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Il counseling e l'espressione delle emozioni

Il counseling incoraggia molto l'espressione di emozioni e sentimenti, sia a parole, sia attraverso una catarsi emotiva più diretta. Il counselor aiuta il cliente a chiarire le sue emozioni e sentimenti anche nascosti non tanto con l'obiettivo di interpretarli, ma per offrire una possibilità alternativa, più sana della rimozione e della proiezione: il riconoscimento, l'accettazione e l'integrazione. Per raggiungere questo obiettivo, spesso, è utile ricorrere al linguaggio metaforico, in cui emozioni e sentimenti possono essere inizialmente proiettati su personaggi reali o immaginari, prima di essere riconosciuti come propri. La prima qualità da risvegliare, per poter crescere, è la libertà. Alla base della concezione e dell'applicazione del counseling c'è la fiducia nella libertà dell'individuo di autodeterminarsi, di comprendere quali sono le convinzioni, gli atteggiamenti e i.

comportamenti attraverso i quali egli stesso modella gli eventi della sua vita per poterli, all'occorrenza, modificare. Libertà è anche intesa come libertà da pregiudizi, da condizionamenti inutili, da sensi di colpa ingiustificati, dalla dipendenza. Nella misura in cui l'individuo acquisisce dimestichezza con quello spazio interno in cui può decidere come agire in ogni circostanza, e poi rendersi conto che il suo comportamento determinerà a sua volta un certo tipo di reazione, acquisisce una maggiore capacità di plasmare in maniera creativa gli elementi della vita. Dalla libertà nasce la creatività per elaborare risposte nuove ed efficaci. È importante aiutare le persone a riconoscere la loro potenziale creatività e a sviluppare in maniera più ricca la propria personalità. La creatività si esprime nell'attivazione di nuovi modi di esprimersi soprattutto nella

vita di tutti i giorni, nella scoperta rispondere alla realtà contingente. Queste due qualità, libertà e creatività, si accompagnano indissolubilmente alla capacità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. È un grande salto di qualità quello di far riconoscere a una persona di non essere a priori deterministicamente legata alla propria infanzia, educazione, esperienza passata, ma di avere un margine di autonomia nel disegnare la propria vita.

Quando non se ne ha l'abitudine può essere difficile volgere lo sguardo verso l'interno. Non si sa da dove incominciare. Sensazioni, sentimenti, emozioni, pensieri, immagini, timori, desideri, possono essere aggrovigliati e confusi fra loro al punto di non consentirne la distinzione e neppure una chiara percezione.

La guida alla crescita personale prevede quindi un allenamento all'attenzione interna, all'autosservazione, accompagnando per mano nel distinguere

prima di tutto i diversi linguaggi con cui si esprimono la componente fisica, emotiva e mentale. Paul McLean ha evidenziato che corpo, emozioni e mente fanno di fatto riferimento a tre diverse componenti del cervello: Il corpo ha una sua intelligenza e una sua autonomia e provvede alle funzioni vitali dell'organismo anche senza la diretta partecipazione della volontà; a un suo linguaggio, si esprime attraverso il movimento e ha una sua sede di comando, il cosiddetto "cervello rettiliano", la parte più antica del cervello. Le emozioni hanno un'altra logica, un altro linguaggio, e si esprimono attraverso l'immagine, la metafora, l'analogia. Sono governate dal mesencefalo, detto anche cervello mammifero. L'attività della mente, il pensiero, la parola, il ragionamento logico, sono invece coordinati. Se una di queste tre componenti è più forte, trascinerà anche le altre nella direzione che vuole lei, con

Notevole dispendio di energia, e dando origine a più o meno evidenti conflitti interni. Diventa fondamentale favorire un processo di integrazione tra questi tre livelli. Per realizzare questa integrazione, si può cominciare con il dirigere l'attenzione verso i messaggi del corpo, abituandosi ad ascoltare come questo si esprime. Il percorso prosegue con l'attenzione alle emozioni, a come, quando, e "dove, nel corpo" si manifestano. Anche i pensieri richiedono un'alta dose di attenzione, per non cadere in balia del pensiero passivo e imparare, invece, a rivolgere consapevolmente la mente verso pensieri più adatti al raggiungimento delle proprie mete.

Metaforicamente parlando, è necessario attivare un quarto cervello, (nei lobi parafrontali), deputato alla scelta consapevole.

