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Analisi dei temi politici nel PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) presenta una serie di temi politici, suddivisi in due categorie: economici e non economici. Tra i temi non economici, spiccano la lotta alla violenza sulle donne e quella al cambiamento climatico.

I temi posizionali più condivisi sono:

  • Progressisti su:
    • Diritti civili (aborto accessibile, condanna alle discriminazioni contro la comunità LGBTQ+, legalizzazione dell'eutanasia)
    • Sull'economia (sì alla tassazione progressiva, alla riduzione di differenze di reddito, al salario minimo e alla patrimoniale)
  • Conservatori in tema di controllo dell'immigrazione
  • Pro ambiente, ma a favore dei rigassificatori e delle centrali nucleari
  • Pro UE e pro Nato, ma atteggiamenti ambivalenti circa le sanzioni economiche contro la Russia e l'invio di armi all'Ucraina

Gli argomenti ottimali per i partiti, in base all'indice di Issue Yield (che include la credibilità percepita), sono coerentemente di sinistra per i partiti di centro-sinistra e di destra per i partiti di centro-destra, con un predominio dei temi culturali rispetto a quelli economici.

economici (tranne che per il MSS, i cui temi ottimali sono economici).

Capitolo 4 De Sio.

Le dinamiche della partecipazione elettorale.

Il grafico sopra mostra il livello di astensionismo dal '48 al 2022.

Si può notare che fino agli anni '80 l'Italia era un paese con una forte partecipazione elettorale, con livelli che andavano oltre il 90%. Poi, dagli anni '80 in poi è iniziato il declino della partecipazione al voto (fino al 2001 sono compresi anche i voti dei residenti all'estero che partecipano meno).

Questo trend decrescente si è particolarmente accentuato col passaggio 2018-2022 dove si è passati dal 73% al 64%, un calo di 9 p.p., il più grosso calo dall'inizio della repubblica italiana.

Molto più marcato rispetto al caso che si era verificato nel 2018, quando l'affluenza era calata di poco (dal 75% al 73%).

L'Italia che era un paese con tassi di partecipazione altissimi, ad oggi è sotto la

mediaeuropea.Premessa: l'Italia ha iniziato il declino della partecipazione elettorale negli anni 70 ma all'epoca d'oro è stato prima negli anni 90, nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica, e poi negli anni 2000. Negli anni 90 coloro che si astenevano erano gli orfani dei partiti di massa, ossia persone socialmente periferiche con un basso livello di istruzione, che vivevano in zone rurali del sud, casalinghe disoccupate e con pochi strumenti cognitivi che permettessero di trattare con dimestichezza il mondo della politica, dunque poco interessati alla politica, che avevano sentimenti di apatia e distacco. Queste persone sono sempre esistite ma in realtà nella prima repubblica andavano comunque a votare perché era l'epoca dei partiti di massa che facevano in modo di coinvolgere le persone. Quando questi partiti entrano in crisi, i partiti non riescono più a movimentare tutti i segmenti della società e queste persone si trovano apartecipare di meno. Negli anni 2000, a questa componente socialmente periferica e apatica, si è aggiunta una componente più centrale di elettori critici (non emarginati o non interessati), elettori insoddisfatti che esercitavano l'astensione come forma di protesta verso la propria parte politica (elettori di sx che pur di non votare la dx si astenevano e viceversa). Nelle elezioni del 2018, c'era un'alternativa per chi voleva esercitare la critica e la protesta senza astenersi, ossia il voto dei partiti challenger: M5S (partito novità che non era mai stato al governo) e la Lega (partito di governo e di protesta che aveva cambiato natura). Nella slide vediamo la relazione che c'è: - Fra i numeri aggregati (risultati elettorali) fra variazione % dei votanti e performance (% di voto) di M5S e Lega nei comuni dove i partiti erano andati meglio; - Fra i numeri disaggregati dove i partiti erano andati peggio. A livello nazionale vediamo che non

c'è una relazione, la linea è piatta per entrambi i partiti, ma, se si guarda alle diverse zone geografiche del paese, si vede una debole relazione. In particolare, c'è una relazione positiva al centro sud tra performance positive del M5S e aumento della partecipazione elettorale. Stessa cosa per la Lega per quanto riguarda il nord e la zona rossa; c'è una relazione positiva tra performance della Lega e aumento della partecipazione elettorale.

In sintesi, questi partiti sono riusciti, in un certo senso, a contenere il calo della partecipazione.

I dati aggregati però non bastano per fare una ipotesi; bisogna guardare anche il profilo degli elettori che si astengono e di quelli che votano M5S e Lega.

