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OSSESSIONI PURE

3. socialmente riprovevoli (es. avere rapporti omosessuali o pedofilici, tradire il partner, bestemmiare ecc.). Questi pensieri

ossessivi producono angosce profonde poiché instillano nel soggetto il dubbio che siano veri (egli teme di essere davvero un

pedofilo, un omosessuale, un violento).

si caratterizza per la convinzione che la messa in atto di determinati comportamenti come fare

SUPERSTIZIONE ECCESSIVA

4. o non fare cose specifiche, vedere o non vedere oggetti, situazioni, numeri particolari ecc., siano associati al verificarsi di

eventi infausti. Per contrastare l’effetto negativo di simili situazioni l’individuo si sente obbligato ad agire seguendo schemi

precisi quali ripetere determinate parole o azioni.

è un tipologia di ossessione basata sul bisogno di mettere o mantenere i propri oggetti secondo

L’ORDINE E LA SIMMETRIA

5. una sequenza prestabilita in base ad una logica che ha criteri propri.

spinta a conservare una quantità eccessiva di oggetti che sono insignificanti e inservibili.

L’ACCUMULO/ACCAPARRAMENTO

6. Nella maggior parte dei casi gli individui che sono affetti da questa patologia non hanno consapevolezza della gravità del

proprio disturbo; di solito sono i familiari a richiedere un intervento terapeutico poiché le condizioni abitative divengono

insostenibili. presenza esclusiva di cerimoniali di pensiero che hanno la funzione di scongiurare il verificarsi di

COMPULSIONI MENTALI

7. eventi avversi oppure di consentire che alcune azioni vadano a buon fine - es. ripetere frasi specifiche, contare, pregare, …

Nei disturbi ossessivo-compulsivi è centrale valutare se nell’individuo c’è la consapevolezza che i pensieri ossessivi sono

irragionevoli e che le compulsioni permettono solo di contenere l’ansia ma non di risolvere la patologia.

Il DSM-5 distingue 3 livelli:

Insight buono individuo consapevole che le proprie idee ossessive non sono vere

1. Insight scarso individuo pensa che le proprie credenze potrebbero essere vere

2. Insight assente individuo convinto che le idee ossessive sono vere

3.

C’è però da sottolineare che non tutte le ossessioni e comportamenti compulsivi determinano disagio. Il compiere dei piccoli rituali

per l’addormentamento, per un esame, per un viaggio, non sono considerati sintomi ossessivo-compulsivi.

INTERPRETAZIONI EZIOPATOGENETICHE DEI DISTURBI OSSESSIVO-COMPULSIVI

TANI E ALLONZI (2007) illustrano i principali fattori considerati all’origine di tale patologia, distinguendo tra cause biologiche e

psicologiche. FATTORI BIOLOGICI

Una delle cause presa in considerazione è la predisposizione ereditaria. Questa ipotesi interpretativa è stata avanzata sulla base

della constatazione che la probabilità di sviluppare un disturbo ossessivo-compulsivo è maggiore nei bambini che hanno un

membro della famiglia già affetto da tale disturbo. Secondo altri autori i sintomi potrebbero essere ricondotti ad una

compromissione del sistema serotoninergico, ovvero una sovra-regolazione dei recettori serotoninergici. Ulteriori ipotesi biologiche

hanno preso in considerazione la possibilità di un danno neurologico: ipotesi di un’alterazione nel funzionamento dei nuclei striati

e/o delle vie nervose. INTERPRETAZIONI PSICOLOGICHE

secondo il modello del condizionamento operante di SKINNER ogni azione viene

PROSPETTIVA COMPORTAMENTISTA

 rinforzata, ovvero aumenta la possibilità che venga ripetuta, quando consente di raggiungere un esito positivo. Secondo

questa interpretazione i comportamenti ossessivi tendono ad auto-rinforzarsi poiché consentono all’individuo di ridurre i livelli

d’ansia. secondo questa prospettiva nel corso dello sviluppo gli individui ossessivo compulsivi hanno

PROSPETTIVA COGNITIVISTA

 strutturato schemi mentali che li spingono a sopravalutare la pericolosità degli eventi esterni. Secondo il modello cognitivo

dello Human Information Processing (HIP) gli individui ossessivo compulsivi possiedono schemi di pensiero specifici che danno

conto del loro modo peculiare di interpretare le informazioni e dei conseguenti comportamenti ritualistici. Secondo questo

approccio, dunque, il ruolo dei fattori ambientali consiste nel far emergere e consolidare schemi cognitivi e pattern

comportamentali distorti che esperienze relazionali precoci avevano contribuito a strutturare in fasi precedenti. Il bambino

ossessivo-compulsivo introduce uno sforzo per comprendere e agire quei comportamenti che suscitano la disponibilità e

l’approvazione dei genitori: un fallimento viene vissuto come un “tradimento” nei confronti del genitore, così che il bambino è

spinto a ricercare la perfezione.

