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E’
3. Disgregazione familiare. uno dei prodotto della diseguaglianza. Colvin e Pauly (1983)
affermano che nei luoghi di lavoro se si è soggetti ad un controllo autoritario si sviluppano
alienazione ed ostilità. Tali esperienze si riproducono in altre relazioni sociali come la
scuola e la famiglia. Situazione negative in ambito lavorativo creano famiglie disgregate,
con il rischio di trasmettere queste frustrazioni ai loro figli ed in tal caso i bambini corrono
seriamente il rischio di essere coinvolti in atteggiamenti delinquenziali particolarmente seri.
E’ un fattore cruciale per molte teorie
4. Condizioni economiche. radicali. La variabile più
associata al crimine è certamente la disoccupazione, infatti secondo Spitzer, alcuni di questi
disoccupati possono divenire “dinamite sociale”. Per evitare che questi divengano un
problema per l’economia capitalista se ne affida il controllo al sistema penale.
E’ lo sfruttamento capitalista della differenza
5. Plusvalore. tra i costi di produzione ed il
valore del prodotto. Se gli operai lavorano più a lungo per lo stesso salario o se possono
essere rimpiazzati da macchinari che riducono i costi, la quantità di plusvalore realizzata si
accresce. Questo porterà non solo alla disoccupazione ma anche alla sottoccupazione ma nel
contempo si accresce il valore del prodotto. La combinazione tra la crescita di popolazione
marginale e quella del valore, crea condizioni particolarmente favorevoli ai crimini contro la
proprietà.
Realismo di sinistra
Negli anni ottante è emersa una nuova forma di criminologia radicale rappresentata dagli scritti di
Jock Young in G.B. e di Walter Dekeseredy negli USA. La versione inglese è ricondotta al
disincanto dei radicali sulla possibilità di modificare e riformare la società nonché alla svolta
conservatrice del partito laburista. Questa versione mirava a tradurre le idee radicali in una politica
(da cui “realismo”) ed è simile alla teoria dell’ etichettamento di Melossi. Nel
sociale realista
frattempo analoghe idee si diffondevano negli USA.
L’assunto della criminologia realista si discosta dalla interpretazione marxista della criminalità vista
come il prodotto del sistema capitalistico. I realisti riconoscono che i criminali esistono anche nei
paesi (allora) socialisti e le principali vittime sono proprio i membri della classe operaia. Ma non
solo, i realisti offrono una spiegazione nuova e più complessa sulle cause della criminalità, in
particolare Jones, MacLean e Young (1986) elaborano quattro variabili esplicative della criminalità:
la vittima, il reo, lo stato, la comunità. Inoltre le loro proposte politiche comprendono forme di
controllo democratico della polizia e la partecipazione della comunità alla elaborazione di progetti
di prevenzione della criminalità. Per i realisti di sinistra, la giustizia sociale è il mezzo per una
società equa ed ordinata.
La criminologia anarchica
L’anarchia è una teoria radicale anche lei diversa dal pensiero marxista. Gli anarchici si oppongono
ad ogni forma di gerarchia. Le autorità sono considerate degli agenti del dominio per servire uno o
più gruppi a spese di altri. Essi sfidano tutte le forme di dominio, e fu Tiff (1979) a dar vita al primo
punto di vista anarchico moderno in criminologia, auspicando una forma di giustizia diretta.
Poi Ferrel (1993) sostiene che il dominio si raggiunge non solo con la coercizione ma anche tramite
le strutture della coscienza della percezione e della comprensione.
Un criminologo “anarchico” cerca di “demitologiuzzare” i concetti posti dietro al sistema penale ed
all’ordine legale su cui si basa. Al loro posto gli anarchici preferiscono un nucleo di idee e di
ragionamenti, preferiscono l’ambiguità un mondo caratterizzato dall’ esistenza di cose incerte
senza scopi o significati concreti.
CLASSIFICAZIONE DELLA TEORIA
partono dall’ assunto che la società si basi sul
Le teorie del conflitto conflitto più che sul consenso.
Riservano inoltre una particolare attenzione alla struttura politica della società, specialmente nella
produzione ed applicazione di leggi. Queste teorie segnano dunque una rottura con la tradizione
positivista, ritornando a molti dei temi di interesse della scuola classica. Sono dunque prospettive
che mettono in risalto più la criminalità che i criminali, inoltre data l’enfasi che pongono
classiche
sulle strutture politiche ed economiche, raramente queste teorie prendono in considerazione i
processi che producono il comportamento criminale. Sono dunque delle macroteorie dato che
vengono spiegati più la natura della società ed i suoi effetti sulle istituzioni sociali che il
comportamento individuale.
Riepilogo
La prospettiva conflittuale nella sua versione conservatrice e radicale ha modificato negli ultimi
venti anni la natura delle teorie criminologiche. Benchè sia difficile individuare delle caratteristiche
generali nelle varie teorie del conflitto a causa della loro diversità, essa hanno comunque degli
elementi in comune. Vedono come è ovvio il conflitto come una caratteristica naturale della società,
viene ribadito che le risorse sono scarse e che il loro possesso conferisce potere sugli altri, la
competizione per il possesso delle stesse vi è sempre stata, ed è nel corso di questa competizione
che la legge e la sua applicazione diventano dei mezzi per guadagnare e mantenere una posizione
nella scala sociale. Se un particolare gruppo guadagna il controllo di un numero di risorse
sufficienti, il conflitto può strutturarsi lungo linee classiste con una classe dominante ed una
subalterna. Per i teorici marxisti quanto sopra viene dato per scontato, ed aggiungono che la società
capitalistica moderna crea le condizioni d’esistenza per il crimine. Questo segna la differenza tra la
criminologia marxista e le altre teorie del conflitto.