Nello studio delle tappe fondamentali dello sviluppo dell'individuo, vengono indicati dalla psicologia umanistica tre bisogni fondamentali,

da soddisfare per potere raggiungere un buon equilibrio personale: il bisogno di sicurezza, legato al nutrimento, al riparo, al sostegno materiale indispensabile alla sopravvivenza fisica; il bisogno di affetto, necessario alla sopravvivenza emotiva e allo sviluppo di una solida base da cui affrontare tutte le inevitabili frustrazioni che si incontrano nella vita; il bisogno di autoaffermazione, la capacità di avere fiducia in se stessi e di affermare la propria presenza e la propria identità nei confronti del mondo. A questo punto può manifestarsi un nuovo bisogno, legato a un miglioramento qualitativo: il bisogno di autorealizzazione, il bisogno, cioè, di conoscere, esprimere e coordinare tra loro creativamente tutti gli aspetti della personalità. Disturbi psicologici e psicosomatici sono sintomo di qualcosa di nuovo che vuole emergere e manifestarsi, di un bisogno di ridefinizione di sé a un più alto livello di complessità, in

Cuipotenzialità e talenti possono esprimersi appieno. Diventare se stessi vuol dire affrontare il rischio del cambiamento. Se un individuo, per quanto equilibrato e autorealizzato, non si inserisce attivamente nel tessuto sociale relazionale, sentirà sempre un senso di vuoto. Il desiderio di coinvolgimento e impegno sociale sono aspetti latenti in ogni essere umano. Una ulteriore componente, ancora più sottile e impalpabile, è la dimensione dei valori, degli ideali, degli aneliti, delle intuizioni, del senso di compartecipazione con la realtà che ci circonda. La tensione spirituale è insita nella natura umana. Il bisogno di inserire la propria esistenza in un contesto più vasto, la disponibilità a lottare per dei valori o delle idee, l'amore per la vita e per tutto ciò che esiste, il senso di compartecipazione con parte dell'intero universo, sono tutti aspetti sistemi sempre più ampi, sino a riconoscersi.

comelatenti in ogni essere umano, sono potenzialità proprie della natura individuale, che quando non vengono riconosciute ed espresse possono causare non solo depressione, crisi d'identità, ansia esenso di vuoto, ma addirittura sintomi considerati propri della follia. Dal counselor non si va per avere risposte, interpretazioni, o ricette, neppure sermoni metafisici, maper imparare a stare meglio con se stessi e, di riflesso, con la realtà circostante e con le situazioninelle quali bisogna vivere e operare. Il lavoro di crescita personale è comunque il primo passo,anche quando i problemi da affrontare sono estremamente pratici e sembrano dipendereesclusivamente da avvenimenti esterni: un licenziamento, la perdita di una persona cara, un figlioche si droga, un incidente d'auto. A volte è necessario sostituire la domanda: "perché mi è successoquesto?", con: "ora che mi è successo questo, che cosa

faccio?”.totalmente all’altro, mettendoAl counselor viene chiesto di essere capace di aprirsimomentaneamente a tacere pregiudizi, timori, aspettative, problemi personali. Senza interrompere,senza fare domande inopportune, senza interpretare, senza fornire soluzioni, sintonizzandosi sulsullo stato d’animo dell’interlocutore. L’empatialinguaggio, sulla posizione, è catalizzatrice delprocesso di crescita; sentendosi accolto, accettato, compreso, il cliente ricomincia ad avere fiduciain sé stesso, si libera dal peso che lo opprime e riesce così a cogliere anche voci interiori più sottili,che possono già indicare una possibile via di soluzione. Per creare un atteggiamento favorevole allacrescita vanno sviluppati parallelamente due diversi punti di vista: uno che vede il cliente per quelloVederlo “per quello che è”che è, e uno che lo vede per quello che potrebbe diventare. vuol dire,3prima di tutto,

rispettare e accettare anche la sua sofferenza. Contemporaneamente è importante che lasci vivere e crescere dentro di sé l'immagine di ciò che "potrebbe diventare" il counselor il cliente. Se il counselor saprà veramente coltivare in sé la fiducia nelle potenzialità del suo interlocutore, questo si ripercuoterà positivamente sulla qualità del rapporto e sul processo di crescita del cliente. Il counselor deve fare innanzitutto un profondo lavoro su di sé. È importante conoscere bene le proprie aree di vulnerabilità, per non mescolare ruolo professionale e questioni personali. Al counselor è richiesta una sincera e profonda introspezione per verificare qual è la motivazione che lo spinge intraprendere o coltivare questa professione. Una buona formazione professionale deve essere in grado di operare su tre fronti: sapere, riguarda la conoscenza teorica; saper fare è la pratica; saperessere è il punto più delicato e riguarda la capacità deldi "esserci nella relazione", counselor e quindi di conoscere bene se stesso, innanzitutto. Il termine "microabilità", include tutte quelle doti di comunicazione che rendono una persona più incisiva nel rapporto con gli altri e più capace di lasciare un segno utile alla loro crescita. Possiamo evidenziare tra queste la capacità di: - prestare attenzione, tenendo in sospeso pregiudizi e preoccupazioni; - stabilire e mantenere il contatto visivo; ascolto e concentrazione; - riportare l'interlocutore al suo essere "qui ora", per non perdersi nei meandri delle recriminazioni, dell'autocommiserazione e della preoccupazione. Altre abilità sono: - la curiosità, che offre una spinta in più per avvicinarsi più intimamente al vissuto del cliente; - l'autenticità che fa risuonare come un diapason quanto dipiù autentico vibra anche nell'interlocutore; l'accettazione e il rispetto, che sono all
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Publisher
A.A. 2009-2010
10 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anna.pipito di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Marino Lucia Maria.