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LA FINE DEL MONDO CONFUCIANO

1 L'impossibile trasformazione in un impero finito

1.1 Le tardive riforme di fine impero

Dal 1901 ci furono varie riforme in Cina (attuate sia dalle potenze che dalla stessa imperatrice Cixi): l'istruzione

vide la nascita della scuola e dell'Università di Pechino, dove si diffuse la cultura occidentale (grazie ai missionari)

con lo scopo di creare i nuovi funzionari dell'impero (furono aboliti gli esami imperiali); l'esercito venne modellato

su modello giapponese, vennero creati diversi ministeri e assemblee elettive (con censo ristrettissimo) di notabili

rurali che ottennero il controllo di varie zone. Le zone costiere del sud (come Shangai) si stavano evolvendo, ma

grazie ai capitali stranieri, che erano anche gli unici a guadagnarci realmente, mentre i cinesi svolgevano lavori

tradizionali. Nonstante il rinnovamento, la Cina non fu in grado di far decollare la propria economia attraverso la

creazione di nuovi dirigenti, come invece i samurai avevano saputo fare.

1.2 Alla ricerca di una nuova visione politica

La relativa scolarizzazione causò la nascita di intellettuali che si interessarono alla crisi cinese.

2 L'ora dei rivoluzionari

2.1 La ribellione: giovani, ardenti, martiri

Soprattutto nelle zone più influenzate dagli stranieri (il sud) diversi movimenti estremisti si opposero al regime

cinese, ispirati a eroi occidentali, con l'obbiettivo di abbattere la classe dirigente e il suo conservatorismo

confuciano.

2.2 Sun tra modernizzazione e complotti

Sun, istruitosi alle Hawaii e Hong Kong, fu il protagonista della rivoluzione repubblicana, ed era molto più

occidentalizzato rispetto ad altri movimenti ribelli cinesi: credeva nella scienza e nella tecnica, ed era ben visto

dagli stranieri

2.3 La rivoluzione repubblicana e la sua disfatta

Le forze contrapposte alla dinastia mancese erano quindi molte e diverse. I militanti favorevoli alla rivoluzione

repubblicana si riunirono nella Lega giurata, di carattere segreto, che diffuse con i suoi giornali le idee di Sun. Nel

1911 dopo un'attentato esplosivo dei ribelli molte province del sud si dichiararono indipendenti e, dopo 2 mesi di

polemiche tra estremisti e moderati, Sun fondò la Repubblica a Nanchino. Il nord era però ancora in mano ai

mancesi, e contrattò proponendo di far divenire Yuan presidente (facendo abdicare l'imperatore) assumendo la

costituzione liberale. Il nuovo sistema parlamentare, però, era corrotto e inefficiente.

2.4 Yuan: un reazionario succube agli stranieri

Yuan, sostenuto solo dai superstiti della Cina tradizionale, cercò subito di ottenere le simpatie degli stranieri,

inchinandosi ancor di più ad esse. Alla sua morte il potere passo in mano a rozzi signori della guerra. Era la fine

della sovranità e dell'unità nazionale. Le potenze ne approfittarono, occupando Mongolia e Tibet, mentre il

Giappone mise sotto il suo completo controllo economico la Cina con le “21 richieste”.

2.5 Rivoluzione intellettuale e ideali democratici

La cultura si diffondeva (attraverso giornali come Gioventù Nuova) nella nuove generazioni, vogliose rompere con

la tradizione confuciana (incompatibile al rinnovamento), attratti dalla democrazia occidentale. Questa

rivoluzione culturale fu accompagnata anche da un cambiamento della lingua (venne utilizzata la lingua del ceto

colto).

