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Il trattamento del ri uto scolastico
Il trattamento del ri uto scolastico va strutturato adottando un’insieme di tecniche e strategie che aggrediscano il disagio dell’individuo da più prospettive.
Si opera sul ragazzo, con i genitori e con gli insegnanti, con l’obiettivo di fornire precise indicazioni per incrementare le competenze relazionali idonee a contrastare le condotte di ri uto. Bisogna dare al soggetto la sensazione di possedere gli strumenti per avere un maggiore controllo su quello che accade e di stimolarlo ad attuare i cambiamenti necessari per vincere gli ostacoli.
La componente cognitiva:
- Il primo obiettivo: il primo momento operativo è mirato a trasmettere al ragazzo la possibilità di modificare emozioni e comportamenti quando sono sgradevoli o sbagliati;
- Il secondo obiettivo: rappresentazione positiva dell’individuo che affronta gli eventi in precedenza evitati;
- Il terzo obiettivo: accompagnare il soggetto alla scoperta
- comunicazione
- secondo obiettivo: esercizi di autopresentazione
- terzo obiettivo: dialogo e gestione di scambi comunicativi e caci
- quarto obiettivo: discriminare i comportamenti che consentono di creare relazioni positive da quelli che determinano reazioni con ittuali
- quinto obiettivo: acquisizione di competenze assertive complesse, come l'abilità di protezione
- Acquisizione delle abilità di studio
- primo obiettivo: vengono presentate possibili finalità stimolo scomponendole nei diversi tasselli che concorrono alla formazione della competenza complessiva
- secondo obiettivo: fare in modo che un obiettivo da raggiungere non rimanga solo una buona intenzione
- terzo obiettivo: la funzionalità di pratiche e caci per favorire l'apprendimento crea l'instaurarsi dei presupposti idonei a garantire la ripetizione delle strategie vincenti
- quarto obiettivo: lo studente viene invitato ad esercitare in classe le abilità acquisite in precedenza
- Quinto obiettivo: adozione di azioni mirate a sviluppare ulteriormente i processi di autonomia incrementando i comportamenti responsabili di studio.
- I bisogni dei ragazzi: Ascolto, Guida, Autonomia
- L'Ascolto: molte manifestazioni oppositive si verificano quando gli individui percepiscono di non essere accettati per quello che sono, ma solo sulla base degli esiti delle prestazioni prodotte. È necessario che l'ascolto assuma anche una valenza empatica, dimostrando di aver compreso il messaggio e di aver colto i sentimenti e le emozioni dell'interlocutore.
- La Guida: i ragazzi hanno bisogno di riferimenti significativi da parte di adulti a cui loro attribuiscono un'autorevolezza autentica. Bisogna evitare che i comportamenti inadeguati monopolizzino l'attenzione dei genitori e bisogna usare il rinforzamento quando si verificano comportamenti positivi.
- L'Autonomia: valorizzare le potenzialità di cambiamento, guidare alle soluzioni autonome,
CAPITOLO 4: Mutismo selettivo
Per mutismo selettivo si intende una situazione di impossibilità a parlare in situazioni sociali specifiche, nonostante il bambino sia in grado di parlare in casa propria in presenza di familiari stretti. Nelle interazioni sociali questi bambini non iniziano un discorso o non rispondono alle domande che vengono poste loro. Spesso questo quadro clinico è associato a elevata ansia sociale, isolamento e ritiro. Il mutismo selettivo è un disturbo raro che esordisce prima dei 5 anni di età, anche se giunge all'osservazione clinica più di frequente dopo l'inizio della scuola. La diagnosi sopraggiunge se il rifiuto a comunicare persiste per più di un mese, se non è causato da danni organici che ostacolano l'espressione linguistica e se interferisce con lo sviluppo sociale del bambino. È sempre stato descritto come difficile trattamento; la collaborazione tra professionisti,
genitori ed insegnanti, e la realizzazione di programmi di intervento psicopatologico, possono permettere al bambino di emergere gradualmente dal proprio stato di ansia e acquisire modalità di interazione, comunicativi e comportamentali. L'ipotesi più plausibile della causa che scatena questo disturbo è che il bambino decide di non parlare intenzionalmente, forse in preda a un'eccessiva paura e ansia sociale. Una relazione familiare disfunzionale può essere ritenuta uno dei fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di mutismo selettivo: il bambino percepisce la presenza del genitore come necessaria alla sopravvivenza nella realtà, quindi tutte quelle situazioni in cui il familiare è assente attivano nel soggetto un continuo stato di allerta. Paradossalmente, i bambini con MS possono raggiungere alti livelli di popolarità all'interno della classe, in parte dovuti al talento che dimostrano nelle arti creative (pittura, musica, teatro), che spesso utilizzano come mezzo di espressione alternativo alla comunicazione verbale.ballo) che non richiedono alcuno sforzo verbale. È necessario che l'insegnante e i compagni dimostrino comprensione per l'ansia che il soggetto avverte, questo atteggiamento agevolerà il lavoro di riabilitazione. Trattamento del Mutismo Selettivo L'intervento riconosciuto più adeguato alla risoluzione del mutismo selettivo