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-TRIBUNALE MINORI
-RETE DI FAMIGLIE: che fanno richieste per ottenere l’affidamento
-ASSOCIAZIONI: che individuano le famiglie richiedenti
IL MINORE:
-Dai 0 a 17 anni
-Nazionalità italiana o straniera
-ha genitori in difficoltà nel rispondere alle sue esigenze
-nel nucleo d’origine vi sono episodi di maltrattamenti, difficoltà economiche, rifiuto e
negligenza
È stato introdotto di recente l’istituto dell’affidamento di minori stranieri non accompagnati
-la FAMIGLIA D’ORIGINE deve partecipare attivamente al percorso di affidamento,
assicurandosi di far fronte alle sue problematiche per combatterle il primo possibile
-le FAMIGLIA AFFIDATARIA deve occuparsi del mantenimento ,educazione,istruzione,cura
del minore attraverso l’aiuto dei professionisti;
deve mantenere vivi i contatti con la famiglia d’origine per favorire il rientro nel nucleo
Essa riceve contributi economici per la fruizione di servizi di varia natura secondo quanto
stabilito dal REGOLAMENTO DEI COMUNI
-AFFIDAMENTO INTRAFAMILIARE: il minore è affidato a parenti fino al 4° grado (L.184/83)
-AFFIDAMENTO EXTRAFAMILIARE: il minore è affidato ad un NUOVO NUCLEO
Affido consensuale e giudiziale
-CONSENSUALE: si ha quando i genitori del minore acconsentono ad avviare formalmente
questa pratica
-GIUDIZIALE: l’affidamento è richiesto tramite provvedimento della Magistratura e manca il
consenso
AFFIDO FULL TIME: 24 h con la famiglia affidataria con qualche rientro
AFFIDO PART-TIME: es. nel periodo estivo o in alcuni momenti della giornata (non è una
forma di tutoraggio)
AFFIDO PER BAMBINI CON SPECIAL NEEDS: anch’esso è concentrato in alcuni momenti del
giorno per rispondere ad esigenze specifiche
TIPOLOGIE DI AFFIDO
è possibile individuare alcune modalità generali di utilizzo dell’istituto dell’affidamento;
facendo riferimento, infatti, all’età del minore, sono sempre più numerose le regioni che
stanno attuando forme di affido per neonati o piccolissimi (0-36 mesi). Si tratta di affidi
urgenti e di breve durata, qualora si stia procedendo a una valutazione e a una prognosi
delle capacità genitoriali della famiglia di origine. Un requisito perché un neonato possa
essere inserito in una famiglia affidataria è, innanzitutto, la non esistenza di condizioni che
rendano possibile un intervento a sostegno della genitorialità e l’impossibilità di proporre un
inserimento della madre con il bambino in una comunità. Una volta esclusa la possibilità di
far permanere il bambino all’interno della sua famiglia di origine, si può attuare questa
forma di affido che, rispetto ad altre, pone maggiormente l’accento sulla valenza affettiva
delle relazioni che si instaurano tra gli affidatari e il minore. L’obiettivo, infatti, è quello di
permettere al bambino di vivere in un contesto familiare in cui possa stabilire relazioni
positive e diverse da quelle che potrebbe sperimentare nel proprio nucleo di appartenenza;
in questo modo si dà la possibilità agli operatori di valutare con una certa accuratezza e
tempestivamente la recuperabilità delle funzioni genitoriali, così da prevedere il rientro a
breve termine del minore nel nucleo familiare di appartenenza o, in caso contrario,
l’apertura di un procedimento di adottabilità. I motivi che spingono a optare per
l’affidamento familiare possono essere molteplici: spesso, si tratta di figli di genitori
tossicodipendenti o portatori di disagi psichici, oppure di bambini che presentano problemi
di salute per cui non è possibile, per la famiglia di origine, accudirli e provvedere in maniera
adeguata ai loro bisogni; si può anche trattare di minori in stato di abbandono o di vittime di
abusi e maltrattamenti. Si può ricorrere a questa modalità di affido anche quando il
bambino non è riconosciuto alla nascita e non si è in grado, in pochi giorni, di trovare una
famiglia idonea per l’adozione. In tali situazioni, ancora molo frequenti nella realtà italiana,
si evita al minore l’inserimento in comunità e si garantisce un nucleo familiare di “prima
accoglienza”. Perché l’affido funzioni, tuttavia, è necessario che la famiglia affidataria sia
consapevole, ancora di più che con un bambino più maturo, che si tratta di un intervento
temporaneo finalizzato a favorire il recupero della funzione genitoriale della famiglia di
origine; è necessario, cioè, accertare che ci sia una forte consapevolezza dei confini tra
l’affido e l’adozione e una buona capacità di saper accettare la separazione quando sia
giunto il momento. Nel caso in cui i bambini siano più grandi, è possibile disporre di ulteriori
forme di affido quali l’affido educativo, quello professionale, l’affido diurno o notturno,
quello per le vacanze e quello part-time. L’affido educativo è centrato prevalentemente
sull’inserimento sociale del minore attraverso attività educativo-scolastiche e ricreative;
esso si differenzia da quello di tipo familiare che, invece, pone maggiore enfasi sul compito,
da parte della famiglia affidataria, di costituire una risorsa affettiva per il minore.
