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L’INTERVENTO PSICOLOGICO CON IL PAZIENTE:

in una (prima fase) il paziente viene aiutato a “elaborare” il trauma conseguente

alla diagnosi,

e quindi a sostenere il “peso della malattia”.

In questa fase lo psicologo potrà aiutare il paziente a gestire la malattia, a

incoraggiare l’espressione e la comunicazione delle emozioni coinvolgendo anche i

familiari, a sviluppare modalità più adattive di affrontare la malattia, a dare un senso a

quanto accaduto, a ridare un senso di speranza e ottimismo verso la guarigione.

il nostro obiettivo è quello di:

fare in modo che il paziente elabori il trauma della malattia

 Contenere la sofferenza

 Aiutare il paziente a sviluppare la consapevolezza dei propri vissuti emotivi

 Favorire il passaggio dall’iniziale sentimento di perdita/controllo /disorientamento)

 al successivo

ri-orientamento

favorire l’Adattamento : imparare a convivere con il cambiamento introdotto

 dall’evento critico

La (SIPO) pone delle indicazioni specifiche su quali sono gli aspetti da tenere in

considerazione, che sono trasversali a tutti gli orientamenti psicoterapici:

Attenzione ai meccanismi di difesa (dimensione inconsapevole del paziente)

 Strategie di coping (vedere quali sono le risorse che il paziente ha, perche possa

 adattarsi meglio alla malattia)

(prima) gli interventi psiconcologici si realizzavano nel qui ed ora del trattamento;

quindi quando un paziente finiva e lasciava l’ospedale non ci si occupa più dei suo

aspetti psicologici.

(dopo) invece, si è visto che una volta tornato a casa il paziente, aveva il tempo di

elaborare tutto quello che gli era successo, è stava peggio dal punto di vista

psicologico;

(paradossalmente si può stare peggio dopo che la malattia è guarita), perche fino a

quando c’è la malattia in corso, tutte le energie psichiche sono orientate a combattere

la malattia e /a resistere al trattamento, ma quando si va in remissione

apparentemente la vita sembra riprendere il suo fluire, MA la persona comincia a

realizzare tutto quello che gli è successo, e può andare incontro maggiormente a

fenomeni ansiosi

più di quando era ricoverata; (perche quando è ricoverato il paziente pensa che la

malattia c’è l’ha sotto controllo il medico/ mentre quando ritorna a casa la persona si

sente un po' lasciata e se stessa, e deve sperare che al prossimo controllo ex: tra 6

mesi, sia tutto come prima).

(oggi) invece : gli ambulatori mettono a disposizione per i pazienti un’ulteriore

supporto psicologico, o anche ricevere una vera e propria psicoterapia, anche dopo,

quando hanno finito le cure.

cancro

Il è una patologia particolare, ci si accorge di avere un cancro (tramite le

analisi del sangue, e l’analisi di alcune mutazioni genetiche responsabili dei tumori)

ma a volte accade di accorgersene troppo tardi, perche il cancro in realtà è una

patologia silenziosa, si insinua in maniera subdola nel corpo.

nel paziente c’è questa sensazione di non riuscire a vederlo (si vede solo con la

risonanza magnetica), e nemmeno di riuscire a controllarlo (perche la persona non ne

avverte i sintomi, non si sente malata).

Il cancro, costringe la nostra mente a un <paradosso> : perche la persona non ne

avverte i sintomi, non si sta male per il cancro, si sta male per la terapia. *Noi siamo

abituati che le terapie, le medicine alleviano il dolore, nel cancro la persona fino a quel

momento sta bene (può avere qualche sintomo generico dovuto alla stanchezza o allo

stress) ma poi è la terapia poi che porta il paziente a stare male.

È come se venissero invertiti l’ordine dei fattori

“ti curi per stare meglio, ma in realtà il tuo corpo sta peggio”

per questa ragione, il cancro è la malattia che prima ha richiesto l’intervento

psicologico.

Quindi capiamo che il vissuto del paziente, da un lato nell’immaginario del paziente

c’è l’idea della morte, dell’altro, è una malattia che non si vede ad occhio nudo, la

persona non ha sintomi (quindi non si sente malato) poi si cura e sta male, c’è la “non

controllabilità” della malattia.

La comunicazione della diagnosi di malattia oncologica rappresenta: un evento

traumatico e doloroso,

ed è vissuta come una cattiva aggressione, del tutto inaspettata, che espone il malato

,

a una nuova realtà, che non può controllare o modificare, e che lo mette in crisi dove

le precedenti fonti di certezza e i propri progetti di vita risultano minacciati e perduti.

In una (prima fase) la reazione emotiva è sicuramente quella dello schock (dove la

persona è incredula)

“non mi sembrava vero, mi sembrava di essere in un brutto sogno”.

in una (seconda fase) subentrano invece i vissuti di rabbia verso la malattia stessa,

con la classica domanda “Perché proprio a me?”, ma anche verso i medici o i familiari.

La reazione può anche essere di chiusura, di isolamento: non avere più voglia di

uscire, di andare al lavoro, di vedere gli amici.

