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Riassunto esame Psicologia dello sviluppo e della genitorialità, Prof. Costantini Alessandro, libro consigliato L'affidamento familiare. Dalla valutazione all'intervento, Rosalinda Cassibba, Lucia Elia Pag. 1 Riassunto esame Psicologia dello sviluppo e della genitorialità, Prof. Costantini Alessandro, libro consigliato L'affidamento familiare. Dalla valutazione all'intervento, Rosalinda Cassibba, Lucia Elia Pag. 2
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Estratto del documento

-TRIBUNALE MINORI

-RETE DI FAMIGLIE: che fanno richieste per ottenere l’affidamento

-ASSOCIAZIONI: che individuano le famiglie richiedenti

IL MINORE:

-Dai 0 a 17 anni

-Nazionalità italiana o straniera

-ha genitori in difficoltà nel rispondere alle sue esigenze

-nel nucleo d’origine vi sono episodi di maltrattamenti, difficoltà economiche, rifiuto e

negligenza

È stato introdotto di recente l’istituto dell’affidamento di minori stranieri non accompagnati

-la FAMIGLIA D’ORIGINE deve partecipare attivamente al percorso di affidamento,

assicurandosi di far fronte alle sue problematiche per combatterle il primo possibile

-le FAMIGLIA AFFIDATARIA deve occuparsi del mantenimento ,educazione,istruzione,cura

del minore attraverso l’aiuto dei professionisti;

deve mantenere vivi i contatti con la famiglia d’origine per favorire il rientro nel nucleo

Essa riceve contributi economici per la fruizione di servizi di varia natura secondo quanto

stabilito dal REGOLAMENTO DEI COMUNI

-AFFIDAMENTO INTRAFAMILIARE: il minore è affidato a parenti fino al 4° grado (L.184/83)

-AFFIDAMENTO EXTRAFAMILIARE: il minore è affidato ad un NUOVO NUCLEO

Affido consensuale e giudiziale

-CONSENSUALE: si ha quando i genitori del minore acconsentono ad avviare formalmente

questa pratica

-GIUDIZIALE: l’affidamento è richiesto tramite provvedimento della Magistratura e manca il

consenso

AFFIDO FULL TIME: 24 h con la famiglia affidataria con qualche rientro

AFFIDO PART-TIME: es. nel periodo estivo o in alcuni momenti della giornata (non è una

forma di tutoraggio)

AFFIDO PER BAMBINI CON SPECIAL NEEDS: anch’esso è concentrato in alcuni momenti del

giorno per rispondere ad esigenze specifiche

TIPOLOGIE DI AFFIDO

è possibile individuare alcune modalità generali di utilizzo dell’istituto dell’affidamento;

facendo riferimento, infatti, all’età del minore, sono sempre più numerose le regioni che

stanno attuando forme di affido per neonati o piccolissimi (0-36 mesi). Si tratta di affidi

urgenti e di breve durata, qualora si stia procedendo a una valutazione e a una prognosi

delle capacità genitoriali della famiglia di origine. Un requisito perché un neonato possa

essere inserito in una famiglia affidataria è, innanzitutto, la non esistenza di condizioni che

rendano possibile un intervento a sostegno della genitorialità e l’impossibilità di proporre un

inserimento della madre con il bambino in una comunità. Una volta esclusa la possibilità di

far permanere il bambino all’interno della sua famiglia di origine, si può attuare questa

forma di affido che, rispetto ad altre, pone maggiormente l’accento sulla valenza affettiva

delle relazioni che si instaurano tra gli affidatari e il minore. L’obiettivo, infatti, è quello di

permettere al bambino di vivere in un contesto familiare in cui possa stabilire relazioni

positive e diverse da quelle che potrebbe sperimentare nel proprio nucleo di appartenenza;

in questo modo si dà la possibilità agli operatori di valutare con una certa accuratezza e

tempestivamente la recuperabilità delle funzioni genitoriali, così da prevedere il rientro a

breve termine del minore nel nucleo familiare di appartenenza o, in caso contrario,

l’apertura di un procedimento di adottabilità. I motivi che spingono a optare per

l’affidamento familiare possono essere molteplici: spesso, si tratta di figli di genitori

tossicodipendenti o portatori di disagi psichici, oppure di bambini che presentano problemi

di salute per cui non è possibile, per la famiglia di origine, accudirli e provvedere in maniera

adeguata ai loro bisogni; si può anche trattare di minori in stato di abbandono o di vittime di

abusi e maltrattamenti. Si può ricorrere a questa modalità di affido anche quando il

bambino non è riconosciuto alla nascita e non si è in grado, in pochi giorni, di trovare una

famiglia idonea per l’adozione. In tali situazioni, ancora molo frequenti nella realtà italiana,

si evita al minore l’inserimento in comunità e si garantisce un nucleo familiare di “prima

accoglienza”. Perché l’affido funzioni, tuttavia, è necessario che la famiglia affidataria sia

consapevole, ancora di più che con un bambino più maturo, che si tratta di un intervento

temporaneo finalizzato a favorire il recupero della funzione genitoriale della famiglia di

origine; è necessario, cioè, accertare che ci sia una forte consapevolezza dei confini tra

l’affido e l’adozione e una buona capacità di saper accettare la separazione quando sia

giunto il momento. Nel caso in cui i bambini siano più grandi, è possibile disporre di ulteriori

forme di affido quali l’affido educativo, quello professionale, l’affido diurno o notturno,

quello per le vacanze e quello part-time. L’affido educativo è centrato prevalentemente

sull’inserimento sociale del minore attraverso attività educativo-scolastiche e ricreative;

esso si differenzia da quello di tipo familiare che, invece, pone maggiore enfasi sul compito,

da parte della famiglia affidataria, di costituire una risorsa affettiva per il minore.

