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La storia della bidonville di Nanterre

La storia della bidonville di Nanterre è legata ai processi migratori. Il libro si concentra sulle migrazioni algerine in Francia e ci dice qualcosa sul modo in cui la Francia concepiva il rapporto con le sue colonie e come i conflitti strutturano l'azione di queste società rispetto ai migranti.

Una nanterre Algerina. Terra di Bidonvilles è un testo di Abdelmalek Sayad, Sociologo e filosofo Algerino, che fu assistente di Bourdieu per diversi anni quando arrivò in Francia dall'Algeria, patria natale.

Al centro della sua analisi, la questione emigrante-immigrato è vista come risultato di due sistemi interagenti: quello legato a variabili d'origine (sociali, ossia le competenze che il soggetto svolge prima dell'emigrazione) e quello che dipende dalle variabili d'arrivo (ciò che nella società francese determina il destino del soggetto), in una prospettiva diacronica (storica) e sincronica (presente).

Toccando i temi importanti della colonizzazione e della decolonizzazione dell'Algeria, al centro dei suoi interessi c'è sempre stato il rapporto tra migrante e migrazioni e un rapporto tra la partenza dal paese di origine e l'arrivo in un nuovo contesto. In particolare, si analizza il rapporto tra la partenza dal contesto algerino e le migrazioni nel contesto francese. L'Algeria rimane al centro di molte delle sue analisi a causa dei rapporti estremamente complessi e conflittuali di questa nazione con i suoi colonizzatori francesi. Questa lettura si spinge sia nel passato che nel presente e tocca i temi della colonizzazione e del processo di decolonizzazione, nonché il modo in cui si sono riverberati sul processo migratorio e sulla vita dei migranti algerini nel contesto francese. Gli algerini vengono studiati perché trattati in maniera diversa: per i francesi erano problematici, ad esempio troppo riottosi e scioperavano...

Altre migrazioni non erano considerate problematiche come quelle algerine → norme specifiche per il trattamento di migranti algerini. - È proprio per spiegare una parte di questi rapporti che il testo sulle Bidonvilles nasce e si spiega. È un testo per la memoria e al contempo intende essere un testo di memoria di un luogo. Testo che vuole ricordare (è stato scritto molti anni dopo la bidonville) questi avvenimenti e sottolineare la questione algerina in Francia ma vuole anche ricostruire la storia di un luogo a partire dai migranti che l’hanno costruito e abitato. - certo racconta e ricostruisce come le bidonvilles hanno caratterizzato la periferia parigina (banlieue), come sono nate e come si sono sviluppate (la memoria di un luogo), ma ci racconta anche l’evoluzione del conflitto franco-algerino al di là dei confini Algerini in cui si è espresso con più evidenza, ci racconta la migrazione e trasposizione di un conflitto in terra Europea.

e soprattutto come gli algerini siano stati relegati in terra Francese in spazi sempre più al margine (la memoria di un conflitto che ha creato luoghi specifici). Le rappresentazioni dei bassi fondi designavano uno spazio sociale caratteristico delle città moderne: zone insalubri abitate da una popolazione composta da marginali e esclusi, che vivevano nel vizio, nella violenza e nel crimine. Un universo con una sua specifica organizzazione sociale e le sue regole interne, con dei peculiari costumi e modi di vita, in cui gli uomini erano falsi poveri, poveri molesti, ladri, avventurieri, criminali e le donne prostitute. L'avvicinarsi delle città industriali del diciannovesimo secolo alla cosiddette classi pericolose e la cultura popolare dei misteri urbani, ma anche le descrizioni di questi mondi che venivano fatte prima in Inghilterra e poi in America del Nord dalle inchieste giornalistiche ed ecclesiastiche del tempo, crea il mito dei bassi fondi. Un'etnografia.a posteriori delle Bidonvilles di Nanterre-Trattandosi di un testo che in edizione originale è stato pubblicato nel 1995 non poteva che trattarsi diun lavoro di ricerca empirica "a posteriori", ovvero non avvenuto in concomitanza con i fatti chenarra.-Per farlo Sayad ha adottato una metodologia di indagine qualitativa (etnografica) ma lavorando sulpassato: interviste in profondità, storie di vita, documenti, tracce di lettere e storie orali che sitramandavano.-Al contempo anche l'apparato documentale utilizzato è stato notevole, documenti di urbanistica, testidi legge, discorsi pubblici, giornali, dati demografici. Parigi→Vengono cacciate popolazioni povere eriqualificazione della città per attirare persone benestanti. L'idea di Parigi di oggi è diversa da quelladell'epoca a scapito delle popolazioni povere, i migranti hanno pagato più di tutti la riqualificazionedello spazio parigino.-L'intento diSayad è da un lato comprendere e far comprendere come sia stato possibile un fenomeno socio-urbano come quello delle Bidonvilles che ha riguardato le città francesi per quasi un ventennio, ma al contempo vuole restituire in modo inequivocabile la trama di potere e controllo che ha determinato le possibilità della sua esistenza. - In altre parole Sayad vuole mostrare che la bidonvilles è nata sia per opera dei migranti, sia come modalità di controllo della popolazione nord africana e in particolare algerina arrivata in Francia per lavorare... vuole mostrare sotto un altro profilo sia la prospettiva anti algerina della Francia dell'epoca, sia la concezione di migrazione come fenomeno temporaneo, provvisorio, per tanto passeggero e irrilevante in termini di pianificazione socio-urbana. Ci restituisce anche le ragioni della loro esistenza. Perché sono state costruite? Perché sono state lasciate per 20 anni? L'ultimo abitante delle

bidonville è stato cacciato nel 1973 → baraccopoli di cartoni, lamiere e tendenzialmente stabiliti in zone poco utilizzate e con fango (zone sabbiose che con le prime piogge diventavano fangose).

