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Il modello originario: un "policy mix" frammentato e inefficace
L'analisi del "policy mix" originario che emerge e si consolida dagli anni '50 alla fine degli anni '80, fa sì che ci soffermiamo su determinati tratti che hanno fortemente influenzato l'evoluzione successiva delle politiche del lavoro. In merito alla configurazione istituzionale, il modello originario delle politiche del lavoro in Italia si mostra fortemente frammentato e particolaristico. Questa frammentazione si ha in riferimento alle misure di garanzia del reddito in caso di perdita del lavoro. Gli ammortizzatori sociali in Italia hanno un forte livello di segmentazione, nel senso che esistono una molteplicità di schemi assicurativi che possono portare anche a distorsioni di natura distributiva. La frammentazione è vincibile anche dalle norme che disciplinano i rapporti di lavoro, caratterizzate da una logica particolaristica e che si incentra principalmente sulla protezione.dell'occupazione di lavoratori a tempo pieno e indeterminato, ad esempio tutele per il licenziamento illegittimo variano in base alla tipologia di contratto e in base all'impresa stessa, la possibilità di essere reintegrato nel posto di lavoro a seguito di licenziamento illegittimo (la cosiddetta tutela reale) vale esclusivamente se l'imprenditore possiede un'azienda che abbia un numero superiore a 15 dipendenti (5 per quanto riguarda gli imprenditori agricoli); la funzione pubblica del collocamento dei lavoratori si fonda all'apparenza su regole uniformi che di fatto però lasciano ampio spazio alla discrezionalità di applicazione; inoltre l'investimento in altre politiche attive è limitato. LE RIFORME SEGMENTATE DEGLI ANNI '90 E DEI PRIMI ANNI 2000 I governi che si succedono tra il 1990 ed il 2010, adottano alcuni importanti provvedimenti che sono volti a modificare il modello originario della politica del lavoro. Il cambiamentopiù significativo sicuramente riguarda la progressiva liberalizzazione delle norme che disciplinano i rapporti di lavoro. La prima significativa ondata di flessibilizzazione del mercato del lavoro italiano è promossa dai governi di centro-sinistra, realizzata però al margine del mercato del lavoro, non interessando direttamente gli occupati a tempo pieno ed indeterminato ma solo i lavoratori a termine. All'inizio degli anni 2000, la coalizione di centro-destra approfondisce tale processo attraverso l'adozione della legge Biagi. Tali forme sono quindi promosse da maggioranze di colore diverso dell'ambito politico, altro obiettivo sono il contenimento della dinamica salariale in funzione antinflazionistica, questo obiettivo è anche perseguito abolendo il sistema di indicizzazione e riformando la politica dei redditi al fine di favorire il ricorso alla contrattazione collettiva decentrata. Il riferimento alle misure di sostegno al reddito, la riforma.complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali rimane sulla carta; l'indennità di disoccupazione intraprende un percorso abbastanza lento e le regole di eleggibilità continuano ad essere definite dal modello originario. La bassa inclusività dell'indennità di disoccupazione finisce per essere aggravata di fronte a lavoratori che presentano carriere frammentate e che non riescono quindi ad accedere ad adeguate tutele. Si introduce uno schema assicurativo contro la disoccupazione, l'indennità di mobilità, riservata ad alcune categorie di lavoratori delle medie-grandi aziende, coinvolti in fenomeni di licenziamento collettivo. Con questa legge si mira anche a limitare il ricorso alla cassa integrazione guadagni, con l'intento di riportarla alla sua funzione originaria, quindi quella di sostegno del reddito dei lavoratori per un determinato periodo di tempo abbastanza ristretto. Questo obiettivo non viene però di fatto raggiunto.introduce, inoltre, il primo schema di reddito minimo di inserimento. Per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, le riforme adottate in numerosi paesi europei sono ispirate al paradigma dell'attivazione dei lavoratori e questi influenza, in parte, anche le riforme nell'ambito italiano. La prima novità concerne il superamento del monopolio pubblico del collocamento e l'introduzione di un sistema di centri pubblici per l'impiego a cui si affiancano naturalmente agenzie private del lavoro accreditate. La seconda novità riguarda la governance dei sistemi dei servizi pubblici per l'impiego che viene assegnata a regioni e amministrazioni provinciali, inoltre si cerca di modernizzare i centri per l'impiego tramite, ad esempio, l'adozione di un'infrastruttura informatica per la gestione dell'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e si volge verso una graduale erogazione di servizi mirati all'assistenza e.all'inserimento dei lavoratori. Si attua quindi una significativa ridefinizione delle politiche del lavoro italiano che porta ad una crescita dell'occupazione, indipendentemente dalle ricadute sulla qualità e sulla produttività del lavoro, cresce il numero di lavoratori con contratto a termine e si ha anche un'importante contrazione della crescita media dei salari reali, i bassi livelli salariali sono riconducibili alla stagnazione del livello di produttività. LA GRANDE RECESSIONE E IL NUOVO CICLO DELLE POLITICHE DEL LAVORO La recente crisi economica-finanziaria rappresenta un fattore