sembrerebbe quello cognitivo-comportamentale e, se necessario, trattamenti farmacologici. L'obiettivo è quello di rinforzare qualsiasi modalità comunicativa. Al bambino potrebbe inizialmente essere richiesto di parlare ad un solo compagno di classe e gradualmente estendere tale capacità a tutti gli altri membri della classe, fino a quando non sarà in grado di parlare in presenza di un largo numero di coetanei. Il sistemico è l'approccio terapeutico da utilizzare con la famiglia che incontra maggiori consensi: lo scopo è quello di individuare le interazioni e iutilizzare il linguaggio verbale per comunicare con l'osservatore. Durante questa fase, verranno valutate le abilità comunicative del soggetto e la sua capacità di interagire con gli altri. Fase di osservazione: Durante questa fase, verranno osservati attentamente i comportamenti del soggetto in diversi contesti, come a scuola o in famiglia. Sarà importante identificare i comportamenti che indicano timidezza e quelli che indicano mutismo selettivo. Questa fase permetterà di ottenere informazioni dettagliate sulle modalità di comunicazione del soggetto e sulle situazioni in cui si manifesta il mutismo. Fase di assessment comportamentale: Durante questa fase, verranno analizzati i dati raccolti durante l'osservazione al fine di formulare una diagnosi accurata. Saranno valutati i comportamenti del soggetto, le sue abilità comunicative e le situazioni in cui si manifesta il mutismo. Questa fase permetterà di identificare i fattori che contribuiscono al mantenimento del mutismo e di individuare eventuali modelli comunicativi distorti. L'intervento: L'intervento prevede tre fasi principali, precedute da una sessione preliminare per acquisire i prerequisiti di base. Durante queste fasi, verranno utilizzate diverse strategie per favorire la comunicazione del soggetto e per ridurre il mutismo. Sarà importante creare un ambiente sicuro e confortevole per il soggetto, incoraggiandolo a comunicare in modi diversi e gradualmente introducendo situazioni sociali più complesse. In conclusione, l'assessment comportamentale rappresenta una metodologia fondamentale per diagnosticare il mutismo selettivo. Attraverso l'osservazione e l'analisi dei comportamenti del soggetto, è possibile individuare i fattori che contribuiscono al mantenimento del mutismo e pianificare un intervento mirato.Il tuo compito è formattare il testo fornito utilizzando tag html.
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assistere agli scambi verbali intrapresi da due interlocutori;
- prima fase: allenare il soggetto a rispondere a richieste verbali formulate da un interlocutore;
- seconda fase: avviare i processi di comunicazione, a partire da una verbalizzazione su imitazione;
- terza fase: attività più organizzate che richiedono una buona padronanza dell'lingua e un adeguato eloquio.
Se il problema è a casa... Non è da escludere l'ipotesi che l'evento traumatico possa essersi verificato tra le mura domestiche.
Assessment: è necessario che lo psicologo predisponga dei materiali appositamente costruiti, composti in prevalenza da schede illustrate, che agevolino il lavoro di rilevazione: il bambino dovrà indicare cosa prova quando si trova nelle diverse situazioni critiche descritte dalle schede. Dopo aver individuato la fonte di stress si procederà con la ricognizione dei pensieri e dei comportamenti che egli associa a tale evento.
Intervento: sulla base
delle risposte fornite dal bambino si delineerà un percorso educativo, ripercorrendo l'iter pensiero-emozione-comportamento. Se il problema è a scuola... il psicologo potrebbe proporre al bambino delle situazioni di interazioni, sia con l'insegnante sia con i compagni, che prevedono un livello graduale di coinvolgimento e di relazione. L'intervento a scuola prevede tre fasi: - tutoring: promuovere nel soggetto la capacità di comunicare con un interlocutore non familiare; - cooperativo: apprendimento integrazione del soggetto nell'ambito del gruppo; - educativo: contratto rendere più autonomi i comportamenti e le competenze apprese durante le fasi precedenti. CAPITOLO 5 L'aggressività reattiva L'aggressività è una serie di comportamenti che provocano o minacciano di arrecare danni fisici ad altri. Generalmente, il comportamento aggressivo diventa maggiormente evidente al momento dell'ingresso a scuola.è una correlazione tra le caratteristiche della personalità, il temperamento del bambino, gli stili di parenting adottati dai genitori e la comparsa di successivi problemi di comportamento mostrati in età adolescenziale. Un atteggiamento oppositivo esaspera i genitori e ne condiziona la qualità del parenting, utilizzando pratiche educative ispirate all’autoritarismo e alla coercizione. Bambini che vivono in quartieri svantaggiati sperimentano molto più stress rispetto ad altri coetanei che vivono situazioni meno a rischio, e ciò può favorire elevati livelli di aggressività. I bambini aggressivi possiedono una deficitaria teoria della mente per le interazioni sociali: mostrano notevoli carenze nella decodifica delle situazioni problematiche. Sembra che il compiere un’azione ostile determini, nel soggetto antisociale, un senso di appagamento.