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Periodo del governo europeo delle migrazioni (1995-oggi)
N.B Non c'è un vero e proprio blocco delle migrazioni: i flussi in arrivo in Europa continuano grazie alle pratiche di ricongiungimento familiare che in alcuni stati europei erano già in parte affermate: formazione familiare nella migrazione: Migrazione matrimoniale, o dei ricongiungimenti di secondo livello o neocostituiti. Da metà anni '90 si apre lo scenario di governo europeo delle migrazioni (prima non era presente l'UE). Qui la dimensione europea delle regolamentazioni dei flussi migratori prende il sopravvento sulle normative nazionali. Si consolidano quelli che ancora oggi conosciamo come Accordi di Schengen per controllare le frontiere europee in modo più strutturato. Al controllo delle frontiere bisogna aggiungere integrazione Europea, che dal 2000 ad oggi ha visto 12 nuovi stati entrare in EU. Determinante l'internità o meno nel contesto europeo → processi didifferenziazione salariale→ esserenell’UE garantiva diritti che non avevano quelli al di fuori dell’Ue→ questo perchè era più difficile farentrare persone al di fuori dell’ue, quindi l’est diventa il maggiore bacino di manodopera dell’europa. Inuovi stati rappresentano anche nuovi bacini di manodopera poco qualificata e libera di circolare,quindi si sperava che potessero compensare la perdita di migranti dovuta a politiche restrittive...invecenon è andata come credevano in Europa! Certo Romania e Polonia sono due bacini importanti.Dal 2015 con nuovo periodo di forti migrazioni dal nord africa e richiedenti asilo, nasce una politicaeuropea di «contenimento retribuito dei flussi migratori»: paghiamo alcuni stati per tenerli da loro enon farli arrivare in Europa.L'Italia ha un grande interesse per queste politiche perché primo paese di arrivo e vale il trattato diDublinoUn clima politico più
restrittivo (non fatto in classe)Anche per effetto degli attentati del settembre 2001 negli stati uniti, e di quelli commessi in europa negli anni successivi, sono cresciute le tendenze restrittive e i controlli nei confronti dell'immigrazione proveniente dai paesi del sud del mondo. L'arrivo dei profughi, soprattutto dal 2011, dal medio oriente e dall'africa ha fomentato percezioni di invasione, domande di chiusura delle frontiere, restrizioni al diritto di asilo e dello stesso soccorso in mare. Tendenze generali dei processi migratori: - globalizzazione delle migrazioni, con la crescita del numero di paesi interessati al fenomeno di migrazione - il cambiamento di direzione dei flussi migratori: l'europa è diventata una delle destinazioni principali delle migrazioni internazionali, mentre la quota degli immigrati europei nelle destinazioni principali delle migrazioni internazionali (usa, canada, australia e nuova zelanda) è andata declinando. - ladifferenziazione delle migrazioni - la proliferazione dei contesti di transito - la femminilizzazione delle migrazioni per lavoro - la crescente politicizzazione delle migrazioni: es. gli affari interni degli USA, la politica della sicurezza nazionale e gli accordi internazionali sono influenzati in maniera crescente dalla questione delle migrazioni. 12/10 Fasi cicliche del processo migratorio I flussi migratori provenienti da una determinata area tendono a seguire processi di insediamento abbastanza simili, tanto da poter essere codificati in una sequenza di passaggi tipici. Modello di Böning (1984) = una delle modellizzazioni più note ed estremamente criticata nei decenni successivi. Ha lo scopo di comprendere da quando sono iniziate le fasi di migrazioni, quali sono state le caratteristiche dominanti e prevalenti e se possono aiutarci a definire il ciclo dei processi migratori. Individua 4 fasi che caratterizzano il processo migratorio: 1. La fase della migrazione temporanea: fase iniziale in cui i migranti si spostano temporaneamente in un'altra area per motivi di lavoro o studio. 2. La fase della migrazione permanente: i migranti decidono di stabilirsi definitivamente nell'area di destinazione, cercando lavoro e costruendo una nuova vita. 3. La fase della migrazione di ritorno: alcuni migranti decidono di tornare nella loro area di origine, portando con sé nuove conoscenze e risorse. 4. La fase della migrazione circolare: i migranti si spostano avanti e indietro tra l'area di origine e quella di destinazione, sfruttando opportunità di lavoro e mantenendo legami con entrambe le comunità. Queste fasi possono variare in durata e intensità a seconda del contesto migratorio e delle politiche di immigrazione dei paesi coinvolti.caratterizzata da grande mobilità ed elevati tassi di attività. In questa prima fase le migrazioni tendono ad essere di breve periodo, ad opera di migranti prevalentemente maschi, giovani, provenienti da grandi città, con qualifiche e competenze spendibili nel settore dell'industria (qualifiche più elevate di chi non emigra). Tendono a rivestire ruoli a scarsa qualifica e la loro presenza non è definitiva→trova corrispondenza nelle normative che non vedono le migrazioni come durative. Migrazioni orientate all'idea di lavorare. Migranti con qualifiche più basse orientati al lavoro industriale. Sono maggiori i ritorni al paese di origine che quelli che rimangono nel paese di arrivo.
