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4. AFFERMAZIONE E SPERIMENTAZIONE DI SÉ

5. TRASGRESSIONE E SUPERAMENTO DEI LIMITI

6. ESPLORAZIONE DI SENSAZIONI

7. PERCEZIONE DI CONTROLLO

8. COPING E FUGA

Funzioni legate alle relazioni sociali con gli adulti e con i pari:

1. COMUNICAZIONE

2. CONDIVISIONE

3. RITO DI LEGAME E DI PASSAGGIO

4. EMULAZIONE E SUPERAMENTO

5. ESPLORAZIONE DELLE REAZIONI E DEI LIMITI

6. DIFFERENZIAZIONE E OPPOSIZIONE

I fattori di protezione in adolescenza

Tenere conto dei soli fattori di rischio è insufficiente per poter realizzare un intervento

efficace per la prevenzione del rischio. La ricerca psicologica si è arricchita con l’analisi

dei fattori di protezione, che possono contrastare, modificare o annullare l’influenza

dei fattori di rischio. Inoltre questi fattori non sono tali in assoluto, ma possono variare

il loro impatto a seconda del momento evolutivo in cui esercitano la loro azione.

Fattori di protezione personali: le life skills, valori come l’importanza attribuita alla

scuola, alla salute e alla religione, disapprovazione della devianza, attese di successo,

conoscenze della dannosità dei comportamenti a rischio.

Fattori di protezione legati alla famiglia: punto di riferimento primario soprattutto

per i giovani adolescenti. Fattore protettivo diretto: disapprovazione esplicita dei

comportamenti a rischio e modello positivo. Indiretto: stile educativo autorevole

(affetto, regole, adeguata supervisione, disponibilità e apertura al dialogo).

Fattori di protezione legati alla comunità: messaggi e atteggiamenti: maggiore

accettazione del periodo adolescenziale, riduzione della spinta verso l’adultità. Luoghi

di aggregazione: offerta di opportunità concrete e spazi fisici di incontro, tempo libero

organizzato.

Fattori di protezione legati alla scuola: soddisfazione per l’esperienza scolastica,

successo scolastico, relazioni positive con compagni e insegnanti, organizzazione di

spazi e tempi efficace, condivisione di regole e relative sanzioni, potenziamento delle

life skills per migliore adattamento e maggiore benessere.

CAPITOLO 3: LA PREVENZIONE EFFICACE IN ADOLESCENZA

Prevenire il disagio

I programmi di prevenzione si propongono di combattere il disagio giovanile, spesso

considerato connesso a malattie psichiatriche o vissuti di malessere psicologico o

conflitti intrapsichici. In realtà si tratta di ragazzi che cercano di affrontare i compiti di

sviluppo che la società pone loro.

Il modello del deficit dell’informazione

Il concetto di disagio è troppo generico e poco utile per costruire un programma di

prevenzione, per questo oggi non si cerca di prevenire il disagio adolescenziale,

piuttosto i comportamenti considerati a rischio. Negli ultimi decenni la maggior parte

dei programmi si è basata sul modello del deficit dell’informazione (gli

adolescenti mettono in atto condotte rischiose quando non ne conoscono a sufficienza

gli effetti e le implicazioni). Pertanto, fornire ai ragazzi informazioni sulle conseguenze

delle loro azioni consente loro di sviluppare atteggiamenti negativi nei confronti dei

comportamenti a rischio e di compiere scelte logiche e razionali. Interventi

informativi sulle conseguenze a breve e lungo termine. L’obiettivo principale è di

rendere chiari i rischi legati a certi comportamenti. Talvolta gli adulti utilizzano

modalità terroristiche, dando info che spaventano i ragazzi, nella scorretta

convinzione che questa paura fungerà da inibizione. In realtà, nonostante il generale

accordo sulla necessità di fornire corrette info non terroristiche, tali iniziative non sono

sufficienti ad influire sugli atteggiamenti e comportamenti, la conoscenza è

insufficiente per motivare un cambiamento, per i vantaggi immediati, le

conseguenze a lungo termine, incapacità di sostituire il comportamento, prospettiva

temporale limitata.

Il modello centrato sul potenziamento delle risorse individuali e di contesto

Modelli di intervento multicomponenti: informazioni corrette sui comportamenti e

sulle loro conseguenze + educazione basata sulla promozione di competenze vitali

(interventi di life skill promotion). Scopo: potenziamento di specifiche abilità per

poter sviluppare un buon adattamento psicosociale. L’obiettivo non è solo evitare o

ridurre il coinvolgimento con i comportamenti a rischio, ma anche favorire il miglior

adattamento possibile. In questa prospettiva l’adolescente è un soggetto attivo e i

contesti di vita giocano un ruolo importante, in quanto forniscono vincoli o

opportunità. È necessario conoscere i dati relativi alla diffusione del comportamento,

ma anche il bilancio dei fattori di rischio e protezione in relazione all’individuo e al suo

contesto. Bisogna compiere una precisa analisi delle condizioni di partenza.

La scuola è un contesto privilegiato, è un’istituzione deputata alla formazione e

educazione dei ragazzi, non solo tramite la trasmissione di conoscenza, ma anche di

abilità per superare i compiti di sviluppo. Tali capacità non possono ridurre i fattori di

rischio, ma la loro presenza funge da fattore protettivo. Resilienza: capacità che

consente di costruirsi un percorso di sviluppo sano a partire da condizioni

profondamente svantaggiose. Il livello di efficacia dell’intervento varia a seconda di

fattori facilitanti o ostacolanti: l’età, il genere, gli interessi, il contesto socioculturale,

oltre che le qualità del programma di intervento: popolazione bersaglio, età, metodo e

contenuti.

