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PROGRESSI TECNOLOGICI E SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Non bisogna sottovalutare lo stretto rapporto che da sempre lega tecnologia e
informazione.
La prima svolta rispetto ai metodi impiegati nel passato fu la stampa a caratteri mobili, la
quale segnò il mondo della stampa per diversi secoli, infatti fino alla fine del 1700 il modello
rimase quasi invariato. Con l’inizio del 1800 lo scenario iniziò a mutare a causa dello
sviluppo economico di alcune aree europee.
meccanica → ferrovie,
- sviluppo dei trasporti, tempi di trasferimento minori
- sviluppo nel campo e nell’applicazione dell’energia elettrica (telegrafo, fonografo…)
- nascita delle Poste (1862 in Italia), introduzione del francobollo, razionalizzazione
dello scambio di posta
- nuovo tipo di carta ricavato dalla cellulosa del legno lacerato, non più da stracci
sostituisce la macchina a
- sistema della rotativa nella stampa di giornali,
matrice piana per i fogli singoli → in precedenza veniva impressa
una forma sopra al foglio ed esso risultava essere un meccanismo
lento, la rotativa fu una grande invenzione in quanto permetteva di far
passare lunghi rotoli di fogli sotto a due cilindri che imprimevano l’inchiostro. Fu
inventata a Filadelfia nel 1847, poi importata in Europa. Triplicò la produzione di
giornali e ne ridusse notevolmente il costo
- nuovi mezzi di comunicazione industriali, non più artigianali
- nuove organizzazioni per i giornali a partire da metà Ottocento
- aumento delle fonti di informazione a causa di nuovi strumenti di comunicazione
- le notizie sono più istantanee, in passato le notizie “invecchiavano” ancor prima
della pubblicazione
- nacque la competizione tra i giornali e il cosiddetto “scoop”, i giornalisti puntavano
ad arrivare per primi alle notizie, soprattutto nel giornalismo anglosassone e
americano
- in Italia la tradizione era ancora quella di un giornalismo letterario, c’erano meno
reporter pronti a correre per ottenere le notizie
- il miglioramento dei trasporti rese possibile la vendita dei giornali in aree più espanse
- nascita delle agenzie di stampa
Agenzie di stampa
Per meglio gestire i nuovi flussi di comunicazione nacquero in quegli anni le prime agenzie
di stampa. Attraverso un sistema di corrispondenti, le agenzie raccoglievano informazioni e
poi le vendevano ai giornali.
La prima agenzia in Europa fu la “Havas”, fondata a Parigi nel 1835: essa fece scuola alle
agenzie che nacquero successivamente. Essa si sviluppò in maniera rapida perché adottò un
sistema di gestione particolare: le informazioni non erano direttamente pagate in denaro, in
cambio di esse alla “Havas” venivano concessi degli spazi sui giornali che l’agenzia
provvedeva in seguito a vendere a degli inserzionisti, che volevano pubblicizzare qualcosa.
Le agenzie, per non perdere i propri clienti, dovevano garantire ai giornali un’informazione
rapida e chiara, portando ad una trasformazione nello stile giornalistico. Esse prosperarono
sempre di più e, grazie ad esse, si affermò maggiormente il concetto del valore economico
legato alle informazioni.
La prima agenzia italiana fu la “Telegrafia privata - Agenzia Stefani”, nata nel 1853 a
Torino. Essa nacque formalmente come azienda privata, anche se solo in parte, e non
pubblica. Nel corso del tempo diventò sempre meno privata, assumendo un carattere di semi-
ufficialità e guadagnandosi così delle agevolazioni da parte dei governi. Questa caratteristica
divenne in particolar modo evidente e chiara durante il fascismo, quando l’agenzia fece da
tramite ufficiale per tutte le comunicazioni inerenti al capo del governo. Fu l’unica agenzia
che trasmise i discorsi ufficiali di Mussolini.
All’inizio dell’Ottocento il giornalismo divenne un vero e proprio lavoro per specialisti.
In alcuni Paesi emersero delle nuove prospettive legislative in ambito giornalistico.
Ad esempio, in Gran Bretagna, con il “ Libel Act” (Legge sulla diffamazione) approvato nel
1843, si dispensavano i giornalisti dall’onere di prova per gli articoli di denuncia contro i
funzionari dello Stato. Si dava grande importanza all’interesse pubblico.
Se un giornale denunciava un comportamento illecito di un politico, il giornale non era tenuto
a fornirne le prove, sarebbero stati gli interessati a doversi scagionare da quelle accuse.
I giornalisti acquisirono il potere di denunciare chi si macchiava di comportamenti illeciti.
Questo, però, esponeva il giornalista a rischi di corruzione, in quanto con un semplice
articolo si poteva rovinare la vita di una persona.
Nel 1828 Thomas MaCaulay (storico e politico inglese) disse che il luogo del parlamento
inglese dove erano seduti i giornalisti era ormai diventato il IV stato del regno.
Proprio da quella sua definizione nascerà il mito della stampa come “Quarto Potere” oltre ai
tre poteri tradizionali: legislativo, esecutivo e giudiziario.
Anche negli USA si assistette, in quegli anni, ad un nuovo proliferare di testate legate allo
sviluppo economico.
Nacque un nuovo modello di giornalismo detto “penny press”: ne divenne un modello
esemplare il quotidiano “The Sun”, nato a New York, il primo quotidiano venduto solo ad un
penny.
