Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
NEUROCOSTRUTTIVISMO E APPRENDIMENTO SCOLASTICO - ARFE
Un altro aspetto legato al processo di apprendimento nell'essere umano, (e in parte anche al concetto di plasticità cerebrale), è il fatto che noi nasciamo con un sistema neurale, (sistema nervoso centrale del cervello), ancora incompleto e da assemblare. Questo costituisce un vantaggio evolutivo della nostra specie poiché è la ragione per cui la nostra specie, a differenza di altre, è riuscita ad adattarsi a moltissimi ambienti diversi. Lo sviluppo è un processo epigenetico, ovvero un processo di crescente differenziazione e specializzazione dell'organismo che dà luogo all'emergere di sistemi nuovi sempre più avanzati e complessi. Quando parliamo di neuro-costruttivismo, facciamo riferimento ad un approccio utilizzato particolarmente in psicologia dello sviluppo, mentre, per la psicologia dell'educazione, l'approccio è detto costruttivismo.Entrambi gli approcci non sono deterministici: attribuiscono importanza cruciale all'ambiente nel quale avviene l'apprendimento. In particolare, la specializzazione delle strutture neuronali è strettamente legata all'ambiente. Il cervello, infatti, impara da ogni evento di cui fa esperienza, creando nuove connessioni tra i neuroni. La stessa attività genetica è modificata da eventi ambientali esterni.
Diventa essenziale la qualità dell'ambiente in cui un bambino impara. Questo è dovuto al fatto che il sistema neurale, ancora incompleto e da assemblare, veniva assemblato in risposta alla stimolazione ambientale. In questo modo il sistema cognitivo dei nostri antenati si è specializzato per rispondere agli ambienti in cui si sviluppava, che di volta in volta erano diversi.
Durante le ere glaciali, infatti, i nostri antenati si dovevano trasferire frequentemente ed effettuare numerose migrazioni. Per sopravvivere
all'altro). Il cervello umano è un organo estremamente complesso e versatile. Durante l'evoluzione, siamo stati costretti a migrare e adattarci a una vasta gamma di ambienti diversi. Questa capacità di adattamento è stata possibile grazie al fatto che il nostro cervello non era completamente specializzato, altrimenti avremmo rischiato l'estinzione. Un altro aspetto importante legato alle differenze individuali è che non esistono due cervelli identici. Il cervello è sempre il risultato delle predisposizioni individuali, che fanno parte del nostro patrimonio genetico e delle istruzioni del nostro programma genetico, e dell'interazione con l'ambiente. Di conseguenza, il cervello di ciascuno di noi è unico e non esistono due cervelli con le stesse funzioni o connessioni esatte all'interno delle diverse aree cerebrali (le dimensioni delle nostre aree e la mappatura delle nostre funzioni cognitive possono variare leggermente da individuo a individuo).All'altro). Questo è importante soprattutto per i neurochirurghi in quanto, quando devono operare, devono assicurarsi di capire dove sono le diverse aree. Ciò deve essere fatto con ogni paziente in quanto sanno che non è possibile mappare a priori il cervello umano. Quando il nostro cervello impara, non soltanto si creano nuove connessioni, ma le connessioni tra i neuroni, ovvero le nostre cellule nervose, cambiano, strutturandosi in reti neurali diverse che compongono poi il nostro cervello.
La Psicologia dell'educazione è una disciplina che si occupa moltissimo dell'interazione tra le predisposizioni individuali e la stimolazione ambientale, che è in questo caso l'educazione.
La metafora del paesaggio epigenetico: lo sviluppo ontogenetico è analogo al percorso di una palla che ha di fronte a sé diverse possibili traiettorie. Via via che lo sviluppo procede e la palla avanza, il paesaggio diventa ricco di pendii e valli.
che riproducono i possibili percorsi evolutivi che il fenotipo può intraprendere, a seconda delle condizioni ambientali. Le due sfere presenti in cima alla vallata rappresentano due bambini differenti, i quali possono prendere virtualmente qualunque rotta evolutiva. Inizialmente sono quindi identici. Casualmente, però, uno va da una parte mentre l'altro va da un'altra parte. A mano a mano che scende lungo questa vallata, che rappresenta l'esperienza, le sue rotte evolutive si incanalano sempre di più in una certa direzione e le possibilità di rotte diverse sono sempre più limitate. Ciò accade perché il sistema cognitivo dell'essere umano, ovvero il nostro sistema nervoso, si auto-organizza in modo dinamico in risposta alla stimolazione ambientale, ovvero in risposta alle esperienze che facciamo. A mano a mano che facciamo esperienza e che il nostro sistema si struttura è come se si creassero dei blocchi o delle
reti strutturate, quindipiù rigide, che si sono specializzate.È giusto che si siano specializzate in quanto la specializzazione, come abbiamo visto prima, ci permette di rispondere in manierapiù efficiente all’ambiente.
Ma qual è il costo? A mano a mano che il sistema cognitivo scende lungo la vallata dell’esperienza e sispecializza consentendo la strutturazione delle componenti nervose, la possibilità dicambiare diminuisce.
