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IMMAGINARI, SPAZI, RELIGIONI E MEDIA. (Cap.1)

L'immaginario

Quando parliamo di immaginario ci riferiamo ad un concetto ad oggi ancora poco definito, lo si intende generalmente come un sistema comunicativo che, attraverso una strumentazione metaforica e allegorica e un utilizzo dei linguaggi mediali, da forma alle strutture culturali profonde.

Si tratta di un approccio che, senza escludere le basi di partenza di tipo antropologico e psicanalitico, sposta la questione su un piano decisamente mediale.

Se l'immaginario è sostanzialmente un grande sistema comunicativo, tale comunicazione avviene in maniera indiretta, traslata. Qui occorre una stabilizzazione terminologica:

  • Simbolo: procedimento retorico diretto e non convenzionale.
  • Segno: procedimento retorico all'interno di una relazione convenzionale.
  • Metafora: procedimento di sostituzione-trasferimento, secondo Gino Frezza per metafora si intende "una zona di densità e ricchezza semantica".

all'interno della quale significati diversi si scontrano perdare origine a nuovi".- Allegoria: significato non immediatamente comprensibile, rapporto con l'oggetto indiretto. Carattere cosciente e programmato. Possiamo quindi intendere la metafora come un'immagine traslata direttamente derivante dall'inconscio e più immediatamente percepibile perché rimanda ad un sostrato collettivo, mentre l'allegoria una costruzione a tavolino che presuppone una ri-mediazione intellettuale individuale. La parentela tra immaginario collettivo e inconscio collettivo è piuttosto evidente. Questo abbinamento fa emergere la questione degli archetipi e della loro preesistenza. Antonio Vitolo, definisce un archetipo come un nucleo di "energia psichica presente all'interno di un substrato impersonale (inconscio collettivo) percepibile attraverso rappresentazioni simboliche". L'inconscio collettivo è dunque un patrimonio

ereditario di possibilità rappresentative non individuale ma comune a tutti gli uomini. Jung individua due principali livelli: gli archetipi innati e le loro rappresentazioni. Quello che maggiormente interessa è cosa succede a queste forme primordiali (connaturate nell'uomo/innate) nel momento in cui entrano nella storia o nella preistoria umana (vedi paradigma indiziario pag.6). Per poter comprendere meglio questo quadro è necessario far luce a tutte le implicazioni teoriche. Il concetto di immaginario sociale si può far risalire a un celebre testo del 1962, "Lo spirito del tempo", del sociologo e filosofo francese Morin. La zona di partenza del concetto sociologico nasce nella psicologia e psicoanalitica da un po' tutta la scuola antropologica francese. In questa zona l'operazione di Morin trova naturale porsi all'incrocio delle tendenze dell'antropologia e della storia delle mentalità. Morin appare però debole su alcuni versanti.

è troppo “ipodermico” e ha una concezione poco storia dellacultura di massa. I cultural studies provvederanno a minare il problema del rapporto meccanicistico causa-effetto.È da questo intreccio teorico che deriva la definizione di immaginario come sistema comunicativo. Esso simuove su due livelli: emersivo (verticale) e propagativo (orizzontale). Il primo fa emergere le struttureprofonde, le paure e le aspirazioni collettive. Nel secondo, la propaganda rende le strutture “sociali”,collettive e comuni a tutti i membri della comunità.Il grande storico francese Michel Vovelle sviluppa una sua distinzione tra le coordinate razionali, ragionate emeditate (ideologia) e quelle più inconsce, meno definite (mentalità). Da questo punto di vista l’ideologiasarebbe il nucleo “vero” e originario delle mentalità, ma si potrebbe anche dire il contrario. In questo ultimosenso il compito dell’immaginario sarebbe

quello di dare forma allo scorrere della mentalità. Per poter però arrivare al livello conscio ha bisogno di un ulteriore sistema di mediazione, che è appunto quello dei media.

Secondo un approccio marxista, una élite governa il processo culturale, prepara i contenuti e le forme, la loro propagazione, mentre dall'altra parte una società passiva subisce tali messaggi.

IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Cap. 2)

Le fondamenta: metafore e allegorie di un'identità minacciata.

L'opera presenta tre assi narrativi fondamentali: Quest (azione di commando di Frodo), il ritorno del re (vicenda seguita dal punto di vista di Aragorn), la guerra.

A voler descrivere una prima sequenza funzionale troveremmo innanzitutto anche in Tolkien una fase definibile come situazione iniziale. La seconda fase, quella del danneggiamento/partenza, è molto più evidente. Il vero motivo della partenza è infatti l'Anello.

