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MOTIVAZIONE

La motivazione è una variabile complessa. Noi siamo motivati ad agire se c'è il rinforzo, l'approccio comportamentista è quindi molto legato alla motivazione. Nell'approccio comportamentista la motivazione è un elemento fondamentale per quanto riguarda l'apprendimento. La motivazione spinge l'individuo alla ricerca della soddisfazione, si era ipotizzato che le persone sono motivate nel momento in cui tentano di soddisfare un bisogno/desiderio. Questa soddisfazione del bisogno aumenta nel momento in cui riceviamo un rinforzo. Nel momento in cui agisco la risposta verrà appresa, capisco come è meglio agire per soddisfare il mio bisogno, quindi il rinforzo consolida la risposta dell'organismo (ossia il comportamento effettuato) e determina l'apprendimento. Hull sostiene che l'organismo agisce per ridurre dei bisogni. I bisogni determinano le pulsioni cioè stimoli che sorgono da uno stato di.

Motivazione e comportamento

La motivazione è un fattore fondamentale nel determinare il comportamento umano. Le pulsioni motivazionali sono responsabili di attivare e guidare il comportamento. Queste pulsioni possono essere di natura primaria, legate ai bisogni fisiologici dell'organismo (come fame, sete, sonno), o di natura secondaria, apprese attraverso il condizionamento (come la paura).

I rinforzi positivi sono in grado di aumentare la frequenza di un determinato comportamento, quindi la concezione comportamentista della motivazione è strettamente legata all'uso del rinforzo. Infatti, è attraverso l'uso del rinforzo che è possibile modellare nei soggetti comportamenti motivati (come sostiene Skinner).

Questa visione differisce da quella di Hull, poiché Skinner non ipotizza alcun bisogno come fonte dell'apprendimento, in quanto non è nella natura del bambino apprendere. Pertanto, il rinforzo è uno stimolo che rafforza una risposta dell'organismo e non la volontà di apprendere.

Vale la pena ricordare la distinzione tra rinforzo negativo e punizione: il rinforzo negativo riguarda la cessazione di uno stimolo sgradevole, mentre la punizione è un'azione punitiva che riduce la frequenza di un comportamento.

La punizione è rappresentata dalla rimozione di un rinforzo positivo o dall'aggiunta di uno stimolo negativo e il suo effetto è di sopprimere una risposta. La punizione genera emozioni negative e ansia, non favorisce l'apprendimento.

Secondo Skinner, l'insegnare implica un uso calibrato di rinforzi. L'allievo motivato è quello a cui un sapiente dosaggio del rinforzo consente di mantenersi sempre pronto a imparare. Il ruolo dell'insegnante è quello di predisporre un ambiente rinforzante.

I tipi di rinforzi cambiano a seconda del soggetto, in base a cosa lo interessa di più. Ci sono tre dimensioni nel concetto di motivazione ad apprendere:

  1. Ruolo attivo dell'individuo: ha un ruolo attivo nella costruzione della propria motivazione, agisce intenzionalmente per innalzare il proprio livello motivazionale, valuta le proprie capacità prima e durante l'azione, e utilizza i mezzi di cui dispone per raggiungere

L'obiettivo. La motivazione sorge appunto nel momento in cui il soggetto si pone degli obiettivi. Possiamo prendere per esempio uno studente che si prepara ad affrontare un esame, si pone l'obiettivo di passarlo e utilizza varie strategie per raggiungerlo.

Come l'individuo si percepisce: in rapporto a un compito o attività da svolgere e al risultato positivo o negativo di un'attività svolta. In base alla percezione delle mie capacità e dei processi cognitivi valutati saprò se sarò in grado di affrontare un compito e con quale risultato. La prestazione dell'individuo è l'idea che egli si fa della propria competenza, si influenzano l'un l'altra. Sono motivato se percepisco di essere in grado di affrontare la prova con successo.

Strumenti messi in atto dall'individuo per raggiungere i suoi obiettivi: gli strumenti riguardano le varie modalità con cui l'individuo pianifica, organizza,

