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Lo psicoterapeuta deve aver conosciuto quella sensazione (≠ vivere la stessa
esperienza).
L’individuazione: aiutare la persona di fronte a noi a diventare se stessa. Per
farlo, essa deve operare un posizionamento e capire la sua complessità interna. Ti
ammali quando vai ad elidere qualche aspetto di te.
L’inconscio: ci sono alcuni elementi che provo di una forza enorme, che posso
dire che sono miei ma che sono anche tipici della specie umana. La conoscenza
emotiva (es. capacità di provare meraviglia di fronte ad un tramonto) è la stessa per
tutti. Stesso pattern, stessa immagine (≠ visiva) lo riconosco. Non è necessario
avere la stessa esperienza, ma è importante sapere che l’alveo delle emozioni, delle
raffigurazioni, delle musicalità che posso provare, ha una campionatura che possiamo
far riferire a qualcosa di tipico della specie umana (archetipo).
Archetipo: ciò che è arcaico e tipico. Tipologie di esperienze (≠ situazioni) che sono
antiche e tipiche della figura umana. Arcaico = ≠ vecchio, deriva dalla filosofia greca
presocratica e significa origine/originario (non soltanto esiste da sempre, ma è una
forza che muove il pensiero). Una forza archetipica potrebbe essere la tendenza degli
umani a provare es. tenerezza verso qualcosa di piccolo, morbido con gli occhi
grandi. Ci sono dei vissuti che, se siamo esseri umani, dobbiamo aver provato.
4 Funzioni Psichiche:
1) Pensiero: ci sono cose a cui puoi rispondere con il pensiero,
per altre è inutile. Se prende troppo il predominio, diventano
difficili anche cose semplici.
2) Sensazione
3) Sentimento: aiuta a scegliere su cose indecidibili. La risposta
è istantanea.
4) Intuizione: momentanea
Pensiero e sentimento: se le separiamo, diventano due cose mostruose. Ma in realtà,
l’essere umano è fatto per far convergere le due prospettive in una. Abbiamo
sempre pensato alle due prospettive come opposte, e in realtà lo sono, ma sono fatte
per essere vissute insieme. La salute prevede di vivere emozioni archetipiche (es.
attaccamento, sessualità), ma queste, modulandole con altre prospettive, si
amalgamano fra di loro.
Le spinte archetipiche sono quelle universali. Queste, però, si vanno ad incrociare con
la mia esperienza personale, la mia tipologia psichica…ecc. (= individuazione).
Jung si ispira a Kant:
Il noumeno = la montagna (inarrivabile)
Fenomeno = varie prospettive che la vedono (es. lupo)
Il noumeno può essere visto ma NON raggiunto dalle diverse prospettive. Il Sé si
avvicina al noumeno SOLO quando siamo in pace (che non significa contenti
accettazione) con la nostra storia. Per definizione il sé/noumeno non è raccontabile né
descrivibile, ci possiamo solo avvicinare tramite un’immagine. La manifestazione di
tale compiutezza sono proprio le immagini. Riconoscere l’archetipico che è in noi
significa da una parte goderselo dall’altra parte non avere la pretesa di
identificarsi con quei “dei” (≠ identificarsi con esso).
La controlli sapendo che è dentro di te ma NON sei tu!
L’individuazione NON è uno stato, né un traguardo. È un processo che ti porta
all’umiltà. Vendere la consapevolezza del sé come terapeuti è sbagliato.
RAPPORTO FRA L’IO E L’INCONSCIO: l’inconscio può essere tante cose. C’è una
caratteristica precisa della visione dell’inconscio di Jung che non esiste in altre
prospettive.
Jung inizia a parlarne a inizio 900. NON è vero che era un allievo di Freud, lo è stato
solo in modo dialettico fra 1906-1913. Era una sorta di enfant prodige della
psichiatria europea.
L’inconscio di Freud non gli risulta soddisfacente: c’è qualcosa
· di molto potente che viene rimosso e finisce nell’inconscio.
L’inconscio, secondo lui non crea nulla (≠ creativo, nuovo). Ha
(Eros) ciò
una spinta che si ramifica ed è fondamentalmente
che non accettiamo perché si scontra con i vincoli della civiltà
(super io).
Janet: nell’inconscio c’è qualcosa di molto organizzato e
· multiplo. Disturbo della personalità multipla (1902): varie voci
che parlano. L’inconscio è una stratigrafia: gli elementi
dell’inconscio sono legati al corpo (midollare) e si trovano
gerarchicamente gli uni sugli altri. Il suo inconscio porta
qualcosa di arcaico (in questo caso inteso come vecchio) in un
modo moderno e questo è ciò che lo rende inaccettabile. Esso
trovare un coordinamento fra le parti interne
si limita a (più
creativo di quello di Freud, ma meno rispetto a quello di Jung).
Per Jung, le spinte dell’inconscio portano alla creazione di qualcosa di nuovo. Per lui
l’arcaico = originario. L’inconscio tende all’integrazione di sottosistemi tramite
pattern/immagini perché esse sono quelle che parlano meglio. L’inconscio ha questo
aspetto propulsivo che va un po’ oltre. La patologia, in questo senso, è qualcosa che
blocca il normale decorso dell’inconscio, e di conseguenza l’individuazione
(integrazione interiore + distaccamento dalla collettività). Più che risolvere il
sintomo, si promuove l’individuazione. Il sintomo spesso è il segnale utile di qualcosa
che si è inceppato.
