MA
6) “Domande secche” che ricorrono
Durata minima della mania (DSM): ≥ 1 settimana di umore
elevato/espanso/irritabile e aumento di energia/attività, (qualunque
durata se ospedalizzazione necessaria).
Depressione con sintomi psicotici: trattamento di scelta =
antidepressivo + antipsicotico oppure ECT (altamente efficace,
specialmente se rischio vitale/urgenza).
OCD severo resistente agli SSRI: clomipramina (TCA
serotoninergico) o augmentations; attenzione a interazioni/effetti.
Antipsicotico e QTc: attenzione a ziprasidone (e citalopram tra gli
AD); ECG se fattori rischio.
BDZ in epatopatia: preferire lorazepam/oxazepam/temazepam
(glucuronidazione, senza metaboliti attivi).
Litio e gravidanza: rischio Ebstein (1° trimestre); se indispensabile →
counseling, monitoraggi stretti, dosi minime; valproato: controindicato
(teratogeno).
Clozapina – ANC: avvio ≥1500/μL, controlli settimanali →
quindicinali → mensili; <500/μL = agranulocitosi → stop e gestione
urgente.
Catatonia: test al lorazepam (diagnostico/terapeutico);
refrattaria/maligna → ECT. 256
7) Mini-promemoria monitoraggi (da citare a bruciapelo)
Litio: litemia (0,8–1,2 acuto; 0,6–0,8 mantenim.), TSH,
creatinina/eGFR, ECG se indicato, calcemia.
Valproato: LFT, piastrine, ammoniemia se alterazioni stato mentale,
livelli (50–100/125 μg/mL).
Carbamazepina: emocromo, LFT, Na+; livelli 4–12 μg/mL.
Lamotrigina: titolazione lenta, vigilanza rash.
Antipsicotici atipici: peso/BMI, circonferenza vita, PA,
glicemia/HbA1c, lipidi, ECG se QTc-rischio.
Clozapina: ANC secondo calendario, metabolico completo, vigilanza
miocardite (CRP/troponina se sintomi), stipsi (gestione attiva).
Effetti extrapiramidali (EPS) in pratica
Gli effetti extrapiramidali (EPS) sono movimenti involontari e disturbi
motori che possono comparire come effetti collaterali degli antipsicotici,
soprattutto quelli tipici ad alta potenza, ma anche, in misura variabile, con
alcuni atipici. È importante riconoscerli rapidamente, perché il paniere chiede
anche la gestione operativa.
Distonia acuta
Esordio: ore o giorni dall’inizio della terapia.
Sintomi: spasmi muscolari dolorosi (torcicollo, crisi oculogira, trisma).
Trattamento: antiparkinson anticolinergici parenterali (biperidene o
benztropina IM/EV), con rapida risoluzione.
Parkinsonismo indotto da farmaci
Esordio: settimane o mesi.
Sintomi: rigidità, tremore a riposo, acinesia.
Trattamento: anticolinergici orali (biperidene), oppure riduzione/switch
ad antipsicotico con minor rischio EPS.
Akatisia
Esordio: settimane.
Sintomi: irrequietezza motoria soggettiva e oggettiva, impossibilità a
stare fermi. 257
Trattamento: beta-bloccanti (propranololo), benzodiazepine; evitare
l’aumento del dosaggio.
Discinesia tardiva
Esordio: mesi o anni di terapia cronica.
Sintomi: movimenti involontari oro-buccali, masticatori, linguali, coreici.
Trattamento: riduzione o sospensione dell’antipsicotico responsabile,
switch a clozapina o quetiapina; uso di VMAT2 inibitori (valbenazina,
deutetrabenazina).
� Per l’esame: ricordare la differenza fra EPS acuti (distonia, parkinsonismo,
akatisia) – trattabili con anticolinergici o beta-bloccanti – e la discinesia
tardiva, che è più grave e talvolta irreversibile.
Chiusura
Queste schede sono pensate per l’orale e per le domande numeriche del
paniere. Se vuoi, posso trasformarle in tabelle “a due colonne” (domanda →
risposta corta) o in flashcards per l’ultimo ripasso, e integrare con algoritmi
terapeutici (p.es. mania acuta, episodio depressivo maggiore resist., psicosi
resistente). 258
Conclusioni e sintesi complessiva
1. Introduzione
Dopo aver attraversato l’intero panorama della psicopatologia,
dall’inquadramento generale fino ai disturbi specifici, appare chiaro che non si
tratta solo di un catalogo di sintomi e diagnosi. La psicopatologia è prima di
tutto una lente per osservare la sofferenza umana, nelle sue forme più
complesse e nelle sue sfumature più quotidiane.
Il percorso ci ha mostrato come mente e corpo siano inseparabili: la psiche non
esiste senza un supporto biologico e il corpo non è mai neutro, ma sempre
vissuto, percepito, interpretato. L’angoscia, la tristezza, la perdita del contatto
con la realtà, il bisogno compulsivo di controllare o di anestetizzarsi con cibo o
sostanze, la fatica di dormire o di vivere la sessualità: tutto ciò ci parla della
fragilità e della complessità dell’essere umano.
Le conclusioni non vogliono dunque ripetere i contenuti capitolo per capitolo,
ma offrirne una sintesi riflessiva, capace di integrare quanto appreso in un
quadro unitario.
2. Le grandi aree della psicopatologia
Il viaggio è partito dalla psicopatologia generale, che ha definito concetti
fondamentali: sintomo, sindrome, decorso, prognosi. Abbiamo compreso che
nessun disturbo può essere interpretato senza considerare tempo, evoluzione e
contesto.