Attraverso il testo restituisce anche come è stata costruita dai migranti stessi → era uno spazio vuoto che i migranti hanno deciso di popolare e costruire, trasformarla in casa loro, ma anche come la forma della bidonville permettesse il controllo da parte del governo francese (per questo motivo non sono state distrutte subito), volontà di controllo della Francia sulle migrazioni.

Le zone non edificabili (la cinta di Thiers) e l'immaginario dei Bas-fonds: 1841 al 1844

La zona è un termine militare che designava zone non edificabili di 250 metri. - 34 Km di Mura, con 60 ingressi, circondava la città di Parigi per proteggerla da eventuali attacchi. Ragionamento di tipo militare. Tra le fortificazioni e quello al di fuori ci dovevano essere 250 metri. Questa

come un'area di degrado e marginalità, caratterizzata dalla presenza di baracche, povertà e criminalità. La Zone diventa un simbolo della disuguaglianza sociale e della divisione tra le classi.come basso fondo, dove si concentreranno modi di vita insalubri, baracche e case di fortuna dove andranno tutti quelli rimasti senza casa a seguito dei lavori di Haussmann. La zone diventa lo scenario di un immaginario che cumula tutte le rappresentazioni negative: la miseria estrema, l'insalubrità e il pericolo, la criminalità e il vizio. Le persone cacciate si insediano nei 250 metri (la zone). La zone diventa quindi sinonimo di bassi fondi, popolazione solo in parte migrante, l'80% erano parigini poveri o da zone povere. I migranti non erano nordafricani ma italiani, cinesi, portoghesi, polacchi. Dieci anni dopo esistono già progetti di intervento e recupero della zone, soprattutto per motivi igienico-sanitari. Per una ventina di anni l'area viene però lasciata a se stessa, 20 anni dopo si rendono conto che non servivano se non ad accogliere popolazioni espulse dal centro città. Dalla Zone agli insediamenti auto-costruiti.. una.

La questione del Mal-logement-La Zone ha raccolto tutti i mali urbani, tutte le paure della Parigi benestante. Inizia ad esserci l'idea di emblema del malessere e schifo urbano, trattati come gli scarti della società. Non è possibile per una città come Parigi che vuole slanciarsi.

Dal 1919 inizia il suo smantellamento. In contemporanea iniziano ad apparire altri insediamenti auto-costruiti nelle zone di industrializzazione (nel comune di Saint Denis se ne trovano molti) al di fuori della cinta. Iniziano ad apparire i primi insediamenti auto costruiti. Saint Denis a nord di Parigi, iniziano qua a costruirsi i primi insediamenti auto costruiti.

Paradosso: chi si era costruito la casa nella zona andava a parlare con i prefetti e facevano accordi individuali per concessioni di terreno, paradosso legislativo e quindi si è deciso di smantellare tutto, costruire insediamenti in altre zone. Qui troviamo soprattutto gli insediamenti di migranti.

lavoratori delle fabbriche (lavoratori scostanti con redditi poco costanti), spagnoli, italiani, portoghesi, cinesi e nord africani (Algerini e marocchini in particolare). In queste zone autocostruite non avviene un processo di stigmatizzazione e criminalizzazione → problema del governo che non garantisce una condizione abitativa adeguata → non erano ancora presenti nordafricani in maniera ingente: era una migrazione di tipo bianco o francesi. In queste zone si costruiscono "little italy", "piccola cina", "piccola spagna",... Ma nonostante la situazione non si creano immaginari di paura e degrado come nel caso della Zone-Diventano invece emblema di un problema di Mal-logement (pessima situazione abitativa, incapacità del governo) che affligge la periferia come il centro di Parigi, in cui persistono condizioni di miseria che favoriscono anche il propagarsi o la difficoltà di debellare alcune malattie come il colera. Inizia la lotta contro i cosiddetti Taudis (abitazioni fatiscenti).ione significativa. Tuttavia, con l'aumento della popolazione e l'urbanizzazione, la questione abitativa è diventata sempre più rilevante. Negli anni '60 e '70, l'immigrazione di massa ha portato a una crescente domanda di alloggi, ma le risorse disponibili erano limitate. Questo ha portato alla formazione di baraccopoli e ghetti, dove le condizioni di vita erano estremamente precarie. Negli anni '80 e '90, la questione abitativa è diventata un problema sociale e politico di grande rilevanza. Le politiche per garantire un alloggio dignitoso sono state implementate a livello nazionale e locale. Sono stati costruiti nuovi alloggi sociali e sono state introdotte misure per favorire l'accesso all'abitazione, come sussidi e agevolazioni fiscali. Tuttavia, nonostante gli sforzi, la questione abitativa rimane ancora oggi un problema irrisolto. La crisi economica degli ultimi anni ha reso ancora più difficile per molte persone trovare un alloggio adeguato. Inoltre, l'aumento dei prezzi degli immobili ha reso l'accesso all'abitazione sempre più difficile per le famiglie a basso reddito. In conclusione, la questione abitativa è un problema complesso che richiede soluzioni a lungo termine. È necessario un impegno politico e sociale per garantire a tutti un alloggio dignitoso e accessibile.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/10 Sociologia dell'ambiente e del territorio

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilarb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle migrazioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Marelli Carolina.