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Teoria critica vs Ricerca amministrativa

La distinzione tra ricerca accademica e ricerca amministrativa è stata al centro di una riflessione essenziale per la storia delle teorie delle comunicazioni di massa a partire dal 1941. La ricerca amministrativa è di stampo statunitense e la teoria critica è di stampo europeo, la contrapposizione di questi due filoni di pensiero si trova in base agli approcci, noi te siamo conto di entrambe.

Teoria critica:

  • Mira alla manipolazione degli individui
  • Esamina i media all'interno di contesti storici, sociali, politici, economici e culturali
  • Si pone come obiettivo quello di servire il bene pubblico generale
  • Vuole capire come funziona il messaggio mediatico

Ricerca amministrativa:

  • Mira alla persuasione e influenza sugli individui
  • Tiene poco conto del contesto, vuole trovare una soluzione pratica ad un problema
  • Si pone come obiettivo quello di servire il bene pubblico generale
  • Vuole capire come funziona il messaggio mediatico

In sintesi, la critica principale all'approccio amministrativo è di concentrarsi

unicamente sulla relazione tra il medium e il suo pubblico, portando avanti una posizione mediacentrica e fondata sull'individuo, che non tiene conto delle variabili sociali e culturali delle audience e di come queste modellino le opinioni (Newbold, 1995). Occorre rileggere la distinzione di Lazarsfeld tra "amministrativa" e "critica" superando la prospettiva di opposizione tra ricerca quantitativa e qualitativa (Barker et al., 2015). "Se si studiano gli effetti della comunicazione, per quanto elaborati siano i metodi impiegati, si sarà in grado di studiare soltanto gli effetti dei materiali, radiofonici o stampati, attualmente diffusi. La ricerca critica sarà interessata soprattutto a quel materiale che invece non trova mai accesso ai canali di comunicazione di massa: quali idee e quali forme espressive sono eliminate prima di raggiungere il grande pubblico, o perché non sembrano abbastanza interessanti per l'audience più ampia."vasta oppure perché non garantiscono una resa sufficiente rispetto al capitale investito o perché le tradizionali forme di presentazione non sono adeguate" (Lazarsfeld, 1941, p. 14). La vera contrapposizione nasce dalla centralità all'interno della teoria critica del concetto di "totalità" in contrapposizione a quello della "frammentazione" della ricerca amministrativa. – Più i ricercatori si affannano a rilevare dati empirici da accumulare, più i teorici critici sostengono che non è possibile cogliere la complessità dei fenomeni rinunciando alla categoria della "totalità". – Ogni singolo fenomeno preso in esame, infatti, è posto in relazione con molteplici altri. Rinunciare a ricostruire la trama delle relazioni significa rinunciare, secondo i teorici critici, a una buona ricerca scientifica. TEORIA CRITICA Nota anche come Istituto per la ricerca sociale o Scuola di

Francoforte essa nacque nel 1923 in Germania. Per i teorici critici i media mirano alla manipolazione degli individui, infatti sostengono non abbia senso studiarli poiché sono manipolati inconsciamente. La principale critica dei teorici di questa teoria è l'aver dato troppo spazio al capitalismo americano di diffondersi in così poco tempo con una influenza così grossa. La teoria critica si basa sostanzialmente su due concetti chiave: INDUSTRIA CULTURALE e GENERE concetti sviluppati da Horkheimer e Adorno.

INDUSTRIA CULTURALE: fa riferimento al capitalismo americano che gli studiosi si trovano davanti. I prodotti mediatici secondo i teorici critici seguono le stesse logiche del profitto dell'industria materiale. Film, radio, settimanali costituiscono un sistema. Essi si auto definiscono industrie. L'industria culturale si vede svilupparsi nella progressiva scomparsa delle industrie più piccole a favore della crescita delle industrie globali.

Infatti, sono 6 le enormi industrie che controllano tutti i principali canali mondiali televisivi. Questo cambia il nostro modo di percepire i contenuti, sempre più globali e mondiali. La distribuzione è quasi totalmente nord-occidentale.

Cliché: rispondere ai bisogni dei consumatori.

Circolo di manipolazione: spingere all'estremo i bisogni per farli coincidere con quanto offerto -> "fabbrica del consenso"

Obiettivo: EASY LISTENING

Fruizione mediale: non deve generare nessuno sforzo e nessuna occasione di riflessione.

Uso di stereotipi: stabilizzazione di elementi utili per la riconoscibilità del genere di prodotto mediale.