2. La fase della migrazione semi-permanente: in questa seconda fase i migranti aumentano di numero, il tasso di attività lavorativa è sempre alto come nella prima fase e le retribuzioni più basse. In questa fase però appare anche il
è verificato uno spostamento dalla componente tradizionale di lavoratori nel pieno delle loropotenzialità a quote sempre più numerose di migranti con prospettive e caratteristiche molto diversemotivati ad abbandonare il paese di origine per ragioni molteplici. Oggi non necessariamente lemigrazioni avvengono per motivi legati al lavoro(affettive, familiari, di studio o di salute etc.)-Questo modello risulta datato e poco attento a nuove caratteristiche del fenomeno e nuove figure dimigranti: le donne non arrivano sempre «dopo», ma sono spesso primomigranti, migranti autonome(caso est Europa fondamentale), oggi assistiamo ad arrivi di interi nuclei familiari e non sempre arrivaprima uno poi tutti gli altri; poi ci sono migranti sempre più qualificati che raggiungono l'Europa o altricontesti occidentali. I modelli che studiavano i cicli migratori continuavano a interessarsi allemigrazioni maschili. Oggi siamo sempre più confrontati a
dell'integrazione sociale e lavorativa Rappresenta il momento in cui i migranti acquisiscono maggiori qualifiche professionali e si inseriscono nel mercato del lavoro in modo più stabile e remunerativo. In questa fase, i migranti possono raggiungere una maggiore autonomia economica e sociale. Questi tre momenti evidenziano come la migrazione sia un processo complesso che coinvolge diversi aspetti della vita dei migranti, tra cui l'occupazione, la famiglia e l'integrazione nella società di arrivo. Fonte: Kofman et al. 2000; Bastenier e Dassetto (1990)della stabilizzazione<\p> <\p> I figli crescono e diventano parte della società ricevente. Sorgono nuove richieste da parte loro che pretendono un diverso riconoscimento nella società. Le seconde generazioni mettono in campo nuove problematiche che li riguardano: identità e appartenenza. Qui iniziamo a vedere una varietà di atteggiamenti rispetto ai processi di inclusione (chi si separa dalla società ricevente quanto più possibile, chi dissimula le radici migranti, chi ne è particolarmente orgoglioso e cerca di far passare nuovi messaggi etc.) - qui il tema del rapporto con la violenza simbolica è fondamentale e come introietti la tua condizione.<\p> <\p> Anche questo modello, sconta alcuni problemi simili al precedente:<\ul> <\li>Le donne sono sempre figure secondarie e mai protagoniste del processo migratorio, per cui hanno sempre e comunque un legame familiare che ne giustifica lo spostamento a posteriori<\li> <\li>Si guarda sempre da una prospettiva salariale<\li>E lavorista, quando non sempre la migrazione avviene per questioni lavorative (pensiamo a rifugiati politici).
MA• Fondamentale il riferimento al rapporto con le istituzioni, completamente assente nel modello precedente.
SPIEGAZIONI MACROSOCIOLOGICHE DAL VERSANTE DEI LUOGHI DI ORIGINE: I FATTORI DI SPINTA
E qui arriviamo al tema cruciale delle ragioni delle migrazioni..
• Da oltre mezzo secolo i sociologi si interrogano sulle cause delle migrazioni alla ricerca di una spiegazione totale di questi fenomeni complessi, salvo poi finire per rendersi conto che sono altamente complesse le ragioni che nessun modello potrà mai comprenderne del tutto le cause... ciò non toglie che delle ragioni esistano.
• Nel dibattito più tradizionale, avviato soprattutto da demografi, esistono i fattori di spinta (push factors) e i fattori di attrazione (pull factors): Quel che ti spinge a partire e quello che ti attrae in alcuni luoghi e non in altri!
Fattori di spinta e attrazione sono
Il testo formattato con i tag HTML corretti sarebbe il seguente:necessari per comprendere i flussi migratori → fattori di attrazione principali → lavoro, salario, sanità