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Partecipazione, flessibilità, welfare aziendale, organizzazione del lavoro
Negli ultimi anni a causa della ristrutturazione del settore e dell'aumento della frammentazione del ciclo produttivo si è affermata la necessità di estendere il più possibile le garanzie offerte dalla contrattazione collettiva di primo e secondo livello alle imprese fornitrici e subfornitrici, a conferma di una sostanziale difficoltà della rappresentanza sindacale a operare nelle imprese di minori dimensioni e più deboli nella catena del valore.
L'obiettivo è evitare una concentrazione delle attività produttive nella parte alta della catena del valore. La crisi che ha avuto inizio nel 2008 ha rafforzato all'interno della contrattazione il richiamo ad accordi condivisi soprattutto sul piano della flessibilità degli orari. La moderazione salariale rispetto agli aumenti contrattuali conseguiti conferma, da un lato, la difficoltà da
livello, evidenziando i risultati ottenuti dai sindacati nei grandi gruppi e le sfide presenti nella filiera moda. Infine, nella sesta sezione, si analizza l'importanza del costo del lavoro come elemento di competizione nella struttura produttiva del settore moda.livello (aziendale e territoriale). Infine, nell'ultima sezione si analizza come la contrattazione collettiva stia intervenendo sul tema dell'organizzazione di lavoro e della tutela delle condizioni di lavoro. In quest'ultima sezione la riflessione si sofferma anche sul tema dei diritti dei lavoratori. La contrattazione collettiva definisce delle linee guida, e lascia in molti casi ampi margini di flessibilità alla contrattazione territoriale o a quella aziendale. Neppure la presenza del sindacato costituisce un fattore di garanzia circa l'applicabilità delle norme contrattuali.
2. L'evoluzione recente delle relazioni industriali nel settore moda in Italia. Negli ultimi due decenni le relazioni industriali nel settore moda in Italia hanno seguito sostanzialmente quanto predefinito dagli accordi del 1992-1993 sul modello contrattuale e sul costo del lavoro, ovvero l'adozione di un doppio livello contrattuale (nazionale e territoriale):
Il primo permette di adattare i salari all'andamento del costo della vita sulla base dell'inflazione programmata (salari minimi per le diverse posizioni lavorative).
Il secondo è basato sull'introduzione di premi di risultato e aumenti salariali attraverso la contrattazione integrativa su base aziendale e/o territoriale. La contrattazione di secondo livello va ad integrare quella nazionale.
Fino ai primi anni 90 il settore moda si caratterizzava per una certa conflittualità tra sindacati e organizzazioni datoriali, che ha portato spesso alla delocalizzazione delle imprese in zone meno sindacalizzate.
La contrattazione, sia territoriale sia aziendale, è rimasta assai circoscritta considerato che la prima è attualmente presente solo in 6 regioni e che la seconda copre il 20% delle impese del settore.
La contrattazione collettiva nazionale interviene solo marginalmente nella disciplina specifica dell'organizzazione del lavoro che caso mai è.
rimandata alla contrattazione aziendale. Negli ultimi anni la contrattazione collettiva del settore moda è risultata più attenta a tematiche riguardanti la subfornitura e i contoterzisti. Si cerca di evitare le catene di subfornitori, poiché spesso queste avvengono in modo irregolare, ma la contrattazione collettiva cerca di offrire delle garanzie anche nei confronti dei terzisti…
Negli ultimi anni le principali tendenze che si sono andate affermando nelle relazioni industriali del settore moda, come in altri comparti, sono tre:
- una maggiore condivisione delle parti sociali in tema di sviluppo e sostegno del settore
- Il riconoscimento del ruolo e delle funzioni degli enti bilaterali
- La condivisione dell’importanza della contrattazione di secondo livello
2.1 la contrattazione collettiva nel settore moda artigiano. La diffusione del CCNL nel settore artigiano in Italia è avvenuta tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni ‘90.
La richiesta di CCNL nazionali per le imprese artigiane risponde alla necessità sindacale di garantire i lavoratori impiegati presso le piccole aziende e alla necessità aziendale di applicare contratti meno onerosi rispetto a quelli validi per il settore industriale. Gli accordi interconfederali degli anni 80 hanno ad oggetto anche la diffusione di enti bilaterali a livello territoriale soprattutto per una rappresentazione sindacale su base territoriale e per questioni che attengono al mercato del lavoro. In sintesi, aumentano le materie concorrenti, fatta eccezione per quelle riservate esclusivamente al CCNL e gli incrementi retributivi riconosciuti su base regionale. Per certi versi la contrattazione da integrativa, su alcuni temi, è divenuta tendenzialmente autonoma.