La stabilizzazione (continuo ripetersi) va a formare dei GENERI

GENERE:

La diffusione del genere lo vediamo bene nell'isteria a dove sono illustrati i principali eventi storici e il corrispondente genere cinematografico più diffuso. Così anche con la musica, vediamo ad esempio la diffusione nel tempo.

del jazz: col tempo diventa sempre più unconsumo i nicchia.Il genere è la forma di streotipizzazione della produzione e dei meccanismi di produzione. Si tratta di un faro su ciò che vogliamo consumare: oggi ci orienta sul tipo di contenuto che vogliamo consumare.Per i teorici critici era visto in modo molto negativo poiché visto come uno strumento di controllo sul consumatore: lavedevano come un incasellamento dei media.«La classificazione degli spettacoli è andata tanto lontano, che lo spettatore si accosta a ognuno di essi con un modellostabilito di aspettative prima di trovarsi di fronte allo spettacolo stesso».«Si può sempre capire subito, in un film, come andrà a finire, chi sarà ricompensato, punito o dimenticato; per nonparlare della musica leggera, dove l'orecchio preparato può, fin dalle prime battute del motivo, indovinare lacontinuazione e sentirsi felice quando arriva» (Horkheimer, Adorno,

(1947) MANIPOLAZIONE DEL PUBBLICO

Ciò che i teorici critici volevano dimostrare era la manipolazione dei pubblici attraverso una comunicazione multistratificata. Secondo questo approccio gli effetti dei media si manifestano a diversi livelli: piano manifesto e piano latente.

L'intrattenimento fine a se stesso nel corso degli anni cresce sempre di più e le imprese mediatiche tendono quindi a trasmettere con più frequenza canali di amusement. Si notò che più le persone assistevano a trasmissioni di intrattenimento, provocando in loro stessi felicità e spensieratezza, erano più propensi a continuare a seguire la trasmissione. Qualora si innescavano meccanismi che portavano il telespettatore a provare emozioni diverse, come tristezza o cupezza, tendeva ad allontanarsi dall'utilizzo del media.

Gli studiosi della teoria critica rifiutano la ricerca empirica poiché secondo loro non ha senso chiedere alle persone direttamente circa i loro

consumi mediali, poiché sono manipolati degli stessi e non sono perciò in grado di dare risposte e opinioni personali. Seguendo questo ragionamento, considerano gli spettatori come pseudo-individui.

Walter Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1936; trad. it., 1966)

  • Vede nelle forme tecnologiche dei media sue contemporanee, fotografia e cinema, uno strumento per l'emancipazione delle masse e per una democratizzazione culturale.
  • Ciò che distingue le opere d'arte è la loro "aura" che non può essere catturata in nessuna riproduzione.
  • Il senso delle immagini e degli oggetti d'arte come unici e permanenti è stato sostituito dal senso della loro transitorietà e riproducibilità.
  • Possibilità di una modificazione dei rapporti tra produzione e consumo culturale in direzione di una democratizzazione poiché rende
obsolete «le divisioni tra i generi, tra scrittore e poeta, tra ricercatore edivulgatore, ma sottopone a revisione persino la separazione tra autore e lettore» (1934; trad. it., 1979, p. 204) ->l’abbondanza comunicativa di internet andrà proprio in questa direzione.

Riproducibilità tecnica: Marylin e la Pop Art (Andy Warhol)

TEORIA CULTUROLOGICA

Il suo massimo autore è Edgar Morin che nel 1962 pubblica “l’esprit di temps”. Mette al centro della sua analisi il sistema culturale e individua nella cultura di massa (e non più nell’industria culturale) il suo oggetto di studio.

“La cultura di massa trae origine, nella fase dei consumi, dalle società tecniche, industriali, capitalistiche e borghesi, e corrisponde a una vita dove la fame ha cessato di essere un problema, dove il peso delle necessità primarie si attenua, dove emerge l’uomo dei consumi” (Morin, 1962).

La caratteristica fondamentale

della teoria culturologica è studiare la cultura di massa analizzando il rapporto tra il consumatore e l'oggetto di consumo. La caratteristica fondamentale della teoria culturologica è studiare la cultura di massa analizzando il rapporto tra il consumatore e l'oggetto di consumo. L'oggetto di analisi non sono i media né i loro effetti, ma la definizione della nuova forma di cultura della società contemporanea. "Una cultura fornisce dei punti d'appoggio pratici alla vita immaginaria: nutre l'essere metà reale, metà immaginario, che ciascuno elabora all'interno di sé (la sua anima); l'essere metà reale, metà immaginario che ciascuno elabora all'esterno di sé e con cui si ricopre (la sua personalità)" (Morin, 1962). Morin ricostruisce i prodotti culturali e mette in evidenza come questi raccontino la nostra società o ancora meglio come questi partecipano.alla teoria culturologica di Bourdieu e Passeron (1963) è che la considerano una metafisica catastrofica che oscilla tra l'indimostrabile e il neanche falso. Inoltre, Morin non fornisce dati a sostegno della sua analisi, ma ricostruisce uno scenario catastrofico basandosi unicamente sulle sue osservazioni.

La missione dello Spirito del tempo è quella di essere un lavoro che vede la cultura - in stile

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
37 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lietta22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia avanzato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Forgione Nicola.