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DIFFERENZE DI AFFERMAZIONE
Il modello, però, 1) non si afferma uniformemente in tutti i settori produttivi e 2) non si diffonde con la stessa intensità e con gli stessi tempi in tutti i paesi industrializzati. 1) Quanto al primo aspetto, ci sono fattori di natura tecnologica che non consentono di introdurre in tutti i settori produttivi il modello della grande impresa. L'impiego delle tecnologie necessarie è infatti molto costoso e richiede investimenti in macchinari vincolati alla produzione di determinati prodotti. Solo se le possibilità di smercio di tali beni sono stabili e consistenti si aprono opportunità di profitto adeguate a incoraggiare gli elevati investimenti di capitale. Ma ci sono diversi tipi di produzioni in cui ciò non è possibile. Anzitutto esiste una domanda di beni non standardizzati e di beni di elevata qualità che non può essere soddisfatta dal modello fordista. D'altra parte, ci sono dei prodotti nonnecessariamente di elevata qualità, per i quali vi è invece una notevole variabilità, dovuta ai gusti o alla moda. Così, per esempio, nel tessile, nell'abbigliamento, nel mobilio e in altri settori c'è il mercato e frammentato in variabile, il ruolo di imprese più piccole, a gestione tradizionale, resta importante. Un'ulteriore variante legata alla presenza di imprese minori, che vengono utilizzate da quelle grandi per coprire una fascia di domanda più instabile, dovuta a variazioni cicliche. Si sviluppa così una forma di "decentramento di capacità" attraverso rapporti di subfornitura, e i beni prodotti vengono commercializzati dalle grandi aziende. 2) Per quanto riguarda il secondo aspetto, i tempi di diffusione del fordismo e il suo radicamento nei diversi contesti nazionali variano sensibilmente. Queste differenze chiamano in causa fattori di natura istituzionale: la dimensione del mercato per i beni.La produzione di massa è influenzata dalla massa degli stati e dal grado di chiusura dell'economia nazionale, che dipende dalle scelte di politica economica. D'altra parte, lo stesso mercato nazionale può essere più o meno favorevole alla produzione di massa, per motivi che hanno a che fare con la differenziazione dei gusti e degli stili di vita.
Non è un caso che il fordismo sia nato in America e si sia radicato più rapidamente in quel contesto:
- grande mercato nazionale
- popolazione in crescita, molto più incline al consumo di beni standardizzati.
Inoltre, a differenza del contesto europeo, il grande sviluppo economico si accompagnava a una forte carenza di manodopera specializzata. Ciò rendeva le imprese particolarmente favorevoli all'introduzione di metodi di produzione come quelli fordisti-tayloristi, che consentivano il rapido impiego di manodopera immigrata a bassa qualificazione, con sensibili risparmi.
Per l'assenza o carenza di
al ruolo dello stato diventano strettamente interconnesse, con l'obiettivo di garantire una produzione efficiente e una distribuzione equa dei beni. Nel contesto europeo, tuttavia, il fordismo si sviluppa in modo più limitato e tardivo rispetto ad altre parti del mondo. Ciò è dovuto alla persistenza di forme di produzione legate a imprese di piccole dimensioni, che caratterizzano ancora molte economie europee. Questo fa sì che i tratti tipici del fordismo, come la catena di montaggio e la produzione di massa, siano meno diffusi e che le relazioni industriali siano meno istituzionalizzate. Nonostante ciò, anche in Europa si possono individuare elementi simili dei paesi fordisti. Ad esempio, la contrattazione collettiva si estende anche qui, seppur in misura minore rispetto ad altre realtà. Inoltre, lo stato interviene per regolare la domanda e garantire una certa stabilità economica. In conclusione, il fordismo si presenta in Europa in forme più limitate e tardive, a causa della persistenza di imprese di piccole dimensioni. Tuttavia, anche qui si possono osservare elementi simili dei paesi fordisti, come la contrattazione collettiva e l'intervento dello stato nella regolazione della domanda.l'intervento pubblico stabilizza il mercato, creando le condizioni favorevoli per il pieno sviluppo della produzione di massa. Il Fordismo a livello micro e lo stato sociale keynesiano a livello macro sono dunque strettamente legati. TENSIONI DEL MODELLO FORDISTA Tenendo conto di tali integrazioni si possono meglio cogliere le tensioni e le trasformazioni del modello fordista a partire dagli anni '70. Per quel che riguarda il primo aspetto i fattori di crisi furono: - La saturazione del mercato dei beni di massa che riduce lo stimolo alla crescita del fordismo; - L'accresciuta concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione, con più basso costo del lavoro nelle produzioni più semplici e di minore qualità, aumentando la concorrenza; - L'impennata dei prezzi del petrolio che determina, a sua volta, un rapido cambiamento di quelle condizioni di bassi costi degli input che avevano anch'essi favorito la "grande crescita"; - Il venir meno delregime di cambi fissi e la maggiore instabilità che ne consegue sul mercato internazionale non aiutano la riproduzione del vecchio modello formativo. Tutti questi fattori mettono a dura prova il modello fordista nei paesi più industrializzati, concorrono a far venir meno quelle condizioni di stabilità nel controllo del lavoro e nel mercato dei beni che sono necessarie per gli elevati investimenti specializzati richiesti dal modello produttivo. Tuttavia, le tendenze di crisi si manifestano in modo più o meno dirompente a seconda delle capacità del contesto istituzionale di frenare il conflitto industriale e di mantenere una politica di regolazione della domanda tale da garantire condizioni di maggiore stabilità. -> anche in questi contesti le tendenze di trasformazione del fordismo non sono state frenate. Questo processo è infatti legato ad alcuni cambiamenti strutturali che condizionano le strategie delle imprese a livello micro.La saturazione dei mercati per i beni di massa nei paesi più ricchi è un dato di fondo con il quale le aziende si sono dovute comunque misurare.
