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UN MONDO IN VIA DI SVILUPPO: CINEMA DAGLI ANNI 70 AD OGGI
Nuovo cinema, nuovi pubblici
Fine anni 70 un regista che lavorava in una nazione in via di sviluppo doveva affrontare problemi: aparte Iran e India tutti i paesi dovevano far fronte alla crescente globalizzazione imposta dalle majore alla prateria video che minacciava di decimare le entrate degli esercenti + molti cinematografiavevano bisogno di ristrutturazioni ma le major desideravano farsi largo nell’esercizio locale a con imultiplex + in molti paesi le entrate maggiori derivavano proprio da guadagni delle sale, servizi perle produzioni internazionali e successi occasionali di film locali + per le opere di qualità più elevatala speranza era che raggiungessero il circuito dei festival.
In Africa, Medio Oriente e America latina i registi poterono esprimere la loro posizione culturale suproblemi che riguardavano storia nazionale, vita sociale e comportamenti personali.
Le cinematografie dei Paesi emergenti
erano prive di coerenza stilistica ma presentavano elementi ricorrenti (es. critiche sul piano politico): registi si mantennero fedeli alle regole del montaggio classico o a quelli del cinema d'arte moderno in modo da poter raggiungere un vasto pubblico. Con l'inizio del nuovo millennio i molti paesi le condizioni di vita migliorarono: in Sudamerica la produzione cinematografica fu alimentata da investimenti americani alle produzioni locali, crescita dei multiplex, avvento di una classe media e aiuti statali. Cinema africano Le colonie dell'Africa nera avevano ottenuto l'indipendenza all'inizio degli anni 60: nella maggior parte dei Paesi mancavano finanziamenti, materiali e infrastrutture per fondare un'industria cinematografica + la distribuzione sul territorio era controllata dagli interessi europei e americani che invadevano il mercato con film a basso costo + a dominare nelle sale erano i titoli provenienti da Egitto, India e Hong Kong + il pubblico era.opportunità per l'industria cinematografica africana. Nonostante i vari sforzi, la produzione e la distribuzione dei film africani rimasero limitate e spesso dipendenti dai finanziamenti esterni. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una crescita significativa dell'industria cinematografica africana. Nuovi registi emergenti hanno portato una fresca prospettiva e una maggiore diversità di storie e temi. Inoltre, l'avvento delle nuove tecnologie ha reso più accessibili la produzione e la distribuzione dei film, consentendo a registi indipendenti di realizzare le proprie opere. Oggi, il cinema africano sta guadagnando sempre più riconoscimento a livello internazionale. Film come "Timbuktu" del regista mauritano Abderrahmane Sissako e "Rafiki" della regista keniota Wanuri Kahiu hanno ricevuto premi e nomination in importanti festival cinematografici. Nonostante le sfide ancora presenti, l'industria cinematografica africana sta dimostrando un grande potenziale. Con il sostegno continuo delle associazioni continentali, dei governi e delle organizzazioni internazionali, il cinema africano potrebbe raggiungere nuovi traguardi e contribuire alla crescita economica e culturale del continente.Possibilità distributive: il cinema rimaneva un'attività artigianale e la produzione dei registi erano costretti a raccogliere i fondi, organizzare la pubblicità e negoziare la distribuzione. Alla fine degli anni '80 si è verificata una scarsa cooperazione tra i paesi africani.
Nord Africa
I paesi francofoni del Nord Africa sono riusciti a sviluppare una propria cinematografia.
Marocco: i produttori hanno realizzato film di intrattenimento popolare sul modello dei melodrammi e dei musical egiziani (es. Barka).
Algeria:
- Nazionalizzò l'industria cinematografica e si oppose con successo a Hollywood. Il governo ha fondato una cineteca nazionale. Dal tardo anni '60 al decennio successivo i titoli più importanti furono film drammatici sulla lotta rivoluzionaria.
- All'inizio degli anni '70 è emersa la critica sociale in un nuovo cinema (cinema djidid) e poi il governo ha cominciato a finanziare drammi storici molto costosi.
- Con le sue 300 sale poteva disporre di
Una base solida di spettatori e il cinema popolare si rinnovò attraverso commedie satiriche e thriller politici, mentre alcuni registi si dedicarono all'osservazione della vita della gente comune.
All'inizio degli anni '80 i cineasti affrontarono temi nuovi come l'emancipazione femminile e l'emigrazione della manodopera in Europa. Il governo rinunciò al controllo sulla produzione cinematografica e le compagnie private cominciarono a produrre film destinati al mercato di massa. Nel frattempo, i registi portarono avanti i progetti all'estero e lavorarono in coproduzioni francofone.
Alcuni emigrati algerini ebbero successo nel cinema francese: a metà degli anni '80 divennero popolari drammi e commedie appartenenti al genere beur con protagonisti ragazzi algerino-francesi.
