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LAVORO GIORNALISTICO E PUBBLICHE RELAZIONI

Addetti stampa e addetti alle relazioni con il pubblico.

Gli addetti stampa svolgono un lavoro prettamente giornalistico e di cura delle media relations; da norma, devono possedere un riconoscimento professionale, l'iscrizione all'albo dei giornalisti o dei pubblicisti e non devono ricoprire, per il periodo in cui operano all'interno di un ente pubblico, ruoli giornalistici presso redazioni esterne o nel sistema dei media, per un evidente conflitto di interessi.

Egli ha spesso a che fare con "non notizie", perché gran parte delle informazioni che l'amministrazione chiede di diffondere esternamente e ritiene meritevole di visibilità non è granché spendibile sul mercato della notiziabilità e ha poche chance di superare il livello di copertura locale.

Il lavoro dell'addetto stampa sarà dunque quello di una costante negoziazione tra gli interessi propri dell'ente e le

logiche mediali. Agli addetti stampa, quali fonti, spetta un ruolo di spin doctor, di colui che "ma saggia il messaggio": poiché, conscio del lavoro selettivo delle redazioni giornalistiche e della produzione di contenuti da parte dei cittadini stessi (u G c - User Generated Content), dovrà lavorare sulle logiche di posizionamento delle proprie notizie nel nuovo ecosistema informativo e all'interno dell'agenda setting game. Ma non parliamo esclusivamente di quei contenuti voluti e proposti delle amministrazioni: gli addetti stampa che si muovono in ambienti dig tali incontrano la cittadinanza, composta da singoli utenti, così come da organizzazioni, che producono contenuti e che avranno un qualche interesse o chiederanno esplicitamente di essere considerati dalle amministrazioni; le quali avranno il compito di selezionare, filtrare, ma anche di far accedere e portare dentro. Addetti stampa e addetti URP alternano le relazioni dirette, faccia a faccia,

A quelle mediate, utilizzano le nuove tecnologie informatiche, spesso spartendo gli spazi di rispettiva competenza sui siti istituzionali. È necessario tuttavia non trascurare quelle irrinunciabili specificità degli URP:

  • Svolgono un importante ruolo di raccordo tra amministrazione e cittadinanza mediante le funzioni di sportello, fisico o virtuale che sia. Una funzione di accompagnamento alla fruizione di atti, norme e servizi per l'utente.
  • Tutelano, regolano e curano la dimensione dell'accesso all'ente: dalla prima accoglienza alla "comunicazione anagrafica" dell'ente, finalizzata a chiarire l'identità istituzionale, ma anche il riconoscimento del diritto di accesso agli atti amministrativi.
  • Hanno il compito di trainare la comunicazione interna all'ente, stimolando e coordinando gli atti comunicativi diffusi, conciliando processi interni ed esterni di comunicazione.
ni­l­n­o­s­ m­n­e­- svolgono (o dovrebbero svolgere) attività di ascolto dell'utenza, sia mediante le relazioni di frontoffice, sia attraverso azioni specifiche di ascolto attivo e di monitoraggio (citizen satisfaction); - hanno il compito di promuovere una cultura della pianificazione delle attività comunicative dell'ente; - assicurano, mediante la multicanalità, il raggiungimento di tutti i pubblici, cercando di superare il digitai divide entro la popolazione, mantenendo ampi spazi di relazionalità diretta e in compresenza. Infatti, una funzione che questi uffici si trovano sempre più a vestire, e che a nostro avviso meriterebbe una particolare attenzione e una specifica esplorazione, è la cura delle relazioni con un'utenza "r siduale" rispetto a quella che opta per altre modalità di relazione e di fruizione dei servizi. Un'utenza spesso "fragile"

composta da anziani, immigrati, diversamente abili, dalle cosiddette "fasce deboli" e dalle nuove povertà che, prima ancora di una soddisfazione razionale di un bisogno specifico, cercano ascolto, accoglienza, orientamento.

3.4 Si fa presto a dire comunicazione

Paradigma che adottiamo quando parliamo dei vantaggi della comunicazione e del suo impiego in ambito pubblico. 3 principali visioni della relazione comunicativa:

  1. paradigma propagandistico o del convincimento: il ritorno della democrazia dopo la dittatura fascista non ha portato con sé un immediato uso virtuoso della comunicazione e dell'informazione, viste, queste ultime, in continuità con il buio passato. Risorse, sì, funzionali, ma alla promozione di un'immagine positiva, bella ed edificante delle istituzioni e dell'agire pubblico, il loro "profilo migliore". Si celano pertanto gli aspetti "scomodi" e si riduce l'attività comunicativa ad

Un'azione dimaquillage esteriore, di una visibilità, per lo più politica, fine a sé stessa. Una visione riduttiva e semplicistica che tende alla spettacolarizzazione dei contenuti e ad una funzione eminentemente estetica del messaggio comunicato. Volendo datare il periodo in cui questo modello è prevalso, gli autori lo ritengono valido fino ai primi anni Settanta;

