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Periodizzazione cronologica

Secondo la tradizione l'età repubblicana inizia nel 509 a.C. e termina nel 27 a.C. anno durante il quale il Senato di Roma conferì pieni poteri e il titolo di Augusto a Ottaviano. Tuttavia, romani antichi iniziarono a contare gli anni ab urbe condita, vale a dire dalla fondazione di Roma, in seguito, venne scelto il 284 d.C., anno dell'ascesa al potere dell'imperatore romano. Nell'antica Grecia e a Roma vi era una caratteristica particolare, vale a dire l'eponimia: attribuire all'anno il nome del magistrato in carica.

L'età repubblicana può essere a sua volta suddivisa in 4 sottoperiodi:

I. Genesi dell'età Repubblicana, fino al 449 a. C., anno nel quale dopo il decemvirato vennero emesse la gesLe Valeriae Horatiae costituiscono il risultato di un compromesso politico, incentrato soprattutto sul riconoscimento dell'elemento plebeo nella sua espressione istituzionale.

La magistratura suprema era il consolato, caratterizzato da un aspetto che sarà terreno di lotta tra patrizi e plebei. In principio esso era accessibile solo alla gens patricia (patrizia), che tutelava gli interessi della loro classe. Il patriziato, nei primi secoli della repubblica, formava su base ereditaria l'élite di potere all'interno dello stato e a essi era riservata la possibilità di rivestire le magistrature, come quelle dei sacerdoti, e di governare lo stato. Essi riuscirono ad appropriarsi delle porzioni di terreno conquistate, che in seguito divennero proprietà del popolo romano (l'ager publicus, letteralmente "agro pubblico", era l'insieme ed il carattere giuridico di porzioni di territorio), punto di sfruttamento economico da parte dei patrizi. In questo periodo, non esisteva ancora un corpo normativo di leggi, di fatto cacciato il re, il popolo agiva senza un diritto e leggi certe, ed era in questa incertezza che i

Pontefici acquistano rilevanza politica e pubblica. Essi interpretano i mores maiorum (dallatino mos maiorum, letteralmente "usanza, costume degli antenati" rappresentava il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana), secondo il loro monopolio di classe patrizia.

Proprio verso la fase finale dell'età della Genesi, il popolo riuscì ad ottenere per la prima volta delle leggi scritte, che regolavano i poteri e le volontà dei pontefici e dei consoli. Le prime leggi scritte della Repubblica romana furono dette leggi delle XII tavole perché furono incise su 12 tavole di bronzo, furono emanate nel 451 a.C., fino ad allora le leggi erano tramandate oralmente da giudice a giudice. Dato che i giudici erano tutti patrizi, spesso le norme venivano interpretate a danno dei plebei. Queste leggi furono importantissime perché, proprio in quanto scritte, erano valide per tutti. Più tardi la plebe si riunì sul colle Aventino.

Per eleggere i Tribuni della Plebe, portavoce delle istanze della plebe e garantivano sulla reale attuazione della giustizia sociale.

Nel 449 a.C. iniziano le lotte di classe tra patrizi e plebei, e si concludono nel 337 a. C., quando vennero approvate le leggi Liciniae Sestiae. Si può affermare che queste nuove leggi diedero a Roma una solida stabilità interna, inizia così una fase di espansione di Roma che comporterà ricchezza per il popolo, soprattutto a seguito delle tre guerre puniche, dopo le quali Roma si confermerà regina del Mediterraneo. Inoltre, pervenne anche una grande quantità di forza lavoro garantita dagli schiavi. In questa fase di espansione la giurisprudenza romana cominciò a svilupparsi, essa passò da sacerdotale a laica, in cui i giuristi non erano più sacerdoti o figure sacrali, ma soggetti esperti che si impadronivano della scienza del diritto (iuris) grazie all'ispirazione e all'influsso della

filosofia greca, in particolare quella di Aristotele. Questa espansione, però, mise a dura prova le strutture istituzionali della Respvblica. Man mano che Roma si estendeva verso il nord e verso la Gallia, conquistando anche la Sicilia, cominciarono i primi problemi di un potere geografico troppo vasto, risolto più avanti con l'amministrazione in provinciae, rappresentanti politici che venivano eletti a capo delle singole. A governare queste province, dotate di proprio imperium, vennero incaricati dei promagistrati (era una persona che agiva con l'autorità e la capacità di un magistrato).

III. Nel 133 a.C. venne eletto tribuno della plebe Tiberio Gracco, successivamente il fratello Gaio, i quali in seguito introdurranno la prima e la seconda riforma agraria (fase della crisi della Res Publica, fino al 122 a.C.).