Africa sub-sahariana
Pochi i film dell'Africa nera erano destinati al mercato di massa (il Camerun produsse thriller polizieschi, il Ghana film d'azione) e altri film provenienti dai Paesi francofoni.
attirarono l'attenzione internazionale ai festival dove vennero proiettati perché suggerivano nuove strade per un cinema post-coloniale che trattava temi come il contrasto fra tradizione e modernità, campagna e città, folklore indigeno e costumi occidentali, valori collettivi e individuali. Dato che molti registi avevano studiato in Europa ed erano cresciuti guardando film americani, le loro opere mostravano un'interazione dinamica fra le convenzioni del cinema occidentale e l'esplorazione delle tradizioni estetiche africane. Nei film si iniziò anche ad affrontare il tema del neocolonialismo, ad esempio "Il conducente del carretto" di Sembène (1963). In questi film africani c'era anche la critica nei confronti dei regimi coloniali. Negli anni '70 i registi africani andarono alla ricerca delle origini delle loro culture, spesso nascoste o distorte dalle immagini occidentali. Il film più famoso del movimento definito "ritorno alle origini" è
Intruso di Sembène (1977) che mostra lo scontro fra Islam, cristianità e tradizioni tribali indigene e assume il ruolo del griot (cantastorie tradizionale) come elemento culturale della tradizione (nei film di Sembène la libertà del commento sonoro è legata alla persistenza del griot). Mambéty + Hondo (uno dei maggiori sostenitori della creazione di una versione africana del 3° cinema: voleva che i film rappresentassero le lotte politiche popolari e trasmettessero le differenze culturali) + Cissé (film sulle condizioni di vita contemporanea e ricorre a immagini sontuose per rendere efficace la fusione tra politica e magia perché convinto che troppi film africani fossero carenti dal punto di vista tecnico-linguistico) + Yeleen + Écaré (uno dei film più celebri sulla vita africana contemporanea è il suo Volti di donna del 1985). Anni 90 e oltre Negli anni 90 a dispetto dei problemi economici e politici sicontinuarono a realizzare i film. Il Sudafrica possedeva infrastrutture sviluppate, gran parte delle quali a supporto delle riprese on-location di produzioni straniere. (Pag. 79 di 124) L'industria cinematografica creò un fondo finanziario nazionale. Dopo il 2000, il governo sostenne e promulgò leggi che consentivano deduzioni fiscali per gli investimenti in tale ambito. Molti dei fondi per queste produzioni di qualità provenivano da Europa e USA e i registi non erano di origine africana. Inoltre, 4/5 della popolazione non poteva permettersi di andare al cinema, quindi i potenziali spettatori erano bianchi. Nollywood: È il più impetuoso successo del cinema africano, dopo che nel 1999 si era instaurata una forma democratica di governo. Durante questi anni di lotte e battute di arresto, emerse un'industria cinematografica multimilionaria di un Paese che quasi non possedeva.sale.
Alcuni film erano girati nei dialetti regionali VS i più popolari in inglese: circolavano per tutta l'Africa e attraverso le vendite in Internet nel mondo intero.
Ricorrendo a star popolari e storie stereotipate di genere avventuroso, melodrammatico o violare l'idea della ricerca di una forma filmica originaria commedie, Nollywood sembrava africana ma i suoi prodotti spesso presentavano contenuti tradizionali drammatizzando miti, leggende e rituali che appartenevano alla tradizione popolare così gli imprenditori nigeriani diedero vita a un cinema africano di massa.
Produzione del Medio Oriente
Le cinematografie di questa regione sono molto diverse fra loro: Egitto, Iran e Turchia hanno un'industria su larga scala che esporta commedie, musical, film d'azione e melodrammi VS governi di altre nazioni hanno dato vita a una produzione che promuove le tradizioni culturali autoctone VS nel nuovo secolo Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, che non vantavano
Israele. L'industria cinematografica israeliana è stata modesta negli anni '60. Golan e Globus hanno iniziato a produrre musical, film di spionaggio, melodrammi e commedie romantiche conosciute come bourekas. Negli anni '70, il cinema si è concentrato sui problemi psicologici delle classi medie. Nel 1979, il Ministero dell'educazione e della cultura ha offerto supporto finanziario ai film di qualità, stimolando la produzione a basso costo di opere di riflessione personale o di inchiesta politica. Ci sono state anche coproduzioni con Paesi stranieri e registi israeliani che hanno girato con attori americani, incoraggiando progetti internazionali. Golan e Globus si sono lanciati sul mercato internazionale e hanno acquisito il controllo della Cannon Pictures, una compagnia di produzione indipendente, che ha acquistato alcune sale cinematografiche e ha controllato più della metà della distribuzione dei film in Israele.Israele favorendo le produzioni straniere sul territorio e rafforzando le locali imprese di servizi. Anni 90 la produzione diminuisce + 1996 il governo ridusse il fondo di finanziamento dei film di qualità e molti registi cercarono lavoro in televisione. Gitaï: maggior regista israeliano che grazie a risorse nazionali realizzò numerosi documentari e film polemici verso la storia e la società israeliana + usava piani-sequenza e inquadrature della durata di diversi minuti. Ancora oggi il 40% delle risorse finanziarie per i film israeliani proviene dalla Francia e ciò gli ha aiutati a trovare maggiore visibilità nei festival e sui mercati internazionali ed è diminuita la loro componente politica in favore di un più generico senso umanitario. Pag. 80 di 124
Egitto Il Cairo era stato una volta la Hollywood d'Arabia ma negli anni 70 la produzione egiziana era entrata in crisi. L'industria si riprese negli anni 80 soprattutto grazie ai
Mercati del Golfo Arabo e i successi delle videocassette