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Psicologia giuridica e forense

Un'ulteriore distinzione è quella tra psicologia forense o giuridica hard, ordinata a produrre effetti giuridici in capo al soggetto, e psicologia giuridica soft che, sebbene abbia luogo in contesti giuridicamente delimitati (es. comunità, carcere...), è in realtà orientata a produrre effetti clinici in capo al soggetto. Paese che vai, usanze che trovi: i confini normativi e linguistici Il diritto, salvo alcune discipline particolari, è specifico per ogni singolo paese ed è scritto nella lingua del paese di appartenenza. Il problema è che una buona psicologia giuridica e forense hard, in quanto strettamente legata alle norme di applicazione scritte nella lingua italiana, può trovare solo parziale approfondimento scientifico di carattere internazionale. Ecco dunque la questione: la psicologia giuridica deve farsi in relazione alla specifica norma di diritto e il diritto è scritto nella lingua dello Stato di appartenenza.tecnica, quindi, richiede la presenza di un esperto nel campo specifico di conoscenza necessario per risolvere la questione giuridica. Nel contesto delle scienze del comportamento, lo psicologo può essere chiamato a svolgere il ruolo di consulente tecnico. La psicologia è una disciplina che studia il comportamento umano e le sue cause, e può fornire una valutazione e una comprensione approfondita di determinati aspetti psicologici rilevanti per una questione legale. La consulenza tecnica dello psicologo può essere richiesta in diversi contesti, come ad esempio in casi di valutazione della capacità mentale di un individuo, di valutazione del danno psicologico subito da una vittima di un reato, o di valutazione della credibilità di un testimone. La consulenza tecnica dello psicologo nel processo richiede una conoscenza approfondita delle teorie e delle metodologie psicologiche, nonché delle norme e delle procedure legali. Lo psicologo consulente tecnico deve essere in grado di fornire una valutazione obiettiva e basata su evidenze scientifiche, al fine di supportare la decisione del giudice. In conclusione, la consulenza tecnica dello psicologo è un elemento importante nel processo legale, in quanto fornisce una prospettiva scientifica e specializzata su questioni comportamentali rilevanti. La presenza di un esperto nel campo delle scienze del comportamento può contribuire a una migliore comprensione e risoluzione delle questioni giuridiche.tecnica si pone come necessaria in tutti i casi in cui non è possibile giungere alla soluzione giuridica senza essere passati dal chiarimento tecnico. L'esperto dunque formula un giudizio tecnico che precede un susseguente giudizio giuridico. L'attività dello psicologo forense rientra anch'essa in questa cornice concettuale. Possiamo affermare che introduce nel processo nozioni tecniche di carattere psicologico e psicopatologico che si pongono come premesse necessarie alla soluzione di questioni di carattere giuridico. In sintesi, la consulenza tecnica è scienza che entra nel processo. Rispetto a ciò, ai nostri fini si intrinsecano due piani di riflessione. Uno prettamente giuridico, detto epistemologia giudiziaria (questioni che riguardano l'ingresso della scienza nel processo) e l'altro che riguarda problematiche relative all'ingresso delle scienze del comportamento nel processo. Cenni di epistemologia giudiziaria Nel parlare di.

Epistemologia giudiziaria si distinguono due piani:

  1. Quello delle problematiche relative all'ammissibilità della prova scientifica.
  2. Quello della valutazione della prova scientifica.

L'ammissibilità della prova scientifica riguarda le valutazioni che il giudice deve compiere per decidere se uno strumento o metodo sono sufficientemente affidabili da essere utilizzati nel processo. È quindi importante capire quali sono i criteri che il giudice usa per considerare buona una prova scientifica; i criteri formulati dalla nostra giurisprudenza sono fortemente "debitori" dell'elaborazione giuridica statunitense. In essa vi è stato un percorso di evoluzione da un atteggiamento "conservatore" a uno "progressista". Caposaldo del criterio conservatore viene considerato il caso Frye contro USA del 1923 sull'ammissibilità di una tecnica progenitrice del poligrafo.

In questo caso venne fissato il principio (Fyre Test) secondo cui l'ammissibilità di una prova scientifica deve essere ancorata alla generale accettazione di quest'ultima da parte della comunità scientifica. Ispiratore, invece, del criterio progressista è stato il caso Daubert del 1993; la Corte Suprema ha stabilito che il Fyre Test non può essere l'unico da seguire. Qualora siano proposti nel processo tecniche e strumenti nuovi, questi non possono essere rifiutati a priori ma devono subire un vaglio critico da parte del giudice. I criteri introdotti da tale sentenza vengono detti appunto criteri Daubert:
  1. Verificabilità = una teoria è scientifica se può essere controllata tramite esperimenti.
  2. Falsificabilità = una teoria è scientifica solo se è falsificabile.
  3. Controllo della comunità scientifica = una teoria è scientifica se è fatta oggetto di pubblicazioni specialistiche.

percentuale di errore e il rispetto degli standard.

5. Generale accettazione.

Dunque, il giudice viene legittimato ad assumersi la responsabilità di consentire l'ingresso nel processo di una scienza ancora nuova.

Successivamente, nel 1999, la Corte Suprema ha introdotto importanti specificazioni rispetto alle indicazioni del caso Daubert. Si è specificato che i criteri di vaglio della prova scientifica devono essere considerati applicabili non solo alla prova scientifica in senso stretto, ma a tutte le perizie di carattere tecnico. In secondo luogo, si è specificata l'importanza del fattore "fitness" (pertinenza) del contributo scientifico al caso concreto.

