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Il Continuum

In sociolinguistica: lo spazio di variazione di una lingua non conosce compartimentazioni rigide e ben separate, ma è costituito da una serie senza interruzioni di elementi varianti. Le varietà di una lingua sono in sovrapposizione e si sciolgono impercettibilmente l'una nell'altra, senza che sia possibile stabilire limiti rigorosi, confini certi. Tra una variazione e l'altra non ci sono crepe enormi.

Pluridimensionalità: non è planare, gli assi di variazione si incrociano e si combinano, i parlanti e le loro produzioni linguistiche possono essere collocati su più dimensioni contemporaneamente. Il continuum è multidimensionale, l'atto locutivo avviene in diversi assi di variazione.

Modello aristotelico: pone criteri definitori necessari e sufficienti e confini netti e precisi tra le categorie (assenza/presenza di proprietà dicotomiche). Aristotele pensava in bianco e nero, se adoperi un certo linguaggio sei se.

Non lo adoperi non sei (ma non è così) VS modello che mette in evidenza la continuità dei fenomeni, caratterizzato da categorie continue, costituite da punti focali con una vasta periferia che sfuma senza limiti precisi nelle categorie vicine. I singoli casi vengono ricondotti alle categorie sulla base della minore o maggiore condivisione di proprietà. Senza distinzione, dipende dalla frequenza d'uso delle varietà più usate per creare in questo continuum di addensamenti un tipo di varietà (neo-standard, standard letterario, linguaggi settoriali, ecc.).

L'uso del congiuntivo, ad esempio, (in tanti dicono che sta scomparendo) diventa un indicatore di una situazione controllata o meno. Quindi l'uso del congiuntivo ci indica che la situazione è formale e controllata, se non lo si usa la situazione è informale e meno controllata.

Rousseau: "la lingua perderà in musica e guadagnerà in esattezza".

Se qualcosa si perde nel tempo non muore nessuno e ci sono molti esempi (come i casi del latino). 26/10/2020 Alcuni tratti linguistici del neo-standard: - Nel lessico dell'italiano neo-standard, le due tendenze alla semplificazione e all'espressività operano congiuntamente. Vi si trovano rappresentati: vari regionalismi (in genere non troppo marcati, come cornetti fagiolini); settentrionale per stranierismi in copia (soprattutto anglismi, come wordprocessor, editing); scorporo derivati, termini ottenuti per scorciatura (come da scorporare) e sigle (HTML, WWW); sono poi comuni forme verbali con pronome (il tipo entrarci) e termini un tempo stilisticamente marcati. Neo-standard: non ribalta quello vecchio e crea una cosa nuova, anzi è una sorta di neoclassicismo. Cioè il neoclassicismo è una riproposta del classico stesso adattato alle nuove condizioni (geografiche, economiche, culturali, politiche, sociali, ecc.). Quindi, seguendo questa logica, possiamo direche il neo-standard è la perpetuaproposta dello standard adattato alle esigenze della società odierna. Perpetuaproposta per un perpetuo cambiamento. Un cambio continuo così come cambiano lecondizioni, dipende soprattutto dal numero di parlanti della varietà standard. Ognitempo ha il suo neo-standard, dipendente dalla quantità di persone che si sonoavvicinate allo standard (che è neutro). Per riproporre un neo-standard bisogna che siabbia una certa confidenza con la varietà standard. Lo standard è qualcosa di morto.Cosa porta a questa riproposta? Due sono i fattori che incidono:Espressività: la lingua è soggetta al consumo (gli utenti ricorrono a mezzi meno usati omeno usurati, non condivisi da tutti, soprattutto i letterati, cioè ricorrono a mezzimessi un po' in disparte). Anche la lingua va di moda, come diceva Saussure. Meno siè usato più ha potenza, meno è usurato più

è espressivo. Lo fanno di proposito iletterati, gli scrittori, ma in modo quasi inconscio lo fanno anche tutti gli altri utenti, cioè rimescolare questo calderone portando al centro questi modi meno usati. Cosache non accade nelle dittature, per evitare espressività. La lingua soffre e non offre proposte. Soffre per la censura, i linguisti proponevano un vocabolario con meno parole per poter offrire meno significati. Restrizione dei significati e anche i modi di dire. Acronimi e contrari e non parole indipendenti. Procedono per slogan. Inoltre, se la società è diglottica la proposta è minima, perché viene già vista come un qualcosa di alto e quindi il neo-standard ne soffre. Semplificazione: il neo-standard soffre a causa della censura (si restringono i significati e i modi di dire) e quando una società è diglottica (la varietà alta non è fusa con la lingua e viene imposta) o semi-analfabeta il veicolo standard

viene condiviso da pochi. Anche la grammatica si semplifica, soprattutto per offrire un'altra possibilità, il neo-standard non nega nulla, ripropone un uso del livello medio dell'italiano scritto e parlato, offre una cosa più condivisa e facile da usare (il neo-standard nasce dallo scontro tra parlato e scritto). La semplificazione avviene anche nella varietà parlata. Il parlato deve essere più semplice per essere memorizzato. Varietà parlata che entra in quella scritta e deve essere un po' diversa: il parlato spinge lo standard a semplificarsi ma se non viene associato a qualcosa, le parole possono cadere in disuso. Alcuni tratti per dare esempi: - il superlativo del sostantivo >> ovvero la ripetizione dello stesso sostantivo al fine di determinare ed esaltare il significato della parola, è indubbiamente un procedimento che "risale indietro di qualche secolo" (Sabatini 1985). Inoltre, il fenomeno

