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COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI
capire se la diagnosi è stata elaborata o meno attraverso strategie messe in atto,
Fase dello shock:
-Strategie funzionali: ricerca di qualcuno con cui comunicare, la ricerca della rete familiare o sociale,
Desiderio di sapere e tornare a casa (in caso di ospedalizzazione)
SOCIAL SHARING: possibilità di parlare e condividere, l’equipe di esperti deve attrezzarsi per questo
attraverso una comunicazione chiara e non subdola garantendo così la possibilità che i genitori
possano aprirsi, può accadere che il medico /l’equipe stessa non riesca ad esprimersi creando
ambiguità sulla comunicazione
-Strategie disfunzionali: riguardano due grandi blocchi:
-sopraffazione dal punto di visto emotivo di quello che è successo, attraverso sentimenti di colpa
-sublimazione attraverso costruzione di illusioni che può portare a distorsioni cognitive (mio figlio
non ha nulla, mettendo in discussione il parere del medico) e annesso desiderio di una soluzione
immediata molto vicina ad una negazione
c’è uno strumento per evidenziare eventuali strategie funzionali o disfunzionali che vengono messe
in atto dai genitori in riferimento alla diagnosi del bambino:
Si è notata un’associazione tra la MANCATA ELABORAZIONE e la QUALITA’ DELLE CURE
MARVIN e PIANTA hanno creato tale strumento per sondare la possibilità che la comunicazione
della diagnosi sia stata elaborata in maniera funzionale o disfunzionale a seconda dei casi;
Presupposto teorico: la risoluzione del trauma della diagnosi vissuta come sovrapponibile a quello
che è il lutto e come impatta sul piano cognitivo e su quello emozionale
Tali ricerche hanno portato a verificare come in realtà alla base della possibilità che il bambino
costruisca un attaccamento disorganizzato ci sia un VISSUTO TRAUMATICO da parte del genitore
Il genitore irrisolto per via di un trauma è associato ad un attaccamento disorganizzato, ci sono
indicatori comportamentali che spiegano questo;
Il genitore irrisolto instaura un attaccamento disorganizzato e diventa SPAVENTANTE nei confronti
del bambino, si costruisce un paradosso per cui quella che dovrebbe essere la figura di riferimento a
cui accorrere nei momenti di vulnerabilità contestualmente diventa una persona da cui RIFUGGIRE
In merito alla diagnosi se partiamo col presupposto che quel genitore è irrisolto rispetto ad essa è
probabile che metta in atto comportamenti di tipo SPAVENTANTE/SPAVENTATO
-Spaventante: il bambino che ha come riferimento il genitore vedrà quest’ultimo che avrà
ostilità/aggressività, un genitore che diventa super intrusivo negli spazi del bambino
-Spaventato: il genitore mette in atto comportamenti REMISSIVI o di PROTEZIONE che per il
bambino sono disorientanti (è il genitore ad essere spaventato)
Quindi in conclusione PRESUPPOSTO TEORICO: pensare al genitore irrisolto non per un lutto, ma un
trauma (quello della diagnosi), avere comportamento di tipo SPAVENTANTE o SPAVENTATO
L’impatto traumatizzante della diagnosi di Prematurità del bambino sui genitori
• Rischio di morte per madre e bambino
• Separazione precoce d dipendenza dalle tecnologie dell’UTN
• Per molte condizioni, non è un evento puntuale,ma un processo continuato nel tempo
• Coesistenza di modelli mentali contrastanti di sé e del bambino (sindrome del
bambino,vulnerabilità;viscositaà rappresentazionale)
REACTION TO DIAGNOSIS INTERVIEW(RDI)-MARVIN e PIANTA
Questa intervista valuta quanto un genitore possa aver elaborato o meno la diagnosi del bambino
1. -quando ha capito per la prima volta che il bambino aveva un problema medico?
2. -quali sono stati i suoi sentimenti al momento di questa presa di consapevolezza?
3. -questi sentimenti sono cambiati nel tempo?
4. -Mi può dire nel modo più esatto possibile cosa è successo quando ha saputo della diagnosi?
dov’era, chi altro c’era, cosa ha pensato e sentito in quel momento?
