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CRIES
- Crying
- Oxigen Requirement
- Increased vital signs
- Expression della faccia corrucciata
- Sleeplessness
Assessment of Physical Functioning: ROLLAND AND MORRIS DISABILITY
QUESTIONNAIRE.
Istruzioni: quando ha dolore può trovare difficile fare alcune delle cose che fa normalmente.
Pensi a come si sente oggi
Nella vita quotidiana riesce a fare meno cose e questo impatta sul funzionamento e la qualità
della vita in generale.
Scale composte del dolore.
Tentativo di misurare più dimensioni dell'esperienza del dolore
Mc Gill-Pain Questionnaire che va a valutare il dolore. Uso della figura umana per
localizzare il dolore, capire poi se è acuto o cresce lentamente; le condizioni che aumentano
o diminuiscono il dolore. Scala che cerca di valutare diversi aspetti del dolore: qualità,
intensità e come varia il dolore nel tempo.
Importante fare anche una valutazione di misure psicofisiologiche, in fase di assessment o
durante o alla fine del trattamento. Indici del sistema nervoso autonomo, come conduttanza
cutanea per il simpatico. Utile valutazione della tensione muscolare per il dolore.
Utile il biofeedback nelle condizioni di dolore (es. nell’emicrania e nella cefalea).
Cefalea - cervicalgia → Muscoli FRONTALE ,TRAPEZIO, CERVICO-NUCALI
Valutare che tipi di segnali dobbiamo registrare e nei casi soprattutto della tensione
muscolare, capire dove rilevare questi segnali (es. cefalea misuriamo dal muscolo frontale,
le fibre scorrono in verticale dalle sopracciglia ai capelli → elevato livello di tensione
muscolare frontale o nei muscoli pericranici).
Dolore cronico temporo-mandibolare tono muscolare temporale e massetere:
eccessiva tensione del muscolo massetere che è quello che ci permette di masticare,
associato al digrignare i denti durante la notte. Un approccio utile per affrontare questa
condizione è l'uso del biofeedback, che aiuta il paziente a riconoscere quando si verifica
un'eccessiva tensione muscolare e a imparare a rilassarsi consapevolmente.
Durante la valutazione, è importante esaminare la tensione muscolare sia a destra che a
sinistra, poiché i muscoli temporali e masseteri sono bilaterali e, per vari motivi, potrebbe
verificarsi uno sbilanciamento che porta a un dolore localizzato solo su un lato. Per valutare
correttamente la tensione muscolare nel muscolo massetere, si utilizzano elettrodi
posizionati lungo la direzione delle fibre muscolari. Gli elettrodi vengono posizionati su due
siti attivi e il risultato viene monitorato tramite il biofeedback, per fornire al paziente
un'indicazione chiara sulla tensione.
Un esempio pratico di valutazione mostra che il soggetto può avere una maggiore pressione
e tensione a destra. Questo potrebbe indicare un disguido nell'uso bilaterale dei muscoli, e il
paziente dovrebbe essere istruito a masticare in modo equilibrato da entrambi i lati per
ridurre la tensione muscolare e migliorare il controllo della masticazione.
Accertamento diagnostico.
Prima domanda quando un paziente riporta una condizione di dolore è chiedere se ha fatto
le visite neurologiche del caso.
- Facciamo una visita psicologica con intervista semistrutturata sul dolore;
- valutazione psicodiagnostica di base (es. CBA o SCL);
- Test psicometrici specifici per il dolore: PRCS o PRSS
- Strumenti di automonitoraggio (es. Scheda-Diario giornaliero cefalea)
- Valutazione psicofisiologica (EMG frontale, EMG trapezio, SCL; Test da stress:
Descending test)
Le informazioni vanno poi messe insieme e restituite al paziente.
Un aspetto importante: Pain/Tension discrimination.
Consolidato dalla letteratura perché recente. Valutare il dolore cronico → teoria che
suggerisce che nelle situazioni in cui c’è tensione elevata (es. cefalea tensiva), l’ipotesi è che
ci sia un'incapacità da parte del pz di rilevare la tensione muscolare (es. ci dicono di
essere rilassati, ma in realtà sono molto tesi) → disappreso a discriminare livelli di tensione
muscolare.
Per valutare la discriminazione della tensione muscolare, è stato creato un compito specifico
che prevede l'utilizzo di sensori per rilevare la tensione. Gli elettrodi sono stati posizionati
sul muscolo frontale, e ai partecipanti è stato chiesto di applicare la massima tensione
possibile, seguita da un esercizio di rilassamento. Successivamente, è stato chiesto loro di
riprodurre la tensione in corrispondenza di una barretta di riferimento che rappresentava i
vari livelli di tensione. L'obiettivo era valutare la capacità dei partecipanti di discriminare e
riprodurre i diversi livelli di tensione muscolare.
Questo compito è stato eseguito per il muscolo frontale (specifico) e per il muscolo bicipite
(aspecifico), al fine di comprendere se la difficoltà nella discriminazione della tensione fosse
legata esclusivamente al muscolo frontale o fosse una difficoltà generale. I risultati hanno
mostrato che, confrontando un gruppo di pazienti con cefalea e un gruppo di controllo sano,
non c'erano differenze nel muscolo bicipite per quanto riguarda la capacità di discriminare i
vari livelli di tensione. Tuttavia, nel caso del muscolo frontale, i pazienti con cefalea
avevano difficoltà a discriminare correttamente i diversi livelli di tensione muscolare,
indicando un'alterazione specifica nella loro percezione.
