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La comunicazione politica si pone l’obiettivo di persuadere i cittadini per conseguire fini di parte.

Essa riflette l’ambivalenza della politica e perciò viene considerata come un’arma nella lotta per il

potere politico e soggetta a manipolazioni e distorsioni. Si risolve nell’interazione tra gli attori

politici, i mass media e il pubblico dei cittadini. Sebbene tale modello vedrebbe i tre soggetti come

primi inter pares, ossia un modello pubblicistico dialogico, in cui la comunicazione politica è

mediatizzata e si trova tra sistema dei media, sistema politico e cittadini, i quali sono orientati dai due

filtri citati; in realtà il peso dei tre attori è sbilanciato: quello dei mass media è di fatto il più forte. La

politica trova sempre più espressione attraverso essi, in tal senso si parla di mediatizzazione della

politica. Si parla per cui di modello mediatico: in cui sistema politico e cittadini dialogano, ma sono

filtrati dal sistema dei media. I media soverchiano il contatto tra cittadini e sistema politico,

diventando quasi l’obiettivo, il fine del rapporto.

La centralità dei mass media viene misurata attraverso due parametri:

- Sistemico (nel quale rientra il primo caso) - coglie il grado di subordinazione-autonomia

dei media e dei professionisti del settore secondo quattro dimensioni: la struttura proprietaria

del sistema dei media; il grado di partisanship (esso è tanto maggiore quanto più i media sono

di proprietà dei leader); il grado di integrazione delle elite politico-mediali; il grado in cui la

professione di giornalista è sentita come indipendente.

- Massmediatico - è relativo all’orientamento dei massmedia: da un polo danno informazioni

a seconda delle richieste del pubblico, rientra la fattispecie del giornalismo come watchdog

contro i potenti; dall’altro polo sono sensibili alle esigenze del sistema politico, è, quindi, un

giornalismo politicamente schierato.

Con la mediatizzazione della politica è iniziato un processo di americanizzazione di essa. La politica

viene venduta, commercializzata e personalizzata. Il marketing politico, in primis, ha assunto sempre

più importanza: si fa ormai ricorso a campagne comunicative negative per demonizzare il nemico,

che fanno appello a reazioni emotive. La tendenza è appunto favorita dalla commercializzazione, dai

network. In seguito per personalizzazione della politica si intende come il ruolo del leader venga

messo in primo piano rispetto alle ideologie o al partito stesso. La personalizzazione può essere in

senso stretto (come nel caso citato), come leaderizzazione, nel caso in cui l’immagine e le decisioni

del leader sono centrali; presidenzializzazione, che fa riferimento alla rilevanza dei vertici degli

esecutivi.

Con le rivoluzioni della comunicazione si rinnova anche la rappresentatività: oggi il voto non è

più dato al partito, ma al candidato (presidenzializzazione: la tendenza ad identificare la decisione

con la persona che occupa una posizione apicale) e hanno importanza, quindi, le sue caratteristiche.

Divento fondamentali gli spin doctors: gli esperti di comunicazione che sta nei partiti che riescono

a rigirare la comunicazione in modo che sia news- worthing. Sono fondamentali le strutture che hanno

a che fare con il mercato e non con la politica in sé. I partiti si trasformano in franchises, strutture

per gestire le risorse e necessarie per vincere elezioni e talvolta vengono fondati da imprenditori o

politici che facevano parte di altri partiti. In questo caso si parla di partiti personali.

La mediaticità del candidato è superiore alla sua preparazione: per questo hanno acquistato

importanza il dossieraggio, il negative campaining e la character assasination, che diventano il modo

per battere gli avversari. Questi vengono accusati di aver tradito la fiducia degli elettori, del fisco,

della moglie e ciò danneggia la carriera del politico più di quanto lo possa fare una sua obiettiva

impreparazione. Si parla di democrazia del pubblico: i candidati offrono un certo tipo di

rappresentanza e gli elettori la comprano.

Le istituzioni della politica contemporanea

I parlamenti moderni hanno predecessori (cortes, assemblee generali, senato romano), molto diversi

considerando l’aspetto che hanno oggi. Essi hanno anche origini e nature diverse: ad esempio il

parlamento francese era nato per controllare l’esecutivo, anche l’agora aveva la funzione di tribunale

(legittimazione dualistica). Il parlamento inglese era nato come rappresentante per ceti, per arrivare

a decisioni, in particolare tasse, e il parlamento mette un limite all’ambizione espansiva dei sovrani

(rappresentanza corporativa o di ceto). La differenza tra le assemblee premoderne e quelle

contemporanee sta nel piano della legittimazione, che per le prime era di tipo dualistico e rivestiva

più che un ruolo di rappresentanza del popolo, un modo per bilanciare il potere del sovrano. I membri

inoltre non erano tutti uguali, in quanto si dava importanza al ceto di provenienza. Con le varie

rivoluzioni liberali, poi, si arriva all’emancipazione del parlamento.

I parlamenti moderni hanno il nome che dipende dalla loro storia, però sono accomunati da dei tratti

distintivi:

- Natura assembleare: i membri hanno pari dignità

- Natura rappresentativa: legame con la dimensione comunitaria

- Pluralismo interno: sono uno specchio delle visioni presenti nella comunità

- Permanenza dell’istituzione rappresentativa: il parlamento vive sempre, si può

autoconvocare ed è autonomo

- Potere legislativo: dovrebbe essere il potere in capo al parlamento. Nei parlamenti moderni

legifera, ma non è l’unico organo legislativo.