è

la (terza fase) quando si comincia a elaborare la situazione, con una riflessione

più razionale sui cambiamenti intervenuti nella propria vita, e a mettere in atto

strategie per affrontare tali mutamenti. Queste strategie non saranno per forza positive

e funzionali: in alcuni casi potrebbero di fatto peggiorare la situazione (per esempio

estremizzando l’isolamento), ma sono aspetti sui quali si può lavorare con un

adeguato sostegno psicologico.

La reazione alla diagnosi di tumore è soggettiva, perché dipende dalla combinazione di

diversi fattori:

Dalla personalità del paziente e dalle sue risorse personali: ci sono persone

 che per natura sono meglio predisposte ad affrontare situazioni problematiche, ed

altre meno.

Dal grado di percezione della malattia : se viene percepita in maniera molto

 invasiva/distruttiva o meno

 Dal grado di aggressività della malattia : il cancro non è un’unica malattia: ne

esistono centinaia di forme anche molto differenti, che possono variare in base alla

gravità, ai sintomi, e al tipo di trattamento. Alcuni tumori sono noti per essere più

facilmente trattabili.

Dal grado di supporto sociale percepito dal paziente, sia in ambito familiare-

 che anche nel suo rapporto con l’equipe curante.

Reazioni psicologiche: alla diagnosi di cancro :

Vi sono diverse Reazioni psicologiche alla comunicazione della diagnosi di cancro.

un contributo importante è stato dato da Elisabeth Kubler Ross (1976), dopo aver intervistato più di duecento

:

MODELLO DI ADATTAMENTO ALLA DIAGNOSI

malati in fin di vita, ha formulato un

che prevede 5 fasi che quasi tutti i pazienti attraversano nel corso della malattia

1. Fase di Negazione/ Rifiuto: consiste nel rifiutare la realtà dell’evento che soccombe per difendersi/ e

proteggersi da essa. Questa fase si esprime principalmente attraverso frasi come “No, non può essere

vero”.

Questo modo di reagire, è funzionale solamente quando è transitorio in quanto permette al di prendersi il

tempo necessario per mobilitare le proprie risorse e organizzarsi per fronteggiare la malattia. Ma quando

la negazione è persistente, essa non facilita l’adattamento alla malattia ma, al contrario, ne rappresenta

un fallimento e può provocare ulteriori angosce.

2. Fase di Rabbia: incominciano a manifestarsi emozioni forti, quali rabbia e paura, il paziente comincia a

chiedersi tipicamente <perché proprio a mè?>, questa domanda corrisponde alla ricerca di un senso, ma

a questa domanda non ci può essere risposta.

Inoltre il paziente può scaricare la propria rabbia e frustrazione verso l’ambiente est.

proiettando queste sensazioni e pensieri negativi su altre persone. (come ad es: il personale sanitario,

la famiglia, gli amici).

3. Fase del patteggiamento: In questa fase, il paziente può abbandonare la rabbia in favore della

“trattativa” come speranza di poter riparare il riparabile.

“se prendo le medicine, credo che potrò vivere più a lungo”. Può esserci la convinzione che,

se si avrà una buona condotta, allora si avrà in cambio la salute.

4. Fase della Depressione: Questa fase di solito si manifesta quando la malattia progredisce, il livello di

sofferenza aumenta e il paziente comincia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o

che potrebbe subire. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione:

 (depressione anticipatoria) : ha un aspetto anticipatorio, e il paziente riconosce che può fare poco

per tenere sotto controllo la malattia e non può più negare la sua condizione di salute.

 (depressione reattiva) : è connessa alla presa di coscienza di quegli aspetti della propria identità,

della propria immagine corporea che vengono persi.

Fa dunque capolino (la depressione) che si manifesta con un senso di sconfitta, che spesso coincide

con un peggioramento dei sintomi, un calo dell’umore e un aumento della stanchezza, della fatica e del

dolore. Lo svilupparsi di sentimenti depressivi può costituire la (premessa) emotiva e cognitiva alla vera

e propria accettazione della malattia.

5. Fase dell’Accettazione: è la fase in cui il paziente ha potuto elaborare e arrivare a un’accettazione

della propria condizione, e anche quello che potrebbe accadere.

In questa fase il paziente è troppo stanco per essere arrabbiato, e ormai abituato alla malattia per essere

depresso.

*questa fase non coincide necessariamente con: fase terminale, ma può anche accadere prima

dice: “il sintomo abita la personalità del paziente che lo ospita”

Lingiardi

cosa vuole dire? Che ognuno reagisce in base alla propria personalità:

È ovvio che il paziente dal punto di vista psicologico affronta un particolare tipo di

sofferenza perche si ammala di cancro, ma è anche vero che un paziente che ha già in

anamnesi una storia patologica pregressa di: ep.depressivi / o una tendenza di

abbassamento del tono dell’umore / o una tendenza di personalità ansiosa, è ovvio

che avrà una prognosi più difficile sul piano psicopatologico; rispetto a un paziente che

in anamnesi non ha avuto storia pregressa di sofferenza psichiatrica.

Questo ci darà indicazioni sulla: prognosi, chi ha in anamnesi una storia pregressa di

sofferenza psicopatologica è ovvio che avrà una prognosi più difficile sul piano

psicopatologico.

Gli studi hanno dimostrato: che l’adattamento del paziente alla malattia dipende in

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofianasello di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicosomatica con elementi di psicologia della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Laura Santoro.
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