L’affido professionale si propone di rispondere alle esigenze di minori che, per le loro
caratteristiche, non riescono a trovare una collocazione in un contesto familiare, rischiando
di rimanere troppo a lungo nelle comunità. Le problematiche che accompagnano questi
minori, infatti, richiedono una maggiore competenza e un maggiore impegno da parte della
famiglia affidataria: si tratta, molto spesso, di minori traumatizzati, cha hanno sperimentato
abusi o gravi maltrattamenti, di bambini con handicap psicofisico, di minori che hanno alle
spalle esperienze con affidi falliti, di fratelli non separabili, di adolescenti con provvedimenti
penale o di situazioni urgenti che richiedono una disponibilità immediata da parte di una
famiglia. Gli affidatari professionali sono, di norma, individui di età compresa tra i 25 e i 60
anni, che svolgono il ruolo di referente per tutta la durata del percorso di affido; per tale
ragione, essi seguono un iter formativo specifico e non possono avere in corso un’attività
lavorativa a tempo pieno. L’affido diurno, invece, consiste nell’affidamento di un bambino a
una famiglia che lo accoglie presso di sé solo durante la giornata, non provvedendo al suo
pernottamento. Tale tipologia di affido può essere uno strumento utile nelle situazioni in cui
la famiglia di origine necessiti di un supporto per l’educazione del minore. Nell’affido
notturno, al contrario, il minore rimane presso la famiglia affidataria solo la sera. Tale tipo di
intervento si attua qualora i genitori della famiglia d’origine, per motivi di lavoro o di salute,
non abbiano la possibilità di occuparsi del bambino durante le ore notturne. Un’altra
formula di utilizzo dell’affido familiare è l’affido per le vacanze, strumento utile quando la
famiglia, sprovvista di una rete sociale adeguata, abbia difficoltà nei periodi in cui non c’è
scuola. Viene offerta al bambino, in questo modo,la possibilità di sperimentare esperienze
positive che i genitori non sono in grado di fornirgli. Infine, l’ultima tipologia di affido,
utilizzata solitamente con ragazzi in età adolescenziale o prossimi alla maturità, è l’affido
bed and breakfast, il quale si pone l’obiettivo di ospitare l’adolescente in disagio,
favorendone lo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità e garantendogli un punto
d’appoggio. Viene definito bed and breakfast perché una famiglia ospitante mette a
disposizione una stanza della propria abitazione per il pernottamento del minore,
assicurandogli la prima colazione e la cena e condividendo il clima familiare della sera, senza
impegnarsi in un rapporto di tipo genitoriale. In realtà, i bisogni dei minori in questa fascia
d’età, tra cui la possibilità di instaurare relazioni positive con gli adulti sviluppando, al
contempo, una propria autonomia e una propria identità, possono essere adeguatamente
soddisfatti dall’istituto dell’affido purché sia rispettata la storia pregressa del minore (il
riconoscimento dei legami esistenti, la considerazione del tempo di permanenza in istituto o
in comunità), venga condiviso con lui il progetto e venga promossa gradualmente la sua
autonomia; questo, del resto, è ciò che è prospettato dall’affido bed and breakfast. Un
discorso a parte merita, infine, l’affido di minori stranieri. Il numero cospicuo e sempre
crescente di minori stranieri in Italia ha stimolato, in molte città italiane, l’attuazione di
progetti volti al sostegno dei minori che provengono da un altro paese e che, purtroppo,
rischiano l’inserimento in strutture a tempo indeterminato. E’ necessario distinguere tra i
minori che risiedono in Italia con la famiglia di origine dai minori stranieri non
accompagnati, poiché le modalità di attuazione degli interventi, in queste due situazioni,
presentano delle differenze. In generale, le famiglie straniere vivono alcune problematiche
connesse alla difficoltà di trovare un impiego e alla mancanza di una rete sociale di
supporto, situazioni che si riverberano sulla relazione genitori-figli. In questi casi, può essere
più idonea una soluzione di affido consensuale finalizzata a far fronte ad alcune condizioni di
difficoltà genitoriale. Attuare un progetto di affido con minori stranieri è, tuttavia, un
compito difficile a causa delle specificità dei bisogni di cui questi bambini sono portatori. La
difficoltà del minore di vivere tra due identità culturali ha spinto le amministrazioni a
promuovere forme di affido omoculturali, al fine di garantire il rispetto per le tradizioni e i
riferimenti culturali peculiari dei minori stranieri. L’affido eteroculturale, sebbene presente,
richiede un notevole impegno da parte della famiglia affidataria, la quale deve essere a
conoscenza delle differenze culturali e religiose ed essere adeguatamente preparata a
rispettare l’identità culturale del minore in affido. Nel caso di minori stranieri non
accompagnati, il CSNA (2004) insiste sull’opportunità di promuovere forme di affido
educativo in cui l’accento sia posto sulla funzione di tutorato da parte della famiglia
affidataria, finalizzata a favorire l’integrazione del minore nella società.
AFFIDAMENTO FAMILIARE
L'affidamento familiare si configura come un intervento temporanea di aiuto di sostegno ad
un minore che proviene da una famiglia in difficoltà
Bari: il C