IV. Tutto sfumò con Cesare e Augusto, a partire dalle Idi di Marzo. Augusto stravolse l'apparato costituzionale, imponendosi non

come imperator, ma come princeps (titolo imperiale romano) che collaborò con le istituzioni (poiché Roma temeva di detenere un singolo governante dopo la monarchia). Di Repubblica rimase solo un'immagine esteriore priva di sostanza, che si trasformerà in una forma assolutistica di potere, l'impero. La dialettica continuò ad esistere tra magistrature patrizie e plebe, che per la prima volta si trovarono in collaborazione di fronte ad unico princeps. Moltissime future forme di governo, soprattutto durante il Medioevo, guardarono la Repubblica di Roma come modello a cui ispirarsi. erano ora eletti dallo stesso Popolo di Roma, ed erano titolari di un grado di potere, chiamato maior potestas (maggior potere). Il dittatore aveva "maggior potere" rispetto agli altri magistrati, dopo di lui c'era il censore (si occupavano delle tasse e decidevano quante tasse dovevano pagare i cittadini in base alla loro ricchezza), poi il consul (console, erano i magistrati più importanti, erano due e avevano il compito di governare la città e comandavano l'esercito), il praetor (pretore, amministravano la giustizia nei tribunali), l'edile (si occupavano della manutenzione e della sicurezza dei luoghi pubblici) ed il quaestor (questore, erano incaricati a riscuotere le tasse e pagavano l'esercito e praticavano la loro attività nel tempio di Saturno, in cui era custodito l'aerario, ovvero la cassa dello stato che conteneva le leggi, il denaro pubblico e altri beni). I magistrati e i questori erano le uniche due magistrature

risalenti alleguerre puniche. Nell'anno 367 a.C., con le leges Liciniae Sextiae venne creata la costituzionale consolare, di là in avanti vigente, che rimase in vigore per tutto il periodo repubblicano. Detentori del sommo potere statale (imperium) erano entrambi i consoli e un pretore. Contenuto dell'imperio convolare era la conduzione suprema dello stato e dellaguerra, il diritto di convocare senato e assemblea popolare, ed inoltre, fuori dai confini della città ogni cittadino poteva far appello all'assemblea popolare contro misure punitive del detentore del potere dell'imperium. L'imperium pretorio di principio era illimitato e subordinato solo a quello consolare. Come rappresentante dei consoli, il pretore, in loro assenza, esercitava il pieno imperio nella città. I due consoli potevano agire da soli, senza il collega, a meno che non ci fosse un veto da parte di uno di due, ad un'azione che fosse stata presa da un altro magistrato di

Pari grado o inferiore. Se un altro rappresentante del popolo riteneva che l'atto compiuto dal collega non fosse conforme agli interessi del popolo, bloccava l'iniziativa sempre dal collegio. Per definizione il tribuno della plebe e gli edili plebei non erano tecnicamente dei magistrati fino a quando furono eletti dai plebei, e come tali, erano indipendenti da tutti gli altri magistrati.

All'imperium vennero posti limiti grazie a tre principi...

I) La collegialità dava a ciascuno dei due consoli il pieno ed indiviso imperium.

II) Ogni collega aveva nei confronti del suo pari collega il diritto di intercessione, ovvero il diritto di opporsi tramite proprio veto ad ogni atto del collega.

III) L'annualità limitava l'ufficio di ogni magistrato superiore ad un anno e una rielezione era possibile solo dopo un intervallo di tempo senza cariche.

Nei primi anni di consolato, si narrava che questi magistrati che inaugurarono il nuovo

sistema siano stati LucioGiunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino. Anche se nelle fonti più antiche il termine che designava questi due magistrati, i quali ricoprivano anche capi militari, che prendevano il posto del re in carica erano chiamati pretores, in seguito si affermerà la prassi per cui essi verranno designati proprio con nome di consoli in base ad una delle caratteristiche che li oppone al rex. Con il consolato il potere politico e quello religioso, un tempo nelle mani del monarca, furono divisi e mentre i consoli ed il senato controllavano la sfera politica, quella religiosa fu affidata al rex sacrorum (ovvero il re dei sacrifici), che era eletto a vita ed abitava nella Regia. Da allora la politica di Roma si basò sulla divisione dei poteri e sulla temporaneità delle cariche. In un sistema affidato a magistrature di durata annuale e con il potere supremo limitato, il senato emerse come l'organo che poteva garantire stabilità econ decisioni più generali, come la gestione delle relazioni diplomatiche con altri paesi. Inoltre, l'ordo senatorius aveva il potere di nominare i governatori delle province romane e di controllare le attività commerciali e finanziarie all'estero. Per garantire la continuità di governo, l'ordo senatorius aveva anche il compito di eleggere i consoli, i magistrati più importanti di Roma, che avevano il potere di governare la città e di prendere decisioni politiche cruciali. Questo sistema di governo stabile e competente ha contribuito a mantenere l'Impero Romano forte e prospero per molti secoli. In conclusione, la continuità di governo e la competenza nelle scelte di politica legislativa erano garantite dall'ordo senatorius, che aveva il potere di prendere decisioni politiche importanti e di gestire le relazioni esterne dell'Impero Romano. Questo sistema di governo ha contribuito al successo e alla longevità dell'Impero Romano.
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A.A. 2022-2023
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marx_03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Varvaro Mario.