Questi soldati erano noti come "condottieri" e venivano assunti da Venezia per combattere nelle sue guerre e difendere i suoi interessi. I condottieri veneziani erano spesso provenienti da diverse parti d'Europa, come l'Italia, la Germania e la Francia. Erano esperti combattenti e avevano una vasta conoscenza delle tattiche militari dell'epoca. L'esercito veneziano era organizzato in diverse unità, tra cui la fanteria, la cavalleria e la marina. La fanteria era composta da soldati armati di spade, lance e archi, mentre la cavalleria era formata da cavalieri pesantemente armati. La marina veneziana era una delle più grandi e potenti del Mediterraneo, con una flotta di navi da guerra che proteggeva i commerci e le rotte marittime di Venezia. Grazie alla sua potente forza militare, Venezia riuscì a difendere i suoi territori e a espandere il suo impero marittimo. I condottieri veneziani erano temuti e rispettati in tutta Europa per la loro abilità e determinazione in battaglia. Inoltre, l'esercito veneziano era noto per la sua disciplina e organizzazione. I soldati erano addestrati duramente e seguivano rigorosamente le regole e i comandi dei loro ufficiali. Questa disciplina era fondamentale per mantenere l'efficienza e l'efficacia dell'esercito veneziano. In conclusione, l'esercito veneziano era una forza militare formidabile nel XV secolo, grazie ai suoi soldati mercenari esperti e alla sua organizzazione. Grazie a queste caratteristiche, Venezia riuscì a difendere i suoi interessi e a diventare una delle potenze più influenti dell'epoca.