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4.ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’IDEOLOGIA DEL FASCISMO
È mai davvero esistita un’ideologia del fascismo?
Ci sono opinioni discordanti a riguardo, dal momento che molti studiosi ritengono che non
sia mai stata stilata una vera e propria ideologia fascista, dal momento che il fascismo fu
solo azione: l’ideologia fascista, infatti, non ebbe mai alcuna vitalità o alcun pensiero
omogeneo, ma prese di fatto la propria ideologia dal nazismo.
Di fatto il fascismo, ebbe come ideologia, la critica alle ideologie, una cosiddetta
“antiideologia” tipica del periodo di transizione tra le due guerre
L’ideologia dello Stato totalitario
L’elemento essenziale che unì tutte le caratteristiche dell’ideologia fascista fu il primato
dell’azione politica, considerata capace di risolvere sia i dilemmi privati che quelli pubblici: lo
Stato era infatti concepito come attuazione della volontà di potenza di una minoranza
attivista(gli operai), dunque gli uomini prodotti da questa ideologia avrebbero dovuto
considerare la politica come un valore assoluto. Il fascismo è, per questi motivi, la
razionalizzazione più completa dello Stato totalitario
Il ruolo delle masse
Il fascismo potrebbe anche essere considerato “l’ideologia della società” in quanto
prevedeva una società libera ed eguale. Il fascismo però non fu un’ideologia di massa,
anche se ne aveva compreso l’importanza nella società, ma non può essere definita tale in
quanto negò la libertà di espressione delle masse= negazione radicale dei principi della
rivoluzione francese
Contrapposizione con conservatorismo
Il conservatorismo e il fascismo, avevano di fatto degli elementi in comune, quali per
esempio l’astio verso qualsiasi mutamento radicale, ma vi sono anche alcune differenze tra i
due.
Un chiaro esempio può essere il fatto che il conservatorismo non ha la stessa propensione
verso il futuro che il fascismo aveva. Inoltre, quello che legava fascismo e conservatorismo, 7
ovvero proprio il legame verso i valori tradizionali, non erano altro che un metodo di controllo
per il regime.
Di fatto, per il fascismo non vi erano dei valori oggettivi che sarebbero dovuti essere
tramandati
La politica come spettacolo
L’influenza che il fascismo ebbe nella politica, fu tale da renderla un vero e proprio
spettacolo: era riuscito infatti a portare gioia e vitalità nella vita sociale, rendendola uno
spettacolo continuo grazie a riti, venerazione di simboli, richiamo alla solidarietà collettiva
ecc..
Nel regime fascista, infatti, l’uomo era disprezzato per la sua razionalità e capacità logica,
ma ridotto ad elemento di una folla, dunque facilmente suggestionabile ed eccitabile,
facendo leva sui complessi di grandezza o di miseria
La tragedia del pessimismo attivista
Gli scrittori, i dirigenti e chiunque credesse nel mito del fascismo, lo vedeva come l’ultima
fase di splendore della civiltà europea alla vigilia della guerra, sperando di fatto in una nuova
politica armata che desse fiducia nell’essere umano, ma non è stato così
5.IL FASCISMO FU UNA RIVOLUZIONE?
Quali furono gli elementi rivoluzionari del fascismo?
1. Promosse l’ostilità della piccola borghesia verso lo Stato liberale: fu un elemento
senz’altro rivoluzionario del fascismo
2. Trasformismo di Mussolini: elemento che permise il mantenimento del regime, anche
grazie alle sua alleanze con le forze tradizionali, che gli permisero di reprimere le
forze rivoluzionarie del fascismo
3. Totale rivoluzione nell’economia e nell’evoluzione della società borghese
4. Capacità di mobilitare masse estranee alla vita politica e appelli contro lo Stato
preesistente= radicalismo di destra
5. Cambiamento nella struttura d’élite, senza alcun sconvolgimento della struttura
sociale
6. Rivoluzione di destra: il fascismo fu un fenomeno rivoluzionario che aveva fini politici
e culturali, con l’obiettivo di liquidare le classi dirigenti senza però sconvolgere
l’ordinamento sociale
7. Composizione sociale del movimento fascista: la nuova composizione del movimento
rappresentava l’emergere di nuovi ceti, che richiedevano una maggiore
partecipazione nella vita politica
8. Creare una nuova fase della civiltà, anche grazie a una politica incentrata sui più
giovani, che avrebbe formato il nuovo uomo fascista
9. La massa fascista operò per creare un regime nuovo, che però non si distaccasse
troppo da quello precedente, del quale vennero mantenute le istituzioni
6.MUSSOLINI:I VOLTI DI UN MITO
A seguito della “Marcia su Roma”, che aveva reso popolare il dittatore, i cosidetti “aspiranti
Musssolini” aumentarono, pronti a “scimmiottare il grande modello” come definito dal
comunista ungherese Djula Šaš e anche per molti fascisti Mussolini rappresentava il
significato ultimo del fascismo, ma allo stesso modo,la colpa per il crollo del fascismo fu
attribuita.
