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Kaës ipotizza l’esistenza di un apparato psichico gruppale, che è la costruzione
comune dei membri di un gruppo necessaria per costruire un gruppo.
A opera di Whitaker e Liebermann è stato elaborato un modello di gruppo
terapeutico denominato dagli autori con itto focale di gruppo: è un con itto
inconscio e condiviso dai componenti che si determina lentamente nel gruppo
dalla contrapposizione tra un motivo disturbante -un desiderio- e un motivo
reattivo -la paura- che pervadono il gruppo e ne orientano le energie.
Non solo la psicoanalisi ma anche l’antropologia, la biologia, la sociologia hanno
contribuito alla nascita e allo sviluppo del pensiero gruppoanalitico.
Gehlen, losofo, antropologo e sociologo nella sua opera più importante a ronta la
tematica della di erenza tra l’essere umano e l’animale. L’essere umano difetta
della capacità di adattamento alle condizioni dell’ambiente esterno. Ciascun
essere umano, al ne della sua sopravvivenza, da un lato necessita di essere
protetto e accudito per un periodo piuttosto lungo, dall’altro deve anche essere in
grado di apprendere quelle competenze necessarie per riuscire a stare al mondo.
Di erentemente dagli animali il neonato non è in grado di sopravvivere senza la
presenza di un adulto. Grazie alla sua capacità di azione, l’uomo può conservarsi
in qualsiasi luogo della terra e modi care tutte le condizioni naturali sfavorevoli al
suo insediamento. Le sue azioni possono quindi essere considerate come atti di
trasformazione della natura in cultura.
Morin sostiene che l’attuale bisogno dell’uomo è quello di trovare un metodo in
grado di rilevare le connessioni tra le cose e le complessità, in modo tale da
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liberarsi dalle false chiarezze e prendere coscienza dell’incertezza e della
limitatezza della conoscenza posseduta.
Elias, uno dei maggiori sociologi del secolo scorso, opera un’importante
distinzione tra il concetto di evoluzione e quello di sviluppo. Con il termine
“evoluzione” si riferisce al processo di trasformazione biologica, invece ad
esempio l’acquisizione del linguaggio è una caratteristica speci ca dell’essere
umano che non dipende tanto dalla sua evoluzione quanto dal suo sviluppo.
Lewin è uno dei maestri della psicologia sociale, formulò la teoria del campo. Con
“campo” s’intende tutto ciò che è presente al soggetto in un dato momento e che
ne determina l’azione, il sentire, il conoscere. Inoltre, con il “principio di
contemporaneità”, Lewin ribadisce che qualsiasi comportamento entro un campo
psicologico dipende soltanto dalla particolare con gurazione del campo
psicologico a quel dato momento. Sulla base di ciò, Lewin elabora la teoria della
personalità, de nita dinamica in quanto concepita in continuo cambiamento
rispetto al campo. Concetto essenziale è quello di “spazio vita”, cioè l’insieme dei
fatti che determinano il comportamento di una persona, indipendentemente dal
gruppo di cui fa parte.
I gruppi operativi (Pichon-Rivière) hanno lo scopo di elaborare e rimuovere le
strutture rigide e stereotipate del pensiero che hanno origine nell’ansia che si
determina in presenza di cambiamenti.
I gruppi interattivi (Vanni e Azima) pongono l’accento sugli aspetti comunicativi che
si realizzano tra i partecipanti. Sono contraddistinti da pochi membri.
Nei gruppi omogenei vi è una caratteristica che accomuna tutti i membri.
Altri due gruppi che, sebbene non siano nati con obiettivi terapeutici, hanno
i gruppi mediani,
risentito dell’in uenza gruppoanalitica: composti da 17 a 35
partecipanti disposti in assetto circolare, con una durata di seduta di 90 minuti per
i gruppi allargati,
uno/due incontri settimanali; composti da oltre 35 partecipanti,
disposti a cerchi concentrici, impedendo di potersi vedere tutti fra loro. Le sedute
durano 90 minuti e si svolgono con un seguito di tornate (quattro o cinque per ogni
giorno) in di due o più giornate. Opera in modo opposto a quello della psicoanalisi:
prevale il contesto invece della relazione e esplora il conscio invece dell’inconscio.
CAPITOLO 2 Il paradigma della complessità
L’uomo ha sempre cercato le regole per poter predire e interpretare la realtà. Con
l’elaborazione del metodo sperimentale di Galileo nasce il pensiero scienti co, e la
metodologia scienti ca si compone di diversi momenti: l’osservazione dei
fenomeni, la formulazione delle ipotesi, la fase dell’esperimento. Tramite tale
metodologia , la conoscenza scienti ca ha fatto pensare all’uomo di aver trovato il
modo per acquisire la verità rispetto al funzionamento della realtà. Già
nell’Ottocento però ci si rese conto che anche sistemi il cui comportamento era
ben noto, in determinate condizioni, potevano presentare delle condotte anomale.
Il paradigma della complessità nacque nel momento in cui la scienza classica non
aveva più i mezzi per spiegare gli aspetti irregolari della natura. Il concetto di
paradigma nasce grazie a Thomas Kuhn. Egli sosteneva che il cammino della
conoscenza non procede per semplice accumulazione di sapere, ma attraverso
rivoluzioni. Le rivoluzioni scienti che sono mutamenti degli orientamenti teorici e
delle procedure sperimentali che caratterizzano una data comunità scienti ca.