Sempre di più in questi paesi tende a crescere una domanda diversificata di beni di maggiore qualità. Il fenomeno è alimentato dall'aumento dei redditi, ma soprattutto dal formarsi di nuovi gruppi sociali istruiti che sviluppano nuovi stili di vita e modelli di consumo.
Un secondo elemento favorisce il tentativo di spostarsi verso una produzione più diversificata e di qualità. Si tratta dell'introduzione di nuove tecnologie elettroniche. È infatti ora possibile programmare il macchinario in modo da poterlo utilizzare per compiti e prodotti anche diversi. Ciò consente un abbassamento dei costi della produzione flessibile: è possibile produrre beni non standardizzati di elevata qualità, in serie limitate, a costi più bassi.
Sia i
cambiamenti del mercato che quelli della tecnologia pongono dunque le condizioni per un'areazione delle imprese alla nuova situazione che può giocare sulla flessibilità, la diversificazione dei modelli e la qualità. Ciò consente di sfuggire alla concorrenza dei paesi a più basso costo del lavoro in produzioni di massa, più semplici e di bassa qualità. Naturalmente, questo non vuol dire che la produzione di massa e il modello fordista siano abbandonati dalle imprese dei paesi più sviluppati. RIDEFINIZIONE MODELLO FORDISTA Accanto a strategie che puntano più decisamente verso una produzione flessibile e di qualità ve ne sono altre che cercano di ridefinire il modello fordista. Da questo punto di vista sono da prendere in considerazione due tendenze che possono variamente combinarsi tra loro:- uso delle nuove tecnologie per riadattare il modello fordista
- la spinta alla multinazionalizzazione
produttivi. Piore e Sabel introducono il modello della specializzazione flessibile, contrapponendolo a quello fordista della produzione di massa. Mentre in quest'ultimo caso, domina la produzione di beni standardizzati fatta con macchine specializzate e manodopera semiqualificata, la specializzazione flessibile è caratterizzata dalla produzione di beni non standardizzati con macchine utilizzabili per modelli diversi, realizzati con manodopera più qualificata. L'accento è posto in particolare sulle nuove tecnologie elettroniche che riducono il costo della produzione flessibile e diversificata.
DISTRETTI INDUSTRIALI
Il fenomeno dei sistemi locali di piccole e medie imprese può comprendere sia i settori di tipo "tradizionale" (tessile, abbigliamento, mobilio ecc.) che di tipo moderno (elettronica, informatica, metalmeccanica ecc.).
Vi sono però due requisiti essenziali:
- È necessario che il processo produttivo sia divisibile
1) Si tratta di produzioni che si sviluppano in diverse fasi, in modo da consentire la specializzazione delle piccole imprese per fasi o componenti;
2) Si tratta di produzioni soggette a elevata variabilità quantitativa e qualitativa della domanda, che richiede forme di organizzazione flessibile.
Non tutte le aggregazioni territoriali di piccole imprese danno luogo a veri e propri distretti industriali. Nei sistemi locali di piccole imprese le aziende godono di una serie di economie esterne, ma hanno un più basso livello di "integrazione orizzontale" rispetto ai distretti industriali, cioè collaborano poco tra loro nel processo produttivo di un determinato bene: ciascuna unità è più autonoma rispetto alle altre, molte hanno accesso diretto ai mercati finali.
Nel caso dei veri e propri distretti industriali si possono riscontrare tre aspetti distintivi:
- La specializzazione produttiva in un determinato settore è particolarmente marcata;
- L'integrazione tra le aziende nel
Il processo produttivo di un determinato bene è elevata: poche imprese che accedono direttamente al mercato finale, dove acquisiscono gli ordini.