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La mediazione nel mercato dell'arte
Con mediazione si intende una sociologia del mercato che coinvolge diverse categorie di mediatori: persone, istituzioni, parole e cose. Senza le persone (critici, mercanti, esperti) l'opera non troverà spettatori. Si sono dedicati allo studio dell'importanza delle persone in ambito di mediazione Raymonde Moulin (1967), ha tracciato una rete di attori che operano nel contesto servendosi di interviste e di osservazioni ravvicinate, si evince che l'arte ha in comune con altri campi gli interessi ecc, nel 1992 si interessa all'arte contemporanea, un'arte finanziari, egoismi personali e professionali orientata verso il museo. Leah Greenfeld ha messo in relazione stili e affermazione degli artisti e pubblico in Israele, con l'affermarsi dell'arte concettuale negli anni '60 il modo di rapportarsi con l'arte si è contestualizzato e si è sempre più imposta l'innovazione. Stuart Plattner (1996) si concentra sulle
analisi di mercato di Saint Louis e ricostruisce i rapporti tra artisti, mercanti e collezionisti. Quando si trattano attori maggiormente coinvolti nella circolazione di valori monetari si trattano itemi di economia dell'arte. Bourdieu ha evidenziato il nesso tra posizione sociale o politica dei critici e le loro posizioni estetiche. Negli anni '80 è nata la nuova professione dell'autore di mostre, inizialmente era anonimo poi la sua attività è stata assoggettata a diritti d'autore e talvolta paragonata ad una creazione artistica. Le istituzioni (Baumol) contribuiscono ad aumentare i costi dello spettacolo, Menger (1983) ha osservato che nella gestione della musica contemporanea, gli enti pubblici hanno influito sulla diminuzione del pubblico. In Francia sono stati prodotti numerosi studi sulle amministrazioni pubbliche volte all'analisi delle politiche culturali: formazione delle collezioni, forme di aiuto per gli artisti ed estensione della.Cultura a pubblici più vasti. A partire dagli anni '60 fino agli anni '80 in Francia si è ricorso allo slogan "uguaglianza di accesso alla cultura", attualmente le decisioni di politica culturale possono essere di elitarismo, populismo, liberalismo e interventismo culturale dello stato. Gli oggetti quando si tratta di arti plastiche sono presenti nella realtà del quadro/scultura, per quanto riguarda la musica le cose sono strumenti di produzione e diffusione ed hanno un ruolo secondario. Il denaro nel campo artistico non è una buona misura del valore artistico (quadro pagato poco dopo svariati anni può avere un valore inestimabile). È difficile scindere la mediazione dalla produzione e ricezione, la mediazione può contribuire a produrre opere (esposizioni e pubblicazioni), in ambito di ricezione, i critici possono essere collocati nella catena di recettori (opere a diffusione immediata - poco importanti -) o dei mediatori.
Nel caso di opere a lenta diffusione, operano trasformazioni che fanno l'arte mentre l'arte fa esistere i mediatori, alla base i mediatori della sociologia della mediazione, questo può essere inteso secondo il modello costruttivista (critica dei valori estetici e artificialismo) o in un modello ispirato alla sociologia delle scienze e tecniche che mette in relazione le proprietà oggettive dell'opera e le rappresentazioni che la fanno esistere, mediazione come tutto ciò che si interpone tra opera e fruitore. Bourdieu ha definito il concetto di campo (campo dei critici d'arte è quello dell'arte, soggetto a condizionamenti socioeconomici e politici). Nessun campo è del tutto autonomo (autonomia relativa), anche se più un'attività è mediata da una rete di posizioni più tende verso l'autonomia di scelte e valori. Autonomia del campo e mediazione vengono formulati in base alla sociologia del
riconoscimento in base al modello di Alan Bowness: Perché un'opera sia tale è necessario che l'artista esca dall'opera in solitaria ed entri nel campo. La specificità dei fenomeni artistici non può essere compresa se non si considera il pubblico e gli effetti di notorietà dell'artista a breve o lungo termine, il riconoscimento consente di superare le gerarchie estetiche ed anche l'estetica di un'élite culturale (opere con valore oggettivo), alla sociologia preme descrivere le procedure che consentono ad un oggetto dotato di proprietà richieste (premi, menzioni su manuali, commenti dotti) di acquisire e mantenere lo status di opera agli occhi di diverse categorie. La produzione Lo studio dello statuto degli artisti è un risultato per la storia sociale dell'arte e della sociologia delle professioni. Foucault (1969) ha iniziato a decostruire la categoria, la descrizione dei soggetti è un'impresa allimite del possibile quando si tratta di artisti, Eliot Freidson (1986) suggeriva il rispetto del criterio dell'autodefinizione (considerare artisti tutti quelli che si sentono tali). La definizione dell'artista comporta la distinzione tra arti maggiori e minori e la separazione tra professionisti e amatori. Il reddito, titolo di studio, associazioni di categoria sono difficilmente applicabili alla professione dell'artista: spesso la loro attività è subordinata ad un'altra. Raymonde Moulin ha osservato che, negli anni '80, la maggior parte degli artisti fossero uomini, Menger (1989) ha evidenziato che la maggior parte degli artisti era celibe e chi si sposava lo faceva con una donna di un rango sociale più elevato. Buona parte degli intervistati hanno sostenuto di essere autodidatti. Bourdieu si propone di fare una sociologia dei produttori d'arte, in particolare in riferimento agli scrittori, desidera porre i fondamenti di una scienza delle opere.
