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FORTUNA

1 CAPITOLO

Che cos’è la letteratura e a cosa serve?

La letteratura non è facilmente de nibile: non è solo un insieme di opere scritte, né

semplicemente un’espressione dell’interiorità dell’autore. Spesso viene associata a

concetti come “gratuità,” “spiritualità,” o “bellezza,” ma queste interpretazioni la rendono

statica e con nata in un’idea di arte “sublime” che non viene interrogata.

La letteratura non è solo un mezzo per diffondere cultura o per dare conforto all’uomo

moderno. Maurice Blanchot distingue chiaramente tra letteratura e cultura, spiegando che

la letteratura non ha lo scopo di creare opere rassicuranti o rappresentare valori universali.

Piuttosto, è un’attività aperta, complessa, che resiste alla sempli cazione. Un esempio è

Kafka, che non scrive per contribuire alla cultura o per ribellarsi a essa, ma per esprimere

qualcosa che sfugge alle regole e alle convenzioni.

La cultura, invece, tende ad assimilare la letteratura, cercando di renderla utile per il

progresso o per l’idea di grandezza dell’umanità. Nabokov critica questo atteggiamento

de nendolo “ listeismo”, cioè la tendenza a banalizzare i concetti letterari riducendoli a

parole generiche come bellezza, amore, verità. Secondo lui, chi usa questi concetti in

modo super ciale cerca solo approvazione sociale.

La vera letteratura, però, non è fatta per rassicurare o sempli care, ma per mettere in

discussione, creare tensioni e interrogativi. Non offre certezze, ma s da continuamente il

lettore a rivedere ciò che crede di sapere.

Letteratura e loso a: una lotta per la verità

Il rapporto tra letteratura e loso a è centrale. Entrambe si interrogano sulla verità, ma lo

fanno in modi diversi:

• La loso a tende alla rappresentazione razionale e universale, cercando di stabilire

concetti chiari e oggettivi.

• La letteratura, invece, si concentra sul particolare, sul movimento e sulla complessità

dell’esperienza umana.

Secondo Elias Canetti, i loso rischiano di ridurre la realtà a schemi astratti e freddi,

svuotandola della sua vitalità. Usando una metafora, li paragona a barbari che spogliano

un palazzo della sua ricchezza, lasciando solo stanze vuote. La letteratura, al contrario, è

legata al “sapore” della vita, a quella sottigliezza e varietà che il sapere loso co e

scienti co spesso non riesce a cogliere.

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La loso a, concentrandosi sull’universale, tende a perdere di vista le singolarità e le

differenze che caratterizzano la realtà. Questo porta a una sorta di “cecità loso ca,” dove

tutto diventa omogeneo e uniforme. Al contrario, la letteratura è il luogo per eccellenza

della molteplicità, dell’espressione delle diverse esperienze umane.

Hegel critica la letteratura perché, secondo lui, si limita a descrivere la vita senza riuscire a

comprenderla no in fondo. Anche se racconta la realtà e il suo continuo cambiamento,

rimane comunque esterna a essa, senza coglierne la vera essenza o necessità.

Heidegger, invece, ribalta la questione e critica la loso a per il modo in cui tratta il

linguaggio. Secondo lui, la loso a e la scienza cercano di analizzare il linguaggio

dall’esterno, creando un metalinguaggio, cioè un sistema per studiarlo in modo oggettivo.

Ma per Heidegger questo approccio è limitato: più che studiare il linguaggio, bisogna farne

un’esperienza autentica, vivere le parole e il loro signi cato nel profondo, senza ridurle a

semplici oggetti di analisi.

La nzione letteraria: verità oltre l’inganno

Uno dei temi più importanti è il ruolo della nzione. A differenza dell’inganno, la nzione

letteraria non distorce la realtà ma la illumina, rivelandone aspetti nascosti. La letteratura

non propone verità assolute, ma testimonia la complessità del reale.

In questo senso, la nzione è uno dei nomi della verità: permette di vedere ciò che è

altrimenti invisibile e di esplorare l’esperienza umana in tutta la sua profondità. Heidegger

distingue tra una conoscenza super ciale, basata sulla rappresentazione, e una

“esperienza del linguaggio,” che si apre al mondo e alla sua complessità.

La tensione tra parola e potere

Ogni parola porta con sé un rapporto con il potere. La letteratura, però, s da questo

rapporto, proponendosi come una rivoluzione permanente del linguaggio. Non si limita a

usare le parole per descrivere o rappresentare, ma le trasforma, creando nuovi signi cati e

rompendo le convenzioni.

Canetti de nisce questa operazione come una “truffa salutare” che permette di concepire

la lingua al di fuori del potere. La letteratura diventa così uno spazio di libertà, dove il

soggetto può esprimere la propria individualità e resistere alle imposizioni della società.

Barthes distingue tra enunciato (ciò che viene detto, privo della presenza attiva del

soggetto) ed enunciazione (il processo vivo del dire, che porta con sé la presenza e

l’energia del soggetto). La letteratura, a differenza della scienza, non è un enunciato

neutro, ma un’enunciazione drammatica, una tensione costante tra linguaggio e realtà.