riuscita che sostiene che l'apprendimento è guidato dalla motivazione a raggiungere determinati obiettivi. Secondo questa teoria, gli individui sono motivati ​​a imparare quando si pongono obiettivi specifici e sfidanti, e quando credono di avere le capacità necessarie per raggiungerli. L'autoregolazione è un elemento chiave nella teoria degli obiettivi di riuscita. Gli individui devono essere in grado di monitorare e valutare il proprio progresso verso gli obiettivi, e di regolare il proprio comportamento e le proprie strategie di apprendimento di conseguenza. Questo richiede una consapevolezza di sé e delle proprie capacità, nonché una capacità di pianificare e organizzare il proprio lavoro. I bambini che sono in grado di autoregolarsi sono più propensi a raggiungere i loro obiettivi di apprendimento. Sono in grado di valutare le proprie capacità in modo realistico, di organizzare il proprio tempo in modo efficace e di utilizzare strategie di apprendimento adeguate. Queste abilità di autoregolazione sono importanti non solo per il successo accademico, ma anche per lo sviluppo di competenze di vita più ampie. In conclusione, l'autoregolazione è un elemento chiave nell'apprendimento e nello sviluppo. Gli individui devono essere in grado di monitorare e valutare il proprio progresso verso gli obiettivi, e di regolare il proprio comportamento e le proprie strategie di apprendimento di conseguenza. I bambini che sono in grado di autoregolarsi sono più propensi a raggiungere i loro obiettivi di apprendimento e ad acquisire competenze di vita importanti.riuscita.La teoria parla di achievement goal ossia di obiettivo alla riuscita, non si intende un risultato da raggiungere ma del perché, cioè dello scopo per cui un individuo si impegna in un compito o attività di apprendimento. In altre parole, esso indica, non un traguardo, ma una tendenza o orientamento dell'individuo verso la realizzazione di sé. Questa tendenza si riflette nei suoi comportamenti. Dweck ci dice però che lo scopo ossia l'obiettivo di riuscita, può essere orientato verso obiettivi di padronanza o di prestazione e in base a quale si sceglie si determina il nostro grado di maturità. Gli studenti orientati dalla padronanza, perseguono obiettivi relativi al compito, nel senso che sono soprattutto motivati a capire ciò che fanno e a farlo bene, in questo caso riuscire significa migliorare le proprie conoscenze e abilità. Questi studenti hanno fiducia in se stessi, persistono nel compito se incontranodifficoltà ed esprimono minor affettività negativa quando non riescono, mostrano di usare strategie cognitive più flessibili e sapersi autoregolare meglio. Hanno obiettivi di padronanza gli studenti che svolgono un compito perché lo trovano interessante e lo svolgono volentieri, questo non significa che questi studenti siano motivati in tutte le occasioni. Gli studenti orientati alla prestazione cercano di ottenere risultati derivati dalle aspettative sociali associate al compito, cercano cioè di ottenere valutazioni positive o di evitarne di negative. In questo caso, riuscire significa ottenere bei voti, riconoscimento da parte degli altri e superiorità sui pari. Lo studente orientato alla prestazione mostra una maggiore vulnerabilità per lo sconforto, soprattutto nei casi in cui ha una bassa percezione delle proprie abilità. Per esempio, di fronte a un esame se si vuole superare l'esame solo per non prendere un voto negativo allora.è un obiettivo di prestazione e in questo caso non c’è nessuna realizzazione di sè, se invece l’obiettivo è acquisire nuove conoscenze allora siamo orientati da un obiettivo di padronanza in cui si cerca di migliorare tramite l’impegno. Nella teoria di Dweck manca la distinzione tra l’approccio e l’evitamento verso il compito che invece troviamo nella teoria della motivazione alla riuscita di Atkinson: sia la padronanza che la prestazione sono orientamenti di approccio o avvicinamento, in quanto per raggiungerli l’individuo deve coinvolgersi in una attività legata alla riuscita (nel primo caso per sviluppare la propria competenza, nel secondo caso per dimostrarla). Elliot ipotizzò che i risultati potessero essere spiegati dalla distinzione tra: - orientamento di APPROCCIO (approach) secondo cui l’importante è riuscire, dimostrare la propria capacità, anche se la prova non è andata a buon

fine è comunque importante averciprovato.- orientamento di EVITAMENTO (avoidance) prevede che l'importante è evitare l'insuccesso, evitare di mostrare la propria incapacità ai compagni. Pertanto Elliot propose di sostituire alla dicotomia padronanza-prestazione una tricotomia:

  • obiettivi di padronanza focalizzati sullo sviluppo della competenza, l'individuo non siconfronta con altri ma con se stesso.
  • obiettivi di approccio di prestazione focalizzati sul ragionamento di un livello dicompetenza in relazione agli altri.
  • obiettivi di evitamento della prestazione focalizzati sull'evitare uno standard diincompetenza in rapporto ad altri. Lo studente che non si sente competente tende ad adottarequesto tipo di obiettivi.

Il ruolo del contesto classe nel promuovere l'adozione da parte degli studenti di obiettivi di riuscita (equindi un approccio alla padronanza) è stato messo in luce da diversi autori, i quali hanno introdotto

La distinzione tra obiettivi di riuscita (personali) e la struttura di obiettivo. La struttura di obiettivo è data dai messaggi circa gli obiettivi dominanti in una classe o scuola, che possono influenzare gli obiettivi personali degli individui. Si tratta quindi della struttura della classe che dipende dal modo in cui l'insegnante pone le regole, assegna i compiti e valuta gli studenti. Ad esempio se l'insegnante assegna attività che trattano tematiche importanti e significative per gli studenti, allora saranno orientati verso obiettivi di padronanza, se invece vengono assegnati compiti difficili è più facile che si opti per obiettivi di evitamento. Le aspettative e le convinzioni dell'insegnante possono dunque influenzare la promozione di un atteggiamento di padronanza piuttosto che di prestazione.

OBIETTIVI DI RIUSCITA ED EMOZIONI

Il ruolo dell'affettività e delle emozioni nell'istruzione è molto

importante. Nell'affettività si distinguono tratti e stati, stessa cosa vale per l'ansia. Quando facciamo riferimento al tratto è perché stiamo parlando di una modalità stabile o predisposizioni a risposte emotive, anche l'approccio motivazionale può essere stabile. Mentre gli stati affettivi si dividono in umori (moods) ed emozioni, diversi tra loro per intensità e durata. L'umore è uno stato emotivo di lunga durata che ci caratterizza e quindi non ha un particolare referente, mentre le emozioni sono date da un determinato stimolo e caratterizzate da brevi episodi. Quindi o sono sempre motivato ad apprendere per predisposizione (è un tratto personale) oppure la motivazione è uno stato che può dipendere dalla situazione e dallo stimolo. Sulla base di questa differenza tra stato e tratto si sono volute definire le emozioni e qual è il loro ruolo riguardo la motivazione e l'apprendimento scolastico.

Negli ultimi 25 anni non si è più ragionato in termini di bisogno ma di variabili che influenzano lo stato motivazionale. Pekrun e colleghi hanno categorizzato le emozioni accademiche (legate all'apprendimento) in quattro dimensioni principali: emozioni positive, emozioni negative, ansia e noia. Queste emozioni possono influenzare il modo in cui gli studenti si impegnano e si sentono riguardo all'apprendimento.
Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Noemaggio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e tecniche di osservazione del comportamento infantile e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Longobardi Claudio.