Quello che non è conosciuto, è proiettato.
L’inconscio Jungiano tra tante spinte potenziali, noi poi dobbiamo scegliere. Es.
cielo stellato. C’è una tendenza dell’uomo ad interpretare ciò che lo circonda. Il
rapporto che abbiamo con l’inconscio è un rapporto fatto di costellazioni.
L’inconscio di Jung: “Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche”: L’inconscio
non è solo ciò che è ignoto:
- L’elemento psichico ignoto: es. zia
- Sistema psicoide: sulla sua natura non siamo in grado di fare
affermazioni dirette. Qualcosa che sfugge ad una
rappresentazione precisa e focale (i.e., tutto ciò che ha a che
fare con il somatico).
Tale inconscio così definito descrive un dato di fatto estremamente fluido:
1) Tutto quello che so ma che momentaneamente non penso (es.
zia)
2) Tutto ciò di cui ero cosciente ma ora è dimenticato
3) Tutto ciò che viene percepito dai miei sensi ma non notato
dalla mia coscienza (subliminale) sottosoglia: qua inizia ad
essere sistema psicoide.
4) Tutto ciò che penso, sento, ricordo, voglio oppure che faccio
senza attenzione (inconsciamente) procedurale
5) Ogni cosa futura che si prepara dentro di me e che affiorerà
alla coscienza più tardi pre-concezioni vaghi, senso di
Qualcosa che si sta preparando
malessere (=depressività).
dentro me di cui non sono consapevole.
Tutto questo è contenuto nell’inconscio (= fringe of consciousness): l’idea di fringe fa
riferimento ad un limite, un confine.
L’attività del sognare: evento psichico od organico? È a metà. Dipende quanto la
coscienza ci si affacci. Il sogno appena sognato = evento psicoide. Come viene
narrato è già una prima interpretazione = evento ricordato. Chi fa una stessa
narrazione dei propri eventi fa disarticolato in terapia. Il sogno sei tu.
Funzione del sogno: trovare una soluzione. Fare una simulazione mentale. Sogno
premonitore: serve a tenere insieme l’organismo, facendolo rivolgere verso il futuro.
Nei sogni, che ad una precisa scarica corrisponde ad un’immagine specifica, è
prettamente individuale.
Così come la coscienza ha le sue regole, così anche le funzioni sensoriali: sembra
pensabile che esista, per i processi psichici, una soglia inferiore (es. sistema psicoide
infrarossi) ma anche una soglia superiore (sempre sistema psicoide ma NON
studiabile ultravioletti) e di conseguenza, la coscienza in mezzo (= sistema di
percezione per eccellenza).
Il divenire di Eraclito ispira Jung: enantiodromia (vedi appunti dinamica).
L’inconscio che parla (tramite immagini e pattern), cerca di riequilibrare l’organismo,
ricordandogli elementi che sono stati messi in ombra. La compensazione = quando
sei sbilanciato.
Quello che importa (nel sogno e nelle immagini) è il rapporto che abbiamo con
l’immagine (≠ l’immagine in sé ≠ catalogazione univoca): attivazione di un
dialogo.
Segno vs. simbolo
Simbolo: spiegazione di un fenomeno ignoto. Alcune immagini tendono ad avere una
gamma di oscillazione limitata. È importante chiedere alla persona cosa ne pensa.
Segno: definizione univoca di qualcosa che già sappiamo.
La potenza trasformatrice NON è nel simbolo in sé (è latente in esso). Affinché
possa mettere in atto un cambiamento vi deve essere un rapporto fra Io e
inconscio ( il rapporto con quella immagine, lo sguardo simbolico).
Finora abbiamo parlato della coscienza come un dominio piccolo e l’inconscio come
un dominio infinito. Quello che conta NON è la dimensione assoluta dei due regni,
ma la relazione fra i due. L’inconscio deve avere la stessa importanza della
coscienza.
Le modalità di dialogo sono tante. Per definizione, un evento può diventare simbolico
(i.e., un qualcosa che ancora non è) in vari anni (es. tramite sogno o insight
cognitivo).
Oggetto transizionale (apre le volte) ≠ feticcio (non porta a niente, non
contribuisce all’individuazione).
“Le sensazioni sono le espressioni mentali dell’omeostasi” (Damasio). Questo viene
fatto anche dai batteri. L’omeostasi ti porta in quell’intervallo ideale di salute (
sentimenti positivi). Un’omeostasi insufficiente porta, invece a sensazioni negative.
L’azione dell’inconscio sulla coscienza:
Inconscio personale e inconscio collettivo
· Nel rapporto con l’inconscio, quando ti rendi conto che quella è
· una parte di te, puoi avere due reazioni: a) l’esaltazione
(inflazione: la coscienza si illude di essere un fenomeno
ricordarsi che si tratta di un fenomeno collettivo, ti aiuta a
un’inflazione,
ridimensionarti; b) la vergogna (anche questa è
una contaminazione di un contenitore universale). DENTRO DI
ME C’E’ QUESTA PARTE, MA NON SONO IO (NON SONO SOLO
QUELLO!).
Distinzione fra due movimenti dell’individuazione:
riuscire sufficientemente a adattarsi all’ambiente: nella prima parte della vita,
si va a costruire un Io più che un sé (movimenti normali della vita).
differenziazione dall’ambiente: l’essere umano, essendo sociale, non vive per
aria.