2. paradigma trasmissivo o informativo a senso unico: la costruzione dei primi servizi al cittadino, una coscienza più accentuata dei diritti e dei doveri di cittadinanza, insieme ad un ruolo più autonomo dei mass media, inducono le amministrazioni a veicolare verso l'esterno alcune informazioni "utili" allo svolgimento delle attività quotidiane dei cittadini. Si tratta di un paradigma a senso unico, perché l'utente è visto come un soggetto passivo, un ricettore inerte, un "contenitore vuoto" da riempire di nozioni e informazioni "pronte".

all'uso": destinatario di un'azione che si rivolge a lui, senza comprenderlo. Un modello che persiste fino ai primi anni Novanta;

2. paradigma rituale o bidirezionale: a seguito delle trasformazioni che abbiamo già visto in apertura di capitolo, dagli anni Novanta ci si comincia ad ispirare ad un nuovo modo di intendere e gestire la comunicazione: non più trasmissione di informazioni, ma condivisione di contenuti. Un processo, dunque, non un evento, che mette in relazione istituzioni e cittadini, quest'ultimi compartecipi dell'efficacia stessa dell'azione comunicativa o, sarebbe più appropriato dire, del comunicare. Si tratta di un cambiamento epocale che, come vedremo, ha conseguenze importanti sul piano strettamente operativo delle amministrazioni, ma ancor più su quello simbolico e valoriale, nel momento in cui si sottolinea l'essenza dinamica e negoziale del processo comunicativo, la sua natura aperta, anche

All'incertezza e al cambiamento. Dalla informazione come passaggio di dati, trasferimento di "sostanza" tra amministrazioni e cittadini ad una comunicazione basata sullo scambio, sul reciproco ascolto, sulla capacità di costruire insieme significati, con l'obiettivo di includere e mettere insieme, pur lasciando i cittadini liberi di scegliere e di coltivare, in proprio, valori, convinzioni e verità.

Intendiamo la responsabilità come dimensione costitutiva dell'agire comunicativo, che si articola in quattro dimensioni, ossia nella capacità di rispondere:

  1. dei propri intenti e della propria identità di comunicatore;
  2. del contenuto comunicato;
  3. della relazione che si instaura mediante la comunicazione;
  4. delle conseguenze e degli effetti della propria azione comunicativa.

I comunicatori pubblici saranno chiamati a rispondere della capacità di presidiare specifici campi, che Solito articola in quattro dimensioni:

  1. ...
responsabilità verso se stessi, ovvero delle funzioni e degli scopi, della consapevolezza del proprio ruolo e delle aspettative che lo riguardano; 2. responsabilità dei contenuti, della coerenza tra dire e fare, delle modalità e dei linguaggi impiegati; 3. responsabilità verso gli interlocutori, dunque verso la qualità delle relazioni costruite e le finalità che le orientano, dettate dall'inclusione e dalla compartecipazione più che dal convincimento o dal controllo; 4. responsabilità verso le conseguenze e gli effetti della propria azione, il che significa essere consapevoli di ciò che potrà scaturire dal proprio impegno, ma anche della natura incerta e negoziale di gran parte delle azioni intraprese verso l'Altro. È importante sottolineare che la comunicazione pubblica, osservata dalla lente della responsabilità, assume un valore e.

Un fondamento etico, nella «capacità di generare, attivare e fluidificare i sistemi di interazione sociale e le diverse identità individuali e collettive che ne costituiscono i nodi relazionali dinamici». Una responsabilità che, pur appartenendo in maniera particolare ai comunicatori pubblici, non è da essi posseduta in forma esclusiva ed escludente, ma anzi viene condivisa con l'insieme delle soggettività che compongono la realtà istituzionale.

Ogni funzionario, in ogni ufficio, ha infatti in un certo senso un'attività comunicativa quotidiana da compiere: scrive e-mail, intrattiene conversazioni telefoniche, aggiorna spazi di informazione che gli sono propri, in molti enti realizza prodotti quali volantini e manifesti, o gestisce una pagina social tematica sui servizi erogati dalla propria area.

3.5 Dai ruoli alle competenze

Il collegamento al ruolo del funzionario pubblico previsto da Weber è diretto: un elemento

dicontinuità e fonte di rassicurazione per la burocrazia. Tramite la socializzazione professionale, l'individuo può interiorizzare le aspettative di ruolo e rendere il proprio comportamento prevedibile, "regolare". Ma nelle società tardo-moderne i modelli di comportamento - pur alla base anche degli attuali processi di socializzazione - non sembrano sufficienti a spiegare la realtà dei fatti. Goffman, secondo cui il ruolo professionale è uno spazio di "mediazione sociale": di negoziazione, allo stesso modo in cui una rappresentazione teatrale è uno spazio di "creazione": da un lato l'attore adatta se stesso ad un copione già scritto da altri, ma dall'altro lo interpreta arricchendolo con la propria soggettività. Si inizia a parlare di competenza proprio per spiegare le trasformazioni - per qualcuno, la crisi - che avvengono nei tradizionali "ruoli professionali. Alle origini di un

Approccio per competenze

Approccio per competenze visono gli studi e le ricerche condotte a partire dagli anni Sessant Settanta negli Stati Uniti, grazie ai lavori di Richard Boyatzis e altri, dettati da esigenze analoghe a quelle che, a qualche decennio di distanza, si sono diffuse anche in altri paesi.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
45 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisalizza di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione pubblica e istituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Solito Laura.