Sono state fatte delle indagini post-elettorali per creare questa tabella che mostra l'incidenza del non voto nei diversi gruppi sociali. Guardando la caratteristica sociodemografica degli elettori, si confronta la % di astenuti che c'è

nel campione complessivo (1° riga) e poi la % di astenuti nei diversi gruppi sociali. Qui si nota dove c'è la maggiore astensione e la minore astensione (in chiave diacronica: elezioni 2008, 2013, 2018). Se si guarda il profilo degli astensionisti del 2008 non ci sono grosse differenze rispetto all'astensionista medio. Emerge una sovra rappresentazione da chi è disoccupato, chi è del sud e i giovani, che sono anche i più istruiti quindi la perifericità economica e sociale è legata all'assenza di strumenti cognitivi e basso livello culturale. Nel 2013 il profilo mostra un invecchiamento del profilo degli astensionisti (over 55), sempre il sud ma istruzione bassa e non occupati. Riemerge il vecchio elettorato socialmente periferico, quello che caratterizzava gli anni 90. Nel 2018 il profilo mostra una maggiore articolazione. Sono soprattutto donne (non è una novità rispetto alla prima repubblica), sono di nuovo i giovani.

istruzione di nuovo bassa (noncoerente con il dato sui giovani) e disoccupati. I dati più interessanti sono dati dalle dimensioni:

  • Legate al disagio socioeconomico;
  • Legata agli atteggiamenti verso la politica.

Confrontando su queste 2 dimensioni coloro che si astengono con coloro che votano M5S/Lega/altri partiti notiamo:

Attraverso i risultati di un'analisi di regressione statistica multivariata, sono stati studiati gli effetti della condizione/percezione dell'economia e degli atteggiamenti antipolitici sulla decisione di voto.

Il risultato ha evidenziato che:

  • Sulla dimensione del disagio economico non si coglie una reale differenza tra gli astenuti e chi ha votato Lega o M5s né per quanto riguarda difficoltà oggettive né rispetto alle percezioni. Non tutti gli elettori deprivati economicamente (o che esprimono valutazioni negative) si ritirano dalle urne, in quanto una parte importante di essi sceglie il voto di protesta.
  • Diversamente, rispetto ai
tratti politici, i risultati sono più chiari: gli astenuti risultano apatici, cioè poco interessati alla politica e al contempo poco populisti, mentre gli elettori di Lega e M5s sono populisti, ma interessati alla politica. Cosa accade quando le dimensioni dell'economia e della protesta populista interagiscono tra loro? La molla del populismo anti-establishment riesce a invertire la tendenza alla smobilitazione per i settori della popolazione economicamente svantaggiati? Questo è lo schema risultato dalle interazioni fra la dimensione dei disagio economico con la dimensione del populismo per spiegare il voto. In questa tabella si mostra la percentuale di non votanti sull'asse verticale al variare del disagio economico (1 valore massimo di disagio) in base al livello di populismo degli elettori. In realtà, all'aumentare del grado di disagio economico, aumenta la percentuale di non votanti ma solo quando le persone hanno un livello di populismo basso. Per quanto riguarda glialtri 2 gruppi non c'è una relazione, la retta è piatta, è sempre chimostra livelli alti di populismo che vota di più, indipendentemente dal grado di disagioeconomico. Quanto detto in precedenza viene confermato se il grafico si imposta con le percezioni soggettive circa l'andamento dell'economia rispetto al passato. L'unica differenza è che all'aumentare dei giudizi negativi sull'economia, aumenta la % di nonvotanti sia per il populismo basso che medio. Per riassumere: - L'astensionismo, negli anni Novanta, si limitava alle fasce socialmente periferiche, orfane dei partiti di massa, dove il motivo principale della disaffezione era l'apatia; - L'astensionismo, nel primo decennio del Duemila, vede aggiungersi al distacco degli apatici una componente di elettorato politicamente consapevole, scontenta e critica verso la propria area partitica e coalizionale di riferimento. - Alle elezioni politiche del 2018,l'astensionismo non rappresenta più l'unico strumento con cui i cittadini esprimono la propria disaffezione, bensì una scelta paradossalmente residua (non tanto nei numeri quanto nel significato) di chi non utilizza il canale della "voice" (voto di protesta). Non sono più, quindi, i vecchi esclusi dei partiti di massa, ma i nuovi esclusi dalla protesta. - L'analisi dei dati aggregati mostra come la smobilitazione elettorale è stata parzialmente frenata dal voto di protesta a favore dei partiti "anti-sistema", seppur in aree differenti del paese: al sud nel caso del Movimento 5 Stelle (M5s), nella ex Zona Rossa nel caso della Lega. - Il confronto tra il profilo degli astensionisti e quello degli elettori di M5s e Lega mostra come la componente di critica alla politica, propria degli elettori centrali, è transitata dal non voto al voto di protesta, lasciando l'opzione astensionista agli elettori più periferici e.meno interessati alla politica.- Quando emergono situazioni o percezioni di difficoltà economica, la probabilità di non votare aumenta. Tuttavia, ciò avviene solo quando è assente il tratto populista- Al contrario, per l'elettorato più fortemente critico la propensione a votare è sempre maggiore e non varia in base alla condizione economica. L'astensione non funziona più come valvola di sfogo per l'elettorato scontento perché una parte importante del risentimento passa attraverso il voto di protesta- Alle recenti elezioni del 2022 il forte calo del M5s e della Lega può essere quindi uno dei fattori che spiega il forte incremento dell'astensionismo. 08/11 Capitolo 5 De Sio. I risultati del voto e i flussi elettorali. Abbiamo visto che nelle elezioni politiche del 2018 aveva prevalso il M5S, pur essendo un partito nuovo. Non solo si riconferma alle elezioni ma aumenta di 7 punti percentuali ricevendo quasi il33% dei voti. Gli altri
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A.A. 2022-2023
94 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher grazia.zasa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi politici e amministrativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Maggini Nicola.