5. Questi sono cambiati nel tempo? talvolta questa domanda non è appropriata perché ad
esempio prima presa di consapevolezza e diagnosi coincidono nel tempo
6. I genitori qualche volta si domandano o hanno delle ipotesi sul perché hanno un bambino
con bisogni speciali. Si è fatto domande simili? (suggerire se necessario, per esempio, alcuni
genitori sentono che potrebbero aver fatto qualcosa per contribuire alla condizione del
bambino, altri credono che Dio debba avere una ragione per aver dato loro questo bambino)
che idea si è fatto lei?) si valutano eventuali strategie di coping messe in atto
GENITORI RISOLTI
• ri-orientamento e la ri-focalizzazione dell’attenzione, cognitiva ed emozionale sulla realtà
attuale
• Sospensione della ricerca di una spiegazione
• Rappresentazione accurata e realistica delle disabilità/problematicità del bambino
• Proiezione dell’adempimento del ruolo genitoriale in una prospettiva futura
GENITORI NON RISOLTI
• Disorientamento
• Distorsioni cognitive (mancata consapevolezza, negazione totale patologia bambino)
• Blocco nell’evento
• Sopraffazione emotiva
• Eloquio disorganizzato e incoerente
• Esclusione dell’esperienza
CARATTERISTICHE DEL GENITORE E FATTORI CONNESSI ALL’ AMBIENTE DI ACCUDIMENTO
• Età (es. Fase adolescenziale):
-immaturità psicologica: che si scontra con la transizione alla genitorialità
-scarso orientamento nei confronti della genitorialità: confusione rispetto ai ruoli genitoriali, genitori
dell’adolescente che diventano genitori anche del nascituro
-mancanza di indipendenza
-problemi psichici
-condizioni precarie
-instabilità residenziale o residenza in quartieri ad alto tasso di criminalità
-difficoltà nel riconoscere i segnali del bambino
• Salute Fisica: da sola non comporta pregiudizio, ma aggiunto ad altre situazioni può dare
problemi
Difficoltà nell’espletamento dei compiti genitoriali
• Salute mentale : PSICOPATOLOGIA GENITORIALE
La DEPRESSIONE PERINATALE MATERNA:
• Incidenza tra il 5 e il 41%
• Sintomatologia depressiva con maggiore frequenza nel periodo prenatale più che nel
periodo post-parto
• Numerosi fattori sociali e culturali che vanno a concorrere
LA DEPRESSIONE PERINATALE MATERNA
Fattori di vulnerabilità:
• Storia personale di depressione: probabile che la struttura di personalità sia soggetta a
modalità di questo tipo
• Presenza di psicopatologia nella storia familiare
• Storia di depressione e ansia in gravidanza e nel post-partum:
• Mancanza di supporto sociale
• Difficoltà di rapporto con il partner: contesto conflittuale
• Gravidanza non pianificata
• Eventi stressanti recenti
• Presenza di più figli
• disoccupazione
Effetti a breve e lungo termine:
• Diminuzione della capacità della madre di prendersi cura di se stessa (uso di alcool,
alimentazione inadeguata e trascuratezza)
• Scarso monitoraggio del feto
• Parto prematuro
• Neonati con basso peso,irritabilità,meno reazione alle espressioni facciali
Il rischio non riguarda l’episodio, ma bensì l’ESPOSIZIONE CRONICA: gravidanza che impatta su vari
livelli, gli interventi a sostegno della genitorialità sono mirati a normalizzare il tutto, l’esposizione al
bambino di un comportamento depressivo comporta maggiori danni dal punto di vista affettivo,
aumentando il rischio di comportamenti ostili, ai limiti di quelli che sono comportamenti
spaventati/spaventanti che determinano un attaccamento disorganizzato
La qualità dell’interazione madre-bambino e l’attaccamento
• Alterazione del canale espressivo per la regolazione emotiva nella prima infanzia(relazione
con scarsa sincronia e sintonizzazione)
• Prevalenza di cicli di comunicazione affettiva negativa e interruzioni nella sincronia
interattiva durante l’interazione faccia a faccia
• Stile basato sul RITIRO: la madre diventa persona da cui fuggire, non sono in casi di
maltrattamento, ma anche comportamenti subdoli alla base, determinati da depressione e
forte vulnerabilità
• Stile basato sull’OSTILITA’ e INTRUSIVITA’: relative a sensibilità non ottimale
• Prevalenza di attaccamento evitante e disorganizzato
• Madre meno sensibile focalizzata sulle proprie preoccupazioni
• Attribuzioni negative nei confronti del figlio
BAMBINO SHAKERATO: forma di maltrattamento certificata nella quale la madre per consolare il
bambino inizia a scuoterlo tanto da creargli danni a livello celebrale
Conseguenze a lungo termine
• 25% dei casi di figli di madri depresse con difficoltà emozionali e cognitive
• Conseguenze sul rendimento scolastico
• Più vulnerabilità alla depressione in adolescenza
Altre due situazioni di rischio
ANSIA PERINATALE
Principali disturbi:
• Disturbo d’ansia generalizzato (maggiore nel post-partum)
• Disturbo di attacchi di panico
• Disturbo ossessivo compulsivo
• Toco fobia (paura del parto)
• Disturbo post-traumatico da stress da parto (depersonalizzazione, ricordi
intrusivi,depressione,ansia)
• Fobia sociale
• Effetti sul feto (stress come agente teratogeno)
• Meno chiare le influenze sullo sviluppo cognitivo e motorio
• Pattern interattivi della madre come fattore di rischio per lo sviluppo affettivo del bambino
LA DIPENDENZA DA SOSTANZE
• Dipendenza da sostanze una condizione di subordinazione del benessere psico-fisico di un
individuo all’assunzione più o meno regolare di una sostanza esogena, con specifici effetti
psicofarmacologici, talora nocivi per il sistema nervoso o l’organismo nel suo insieme:
la dipendenza da sostanze è di difficile collocazione in merito a quello che potrebbe essere la
possibilità che quella persona possa essere un buon genitore
• Disturbi di personalità
• Sindromi cliniche, dipendenza patologica:
-intossicazione
-astinenza
-dipendenza da una o più sostanze
• Tossicodipendenza nei disturbi di personalità:
-DOPPIA DIAGNOSI o comorbilità: si riscontra una DIPENDENZA DA SOSTANZE e contestualmente
una patologia di tipo psichiatrico come ad es. Disturbo borderline
-costrutto sindromico
-comorbilità con depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbo dell’alimentazione, ansia
-Doppia diagnosi (53% nelle donne)
La tossicodipendenza materna
27 mila donne tossicodipendenti e l’86% in carico presso i servizi
-EFFETTI PRENATALI (vulnerabilità biologica c