è“certamente molto vivo e produttivo nella lingua di oggi”. Es.: vorrei un caffècaffè/questa è una macchina macchina.- la dislocazione a sinistra >> è un fenomeno di segmentazione con tematizzazione (asinistra) del dato noto assunto come tema, e ripresa di esso mediante un pronomenella frase che predica l’informazione nuova, cioè il rema. Es.: non ho mai detto questeparole/queste parole non le ho mai dette. La dislocazione a sinistra porta a temal’elemento dislocato a sinistra (posto cioè all’inizio dell’enunciato) che viene ripreso daun pronome atono.- la frase nominale e lo stile nominale >> è una frase priva di un verbo in funzione dipredicato. Le frasi nominali, molto comuni soprattutto nella scrittura giornalistica,rientrano nel cosiddetto stile nominale, una modalità sintattica che privilegia i nomirispetto ai verbi. Es.: ieri follia al mercato.- i dimostrativi

rafforzati >> nell’italiano dell’uso medio trovano buona accoglienza le forme dei dimostrativi questo e quello rafforzate da qui e . Es.: questo qui proprio non mi piace/quello lì è davvero un mascalzone.

c’è presentativo >> funziona da segnale rematico, serve cioè a spezzare una frase politematica in due blocchi monotematici più semplici. Attraverso la distribuzione dell’informazione su due frasi si evita che una frase contenga troppa informazione nuova, facilitando tanto la codificazione che la decodificazione. Es.: un gatto gioca nel giardino/c’è un gatto che gioca nel giardino. Frutto di un’operazione mnemonica nel parlato. Non accettato dalla crusca, perché un francesismo, anche se si è sempresentito, ovunque e da analfabeti e non.

i pronomi interrogativi checosache cosa >> che cosa viene sempre più sostituito dal settentrionale cosa o dal

meridionale che- le frasi scisse >> forse è l’unica possibilità che ci resta/è il pensiero che conta/sonoio che dovrei ringraziarti. Serve per contestualizzare.- ci attualizzante >> l’uso della particella “ci” con funzione attualizzante, ovvero confunzione di semplice rinforzo semantico e fonico alle forme verbali, è particolarmentediffusa con i verbi che seguono: ci + entrare (ma ora questo che c’entra?); ci + capire(non ci capisco più niente vs non capisco più niente); ci + credere (non ci credo).- il che polivalente con apparente funzione di soggetto o di complemento oggetto >>la valigia che ci ho messo i libri - per - la valigia nella quale ho messo i libri.- i pronomi dimostrativi questo, codesto e quello >> designano un oggetto da trediversi punti di vista rispetto alla vicinanza e alla lontananza.- i pronomi dimostrativi in funzione di neutro >> un tratto importante

Il pronome dimostrativo in funzione di neutro dell'italiano dell'uso medio è questo. Il pronome usato come neutro ha la funzione di richiamare un sintagma, un'espressione, un intero enunciato. Ad esempio:

A: tu non mi ami più
B: questo non l'ho mai detto.

GLI per le, loro >> il pronome personale atono gli, forma pronominale dativale, oggi giorno un uso generalizzato ed è impiegato in modo generalizzato in tutti i suoi valori: a lui, a lei, a loro, tanto per il maschile quanto per il femminile.

Fenomeni di ridondanza pronominale >> a me mi/di questa storia ne/a te ti/a voi vi.

Neo-standard: tratti morfologici >> forme più quotidiane; tratti sintattici >> se la ristruttura diventa espressiva e non neutra, la stessa sintassi richiede forme più accese. Non è solo questione di stile ma anche di sintassi. Espressività: tutto diventa un superlativo (ad esempio quando il sostantivo si raddoppia) + dislocazione delle

parole(non ho mai detto questa parola – questa parola non l'ho mai detta) + frase nominalee stile nominale + dimostrativi rafforzati (frutto della comunicazione dialogata) + c'èpresentativo che ci aiuta a formare la frase scissa e viene dal parlato (permemorizzare meglio), è un derivato del francese ma in qualsiasi caso si va a toccare lastoria della lingua: divisione in due monoblocchi più semplici + pronomi interrogativiche cosa, che , cosa + frasi scisse (fanno parte del passaggio da informazione acomunicazione >> pausa di trascrizione) + ci attualizzante per non perdere il "luogo"di comunicazione + pronomi dimostrativi o i dimostrativi rafforzati: sono tutti mezziche servono potenzialmente ad esprimerci, il linguaggio che uso per comunicare conme stesso e con gli altri. Tutti questi tratti del linguaggio fanno parte del repertoriodell'italiano. Gli per le/loro + fenomeni di ridondanza pronominale (a me mi che è

Un fenomeno ridondante che non serve alla scrittura mentre è possibile per il parlato). Neo-standard è un continuum, non si p
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Publisher
A.A. 2020-2021
31 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marygiovy_1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociolinguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Shkreli Enkelejda.