L'azione di commando non risponde, infatti, agli schemi tradizionali. Nel signore degli anelli il "luogo del Bene" è connotato in maniera anomala, perché ha qualcosa in più, un eccesso: una parte del Male dentro di sé. Il suo rappresentante-eroe deve quindi occuparsi di questa parte eccedente e ri-condurla nel suo luogo di origine. Sta proprio qui l'anomalia, visto che in genere basta espellere il Male, senza bisogno di farsene carico. Con la sezione successiva, quella che potrebbe definirsi delle prove, entriamo nel vivo dell'azione. La cosa forse più importante è che quasi tutti i personaggi sono messi alla prova, a conferma del fatto che la vicenda del Signore degli Anelli non è mai esclusivamente individuale ma collettiva. Nella fase successiva la vicenda si avvia al suo culmine-soluzione, in quella scansione funzionale che Propp descrive come scontro con il nemico e soluzione del danneggiamento. Concludel’opera una sequenza a sipario calato (ritorno a casa e lotta per riconquistare la posizione iniziale).Anche qui si assiste ad una massiccia ridistribuzione funzionale.In sostanza il Signore degli Anelli costruisce una storia nuova basandola su funzioni, sequenze funzionali,della tradizione e non solo.Ricapitolando sono almeno tre le novità. Innanzitutto, sono anomali sia il danneggiamento sia il modo diporvi rimedio. Non si espelle semplicemente il Male, non lo si distrugge nel suo covo, ma lo si riporta alla suaorigine di fuoco infernale, in modo che non possa più uscirne. Si tratta insomma, almeno nelle intenzioni, diuna istanza assoluta, di natura apocalittica.Due particolarità strutturali:- In Tolkien l’attraversamento dello spazio, a differenza di Propp, ha valore in sé come le soste.- L’inseguimento è rappresentato sin dall’inizio, il percorso dell’eroe non è accumulativo (Rugby).Infine, la soluzione delcome la Ricerca dell'Identità. Questa è una struttura comune nei romanzi di formazione e nelle storie di crescita personale. Il protagonista si trova inizialmente in uno stato di incertezza e confusione riguardo alla propria identità e al proprio scopo nella vita. Attraverso una serie di esperienze e incontri significativi, il protagonista si impegna nella ricerca di sé stesso e alla fine trova una chiara comprensione di chi è e del suo scopo nella vita. La terza struttura potrebbe essere definita come la Lotta tra il Bene e il Male. Questa è una struttura comune nei racconti di avventura e nelle storie di combattimento tra il bene e il male. Il protagonista si trova coinvolto in una battaglia epica contro una forza malvagia e deve superare una serie di ostacoli per sconfiggere il male e ripristinare l'equilibrio nel mondo. Questa struttura spesso riflette la lotta tra le forze del bene e del male che esistono nella realtà e può fornire un senso di speranza e ispirazione per i lettori. Queste tre strutture profonde sono solo alcune delle molte possibilità che possono essere presenti nella narrazione. Ogni storia è unica e può combinare diverse strutture o creare nuove strutture completamente originali. La narrazione è un'arte antica e universale che ci permette di esplorare e comprendere il mondo intorno a noi, e le strutture narrative ci aiutano a dare forma e significato alle nostre storie.

Come Frammentazione-Ricomposizione. Si tratta di un continuo, ininterrotto processo di passaggio dalla molteplicità all'unità. In base all'insieme delle dottrine neoplatoniche, fondamentali nella costruzione del cristianesimo delle origini, il procedimento creativo si muove dalla luce dell'Uno (Dio) al molteplice (umanità-reale). È naturale che nell'unità vi sia la perfezione e nella dispersione l'imperfezione. La Compagnia rappresenta proprio questa forma di ricomposizione del molteplice. Il fatto è però che essa è possibile solo nel momento straordinario della guerra e della minaccia apocalittica: nel tempo dell'eccezione. Normalmente le comunità della Terra di Mezzo sono frammentate e in rapporti conflittuali tra loro. Da questo punto di vista il Signore degli Anelli è il poema della separazione. La Compagnia in sé stessa dura assai poco nell'economia dell'opera, mentre

Sono ricorrenti i rapporti a due, tre o quattro. Sembra prevalere un modello identitario che rifiuta da un lato la frammentazione moderna (metropolitano) e dall'altro la ricomposizione universale dell'umanità (ideologia comunista, omologazione delle particolarità). Sembra quindi imporsi un modello comunitario, delle piccole comunità nazionali, rurali, unite tra loro in momenti eccezionali e da principi condivisi e universali. Infine, andrebbe segnalata una terza struttura, concepibile come un movimento di Attraversamento-Stasi/Apertura-chiusura. Il procedere lungo una strada definita attraverso le mille possibilità dell'apertura narrativa verso uno spazio chiuso sembra rispecchiare l'atto dello scrivere, affermando la superiore potenzialità della struttura chiusa (scrittura) nell'ordinare il mondo.

La Compagnia dell'Anello, descrizione.

La Compagnia dell'Anello rappresenta un'ideazione piuttosto originale.

Tolkien lavora sul materiale della tradizione, ricostruisce il modello della Compagnia di tradizione medievale, superando la forma paritaria. Significa che ognuno dei personaggi presenta una connotazione particolare, che è poi il suo compito specifico. Tolkien pone le basi per l'ideazione del gruppo selezionato che salverà il mondo tipico di tutta la tradizione successiva e così importante, ad esempio, nello sviluppo del cinema e dell'immaginario americano. La variegata Compagnia contiene in sé due archetipi eroici: uno arcaico, quello di Aragorn, il predestinato, uno nuovo, Frodo, l'eroe cattolico che porta la croce. Intorno ad essi una sorta di cosmopolita e "surreale" Tavola Rotonda, composta da Hobbit, Elfi, Nani e Umani. Ognuna di queste razze presenta una sua connotazione mediale. Gli Hobbit sono la creazione originale per eccellenza di Tolkien. Quel che più conta è che gli Hobbit sono legati alla terra, alla Contea, e

Come tali rappresentano metaforicamente la solidità della scrittura. Una delle metafore ricorrenti della scrittura (medievale) è appunto quella dell'aratro sulla terra, come l'inchiostro sulla pergamena.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
6 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher omrar di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione, studio dell'immaginario e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Ilardi Emiliano.