Nei disturbi dell’umore abbiamo visto le due polarità dell’esperienza
emotiva: la depressione come caduta dell’energia vitale e della speranza, la
mania come eccesso incontrollato di slancio, il disturbo bipolare come
oscillazione continua tra estremi. Qui il tema centrale è l’affettività: la
malattia colpisce il nucleo stesso di ciò che dà colore all’esistenza.
Nei disturbi d’ansia e ossessivo-compulsivi è emerso il ruolo dell’ansia
come motore difensivo che può trasformarsi in trappola: la paura che
protegge diventa panico, la cautela diventa ossessione, il controllo diventa
compulsione. L’ansia, da alleata, si trasforma in nemica.
Con i disturbi psicotici abbiamo incontrato la forma più radicale di sofferenza:
la perdita di contatto con la realtà. Schizofrenia e psicosi non sono solo
“allucinazioni” o “deliri”, ma esperienze di frattura tra sé e il mondo, tra
pensiero e linguaggio, tra emozione e affetto. Qui il tema centrale è l’identità:
la psicosi erode la capacità di riconoscersi e di riconoscere l’altro. 259
I disturbi da trauma e stress ci hanno ricordato che il passato non è mai
davvero passato: esperienze traumatiche possono riattivarsi come se stessero
accadendo nel presente, attraverso flashback, incubi, iperattivazione. La
memoria diventa ferita viva.
Nei disturbi di personalità abbiamo visto come il problema non sia un
sintomo isolato, ma uno stile rigido di funzionamento che pervade l’identità
e le relazioni. Qui non c’è un “attacco dall’esterno”, ma una fragilità interna che
rende difficile vivere la reciprocità.
I disturbi correlati a sostanze e alcol ci hanno mostrato la dinamica della
dipendenza: il piacere che diventa schiavitù, la libertà che si trasforma in
prigione. Dal punto di vista fenomenologico, la sostanza smette di essere un
mezzo e diventa il fine stesso della vita.
I disturbi neurocognitivi rappresentano invece il lato opposto del ciclo di
vita: non l’esordio precoce, ma il declino della mente. La perdita progressiva
di memoria, linguaggio e orientamento erode l’identità personale e relazionale,
fino a cancellare i confini del sé.
Nei disturbi del neurosviluppo il problema emerge invece fin dall’infanzia:
autismo, ADHD, disabilità intellettiva, disturbi specifici dell’apprendimento e del
linguaggio. Qui la sfida è costruire traiettorie di crescita alternative,
valorizzando competenze e sostenendo famiglie e contesti educativi.
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ci hanno mostrato come il
corpo diventi palcoscenico di battaglie identitarie: l’anoressia come controllo
estremo, la bulimia come oscillazione tra eccesso e colpa, il binge-eating come
anestesia emotiva. Il cibo non è nutrimento, ma linguaggio di dolore.
Infine, i disturbi del sonno, sessuali e altri disturbi “minori” hanno
ricordato che non esistono davvero disturbi “minori”: dormire, amare, vivere il
corpo sono funzioni quotidiane essenziali, e quando vengono compromesse la
vita intera ne risente.
3. Temi trasversali
Continuità salute-malattia
La psicopatologia ci insegna che non esiste un confine netto tra normalità e
patologia. L’ansia, la tristezza, il bisogno di ordine o il desiderio sessuale sono
funzioni normali: diventano disturbi solo quando rigidità e intensità li
trasformano in prigioni.
Il corpo come specchio della psiche
Dal sonno all’alimentazione, dalla sessualità all’ipocondria, il corpo diventa
luogo privilegiato in cui si esprime la sofferenza psichica. La psiche non parla
260
solo attraverso parole, ma attraverso insonnia, dolori, digiuni, ossessioni
estetiche.
La dimensione temporale
Nessun disturbo è immobile: tutti hanno un decorso, un’evoluzione. Alcuni
migliorano spontaneamente, altri cronicizzano se non trattati. Capire la
prognosi significa rispettare il tempo della malattia e della cura.
Il ruolo delle relazioni
Famiglia, coppia, gruppi sociali non sono sfondi neutri: possono proteggere o
amplificare la vulnerabilità. L’anoressia, la bulimia, i disturbi di personalità, le
dipendenze hanno sempre una dimensione relazionale che non può essere
ignorata.
L’influenza culturale
La psicopatologia è anche figlia del tempo: i modelli di bellezza, di successo, di
sessualità influenzano la forma dei disturbi. Oggi vediamo esplodere i disturbi
alimentari e dismorfofobici perché viviamo in una società ossessionata
dall’immagine e dal controllo del corpo.
Il modello biopsicosociale
Nessuna spiegazione univoca è sufficiente: biologia, psicologia e società si
intrecciano in ogni disturbo. La forza del modello biopsicosociale sta nel
riconoscere questa complessità.
4. Trattamenti: un filo comune
Il trattamento cambia da disturbo a disturbo, ma ci sono principi comuni:
Non esiste “la cura”, ma programmi integrati che combinano farmaci,
psicoterapia, interventi familiari e sociali.
La psicoeducazione è essenziale: pazienti e famiglie devono capire i
meccanismi del disturbo per non restarne prigionieri.
L’alleanza terapeutica è il vero motore della cura: senza fiducia
reciproca, nessun intervento funziona.
La prospettiva non è sempre la “guarigione totale”, ma la recovery:
migliorare la qualità della vita, recuperare autonomia
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