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Il genitore è portavoce di tutte le ammonizioni, gli avvertimenti, le regole di vita, i valori che sono stati interiorizzati nei primi anni di vita. Per stare bene, i tre stati di una persona devono essere in armonia tra loro, dividendosi i compiti e gli spazi, intervenendo nelle situazioni e nei modi più opportuni, senza intralciarsi a vicenda. Il counselor funge da specchio di transazioni, e si deve mettere in gioco anche lui, in prima persona, aiutando poi il cliente ad analizzare la transazione e scoprire chi sta parlando e lui, di volta in volta.
Causeling sistemico. Gli obiettivi che il counseling sistemico si pone sono: costruire i cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale, creando sollievo; facilitare il superamento delle crisi in transizione, permettendo la crescita e lo sviluppo; agevolare l'elaborazione di eventi traumatici e luttuosi aprendo lo spazio a nuove emozioni; aiutare nelle scelte e nei processi decisionali.
ampliando gli orizzonti; accompagnareprocessi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della vita. Counseling di PNL. Il primo obiettivo del counselor di PNL è quello di sintonizzarsi sul linguaggio del cliente. Gli studi sulla comunicazione hanno messo in luce tre diverse modalità con cui le persone si esprimono preferibilmente: visiva (i visivi vedono il mondo per immagini, parlano in fretta per stare al passo con ciò che vedono interiormente, amano esprimersi con metafore visive), uditiva (gli uditivi prestano più attenzione alle parole che usano, hanno un eloquio più lento, più ritmico), cinestesica (i cinestesici sono più sensibili a ciò che sentono tattilmente, la loro parlata è ancora più lenta, quasi densa, e cercano di cogliere la realtà o di afferrare le risposte). Ecocounseling. Basandosi su una visione sistemica, oltre che umanistica, l'ecopsicologia riconosce i parallelismiEsistono tre diversi livelli di eco-sistema: quello esterno, quello relazionale e quello intrapsichico. L'ecocounseling lavora su queste due polarità, "eco" e "psico", riconoscendole come due facce della stessa medaglia. L'obiettivo che si pone è quello di risvegliare l'individuo ad una visione più ampia di sé riconnettendolo allo stesso tempo a una dimensione planetaria, permettendogli quindi di approfondire le sue radici in quel fertile substrato da cui può trarre l'energia necessaria all'azione impegnata nel mondo.
Counseling filosofico. Il counseling filosofico è impregnato dallo spirito socratico per cui è importante il "sapere di non sapere" e per cui il processo di conoscenza non si conclude mai. Il rapporto personale tra counselor e cliente è ancora una volta l'elemento fondamentale.
Counseling integrato. Nell'approccio integrato si
amalgamano tra loro tecniche e procedure, traendone percorsi personalizzati, adeguati ad ogni situazione.- Counseling di gruppo. Il counseling di gruppo offre diversi vantaggi: crea un senso di affinità tra i partecipanti attraverso la condivisione delle esperienze; permette di sperimentare in prima persona diversi modi di relazionarsi con gli altri; insegna ad assumersi la responsabilità del proprio sentire; si rivela una palestra in cui "toccare con mano" schemi di comportamento adottati nel corso della propria vita; permette a ciascuno di usufruire di molteplici feedback da parte degli altri membri del gruppo, di solito molto efficaci nel far prendere coscienza delle proiezioni messe in atto, degli atteggiamenti e anche delle potenzialità non ancora riconosciute.
- Co-counseling. Il co-counseling è un percorso di assistenza reciproca. Il ruolo del co-counselor non è quello di indagare sulle cause dell'insorgere dei blocchi, quanto
Attenti in questa fase delicata. La prima fase è quella che richiede un livello altissimo di attenzione perché il counselor dovrà capire se il cliente è adatto a questo approccio oppure va indirizzato ad un professionista diverso in ambito psicologico o psicoterapeutico. Si definisce, dunque, la relazione. Questo rapporto è caratterizzato da quattro diversi elementi: calore e rispondenza; tolleranza verso l'espressione dei sentimenti; limiti ben definiti di azione (il counseling è un rapporto "strutturato". I limiti devono essere chiari e possono essere stabiliti insieme; riguardano la durata dell'incontro, il contatto fisico, le comunicazioni tra un incontro e l'altro, il coinvolgimento di familiari, la manifestazione dell'aggressività, specialmente nel rapporto con bambini e adolescenti); mancanza di qualsiasi coercizione (non ci sono obblighi o costrizioni, né una meta da dover raggiungere per forza).