A riguardo Quinney e Wildeman nel loro libro The problem of Crime (1991) forniscono un
eccellente riassunto della prospettiva marxista del conflitto. Secondo gli autori, quattro proposizioni
sarebbero alla base dell’ approccio marxista:
1. Il punto di vista marxista consente di comprendere meglio la criminalità
2. La definizione della criminalità và al di là delle sue formulazioni legali
3. Le definizioni legali della criminalità e gli altri problemi sociali sono il prodotto delle lotte
di classe
La criminalità rappresenta l’alienazione degli individui
4. dalle strutture sociali e dalle
istituzioni capitalistiche.
CONCETTI FONDAMENTALI DELLA TEORIA DEL CONFLITTO
1. Il conflitto è un elemento naturale della vita, la società è caratterizzata dal conflitto
2. Le risorse fisiche e sociali sono limitate, è il controllo delle stesse che crea conflitti sociali
3. Il controllo delle risorse determina potere, che viene utilizzato per mantenere ed estendere le
risorse di un gruppo a spese di un altro
4. Quando un gruppo ha assunto una posizion--e dominante cerca di utilizzare i meccanismi
sociali a sua disposizione per assicurarsi tale posizione dominante
5. La legge è un meccanismo sociale che fornisce ai gruppi di potere un potente strumento di
controllo sulle classi subalterne
6. Le leggi vengono formulate in modo da esprimere i valori e gli interessi del gruppo
dominante
L’applicazione
7. della legge si concentra sui comportamenti delle classi subalterne i cui
vengono sproporzionalmente “criminalizzati”
Nella versione marxista, l’economia capitalista è alla base delle condizioni politiche ed
8. economiche che generano la criminalità
SVILUPPI ATTUALI ED IMPLICAZIONI POLITICHE
Sviluppi attuali
Le attuali teorie del conflitto seguono generalmente due strade:
La prima affronta lo studio dei Differenziali di potere tra i gruppi ed i processi
discriminatori. In base alle ricerche condotte in materia di discriminazione, alcune di esse
hanno trovato dei riscontri empirici alle ipotesi di discriminazione in base alla classe,
genere, razza, altre hanno invece affermato che non esiste alcune discriminazione
sistematica. Mann in particolare è invece giunto alla conclusione che si possono sostenere
entrambe le tesi. Occorre però fare alcune precisazioni. In primo luogo, che se i ricercatori
utilizzano i dati ufficiali forniti dal sistema penale è legittimo chiedersi se i dati siano
attendibili , ma non solo se le variabili vengono misurate grossolanamente sarà difficile
di discriminazione nonostante l’analisi condotta sia sofisticata. In secondo
misurare elementi
luogo, molti teorici del conflitto arrivano a sostenere che il tema della discriminazione è un
falso problema e considerano invece la produzione delle leggi come l’oggetto di studio
davvero rilevante. Se vengono prodotte delle leggi discriminatorie nei confronti di certi
gruppi sociali, gli individui di tali gruppi saranno di certo arrestati più frequentemente ma
tuttavia saranno sottoposti a misure eque. Si verificano quindi dei casi di discriminazione ma
non a livello procedurale .
riguarda l’intreccio di concetti che Thomas e O’Maolchata (1989) definiscono
La seconda
come trascendenza delle idee dominanti sul controllo sociale. I due autori elencano
quattro aree della criminologia contemporanea a cui gli approcci marxisti e radicali hanno
contribuito. La prima è quella della criminologia realista, la seconda è relativa allo sviluppo
di una nuova criminologia della pacificazione, la terza è relativa alla sviluppo di una nuova
forma di criminologia femminile, basata sul genere, la quarta è una teoria criminologica
postmoderna (o decostruttiva) che parte da posizioni filosofiche e linguistiche.
In breve possiamo dire che tutte queste aree stanno esplorando nuovi approcci analitici al problema
della criminalità non basate sulle analisi tradizionali.
Implicazioni politiche
Malgrado le teorie radicali abbiano esercitato una influenza marginale sul piano delle politiche, in
generale si può dire che le teorie del conflitto hanno contribuito a suscitare un maggiore interesse
verso il sistema penale. In un primo tempo le proposte di cambiamento politico erano orientate
verso una società secondo un modello socialista. Attualmente i criminologi radicali denotano una
maggiore sensibilità verso misure politiche parziali ma concrete. Lynch e Groves (1989) elencano
alcuni elementi che caratterizzano nei paesi anglosassoni, le politiche ispirate dai criminologi
radicali: la riforma del sistema delle cauzioni, per garantire a tutti gli arrestati un trattamento equo,
l’abolizione dell’ ergastolo, la penalizzazione ed il perseguimento dei reati economico-finanziari, la