Questa difficoltà di discriminazione è stata correlata anche al livello di tensione muscolare a
riposo. I pazienti con cefalea primaria presentavano una tensione muscolare
significativamente maggiore nel muscolo frontale sinistro a riposo rispetto al gruppo di
controllo, suggerendo un'alterazione della regolazione muscolare in questa area, che
potrebbe contribuire alla sintomatologia dolorosa associata alla cefalea.
L’idea che è stata ipotizzata è che una scarsa capacità di discriminare la tensione
muscolare, potrebbe essere alla base dell'elevata tensione costante muscolare che porta
alla cronicizzazione del dolore. Se non riescono a discriminare quando sono tesi o meno non
riescono a capire come rilassare la parte, perché non capiscono la differenza tra tensione o
meno.
Trattamento integrato del dolore cronico
Vari livelli di invasività dei trattamenti che possono essere applicati.
Metodi psicologici meno invasivi, terapia fisica un po’ di più, fino al trattamento farmacologico
in cui ci sono vari livelli di intensità dei farmaci che possono essere somministrati.
Biochimica del dolore ed effetti di farmaci/interventi.
- Corticosteroidi (prednisone, desametasone) o farmaci anti- infiammatori non steroidei
(FANS o FANS) (paracetamolo, naprossene, ibuprofene)
- Endorfine (dolore acuto) - Farmaci oppioidi che legano i recettori oppioidi
(ossicodone, tramadolo); recettori nei nervi sensoriali, nel grigio periacqueduttale, nel
sistema limbico
- Antidepressivi (nortriptilina, desipramina); inibizione del reuptake dei
neurotrasmettitori inibitori → agiscono con reuptake e sembrano in alcuni casi
funzionare
- Anticonvulsivanti (gabapentin, pregabalin): stabilizzazione dell'attività elettrica
cerebrale, soprattutto nel dolore neuropatico → meccanismo non chiaro
Interventi:
- Iniezioni epidurali o perineurali (nel caso di un dolore specifico e localizzato, come al
ginocchio, quindi iniezione di anestetico locale) di anestetici locali o di corticosteroidi
- Impianti di sistemi di somministrazione di farmaci epidurali e intratecali
- Procedure ablative di nervi o blocchi del nervo simpatico
- Stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation, DBS; inibizione
discendente)
- Inserimento di stimolatori del midollo spinale (inibitori ascendenti)
Opzioni non farmacologiche non invasive
Analgesia prodotta dalla stimolazione (Stimulation produced analgesia, SPA) (chiusura del
cancello secondo la Gate Control Theory):
- Stimolazione elettrica transcutanea del nervo (Transcutaneous electrical nerve
stimulation, TENS)
- Stimolazione dei nervi periferici sottocutanei
- Agopuntura
- Massaggio
- Manipolazione e mobilizzazione
Interventi Psicologici, Psicofisiologici e Psicosociali
- Terapia cognitiva/comportamentale (ad es. spostamento dell'attenzione,
immaginazione guidata, attivazione comportamentale)
- Biofeedback o terapia di rilassamento
- Terapia fisica e occupazionale, non è propriamente psicologica, ma può coinvolgere
altre figure (psicologo presente più per la parte motivazionale).
Terapie cognitivo-comportamentali: Teoria dell'evitamento della paura (vedi anche
Fordyce 1976) e condizionamento operante
Persona valuta negativamente quella condizione di dolore, si creano dei comportamenti di
evitamento delle situazioni associate al dolore che a lungo termine porta a maggiori
evitamenti e limitazioni della funzionalità della persona (e della capacità muscolare della
persona)
- Cognizioni negative (catastrofizzazione) → paura del dolore (cognizioni legate alla
malattia)
- Paura del dolore → evitamento di eventi potenzialmente dolorosi (comportamenti di
malattia ) → poche opportunità di disconfermare le credenze
- Evitamento → sindrome da disuso (nel circolo vizioso di emozioni negative legate al
dolore e all’evitamento, il dolore porta anche ad una diminuzione del tono dell’umore)
→ aumento dell'esperienza dolorosa e riduzione dell’umore (depressione)
- Rinforzo positivo (ad es. attenzione per i comportamenti dolorosi)
- Rinforzo negativo (es. evitare eventi spiacevoli associati al dolore come il lavoro, la
scuola)
A dx non abbiamo una creazione del circolo vizioso del dolore e abbiamo recupero, a dx
circolo negativo.
Come i pensieri possono influenzare risposta a situazioni stressanti
Spesso non sono gli eventi stressanti, ma come li valutiamo e come cerchiamo di far fronte
loro a determinare il nostro stato → ristrutturazione cognitiva che si basa nella valutazione
del classico ABC.
Tra la situazione e la sensazione che proviamo in tale situazione vi sono i nostri pensieri (e
autoaffermazioni)
Possiamo aggiungere anche la parte del comportamento → es. evitamento di situazioni.
Articolo che dà una linea guida sugli interventi per il dolore cronico.
Interventi di auto-regolazione, cognitivo-comportamentali e acceptance therapy.
Il trattamento psicologico è emerso come una componente comune di un piano
multidimensionale e interdisciplinare di cura del dolore per molte persone con dolore
persistente. I trattamenti sono basati su un modello modello biopsicosociale del dolore e
da una lunga storia di ricerca psicologica che ha identificato il ruolo centrale dei fattori
comportamentali, cognitivi ed emotivi che si ritiene contribuiscano al perpet