Si può affermare come negli ultimi anni le relazioni industriali nel settore moda dell'artigianato si sono concentrate sul livello territoriale e in particolare quello regionale, attraverso lo spazio
Riconosciuto all'entebilaterale, alla contrattazione regionale e agli Osservatori, nonostante la scarsa attività di quest'ultimi.
Enti bilaterali: sono degli enti privati che nascono in sede di contrattazione collettiva per mano delle parti lo stipulano il Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori, vale a dire sindacati e associazioni datoriali che rappresentano rispettivamente i lavoratori e i datori di lavoro.
2.2 la contrattazione collettiva nel settore moda industriale.
SMI: Sistema Moda Italia è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e moda del mondo occidentale.
Nell'ultima piattaforma unitaria per il rinnovo contrattuale del CCNL SMI scaduto nel 2016 le organizzazioni sindacali di categoria, riconoscendo lo spostamento delle produzioni verso i prodotti a maggior valore aggiunto e la necessità di rispondere all'imprevedibilità del mercato, hanno sottolineato che questi
Nella contrattazione di secondo livello, oltre alle classiche materie riferite agli orari e ai premi di risultato, hanno trovato spazio alcune tematiche specifiche: monitoraggio dei lavoratori anziani e interventi (non meglio precisati) a loro favore; sostegno a forme di turnover occupazionale; stabilizzazione del lavoro a termine; possibilità di attivare forme di smart-working; mense aziendali.
3. La contrattazione collettiva nel settore moda in Italia e la regolamentazione della condizione lavoro
I contratti collettivi nazionali di lavoro che in Italia coprono il settore tessile-abbigliamento calzature sono 7 e riguardano una platea di circa 125 mila imprese e 850 mila lavoratori. Il CCNL più importante per il numero di imprese coinvolte e lavoratori è quello SMI che fa riferimento alle imprese che aderiscono a Confindustria (metà dei dipendenti totali del settore e 40% delle imprese). Il secondo è quello delle imprese artigiane che riguarda il 16% delle
imprese e quasi il 20% dei lavoratori. Gli altri CCNL coprono i lavoratori delle calzature, delle pelli e del cuoio, delle imprese tessili varie e le imprese del comparto occhialeria.
3.1 i rapporti di lavoro e l'inquadramento professionale. La deregolamentazione dei rapporti di lavoro determinata dalle riforme che si sono susseguite a partire dalla fine degli anni 90, ha progressivamente aumentato il peso dell'occupazione non standard anche in quei settori, come quello industriale. Il settore moda conserva ancora una elevata quota di personale assunto a tempo indeterminato. Le assunzioni a tempo determinato si sono diffuse negli ultimi anni.
Il contratto a tempo indeterminato risulta ancora prevalente in tutte le aziende, in quelle di dimensioni inferiori i contratti a termine sono maggiormente diffusi. Il ricorso a contratti a tempo determinato o a contratti part-time a tempo indeterminato rappresenta il contesto ideale per forme di lavoro grigio.
Negli ultimi anni è
Divenuta più frequente la richiesta sindacale di rivedere l'inquadramento per aggiornarlo al fine di riconoscere tutte le conoscenze e capacità dei lavoratori. Secondo il sindacato, i CCNL fanno ancora riferimento ad un'organizzazione del lavoro e produttiva tradizionale, tipica di trent'anni fa, ovvero un modello di organizzazione verticale, mente nel corso degli ultimi anni si sta assistendo ad uno sviluppo orizzontale delle professionalità. La nuova architettura dell'inquadramento prevede delle specifiche indennità economiche aggiuntive, ma non si è ancora giunti a definire le modalità di distribuzione.
Un ultimo aspetto da considerare riguarda la concentrazione degli operai al terzo livello, un dato abbastanza generalizzato e trasversale a tutti i comparti del settore TAC (tessile, abbigliamento, calzaturiero). Per quanto la componente qualificata dell'occupazione stia aumentando, la forza lavoro rimane largamente
inquadrata subassi livelli contrattuali.3.2 la gestione degli orari di altro e la flessibilità contrattuale. Negli ultimi anni il tema della flessibilità degli orari di lavoro è divenuto per molte imprese, soprattutto per quelle medio-grandi, un fattore di importanza