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Riassunto esame Sociologia, Prof. De Luigi Nicola, libro consigliato Elementi di sociologia, Arnaldo Bagnasco Pag. 1
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Dunque, chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo

ambiente (Sutherland), le sue motivazioni non sono diverse da quelle di chi rispetta

le leggi.

Ad oggi, un altro fattore che colpisce è che la precocità delle ultime generazioni nei

comportamenti devianti non riguarda solo i ceti più popolari e meno scolarizzati

della società, ma anche le fasce sociali tradizionalmente più integrate e conformiste.

Questo a sottolineare quanto sia diffuso il problema della scarsa comunicazione

interpersonale tra adulti e ragazzi, poiché i primi sono troppo presi dai loro problemi

e spesso fragili emotivamente alla pari dei figli.

Insieme alla famiglia stanno progressivamente perdendo efficacia istituzioni

educative come le parrocchie, le associazioni giovanili organizzate e come

sottolineato in precedenza, la scuola.

Le scuole risultano infatti incapaci di coinvolgere gli studenti, contribuendo quindi a

creare individui annoiati e insoddisfatti; i giovani cercano quindi sistemi d’azione che

offrano loro alternative anche se questi risultano essere di tipo antisociale, come la

delinquenza. All’interno del sistema scolastico, invece, la prevenzione dei

comportamenti rischiosi dovrebbe andare di pari passo con lo sviluppo delle

competenze e la formazione dei talenti, sfruttando la naturale devianza dalla strada

maestra dell’adolescente e le capacità di innovazione che ne possono derivare.

Tuttavia, i tentativi di limitare il fenomeno da parte delle istituzioni non mancano

sebbene queste debbano poi scontrarsi con la questione della cronaca e della

“costruzione” della percezione collettiva del problema. Si pensi per esempio al titolo

dal contenuto piuttosto “minaccioso” che testate come Il Messaggero, La

Repubblica, Il Tempo pubblicarono in merito al decreto firmato il 27 aprile 2016 che

prevedeva il coinvolgimento di circa 700 istituzioni: Il ministro Giannini: «Scuole

aperte d’estate e anche di domenica».

Un progetto, rinominato “Scuola al Centro”, votato alla trasformazione delle scuole

in poli di aggregazione in aree periferiche e ad alto rischio di dispersione per venir in

aiuto di tutti quei ragazzi che, quando gli istituti chiudono per le vacanze estive,

finiscono per mancanza di alternative a trascorrere le giornate in strada, tutto ciò

non tramite ulteriori ore di studio ma con iniziative che comprendono ambiti quali

sport, musica e teatro.

Dunque, è spesso difficile contrastare l’intenzione dei media nel ricercare lo

scandalo o nel cavalcare l’immaginario criminale dei giovani e delle gang, anzi

spesso questi diventano protagonisti di film e serie TV pesantemente romanzate che

finiscono per mettere da parte l’originale intento informativo e rappresentano

unicamente modelli sbagliati da imitare ai giovanissimi ad esse esposti.

Un esempio è “Mare fuori”, serie televisiva che racconta le storie di un gruppo di

ragazzi rinchiusi nell'Istituto di Pena Minorile (IPM) di Nisida, nel corso delle puntate

i protagonisti si rendono colpevoli di svariati crimini, ci sono omicidi all’interno della

struttura, intimidazioni e reati che si svolgono all’esterno della struttura su mandato

degli stessi giovani carcerati; produzioni televisive come questa contribuiscono a

creare un’immagine distorta di quella che è la realtà all’interno di istituti come

quello campano dove viene applicata la giustizia riparativa, un luogo che garantisce

la scolarizzazione e la “mediazione penale”, ovvero l’incontro costruttivo tra l’autore

del reato e la sua vittima.

Questa forzata ricerca dello scoop e le spesso non troppo velate intenzioni di

condanna, superano l’intento di documentazione e cercano solo di suscitare una

reazione sociale che si traduce in sospetto, timore, ostilità, sentimenti da cui poi

derivano gli attacchi al limite di punibilità a quattordici anni dell’ordinamento

giudiziario italiano e la riforma, da alcuni auspicata, dell’abbassamento a 12 anni.

Le modalità frequentemente improprie di presentare le situazioni di disagio da parte

della cronaca, infatti, procedono di pari passo con gli orientamenti culturali,

all’insegna della “tolleranza zero”, e la stigmatizzazione dei soggetti colpevoli di

reato che, come conseguenza della loro condizione di “devianza secondaria”

(Lemert), si sentiranno sempre più isolati dal resto della società al punto da essere

spinti a proseguire la “carriera” di deviante.

Ovviamente è indubbio come alcune inchieste giornalistiche abbiano invece

contribuito contrastare e ridimensionare il fenomeno, inoltre spesso il terrorismo

psicologico a cui siamo sottoposti quotidianamente fa perdere di vista il fatto che al

netto del numero oscuro i dati sulla rilevanza, l'andamento e alcune caratteristiche

della delinquenza minorile sono tendenzialmente stabili o semmai hanno subito una

contrazione nel corso degli ultimi tempi.

Infatti, oltre ai dati sulle segnalazioni di reati alle autorità giudiziarie ben al di sotto

degli altri paesi nel centro e nel nord dell’Europa, anche nel fronte interno i dati

ministero dell'interno sulle segnalazioni alla magistratura di minorenni denunciati e

arrestati hanno subito una contrazione tra il 2013 e il 2017 sia per quanto riguarda i

minorenni che per la fascia dei giovani adulti (18-24 anni), lo stesso discorso vale per

le femmine autrici dei delitti denunciati dalle forze dell'ordine (l’unico dato in

crescita è quello che riguarda le infraquattordicennni ma il totale risente del peso

apportato dalle ragazze dei gruppi rom). Questi numeri risultano ancora più rilevanti

se messi in relazione con la maggiore propensione, negli anni più recenti, alla

denuncia anche dei giovanissimi da parte delle vittime e altri interessati o da parte

delle forze dell'ordine. Infatti, in tempi passati, soprattutto tra gli

infraquattordicenni, le denunce erano rare sia da parte delle vittime che dai

responsabili di istituzioni come la scuola. Persino, nonostante l'obbligo a farlo, dagli

stessi rappresentanti delle forze dell'ordine che preferivano trattare informalmente

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher stefano5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof De Luigi Nicola.