Questi giornali così economici erano quindi accessibili a vari settori di popolazione, a masse
piuttosto ampie di popolazione alfabetizzata. I contenuti erano di carattere scandalistico e
populista e i giornali erano venduti non solo per abbonamento, ma anche per le strade.
La penny press era prevalentemente incentrata sulla cronaca.
Il modello del “Sun” segnò anche la nascita e la formazione prepotente della figura del
reporter, una sorta di investigatore privato il quale, alla caccia delle notizie, le inseguiva
anche al costo di invadere la privacy delle persone.
Alcune testate giornalistiche decisero di seguire l’esempio del "Sun", mentre altre ebbero
anche un interesse nei confronti di tematiche e notizie nazionali.
Ad esempio, nacque nel 1851 il "New York Daily Times" (il suo nome mutò nel 1857
diventando "New York Times"). Si trattava di un giornale leggibile, accessibile, che si apriva
a tematiche di carattere più generale.
Dopo le rivoluzioni del 1848 vennero approvate in diversi Stati europei delle legislazioni che
aprivano alla libertà di espressione e stampa.
Nel 1848 venne approvato lo Statuto Albertino e in seguito anche un Editto sulla stampa, il
quale prevedeva le regole che avrebbero definito l'attività giornalistica e informativa.
La legge stabiliva che non ci sarebbe potuta essere alcuna censura preventiva, ma
prevedeva che si potessero impedire eventuali abusi nella stampa.
Quasi tutte le legislazioni prevedevano una formulazione di questo genere: a causa di ciò, ci
furono degli interventi più o meno indiscriminati perché l’“abuso” era difficilmente
definibile. Vennero limitate le offese tramite la stampa nei confronti di figure che avrebbero
dovuto essere rispettate, come il re, le cariche dello Stato ecc.
Ci fu una fioritura di nuove testate specialmente nel Regno di Sardegna
Nel 1847 nacque il quotidiano "Il Risorgimento", quotidiano, fondato dal conte di Cavour.
Nel 1848 nacque “L’armonia della religione colla civiltà”, giornale del quale Don Margotti
divenne direttore, guidando a partire da allora l’opinione cattolica intransigente.
Nel 1848 nacque a Torino la “Gazzetta del Popolo", la quale ebbe vita fino agli anni Ottanta
del Novecento. Essa ebbe una diffusione notevole e fu il primo giornale italiano ad ispirarsi
esplicitamente al modello della penny press: era infatti un giornale popolare e accessibile a
tutti, costava 5 centesimi di lira (un soldo), mentre gli altri giornali costavano tra i 25 e i 40
centesimi. Intorno al 1860 la “Gazzetta del Popolo” raggiungerà 14000 abbonamenti.
Nel 1848 nacque in Piemonte il giornalismo parlamentare
Lo Statuto Albertino fu l'unico a non essere revocato
Nel 1854 venivano stampati 13 quotidiani nella città di Torino, nel 1858 si
raggiunsero 53 pubblicazioni periodiche e 32 tipografie. → fiorire di testate!
Il giornalismo potè esercitare sempre più un'influenza sull'opinione pubblica, anche grazie
all'aumento degli individui alfabetizzati.
In seguito all’Unità d’Italia nel 1861 le garanzie statutarie vennero estese a tutto il territorio
nazionale e, di conseguenza, il numero delle tirature dei giornali aumentò.
Vennero espansi i diritti politici e civili e nacquero le prime organizzazioni sindacali.
A fine Ottocento alcuni giornali divennero delle vere e proprie imprese capitalistiche.
La Seconda Rivoluzione Industriale portò molti cambiamenti nel mondo dell’informazione:
- riduzione del costo della carta
- riduzione dei tempi di stampa
- invenzione della Linotype nel 1886: essa era costituita da una tastiera meccanica, i
caratteri digitati venivano stampati tramite una matrice, si colava nelle matrici il
piombo fuso, creando così lo stampo per stampare una riga; essa velocizzò i tempi di
stampa
- invenzione nel 1874 di una tecnica di telescrittura che trasmetteva i caratteri senza
dover ricorrere al codice Morse: nascono le telescriventi
→ attraverso la rete telegrafica, ma non con il codice Morse
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LA STAMPA NELL’ITALIA POST-UNIFICAZIONE
Nell’Italia post-unificazione, i giornali non si vedevano garantita una piena libertà di stampa.
La stampa italiana richiedeva una vera e propria vigilanza e ci furono dei tentativi di
controllo e condizionamento dei giornali.
Nacque la figura del gerente responsabile, ossia una persona che si assumeva la
responsabilità dei contenuti pubblicati da un giornale e ne rispondeva di fronte alla legge.
Questa carica era spesso occupata da un individuo esterno al dato giornale.
Queste necessità di controllo si concretizzarono per via di un problema riscontrato dalla
classe dirigente (“l’Italia è fatta, ma bisogna fare gli italiani”).
L'entusiasmo che coinvolse il Paese in seguito all’unità portò alla nascita di molte testate, che
col tempo si scontreranno con molte difficoltà:
- in Italia il 75% della popolazione era analfabeta
- non c'era una lingua predominante
- bassa partecipazione politica (nel 1861 votava il 2%)
- difficoltà dal punto di vista delle comunicazioni
- prezzo mediamente elevatissimo dei giornali
- antiche divisioni politiche tra aree geografiche
(esempio: un giornale torinese risultava difficilmente appetibile per un lettore romano)
Tra il 1861 e il 1871 le copie stampate non superan