2.6 Salvare la patria ma affossare la tradizione

Il punto in comune tra i vari intellettuali era “salvare” la Cina dall'egemonia giapponese recuperando e garantendo

l'autonomia. La nascita di una coscienza nazionale in Cina fu molto difficile, come in India (il Giappone era coeso

e aiutato dalla concezione sacrale del proprio territorio). Sun e i rivoluzionari repubblicani si trovarono

nell'ambigua situazione di seguire l'esempio occidentale ma allo stesso tempo di rivendicare una Cina indipendente.

Dopo il 1911 fu chiaro che le potenze erano schierate a favore di Yuan più che a favore di Sun

3 Francia repubblicana e sfruttamento coloniale

3.1 La lenta preparazione al dramma indocinese

L'insediamento francese nelle Indie orientali è recente (1897). Dopo aver spezzato la resistenza vietnamita, la

Francia cercò profitti economici imponendo monopoli su tabacco, oppio e alcool attraverso l'apparato

amministrativo affidato solo a funzionari francesi e costruendo infrastrutture (come ferrovie) sfruttando

manodopera non pagata. Il Vietnam era sempre più sfruttato per produrre riso da esportazione.

3.2 Il delinearsi di un movimento anticoloniale moderno

In Vietnam la cultura confuciana era invece vista con nostalgia. All'inizio del 900 nacquero le prime associazioni

nazionalistiche violente e non (intellettuali innovatori, tra cui Phan Chu Trinh), represse dal potere coloniale.

Nonostante l'elite vietnamita godette dei vantaggi della cultura, della tecnica e dei soldi dei francesi, la

maggioranza dei vietnamiti era insofferente alla situazione.

DIVERSI MESSAGGI PER LE RIVOLUZIONI NAZIONALI

1 Il mutato contesto dopo la prima guerra mondiale

1.1 L'appello ideale wilsoniano

Dopo la guerra mondiale, il quadrò cambio. La Germania era sparita. Gli USA sostituivano l'Inghilterra nella

posizione di leader mondiale e in Russia il potere era stato rovesciato. La scienza occidentale si era manifestata dal

suo lato distruttivo, facendo sorgere dubbi sul suo ruolo di esempio da seguire. Il diritto all'autodeterminazione dei

popoli, espresso da Wilson a capo dell'Intesa, fu una spinta per i movimenti nazionalistici asiatici, che

presentarono i propri obbiettivi alla Conferenza di Versaille, venendo però bloccati dai rispettivi colonizzatori.

1.2 L'appello di Lenin ai popoli oppressi

La rivoluzione russa aveva abbattuto il potere e si presentava come esempio per tutti i movimenti indipendentisti;

La dirigenza bolscevica con Lenin si rivolse al proletariato mondiale affinchè lottasse contro il sistema

imperialistico (visto come fase estrema del capitalismo).

2 Al margine dell'Asia i primi fuochi

2.1 La rivoluzione in Mongolia

La Russia nel 1911 convinse l'aristocrazia mongola a dichiarare l'indipendenza dalla Cina dando il potere a un

rappresentante zarista. Dopo la rivoluzione russa la crisi coinvolse anche la Mongolia, che si vide attaccata da

stranieri: il partito nazionalista, aiutato dai bolscevichi, riuscì però a prendere il potere, adottando una politica

comunista e dichiarando, nel 24, la Repubblica popolare mongola, che diventò, in pratica, una colonia URSS fino

agli anni 40.

2.2 Le rivoluzioni in Turchia e Iran

Questi paesi contigui alla Russia bolscevica installarono regimi molto diversi da quello sovietico. La Turchia reagì

al tentativo di smembramento dell'Intesa unendosi in una resistenza della popolazione turca che puntava a un

nuovo stato laico. La Turchia ottenne l'indipendenza come Repubblica nel 23, grazie all'appoggio dei russi,

(desiderosi di avere una base in Europa) e si configurò come stato chiuso, fortemente controllato dal governo e con

una forte crescita (simile al Giappone Meiji).