Le nuove prospettive introdotte, inoltre, si sono riflesse sulla riformulazione della "Rule 702", e hanno introdotto tre criteri aggiuntivi; la prova scientifica può considerarsi ammissibile se è fondata su una sufficiente quantità di elementi fattuali,

basata su principi e metodi affidabili e se i principi e i metodi sono staticorrettamente applicati al caso. Nella dottrina italiana, vi è un elenco di criteri che la prova scientifica deve possedere per essere consideratadotata di valida idoneità probatoria:
  1. Validità teorica dei principi, dei metodi e delle applicazioni.
  2. Fitness.
  3. Controllabilità dei principi e delle metodologie usate nel corso del processo.
  4. Qualificazione dell'esperto.
  5. Comprensibilità delle conoscenze introdotte.
Per quanto riguarda la giurisprudenza italiana, il giudice in primo luogo deve decidere se si trova di fronte a teorie e tecniche consolidate oppure di fronte a una scienza nuova; nel primo caso si limita a verificare la corretta applicazione, mentre nel caso di una teoria nuova, dovrà prima superare la verifica di affidabilità scientifica e solo dopo procede con il controllo di corretta applicazione. Sempre relativamente alla giurisprudenza italiana,importante è la sentenza Cozzini; in tale pronuncia si uniscono sia il tema del concetto giuridico di probabilità, sia quello dell'introduzione della prova scientifica nuova. Il compito di vaglio scientifico sulle scienze nuove, dunque, è di competenza del giudice e non un'autocertificazione da parte dell'esperto che le introduce. La valutazione della prova scientifica Il tema della valutazione della prova scientifica riguarda i problemi relativi alla corretta valutazione dei risultati di una scienza già entrata nel processo. Si tratta dei casi di contrasti peritali dove si manifestano conflitti di opinione scientifica tra gli esperti coinvolti. Questo conflitto valutativo può venirsi a creare sia all'interno di uno stesso contesto peritale (es. valutazione perito d'ufficio vs del perito di parte), sia tra diverse fasi di giudizio. Come deve, quindi, muoversi il giudice in questi casi? Prima di tutto, un importante principioè quello della libera valutazione delle prove; il giudice è libero di valutare la perizia come qualsiasi altro mezzo di prova, con l'unico limite di una coerente motivazione. Tuttavia, questo principio trova dei limiti nell'ambito della perizia. La libertà di valutazione della perizia sembra infatti essere esclusa dalle necessità di particolari competenze tecniche. Di fronte a tale contraddizione, da alcuni viene suggerito che l'unica via d'uscita sia la nomina di un nuovo perito. Mentre altri ritengono che il riconoscimento di un sapere esterno non esime comunque il giudice dal suo compito di libera valutazione delle prove. La giurisprudenza sembra confermare quest'ultima impostazione. Un'importante sentenza della Cassazione in materia nasce in riferimento all'ambito dell'imputabilità. In tale occasione, la Cassazione ha formulato una regola di giudizio valida per tutti i contesti scientifici; i temiche riguarda il comportamento umano. Per quanto riguarda la vicinanza d'oggetto, si fa riferimento al fatto che la psicologia giuridica si occupa di fenomeni psicologici che sono strettamente legati al campo giuridico, come ad esempio la valutazione della capacità di intendere e volere di un imputato o la valutazione del danno psicologico subito da una vittima di reato. Questo crea una sfida per i giuristi, che devono comprendere e valutare aspetti psicologici complessi al fine di prendere decisioni informate. Le antinomie epistemologiche, invece, si riferiscono alle differenze di approccio e di metodo tra la psicologia e il diritto. Mentre il diritto si basa su regole e principi legali, la psicologia si basa su metodi scientifici per studiare il comportamento umano. Questo può creare tensioni e difficoltà nella comunicazione e nella comprensione reciproca tra giuristi e psicologi. Entrambe queste problematiche diventano ancora più rilevanti quando la psicologia entra in gioco come prova scientifica nei procedimenti giudiziari. La distinzione di ruolo tra giuristi e consulenti diventa cruciale, così come la gestione delle questioni legate alla validità e all'affidabilità delle prove scientifiche psicologiche. In conclusione, le peculiarità della prova scientifica di tipo psicologico nel contesto giudiziario sollevano questioni importanti riguardo alla vicinanza d'oggetto e alle antinomie epistemologiche. È fondamentale affrontare queste problematiche in modo adeguato al fine di garantire una giustizia equa e informata.

contraddittoria quali sono quelle provenientidalle scienze del comportamento. Il primo tema è logicamente antecedente al secondo.

Nel cercare di stabilire il confine tra il diritto e la psicologia, l'interrogativo è questo; in quali casi la conoscenza sul comportamento umano assume valore scientifico e in quali casi invece fa parte del normale bagaglio di conoscenza e dunque consente al giudice di non avvalersi di un parere esperto? Nell'ambito delle scienze del comportamento, l'esperto pare essere vissuto come necessario quando occorrono informazioni sulla patologia del funzionamento mentale mentre come superfluo nel caso di valutazioni sulla normalità del funzionamento psichico.

Indicativa sul punto era la Turner Rule, secondo la quale ricoprire il senso comune con il linguaggio scientifico era cosa controproducente alla realizzazione giudiziaria e che la psicologia era essa stessa senso comune. La Turner Rule trovava un parziale superamento con

L'Emery Rule, la quale confermava la non necessità dell'esperto per quello che era di conoscenza comune, ma eliminava da tale dominio la psicologia. Colman e Mackay, hanno sottolineato a tal proposito innumerevoli temi della psicologia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
14 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marti.Cesc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia forense e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Mondini Sara.