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L’insieme di tali orientamenti è chiamato paradigma che, dunque, indica l’insieme
di teorie, leggi e strumenti che de niscono una tradizione di ricerca in cui le
conoscenze sono accettate universalmente: le rivoluzioni scienti che sono il
passaggio da un paradigma all’altro. Lo studioso che ha postulato la teoria della
complessità è Edgar Morin. Si passa da una visione della realtà unitaria e integrata,
che segue leggi precise e preordinate, ad un’idea di realtà in continua evoluzione e
cambiamento. L’epistemologia della complessità si basa sull’idea che non è
possibile rintracciare un principio primo applicabile a tutte le situazioni della realtà.
Morin scrive che lo scopo della conoscenza non è scoprire il segreto del mondo,
ma dialogare con il mondo e con l’incertezza: il vero oggetto della conoscenza
diviene la relazione tra ordine e disordine, tra caso e necessità. Il paradigma della
complessità ha in uenzato la gruppoanalisi, in particolare la metodologia utilizzata
e le caratteristiche attribuite all’oggetto: la maggiore attenzione della gruppoanalisi
al livello qualitativo piuttosto che al livello quantitativo; un modello che passa da
una logica di tipo o/o ad una di tipo e/e; la consapevolezza che non si può
osservare un oggetto senza in uenzarlo ma anche che l’oggetto ha un’in uenza
sull’osservatore, da ciò deriva l’attenzione al controtransfert; la consapevolezza
che né l’osservatore né l’osservato possono svincolarsi da tutti quegli ambiti
biologici, transgenerazionali, istituzionali nei quali sono inseriti. In ne, la teoria
della complessità ci consente di analizzare il rapporto che intercorre tra mente e
corpo. Senza la relazione, mente e corpo sarebbero esclusivamente delle
astrazioni. È l’interazione dei tre elementi che giusti ca il rapporto dell’uomo con il
suo mondo esterno e interno.
CAPITOLO 3 Siegmund H. Foulkes
Foulkes è ritenuto il padre della gruppoanalisi, fu infatti il primo autore ad avere
elaborato la teoria gruppoanalitica: “il gruppo è la matrice della vita mentale
dell’individuo”:
Nacque in Germania nel 1898. Lesse Freud con entusiasmo, durante gli studi di
specializzazione in neurologia s’imbatté in Goldstein che lo in uenzò in maniera
formativa; un’altra in uenza di questo periodo fu il contatto con la psicologia della
Gestalt. Nel 1928 si trasferì con la moglie e i gli a Vienna per iniziare un training
psicoanalitico e due anni dopo tornò a Francoforte dove si iscrisse all’istituto
psicoanalitico e cominciò l’attività privata. Con l’avvento di Hitler al potere si
trasferì a Londra dove rimase, eccetto che nel periodo della Seconda guerra
mondiale, no alla ne dei suoi giorni. Con lo scoppio della Seconda guerra
mondiale Foulkes cominciò a praticare la gruppoanalisi, che fu introdotta nei
reparti di psichiatria dell’esercito. Al termine della guerra iniziarono a di ondersi le
idee di Foulkes, così come la gruppoanalisi cominciò sempre più ad essere
praticata negli ospedali e negli studi privati. La Società di gruppoanalisi nacque a
Londra nel 1952 e nel 1971 fu la volta dell’Istituto di gruppoanalisi.
Foulkes ebbe due importanti in uenze:
-Goldstein, il quale propose una visione dei sistema nervoso centrale come un
network di cellule, per cui una perturbazione in un punto del SNC comporta una
risposta che coinvolge tutti i livelli della corteccia, non soltanto neuroni speci ci di
una zona della corteccia. Quest’approccio diventa estendibile alla relazione tra
l’individuo e il suo mondo socioculturale: l’individuo costituisce un nodal point
all’interno della rete sociale (network) in cui è immerso, che lo connette ad altri
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individui. Foulkes ricava da Goldstein l’indicazione che al centro va posto
l’organismo visto come un tutto, non isolato in speci che parti. Foulkes diede il
“rete primaria” “plexus”,
nome di in riferimento alla famiglia di origine, di in
riferimento alle reti attuali che concernono la sfera centrale della vita delle persone.
L’estensione della rete è pressoché in nita, naturalmente gli individui saranno
maggiormente in uenzati dalle porzioni di rete più vicine: la comunità in cui
l’individuo è cresciuto, con i suoi valori e le sue credenze.
-Elias, il quale sottolineava come le costrizioni sociali siano divenute sempre più
interne all’individuo. Foulkes nota l’esistenza di un aumento della severità e del
numero di queste restrizioni sociali e le ragioni di ciò devono essere cercate nella
di coltà, sempre crescenti, della vita sociale. L’approccio di Elias, che chiama
sociogenetico, rappresentava il tentativo di contribuire alla comprensione della
formazione dell’Io e del Super-Io. Elias aveva insomma tentato di amalgamare la
“piccola storia dell’individuo” e la “grande storia della società” e di mostrare come
la psico e la sociogenesi costruiscano una totalità entro la formazione della
civilizzazione occidentale.
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