importante che accompagna le principali trasformazioni delle politiche italiane. FASE 1: La prima volontà è quella di contrastare l'impennata della disoccupazione attraverso l'uso degli ammortizzatori sociali in deroga. Dopo lo scoppio nel 2011 della crisi dei debiti sovrani, il paese risulta essere sull'orlo di un crollo finanziario, il nuovo governo.Monti adotta due importanti provvedimenti, il primo in ambito pensionistico, il secondo nell'ambito delle politiche del lavoro. La riforma Fornero per quanto riguarda le politiche del lavoro, introduce un pacchetto di interventi che combinano la liberalizzazione dei contratti a tempo determinato con il rafforzamento parziale di alcune tutele. La novità più importante è sicuramente la revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che limita il ricorso alla "tutela reale" del posto di lavoro, in caso di licenziamento ingiustificato per motivi economici. La seconda novità riguarda l'indennità ordinaria di disoccupazione, rinominata assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) che viene rafforzata nella sua generosità mentre è prevista l'abrogazione dell'indennità di mobilità. Per quanto riguarda, invece, le politiche attive del lavoro rimangono perlopiù sulla carta. FASE 2: Il governoRenzi realizzò un'importante riforma, la Jobs Act che è una riforma complessiva delle politiche del lavoro. Si supera l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, con l'introduzione di un contratto di tutela crescente, la nuova normativa prevede l'erogazione di un'indennità pecuniaria commisurata all'anzianità lavorativa del dipendente, in caso di licenziamento giudicato illegittimo. Questo atto (Jobs Act) prevede anche dei provvedimenti contraddittori, da un lato si liberalizzano i contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo il ricorso a voucher di lavoro, dall'altro si tenta di abrogare le collaborazioni a progetto. Si mette mano anche al sistema degli ammortizzatori sociali, introducendo la nuova assicurazione sociale per l'impiego, la Naspi che prevede una diversa articolazione nella sua durata e nel relativo importo rispetto alle iniziative antecedenti. La vecchia indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, lamini-Aspi, viene abolita; vengono introdotti anche un’indennità per i collaboratori a progetto e altre categorie iscritte alla Gestione separata presso l’Inps ed un’indennità di disoccupazione di natura assistenziale chiamata assegno sociale disoccupazione che viene poi sostituito con un nuovo strumento di contrasto alla povertà, il reddito di inclusione che rappresenta il primo schema strutturale di sostegno agli indigenti a vocazione universalistica introdotto in Italia e a livello nazionale.
Per quanto riguarda le politiche attive si crea l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro a cui si affida il coordinamento in questo sottosettore di intervento nonché, il sistema nazionale di servizi per l’impiego.
Viene anche introdotto l’assegno di ricollocazione, quindi un voucher a disposizione dei disoccupati di lungo periodo per accedere a servizi pubblici o privati accreditati di assistenza intensiva alla ricerca del lavoro.
misure introdotte sono volte a perseguire la crescita occupazionale attraverso la flessibilizzazione del mercato del lavoro, cambiamenti realizzati sono significativi ma asimmetrici. Per quanto riguarda le politiche di regolazione dei rapporti lavoro e di sostegno al reddito dei disoccupati, c'è un forte avvicinamento tra il modello italiano e quello degli altri Stati europei, avvicinamento che non si realizza per quanto riguarda i servizi per l'impiego e le politiche attive. Si verifica una crescita dell'occupazione, soprattutto nella fascia delle qualificazioni più basse, mentre il tasso di transizione del lavoro a termine a quello in indeterminato migliora ma rimane al di sotto dei livelli precrisi, inoltre si assiste a una bassissima crescita della produttività con salari che rimangono stagnanti. FASE 3: I cambiamenti istituzionali avvenuti con la riforma Fornero e con la Job Act incontrano una battuta d'arresto con la formazione del governo Conte I;leader dei due partiti di maggioranza Luigi Di Maio per il Movimento 5 stelle e Matteo Salvini per Lega, annunciano di voler cancellare o rivedere le riforme da Monti a Renzi.
Si adotta il decreto dignità che mira a contrastare la diffusione dei contratti a tempo determinato e inoltre si aumenta la quota di risarcimento in caso di licenziamento illegittimo.
Nel 2018 la Corte costituzionale giudica incostituzionale la determinazione dell'indennizzo spettante ai lavoratori ingiustamente licenziati sulla base della mera anzianità lavorativa ma attribuisce al giudice il potere di determinare, discrezionalmente, l'ammontare del risarcimento. Inoltre si rafforza il personale dei servizi per l'impiego, nonostante tutto ciò comunque buona parte dei provvedimenti adottati in precedenza non vengono modificati.
COMPETIZIONE PARTITICA E RIFORME DELLE POLITICHE DEL LAVORO
A partire dagli anni '90 del secolo scorso una serie di importanti riforme, trasformano in
'utilizzo di tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:manieraimportante, buona parte dei tratti fondamentali delle politiche del lavoro italiano. Le riforme realizzate in Italia dipendono da una comunità di fattori riconducibili al contesto economico-sociale, dall'