Spesso i rappresentanti al parlamento che hanno una natura movimentista non hanno attraversato lo

stesso processo di socializzazione già avvenuto dagli altri parlamentari. C’è stato bisogno di

socializzare/istituzionalizzare tutta l’istituzione secondo i modi che erano previsti, secondo un certo

modo di comportarsi. La socializzazione avviene quando una serie di valori e comportamenti vengono

assorbiti da tutti i suoi componenti. I parlamenti favoriscono tale processo. Con la socializzazione il

ruolo del parlamentare viene professionalizzato.

Gli organi legislativi mostrano una grande varietà di soluzioni strutturali. La strutturazione delle

articolazioni è data da un complesso di regole e prassi. Possono essere più o meno vaste, a seconda

della grandezza della comunità da rappresentare. Variano, inoltre, anche le modalità di

coordinamento, in quanto il presidente, ad esempio, può essere più o meno influente nella fase

decisionale. Ciò però può dipendere anche da come si divide la camera per organizzare le attività e,

dunque, se tramite commissioni parlamentari, le quali possono diventare le vere protagoniste

dell’organo legislativo; oppure attraverso i gruppi partitici, un controllo delle organizzazioni

partitiche. Infine, un ulteriore elemento è relativo alla posizione dell’esecutivo nelle articolazioni

parlamentari: questo ultimo fattore concerne lo spazio dedicato al governo, sia inteso come spazio

fisico, quindi la posizione dei ministri all’interno del parlamento; sia il grado di incisione sull’agenda

parlamentare.

Per comprendere il livello di dominio della maggioranza rispetto ad un modello più includente, viene

utilizzato una ricostruzione per modelli polari, in cui si ritrova da un lato un modello avversariale

e dall’altro uno policentrico d parlamento. Un ulteriore analisi si incentra sulla capacità trasformativa

dei parlamenti: da un minimo di impatto sugli output (arena) ad un massimo (parlamento

trasformatore, con influenza significativa). Per finire, una recente classificazione riprende tale

classificazione collocando le assemblee su uno spazio a due dimensioni: l’autonomia istituzionale,

misurata dagli indicatori di indipendenza rispetto ad altri poteri dello stato; l’autonomia dei membri

dell’assemblea, con origine individuale o partitica.

Se l’autonomia istituzionale è bassa e i rappresentanti eletti prendono i loro indirizzi di voto dai partiti,

il parlamento sarà debole, pur essendo pienamente sovrano (ex.: parlamento inglese).

La struttura dei parlamenti definisce il loro essere working o talking. I parlamenti sono divisi in

commissioni parlamentari, nelle quali si sgrezzano le proposte di legge. Le commissioni parlamentari

negli Stati Uniti e in Italia sono molto forti.

Funzioni dei parlamenti

I partiti sono il canale principale della rappresentanza politica, specialmente nei Paesi europei, ma

anche negli stati Uniti. I parlamenti selezionano il personale politico; definiscono i programmi

politici; mantengono la disciplina degli eletti. Essi sono divenuti il fulcro del sistema politico in

quanto hanno sviluppato un controllo più ampio sui circuiti della rappresentanza sociale. La

penetrazione partitica, inoltre, ha costituito un passaggio fondamentale nel percorso di maturazione

della democrazia.

La vita dei parlamenti è fatta di tanti momenti in cui la forza dei partiti (presenza organizzativa

nella società), la coesione dei rappresentanti (capacità di fare squadra e garantire risposte

all’elettorato) e la disciplina del loro comportamento variano continuamente.

Con Walter Bagehot è stata approfondita la funzionalità dei parlamenti moderni. Accanto alla

funzione elettiva (designazione del personale di governo) trovano posto la funzione espressiva

(dare voce ai principali punti di vista del paese), informativa (raggiungere tutti i cittadini con una

corretta rappresentazione di diritti e doveri), educativa (contribuire alla crescita collettiva),

finanziaria (controllo dei conti pubblici, spese e il loro rigore) e quella legislativa. Questa

classificazione è stata però per molti aspetti superata, in quanto alcune funzioni storiche si sono in

parte sovrapposte o hanno assunto un significato diverso.

La complessità istituzionale è necessaria per la democrazia, anche se rende i processi più lunghi.

Secondo un punto di vista più moderno, le funzioni parlamentari sono state aggregate in tre poli

che corrispondono alla collocazione delle assemblee legislative nella catena di deleghe.

1) Rappresentare le istanze e trasferirle nel sistema decisionale (funzione rappresentativa):

la condizione necessaria per mettere in atto questa funzione è un sufficiente pluralismo

interno. I due esempi che al meglio spiegano in che modo possono venire rappresentati gli

interessi della società sono il modello consensuale e quello bipartitico/avversariale. Il

primo è naturalmente atto a rappresentare la molteplicità di visioni di una società

frammentata; il secondo modello invece rappresenta le due parti, le quali incarnano le due

Dettagli
A.A. 2022-2023
40 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisabetta.brente di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Brunazzo Marco.