Letteratura e scienza: due modi diversi di usare il linguaggio

La letteratura e la scienza usano il linguaggio in modi opposti:

• La scienza ha bisogno del linguaggio come strumento per comunicare nozioni e teorie. È

guidata dalla voce e si insegna attraverso l’enunciazione chiara e oggettiva.

• La letteratura, invece, è un’esperienza legata alla scrittura, alla manualità, alla sicità del

linguaggio. Non è un semplice mezzo di trasmissione del sapere, ma un modo di

trasformarlo e di metterlo in discussione.

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Le due discipline non hanno dunque lo stesso corpo, né lo stesso desiderio. La scienza

mira alla conoscenza oggettiva, la letteratura all’esplorazione del linguaggio e delle sue

possibilità.

Conclusione: la letteratura come esperienza

La letteratura non si riduce a una serie di testi o a un oggetto di studio, ma è

un’esperienza che coinvolge il lettore in modo profondo. Attraverso la parola, la letteratura

apre nuovi orizzonti di comprensione, non solo sul mondo ma anche su sé stessi. È un

incontro con la realtà nella sua complessità, che richiede attenzione, tempo e disponibilità

a lasciarsi trasformare.

Non è un’arte “facile” o “utile,” ma una s da continua: un luogo dove il linguaggio stesso

viene messo in discussione e rinnovato, per restituire al soggetto la sua capacità di

interrogarsi e di comprendere il mondo in modi sempre nuovi. La letteratura non è mai

de nitiva, non dice che sa qualcosa, ma che sa di qualcosa, che conosce gli uomini e la

loro esperienza.

Essa è rivoluzionaria perché dimostra che nessun linguaggio è innocente: nel gioco della

parola e del signi cato, la letteratura diventa un atto di libertà, un’esperienza che mette in

discussione ogni certezza, per restituire alla realtà il suo bagliore e alla vita il suo

dinamismo.

2 CAPITOLO

Jacques Derrida e la Passione per la Letteratura

Nel luglio 1995, all’Università Cattolica di Lovanio, si svolse un convegno internazionale

intitolato Passions de la littérature. Avec Jacques Derrida. Il tema centrale era la

letteratura, il suo ruolo, il suo rapporto con la loso a e la passione che Derrida stesso

provava per essa. Per il losofo francese, la letteratura non era solo oggetto di studio, ma

una vera passione, un desiderio intenso che, tuttavia, non riuscì mai a soddisfare

completamente.

Derrida e la letteratura: tra instabilità e potenza creativa

Jacques Derrida ha sempre dichiarato che il suo interesse per la letteratura era persino

più grande di quello per la loso a. Nel 1957, propose una tesi mai completata, L’idéalité

de l’objet littéraire, in cui, sotto l’in uenza della fenomenologia di Husserl, voleva

sviluppare una teoria della letteratura come “oggetto ideale”. Tuttavia, la sua domanda

principale rimase aperta: “Che cos’è la letteratura?”

Derrida affronta questa domanda non per cercare una de nizione stabile, ma per mostrare

come la letteratura superi continuamente i limiti della loso a, mettendo in crisi concetti

fondamentali come signi cato, identità, memoria e verità.

1. L’instabilità della letteratura

Derrida sottolinea che la letteratura non ha un’essenza ssa. Non è mai qualcosa di

“dato”, ma è una funzione mutevole, dipendente dal contesto culturale, sociale e storico in

cui si trova. Un testo può essere considerato letterario in una situazione e non letterario in

un’altra, perché la “letterarietà” non è una qualità intrinseca, ma un effetto del modo in cui

un testo viene letto e interpretato.

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Questa instabilità, però, non è un difetto: al contrario, è la sua forza più grande. La

letteratura non è mai chiusa in un signi cato de nitivo, ma è sempre aperta a nuove

possibilità di senso.

2. Scrittura, memoria e narrazione: il paradosso della letteratura

Derrida confessava di non saper raccontare una storia, e questa “triste infermità” lo

portava a interrogarsi sul rapporto tra memoria e narrazione. Se la memoria è essenziale

per raccontare storie, è anche instabile e frammentaria, sempre soggetta al passaggio da

una lingua all’altra, da un codice all’altro.

Questa instabilità si ri ette anche nell’uso del pronome io nei testi autobiogra ci. Scrivere

di sé signi ca sempre parlare di un io che non è mai del tutto de nibile:

• “Parlo di me senza parlare di me.”

• “Non saprete mai se parlo di questo me, di un altro me o del me in generale.”

La letteratura è dunque un paradosso: mentre sembra offrire un accesso diretto

all’esperienza, mantiene sempre un segreto, un punto di indecidibilità che sfugge a ogni

tentativo di ssazione.

3. Letteratura, democrazia e il diritto di dire tutto

Derrida distingue la letteratura dalla poesia e dalle belles lettres, de nendola

un’invenzione moderna legata alla democrazia. Il tratto distintivo della letteratura è che

garantisce il diritto di dire tutto

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
43 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vince3867 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Petrosino Silvano.