L'oggetto non è solo la produzione del suo valore. Bourdieu spiega l'opera d'arte analizzando tutto ciò materiale ma anche la produzione che concerne il produttore, il quale occupa una posizione definita nel campo di produzione ristretta. Weber ha formulato il concetto di legittimità al fine di mettere in luce le gerarchie del campo. Howard Becker, autore de I mondi nell'arte (1982), riflette sulla produzione dell'arte, descrive le azioni e interazioni di cui le opere sono il risultato, riguarda tutti i tipi di creazione e mira a coordinare le momenti dell'attività (ideazione, creazione), competenze e categorie di produttoriazioni riguardanti i (naif, professionista integrato, ribelle e artista folk). Becker decostruisce l'individualità del lavoro e singolarità dell'artista. Il mondo artistico, la superiorità delle arti e generi maggiori, originalità dell'arte e il campo hanno in comune
Il fatto che entrambe mettono in evidenza la pluralità delle categorie di attori che operano nel mondo dell'arte tenendo conto di contesto e posizioni concrete. La sociologia dell'identità si occupa dell'analisi dell'identità collettiva dei creatori (dell'arte) sia in riferimento alla sociologia delle professioni sia alla sociologia delle rappresentazioni. Norbert Elias (1991) ha redatto un saggio su Mozart: nella figura dell'artista si coniuga il rapporto con il padre, l'inferiorità sociale e la superiorità creatrice, elementi che lo portarono a vivere la scomoda posizione del genio condannato a servitore dei padroni. Può essere spiegato il motivo dell'aumento degli artisti nel XIX secolo e XX secolo, la sociologia nel definire lo statuto di un artista si deve scontrare con l'elitarismo e l'esaltazione dei valori antiborghesi. L'analisi della sociologia dell'identità
La sociologia dei produttori d'arte si basa su mezzi qualitativi come biografie e autobiografie. Spiegando le posizioni sociali e aiutando la comprensione delle rappresentazioni, il problema dell'ispirazione è fondamentale. Può essere inteso dal sociologo come un'illusione, visto che i creatori sono votati al lavoro. Nella vita dei creatori si alternano momenti di ispirazione e momenti di lavoro.
La sociologia positivista permette di rivelare la ricorrenza di profili di carriera simili in base alle origini sociali e alle scelte politiche dei creatori. La sociologia comprensiva si rivolge agli artisti al fine di cogliere la loro opinione attorno al concetto di carriera: gli artisti evitano di standardizzare la loro attività in tappe di carriera.
La questione delle opere
Fare sociologia delle opere in quanto tali può significare la scelta di analizzare le componenti materiali dell'opera (pratiche pittoriche, colori) in relazione
alle caratteristiche estetiche e proprietà (pensiero scolastico). Il compito della sociologia dovrebbe essere quello di dare prova di sapere e poter insegnare ad adottare agli esperti uno sguardo sociologico sull'oggetto d'arte. La sociologia delle opere pone come problema quello della mancanza di un metodo di descrizione sociologica delle opere, non esiste un metodo empirico efficace. L'opera designa l'insieme delle creazioni di un artista, opere, non opera ed artista sono entità inseparabili, l'opera per essere percepita come tale deve essere svincolata e collegata alla firma dell'autore e deve essere distinta da ogni funzione che non sia quella estetica, deve essere insostituibile (unica e rara). Alla sociologia si deve il contributo alla considerazione della dimensione sociale e le sue dimensioni che consentono l'applicazione della comparazione (alla base delle scienze sociali). I primi tentativi di costruzione di una sociologia delle opere si.Riconducono alla valutazione e interpretazione delle opere d'arte. Passeron assegna alla sociologia dell'arte il compito di identificare e spiegare i processi sociali e i tratti culturali che fanno il valore artistico delle opere. Il fare può essere ciò che costituisce il valore artistico (ad esempio spiegare la grandezza dell'opera esprimendo la sensibilità dell'epoca in cui è stata creata), o ciò che lo costruisce socialmente (non esiste un vero e proprio valore estetico, si dà importanza alle opere minori) oppure descrivere le operazioni che permettono agli attori di includere o escludere un oggetto dalla categoria dell'arte. L'interpretazione può indicare la spiegazione di un oggetto attraverso fenomeni esterni (rapporti causa ed effetto, biografia ed opera), estrarre elementi (strutture retoriche/architettoniche) e ricavare un modello generale, può indicare anche la ricerca di un significato nascosto.
L'esempio di un'opera più importante nella terza generazione è l'analisi dell'educazione. Non si può interpretare sociologicamente.