Come nasce un mito politico? 8
Il mito politico, per avere successo, deve introdursi nella tradizione culturale, che sia
popolare o intellettuale, e assimilarla; ovviamente la propaganda del mito politico deve
rivolgersi a un pubblico pronto a riceverla e che, con il suo atteggiamento, ne favorisca la
nascita
Il mito legato a Mussolini
Generalmente, le interpretazioni più diffuse di Mussolini, lo vedono come rappresentazione
dell’”italialità”, ma le radici del mito del duce risiedono in ben altro: si tratta di radici che
risiedono nel culto romantico del “genio. Secondo Weber, la nascita di questo fenomeno si
deve o a situazioni politiche ed economiche esterne o a situazioni interne particolarmente
religose, oppure a entrambe. Sempre secondo il sociologo, gli individui tendono a venerare
ed accettare il capo carismatico, affidandogli una sorta di missione, che diventa il potere del
“duce” carismatico
Le correnti alla base della “cultura del Capo”
All’origine della nascita del “mito del Capo” vi sono diversi fattori, come la nascita di correnti
come L’estetismo, l’idealismo e sopratutto il mito del cosidetto “superuomo”: nell’Europa tra
le due guerre, infatti, la gente parve stanca della democrazia e del regime liberale, cercando
nei cosidetti “capi” una figura che li proteggesse e che gli desse le speranze per un mondo
diverso.
Il mito socialista del capo rivoluzionario
Il mito legato a Mussolini fu percepito in una varietà di espressioni: rimase costante, però, il
mito legato alla figura carismatica e impegnata nell’opera pubblica. L’origine del mito
Mussoliniano ha però origine nel partito socialista: egli infatti divenne noto durante un
congresso del “Partito socialista italiano” aveva 29 anni, ed era conosciuto quasi
esclusivamente per il suo socialismo rivoluzionario, ma riuscì, attraverso la sua oratoria, ad
incantare i membri del congresso, diventando una delle figure di spicco del Partito. In questo
modo, risucì in meno di due anni a farsi nominare direttore dell’”Avanti!”, venendo
considerato un uomo estremamente acculturato.
Il simbolo infranto
Fu così che Mussolini, per due anni, apparve come il capo del socialismo italiano,
trasformando Mussolini nel “leader rivoluzionario” e fu visto come l’unico in grado di
combattere la giovane politica riformista. Mussolini infatti stimolò sopratutto i più giovani,
diventando una sorta di energia rivitalizzante per il partito. Il crollo però avvenne con la
scelta dell’ interventismo in guerra e con la fondazione del “Popolo d’Italia”, che facero
apparire Mussolini come un traditore e un venduto, non riuscendo più a recuperare il
consenso delle masse socialiste.
Gli intellettuali di “Voce”
L’ammirazione e la stima in politica, verso Salvini, erano così sincere che arrivarono anche
da Prezzolini e Salvemini, intellettuali della rivista “Voce”(anche detti “vocisti”) che vedevano
nell’ intransigenza di Mussolini, un fattore di rinnovamento non solo per il Partito socialista,
ma anche per la democrazia stessa, e come unico in grado di contrastare il giolittismo:
divenne “l’antigiolitti”, unico in grado di contrastare il simbolo dei mali e della senescenza.
La ricerca dell’uomo nuovo
Fu essenziale, in questi termini, la ricerca condotta da Nietzsche, che in qualche modo
plasmò l’ideale di uomo che il fascismo tentava di creare: guerriero, energetico e alla ricerca
della conquista dei valori, al contrario Benedetto Croce esortava alla ricerca della morale
attraverso la fede e la spiritualità. Il contrasto si poneva anche con i futuristi, che invece
puntavano alla totale rivoluzione artistica,tecnologica e industriale: loro infatti erano per la 9
guerra, in quanto si trattava di un’esperienza necessaria per eliminare il giolittismo ed
esultarono quando Mussolini si dichiarò un interventista
La struttura del mito mussoliniano
A questo punto della narrazione risulta evidente che il mito Mussoliniano è stato basato su
elementi più morali (carattere, carisma, forza ecc..) che su caratteri politici: per i socialisti, il
mito mussoliniano, più che il mito di un capo era una personalità morale, a cui veniva
attribuita una personalità e una cultura vera e propria
L’ostentazione della cultura
Fu un elemento di non poco conto nella politica di Mussolini, lui che era appassionato d’arte
e di filosofia, condensava gli elementi che doveva possedere l’uomo nuovo
La fabbrica del consenso fascista
Il fascismo si appropriò di diversi miti storici, rendendoli propri ed introducendo quello
dell’uomo nuovo e della figura del rinnovatore nazionale. Proprio perché il mito fascista fu
composto da diversi fattori, ciò rende difficile parlare di fascismo in maniera unitaria, risulta
dunque necessario fare una distinzione tra le manifestazioni di massa del fascismo e quelle
più propriamente fasciste: gli elementi artificiali e propagandistici, infatti, lavorarono per un
pubblico disposto a recepirle ed è proprio questa la “fabbrica del consenso fascista” che
procedeva con meccanismi veloci ed efficaci, anche attraverso le istituzioni stesse, al fine di
diffondere lo consenso verso il duce.
Si può quindi procede in un’analisi del mito mussoliniano percepito dalle masse, dai fascisti
e dallo stesso Mussolini
Il mito popolare di Mussolini
Le condizioni che favorirono la nascita del mito di Mussolini tra la gente sono rintracciabili
sopratutto nelle classi meno abbienti che , dopo tre anni di guerra e quattro crisi