POPOLAZIONE BERSAGLIO: CON CHI INTERVENIRE? Superamento della classificazione

primaria-secondaria-terziaria, focus sull’individuo anziché sulla malattia. Oggi si parla

di prevenzione:

a. universale: la popolazione bersaglio non è differenziata in base al livello di

implicazione nel rischio

b. selettiva: sottogruppi di soggetti per i quali è importante modificare la

traiettoria di sviluppo

c. indicata: indirizzata a singoli soggetti altamente a rischio

La popolazione va definita in base agli obiettivi dell’attività di prevenzione. Evitare

l’incursione nel rischio, agisco su tutti; riduco coinvolgimento nel rischio attraverso

sottogruppi; maggior rischio intervengo in modo mirato.

PRECOCITÀ DEGLI INTERVENTI: QUANDO INTERVENIRE? Esistono periodi sensibili,

ossia fasi di sviluppo in cui la sensibilità a certi argomenti/esperienze è maggiore, sono

periodi critici in cui gli individui sono più ricettivi a certi interventi. Svolti troppo

presto non solo sono inefficaci, ma anche dannosi. Una paura precocemente instillata

non è un fattore protettivo, è sconsigliabile perché può essere controproducente. Il

bambino generalmente non attua tali condotte, né è coinvolto, se non in modo

superficiale, dall’intervento. Si rischia l’effetto paradossale di suscitare una pericolosa

curiosità. Se invece si tratta di interventi per potenziare life skills, anche

precocemente ok, perché consentono buon adattamento ed evitano che fattori di

rischio si stabilizzino, diventando poi più difficili da modificare. La collocazione

temporale migliore per evitare o ritardare l’implicazione è il periodo di esordio del

comportamento a rischio oppure quello immediatamente precedente. Importante

analisi del contesto per variabilità legata a specificità territoriali. In generale l’ultimo

anno della scuola secondaria di primo grado e i primi due anni della scuola secondaria

di secondo grado risultano essere periodi particolarmente sensibili e per questo adatti

(la collocazione precisa dipende dagli specifici contesti). Quando invece si tratta di

ridurre il coinvolgimento: triennio scuola superiore. È più probabile che abbia successo

il primo tipo di intervento. longer is not necessary

Riguardo alla durata: la durata non è legata all’efficacia (

better). Programmi con esiti positivi nel breve periodo hanno buona probabilità di

essere efficaci anche nel lungo termine, mentre quelli che non si dimostrano efficaci in

4-5 mesi difficilmente lo saranno dopo.

METODO DELL’INTERVENTO Metodi top-down: programmi ideati e progettati da

operatori sociosanitari e poi proposti al contesto scolastico, sono pacchetti di attività

costruiti a partire da conoscenze teoriche. Basso coinvolgimento della popolazione

bersaglio, contesto di intervento poco motivato e scarsamente collaborativo. Metodi

bottom-up: alta partecipazione della popolazione target, il progetto è ideato e

costruito con il coinvolgimento della popolazione alla quale è destinato, può essere

però limitante perché spesso non si avvale dell’aiuto di chi ha solide basi scientifiche.

L’ideale è combinare i due tipi di approcci. Importanza delle basi teoriche e della

specificità del contesto. Caratteristica cruciale per l’efficacia è il coinvolgimento attivo

degli studenti, oltre che coerenza e continuità e sostegno degli insegnanti. Metodo di

tipo interattivo: attività di gruppo per sperimentare e osservare, role-playing, attività

di decision-making, discussioni di gruppo. Molto efficace può essere la peer-

education o educazione tra pari: alcuni membri di un gruppo sono formati e reinseriti

nel proprio gruppo di appartenenza per realizzare precise attività con i loro coetanei

(formazione specifica di alcuni ragazzi su certi argomenti), il sostegno degli adulti lo

rende maggiormente efficace. I programmi di prevenzione più efficaci sono quelli che

hanno un approccio di comunità, perché lavorano in modo parallelo sui diversi

contesti di vita degli studenti (un lavoro su più fronti favorisce il cambiamento),

comunque particolare rilevanza del contesto scolastico, soprattutto laddove famiglia e

comunità non danno opportunità.

CONTENUTI DEGLI INTERVENTI Materie curricolari e metodi di studio: programmi

volti a contrastare il fallimento scolastico (il successo incide sull’autostima, fattore di

protezione), come quello di tutoring (favorisce abilità cognitive come comprensione,

memorizzazione ed esposizione di contenuti). Il tutor è più efficace se è un coetaneo

(meglio se con qualche anno in più) con adeguato sostegno dell’insegnante.

Conoscenze relative ai comportamenti a rischio: attività centrate sull’incremento

delle conoscenze. Bisogna tenere conto dell’età, partire dalle conoscenze già presenti

e correggere quelle sbagliate. Riflettere su alternative più mature e salutari per

raggiungere gli stessi obiettivi.

Promozione delle life skills: fattori di protezione per problemi di adattamento, gli

studenti sono meglio equipaggiati per affrontare i propri percorsi di crescita e

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
18 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ClaudiaDeste di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazione tra pari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Gini Gianluca.