I genitori solitamente tendono ad assecondare i comportamenti ossessivi in modi diversi: le motivazioni che inducono i

familiare ad accettare le richieste di un bambino ossessivo-compulsivo, oltre a quella di alleviare lo stress e l’ansia del

bambino, riguardano anche tentativi di evitare le reazioni violente che possono far seguito a richieste che non vengono

14 soddisfatte. All’interno del contesto familiare possono emergere due tipi di atteggiamento: una reazione di chiusura o al

contrario un atteggiamento di dipendenza e coinvolgimento totale della famiglia. Entrambe le tipologie di atteggiamento

sembrano concorrere a rinforzare la sintomatologia ossessivo- compulsiva. Emerge, inoltre, che i membri della famiglia

condividono sentimenti di vergogna, colpa per la patologia, quale conseguenza di giudizi negativi espressi dal contesto sociale

più ampio. Tali emozioni inducono la famiglia a chiudersi rispetto al mondo esterno.

questa riconduce la comparsa del disturbo ossessivo-compulsivo all’aver avuto un tipo

PROSPETTIVA DELL’ATTACCAMENTO

 di cure caratterizzato dalla garanzia del soddisfacimento dei bisogni, ma privo di modalità di interazione da parte del caregiver

basate sul calore emotivo e il coinvolgimento affettivo. Nei bambini con disturbo ossessivo-compulsivo, infatti, sono stati

riscontrati prevalentemente pattern dell’attaccamento di tipo ambivalente oppure evitante. Il comportamento di cura privo di

una partecipazione affettiva produce nel piccolo sensazioni di agio e disagio, le quali hanno come esito lo strutturarsi di una

rappresentazione di sé dicotomica: il sé è degno di essere amato e contemporaneamente non amabile. Viene sempre più

indotto a concentrarsi sulle performance e sul mettere in atto quei comportamenti che consentono di ottenere l’attenzione e

l’approvazione genitoriale. Secondo diversi studiosi i modelli operativi propri dell’attaccamento ambivalente possono far

emergere un perfezionismo disfunzionale, che potrebbe manifestarsi attraverso performance sociali perfette, il cui scopo è

ottenere l’accettazione da parte degli altri, dato che i loro modelli operativi sono incentrati sul sentirsi non competenti e non

degni di essere amati. Gli individui ambivalenti possono sviluppare un comportamento di ipervigilanza, ovvero di attenzione

focalizzata su potenziali minacce proprio perché ritengono che gli altri non siano in grado di aiutarli in caso di necessità.

questo approccio riconduce l’eziopatogenesi dei disturbi ossessivo-compulsivi ad una molteplicità di

MODELLO INTEGRATO

 fattori in connessione l’un l’altro. CRITTENDEN prende in considerazione da una parte le predisposizioni innate, e dall’altra le

esperienze personali, la qualità delle interazioni con il contesto sociale nel dar conto del percorso di sviluppo dell’individuo.

Secondo l’autrice i comportamenti ossessivo compulsivi rappresentano strategie che i bambini hanno appreso per far fronte

ad un ambiente imprevedibile e pericoloso. Tali strategie, tuttavia, divengono disfunzionali nel momento in cui vengono messe

in atto in modo pervasivo. 15

4 °La regolazione emotiva e i disturbi dell’umore – “PERCORSI DI SVILUPPO NORMALE

E PATOLOGICO IN ETÀ EVOLUTIVA”

Lo sviluppo emotivo comprendere l’emergere di abilità differenti: il riconoscimento delle varie emozioni; la comprensione degli

stati interni in se stessi e negli altri e l’essere in grado di rispondervi in modo adeguato; la regolazione delle espressioni emotive in

funzione del contesto di riferimento

SAARNI (1999, 2008) dice che la competenza emotiva implica il raggiungimento di diverse abilità e individua 3 livelli:

Il comportamento espressivo (ovvero come vengono manifestate le emozioni)

1. La conoscenza (ovvero la capacità di discernere le emozioni in se stessi e negli altri)

2. L’autoriflessività (ovvero la capacità di fare una valutazione del proprio comportamento espressivo in funzione della

3. conoscenza delle regole sociali e morali)

Sono fondamentali le relazioni che si instaurano nel contesto familiare e scolastico nello sviluppo della competenza emotiva.

Tramite di esse avviene la trasmissione delle conoscenze riguardanti le emozioni, questo processo si chiama “trasmissione

emotiva”. Queste conoscenze sono: come e quando esprimere le emozioni in funzione del contesto sociale, come definire le

proprie emozioni e altrui con un lessico appropriato, ecc. In questo capitolo verrà illustrato lo strutturarsi di queste competenze

emotive in persone con uno sviluppo normale oppure disfunzionale e di come deficit sul piano della comprensione e regolazione

degli stati interni possono causare quadri psicopatologici.

IL RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI

Le capacità di discriminare le diverse configurazioni emotive del volto umano appare presente già nel neonato. Già dopo 9

 minuti dalla nascita il neonato mostra un interesse per la struttura schematica del volto.

Bambini di 10 settimane posti davanti alle loro madri, alle quali era richiesto di simulare 3 emozioni diverse come gioia,

 tristezza e collera: i bambini sorridono davanti ad un volto gioioso, aggrottano le sopracciglia in risposta alla collera e mostrano

disagio di fronte ad una faccia triste.

Verso i 3/4 mesi i bambini esplorano il volto osservando i movimenti degli occhi e della bocca, sorridono e provano ad

 avvicinarsi di fronte ad un volto allegro, mentre mostrano contrarietà e tentano di evitare un volto accigliato.

Il metodo dello Still Face è stato utilizzato per osservare l’interazione faccia a faccia tra la madre e il proprio bambino in 3 episodi

sequenziali:

Giocare con il piccolo faccia a faccia – 3 min

1. Mantenere la stessa posizione e assumere un’espressione del volto neutra ed immobile – 3 min

2. Ritornare alla propria modalità di interazione abituale ed eventualmente rassicurare il piccolo se questo mostra segni di

3. stress eccessivo – 3 min

Di fronte al volto non responsivo della madre il bambino, in un primo momento, intensifica

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lisaferr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Pentima Lorenza.