Il livello di comunicazione si gioca con il linguaggio non verbale. Senza dire neppure una parola, si può capire chiaramente il livello di comunicazione che si stabilisce, in che misura l'altro lo accetta e vi aderisce. Le prime parole hanno l'obiettivo di mettere l'interlocutore a proprio agio.
La seconda fase del counseling consiste nella ridefinizione del problema o della questione su cui concentrarsi. Essa prevede l'ascolto attivo, per consolidare l'atmosfera di partecipazione, accompagnamento, o meglio affiancamento, tra counselor e cliente. La riformulazione riflette il contenuto recepito, rimanda al cliente quanto lui stesso ha detto. Delucidazione e riflesso del sentimento rinviano al cliente il senso di quanto è stato detto, il nocciolo di quanto esposto, rispecchiano chiaramente, attraverso la verbalizzazione, lo stato emotivo da lui espresso. Gli errori da evitare sono la valutazione, cioè la tendenza a esprimere un giudizio; l'interpretazione.
Cioè la classica deformazione professionale nel campo psicologico; il sostegno, soprattutto nella fase iniziale, può essere un errore; un altro errore è voler offrire a tutti i costi una soluzione; infine, un'indagine troppo insistente e accurata può essere vista come inopportuna dal cliente. Il silenzio è visto come un valore. Ci sono diversi tipi di silenzio, c'è per esempio un silenzio di attesa, in cui entrambi aspettano che sia l'altro a dire qualcosa. C'è un silenzio di tensione, in cui l'ansia dell'uno invade anche l'altro. Spesso l'allontanamento nasconde una richiesta di aiuto, e allora si tratta di accogliere nuovamente, rassicurare ed eventualmente parlare insieme di quanto è successo. C'è poi il silenzio di pienezza, quello in cui l'incontro avviene sul piano più profondo, il bisogno di parole. Il rispecchiamento della posizione è un buon sistema per
entrare in sintonia con il proprio cliente. Il fatto di assumere una posizione simile o speculare rende più facile la comunicazione. Un transfert positivo è quello per cui il counselor viene visto come una figura in grado di venire incontro alle protesi gente, meritevole di stima e di fiducia. Esso può rivelarsi utile nella fase iniziale in quanto favorisce il crearsi dell'alleanza terapeutica. Un transfert negativo può ostacolare invece il percorso, ma può anche rappresentare un punto di partenza per affrontare e cercare di risolvere precedenti difficoltà relazionali. Il controtransfert, inizialmente considerato come un ostacolo alla relazione, oggi viene sempre più rivalutato e utilizzato come fonte di informazioni sul tipo di risposta del comportamento del cliente evoca nell'interlocutore. Al termine di ogni appuntamento è bene interrogarsi su come stato l'incontro appena fatto, attraverso riepilogo di quantoè avvenuto. È anche il momento ideale per prendere qualche appunto scritto sull’incontro, per poter facilmente rientrare in contatto con il cliente anche a distanza di diversi giorni, e per poter tenere un “diario di bordo”, in cui seguire le evoluzioni della consulenza.
La terza fase del counseling è quella volta alla gestione del problema, attraverso un’attivazione delle risorse ancora inutilizzate del cliente. È il momento di costruire un ponte tra presente e futuro, di cominciare a volgere lo sguardo in avanti anche elaborando ipotesi di sviluppo della situazione, da esaminare e discutere, eventualmente, insieme. Dopo aver esplorato assieme al counselor modalità di comportamento e di risposta nella vita quotidiana, e dopo aver identificato gli schemi ormai disfunzionali, quando la comprensione dei “malintesi con la vita” non è più solo intellettuale, ma coinvolge la persona nella sua totalità,
È inevitabile che qualcosa cambi. La conclusione di un ciclo di incontri è un momento molto importante e delicato in cui si riassume la qualità del lavoro svolto insieme. Il fatto che il cliente sia pronto per il distacco dall'appoggio del counselor emerge da piccoli episodi della vita quotidiana, in cui questi dimostra, a se stesso e agli altri, di possedere più sicurezza, incisività, e soprattutto una maggiore indipendenza da schemi di comportamento precedenti, una capacità ad affrontare la realtà per quello che è e non per quello che vorrebbe che fosse. Tra gli esercizi di consapevolezza vi sono: - L'attenzione al "qui e ora" (educare all'ascolto interno), rientra l'attenzione al corpo, agli stati d'animo (emozioni), alla mente (pensieri), e all'osservatore interno (portare l'attenzione a quella parte di sé che ha osservato il corpo, le emozioni alla mente). - Movimento corporeo(ad esempio cambiare posizione fa emergere contenuti e insight inaspettati e diventa uno strumento in più nella comprensione di se stessi). Io sono… Si prepara una lista di aggettivi tra i quali la persona sceglie.