La metafora del paesaggio epigenetico sottolinea quanto l’intervento precoce ed illavoro sui prerequisiti degli apprendimenti siano fondamentali per questa ragione: Più lascio che il sistema cognitivo apprenda una determinata abitudine, più sarà difficile intervenire per correggerla.
È importante tenere a mente che l’interazione tra i geni e l’ambiente non è semplicemente, come si pensava anni fa, un processo di interazione tra un fattoreesterno e un processo
interno di esecuzione del nostro patrimonio genetico. Noi siamo dotati di una serie di istruzioni genetiche che sono contenute nei cromosomi, ma dobbiamo ricordare che l'ambiente interagisce con questi geni, lavorando su di essi, è in grado di attivare o meno determinate informazioni del nostro patrimonio genetico.
Questo concetto è stato riassunto sotto l'etichetta di "epigenoma": il genoma che si esprime nel tempo e che si esprime in risposta alla stimolazione ambientale.
Se il genoma è l'insieme delle istruzioni che consentono la costruzione e il funzionamento di un organismo vivente, l'epigenoma è l'insieme dei processi che consentono a queste istruzioni di essere lette nei tessuti giusti e nel momento opportuno, anche in risposta a stimoli che provengono dall'ambiente.
L'epigenesi predeterminata: l'attività genetica non è totalmente predeterminata, ma è regolata da segnali
attenzione alla promozione di uno stile di vita sano e alla prevenzione di fattori di rischio che possono influenzare negativamente lo sviluppo dell'organismo. Questo approccio si basa sull'idea che l'ambiente esterno può influenzare l'attivazione o meno delle informazioni presenti nel nostro programma genetico. L'epigenesi, ovvero il processo attraverso il quale l'organismo sviluppa una serie di funzioni in relazione al proprio genoma, non è predeterminata. Ciò significa che se un bambino nasce con una predisposizione genetica a un fattore di rischio, è possibile offrirgli un supporto per mitigarne gli effetti. Tuttavia, è importante tenere presente che la plasticità del nostro sistema nervoso ha dei limiti e gli specialisti hanno dei limiti nel loro raggio d'azione. Per questo motivo, a livello internazionale, si presta molta attenzione alla promozione di uno stile di vita sano e alla prevenzione di fattori di rischio. Questo approccio mira a fornire alle persone le conoscenze e le risorse necessarie per prendersi cura della propria salute e per favorire uno sviluppo armonioso dell'organismo.Enfasi sull'intervento precoce. In conclusione, secondo la nuova visione neuro-costruttivista, l'epigenesi non è predeterminata: l'influenza dei geni sull'ambiente non è unidirezionale, ma parliamo di un'azione bidirezionale dei geni sull'ambiente e dell'ambiente sui geni.
Dorothy Bishop - schema neuro-costruttivista:
- La neurobiologia del cervello umano, con le reti e le connessioni nervose
- L'aspetto cognitivo, ovvero l'effetto della neurobiologia
- I nostri comportamenti
- I geni che, con l'ambiente, determinano la nostra neurobiologia
Geni ed ambiente determinano il modo in cui si strutturano le reti nervose e le aree funzionali del nostro cervello. Ciò determina le nostre capacità e i nostri processi cognitivi, che determinano a loro volta i nostri comportamenti. La freccia che va dai comportamenti all'ambiente crea una sorta di ciclo.
Periodi critici,
sensibili e finestre temporali: Come abbiamo detto precedentemente, a mano a mano che gli individui prendono le loro rotte evolutive e si specializzano, è più difficile intervenire. A partire da questo presupposto, possiamo riflettere sul concetto (molto dibattuto) di periodo critico. Il periodo critico nello sviluppo di una funzione cognitiva è il periodo di massima sinaptogenesi, cioè il momento in cui il nostro cervello è più plastico e risponde maggiormente all'influenza ambientale. Da alcuni dati emerge che ci sono dei periodi dello sviluppo, (oggi si parla dei primi 1000 giorni), nei quali si strutturano determinate funzioni cognitive nella nostra mente. Oggi si parla di periodo sensibile: l'asso di tempo oltre il quale non è più possibile fare qualcosa. Superato il periodo di massima plasticità è più difficile, ma non impossibile, insegnare al cervello come funzionare in risposta a stimoli poiché esso.deve "disfare" ciò che è stato consolidato con fatica, le "architetture neurali". Per questa ragione, la persona con la quale lavoreremo si ribellerà: non accetterà di buon grado di lasciare quello che ha costruito con fatica per imparare qualcosa di nuovo. Invece, se si interviene quando queste architetture si stanno costruendo, siamo gli architetti. Se per effetto dell'insegnamento si struttura e stabilizza una certa organizzazione neurale, qualora questa organizzazione non risulti funzionale, modificarla può non essere semplice. La possibilità di modificare, in un secondo momento, una funzione cognitiva o comportamento, dipende dalla solidità dei circuiti che si sono nel frattempo strutturati. Più esperienza ed esercizio "sbagliati" ha fatto il bambino, meno sarà facile correggere il comportamento.