L’affido professionale si propone di rispondere alle esigenze di minori che, per le loro

caratteristiche, non riescono a trovare una collocazione in un contesto familiare, rischiando

di rimanere troppo a lungo nelle comunità. Le problematiche che accompagnano questi

minori, infatti, richiedono una maggiore competenza e un maggiore impegno da parte della

famiglia affidataria: si tratta, molto spesso, di minori traumatizzati, cha hanno sperimentato

abusi o gravi maltrattamenti, di bambini con handicap psicofisico, di minori che hanno alle

spalle esperienze con affidi falliti, di fratelli non separabili, di adolescenti con provvedimenti

penale o di situazioni urgenti che richiedono una disponibilità immediata da parte di una

famiglia. Gli affidatari professionali sono, di norma, individui di età compresa tra i 25 e i 60

anni, che svolgono il ruolo di referente per tutta la durata del percorso di affido; per tale

ragione, essi seguono un iter formativo specifico e non possono avere in corso un’attività

lavorativa a tempo pieno. L’affido diurno, invece, consiste nell’affidamento di un bambino a

una famiglia che lo accoglie presso di sé solo durante la giornata, non provvedendo al suo

pernottamento. Tale tipologia di affido può essere uno strumento utile nelle situazioni in cui

la famiglia di origine necessiti di un supporto per l’educazione del minore. Nell’affido

notturno, al contrario, il minore rimane presso la famiglia affidataria solo la sera. Tale tipo di

intervento si attua qualora i genitori della famiglia d’origine, per motivi di lavoro o di salute,

non abbiano la possibilità di occuparsi del bambino durante le ore notturne. Un’altra

formula di utilizzo dell’affido familiare è l’affido per le vacanze, strumento utile quando la

famiglia, sprovvista di una rete sociale adeguata, abbia difficoltà nei periodi in cui non c’è

scuola. Viene offerta al bambino, in questo modo,la possibilità di sperimentare esperienze

positive che i genitori non sono in grado di fornirgli. Infine, l’ultima tipologia di affido,

utilizzata solitamente con ragazzi in età adolescenziale o prossimi alla maturità, è l’affido

bed and breakfast, il quale si pone l’obiettivo di ospitare l’adolescente in disagio,

favorendone lo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità e garantendogli un punto

d’appoggio. Viene definito bed and breakfast perché una famiglia ospitante mette a

disposizione una stanza della propria abitazione per il pernottamento del minore,

assicurandogli la prima colazione e la cena e condividendo il clima familiare della sera, senza

impegnarsi in un rapporto di tipo genitoriale. In realtà, i bisogni dei minori in questa fascia

d’età, tra cui la possibilità di instaurare relazioni positive con gli adulti sviluppando, al

contempo, una propria autonomia e una propria identità, possono essere adeguatamente

soddisfatti dall’istituto dell’affido purché sia rispettata la storia pregressa del minore (il

riconoscimento dei legami esistenti, la considerazione del tempo di permanenza in istituto o

in comunità), venga condiviso con lui il progetto e venga promossa gradualmente la sua

autonomia; questo, del resto, è ciò che è prospettato dall’affido bed and breakfast. Un

discorso a parte merita, infine, l’affido di minori stranieri. Il numero cospicuo e sempre

crescente di minori stranieri in Italia ha stimolato, in molte città italiane, l’attuazione di

progetti volti al sostegno dei minori che provengono da un altro paese e che, purtroppo,

rischiano l’inserimento in strutture a tempo indeterminato. E’ necessario distinguere tra i

minori che risiedono in Italia con la famiglia di origine dai minori stranieri non

accompagnati, poiché le modalità di attuazione degli interventi, in queste due situazioni,

presentano delle differenze. In generale, le famiglie straniere vivono alcune problematiche

connesse alla difficoltà di trovare un impiego e alla mancanza di una rete sociale di

supporto, situazioni che si riverberano sulla relazione genitori-figli. In questi casi, può essere

più idonea una soluzione di affido consensuale finalizzata a far fronte ad alcune condizioni di

difficoltà genitoriale. Attuare un progetto di affido con minori stranieri è, tuttavia, un

compito difficile a causa delle specificità dei bisogni di cui questi bambini sono portatori. La

difficoltà del minore di vivere tra due identità culturali ha spinto le amministrazioni a

promuovere forme di affido omoculturali, al fine di garantire il rispetto per le tradizioni e i

riferimenti culturali peculiari dei minori stranieri. L’affido eteroculturale, sebbene presente,

richiede un notevole impegno da parte della famiglia affidataria, la quale deve essere a

conoscenza delle differenze culturali e religiose ed essere adeguatamente preparata a

rispettare l’identità culturale del minore in affido. Nel caso di minori stranieri non

accompagnati, il CSNA (2004) insiste sull’opportunità di promuovere forme di affido

educativo in cui l’accento sia posto sulla funzione di tutorato da parte della famiglia

affidataria, finalizzata a favorire l’integrazione del minore nella società.

AFFIDAMENTO FAMILIARE

L'affidamento familiare si configura come un intervento temporanea di aiuto di sostegno ad

un minore che proviene da una famiglia in difficoltà

Bari: il C

Dettagli
A.A. 2023-2024
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher antonio_lamacchia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e della genitorialità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Costantini Alessandro.