La Persia, a lungo contesa tra inglesi e russi, dopo la guerra mondiale vide al suo interno la presa del potere da

parte di Reza Khan, con un colpo di stato. Il nuovo regime, nel 21, cercò di imitare l'innovazione turca senza

riuscirci, anche perché il territorio (ricco di petrolio) rimase costantemente sotto l'interesse inglese. Nel 35 venne

dato al paese il nome imperiale di Iran.

LA GRANDE STAGIONE DEL NAZIONALISMO POLITICO

1 Il dilagare del movimento nazionale indiano

1.1 La svolta della non­cooperazione

Dopo la guerra l'India e il suo ceto medio escluso dal potere volevano un rinnovamento. Il governo inglese stava

pian piano venendo incontro ai ceti abbienti indiani, coinvolgendoli di più nella vita politica, soddisfando il

Congresso, la Lega musulmana e Gandhi, che nel 17 era impegnato a difendere i coltivatori obbligati a coltivare

l'ormai inutile indaco usando la stessica tattica usata in Sudafrica. Senza motivo gli inglesi introdussero le

Rowlatt Acts nel 19, con cui potevano condannare e deportare indiani sospetti senza un regolare processo. Gandhi

promosse, subito dopo, uno sciopero nazionale che ebbe grande successo, ma fu represso nel sangue civile e nel

silenzio, rimuovendo gli indiani dalla commissione che indagava sulle repressioni. L'episodio creò coesione tra gli

indiani che presero Gandhi come guida; egli era indu ma convinto della possibile integrazione con i musulmani e

conciliò i due schieramenti religiosi nel movimento nazionale indiano, che riteneva ormai il Raj illegittimo. Egli

diffuse l'idea della non­cooperazione: tutti gli indiani erano invitati a boicottare scuole, tribunali, merci

britanniche. Gandhi, dopo aver riscosso molti seguaci, diventò il leader del Congresso, che invitò a finanziare il

movimento militante che reclutava contadini. Migliaia di militanti furono arrestati dagli inglesi, e ciò creava

problemi alle autorità. Alcuni contadini però bruciarono vivi alcuni agenti e Gandhi sospese la non­cooperazione

(non potendo garantire l'assenza di violenza). Fu arrestato e in seguito rilasciato per problemi di salute nel 1924.

1.2 Crisi e ripresa della mobilitazione gandhiana

Dopo questa frenata, i moderati si staccarono dal Congresso. Dopo le iniziative di Gandhi, comunque, gli anni 20

videro aumentare i diritti concessi agli indiani. Il rapporto di subordinazione dell'800 stava sparendo. L'India

diventò un dominions del Commonwealth (non fu più parte dell'Empire, ma ottenne la riconoscenza come stato,

anche se sempre sotto controllo inglese). La sinistra del Congresso diventava sempre più estremista nel volere subito

un India indipendente. La scolarizzazione e la sanità migliorarono, la popolazione aumentò, l'agricoltura iniziò

ad essere orientata al consumo interno. Gli inglesi formarono un'assemblea nel 27 per fare il punto sulle riforme

escludendo gli indiani dalla partecipazione: Gandhi sfruttò il malcontento e spinse il Congresso a chidere lo status

di dominion; il Congresso affidò a un laico la stesura della futura Costituzione. I contrasti tra indu e musulmani

aumentarono però dopo lo scontro sulla scelta del modello elettorale (che avrebbe svantaggiato i musulmani,

concentrati in alcune regioni) e si prospettò un modello separatista. Il governo laburista inglese concesse lo status di

dominion nel 29, che prevedeva un parlamento eletto da soli indiani. Gandhi, più interessato a coinvolgere la massa

al movimento idipendentista, riorganizzò il congresso reclutando molti volontari e assegnò ad alcuni il compito di

produrre sale in proprio violando una legge inglese. Nel 30 il popolo sostenne Gandhi ma la repressione fu

durissima e il Congresso fu dichiarato fuori legge (60 mila arresti tra cui Gandhi). Nuove leve del ceto medio

urbano,

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
21 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Asia orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.