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MODELLO SFERA
L’intelligenza agonistica
affrontare ed accettare le sfide in maniera intelligente, nel lavoro e nello sport. Intelligere =
leggere dentro, se so leggere la situazione la so anche comprende, cogliere la logica e il
legame. L’intervento di vercelli è un intervento sulla persona e con la persona, con un lavoro
di colloquio e si cerca di far diventare proprio per l’atleta questo tipo di codice di linguaggio.
Il modello S F E R A (s = sincronia, f= forza, e= energia, r= ritmo, a= attivazione)
Pag. 62 modello sfera
Ci sono 5 pilastri importanti nel modello SFERA, il primo è la sincronia ovvero la capacità di
focalizzarsi sul presente, senza divagazioni, rimanendo concentrati sulla situazione, nel qui
e ora. Perchè in determinati situazioni c’è il rischio che la mente divaghi, o cercando di
aggrapparsi al passato, presi dal ricordo, o ad un ipotetico futuro, immaginando già alcune
situazioni. (il dopo gara). Quindi devo impedire alla mente di fuggire sia nel passato che nel
futuro e devo stare focalizzato, bisogna avere il massimo ascolto del corpo e delle
sensazioni, godendo la situazione. Ascolto il corpo perché il corpo diviene lo strumento di
connessione e di mediazione con tutto il contesto: ambiente, corpo e stato mentale e quindi
ci deve essere una sincronia, connettere insieme questi elementi. E’ facile capire se non si è
in sintonia perchè se si fa una cosa magari si sta pensando ad altro, e spesso domina
l’ansia perchè dentro di noi c’è separazione tra ambiente, corpo e mente. Qualcuno si rifugia
nella mente, dando predominanza al pensiero rimanendo lucidi. Nello spazio che si genera,
domina l’ansia, in situazioni potenzialmente ansiogeni dove è in atto una competizione.
Questo avviene proprio per mancanza di ancoraggio alla situazione, e questo da spazio alla
paura e all’ansia, creando circuiti negativi.
Differenza tra essere in sincronia e non essere in sincronia
In una situazione di perfetta sintonia si perdono i confini tra me e l’ambiente, pensieri e
azioni si confondono, si uniscono in una sola cosa, quindi non vuol dire che agisco senza
pensare, ma sento che sto facendo la cosa giusta nel momento giusto, ho pensato di fare
quella cosa e l’ho fatta, ma se inizio a pensare cosa fare ecc avendo dei dubbi, già noto una
separazione e non sono in sincronia. Quindi bisogna imparare a riconoscere quando si è e
quando non si è in sincronia. In perfetta sintonia l’ambiente è in me, le situazioni sono
sincronizzate con ciò che ho intorno, sono quello che sto facendo, ho una padronanza 24
percettiva. Sono fuori sincronia se ho paura di sbagliare, e anche se penso spesso al
pensiero degli altri, lasciandoci condizionare, o anche la presenza di aspettative eccessive.
Stare in sincronia vuol dire che il pensiero è rivolto all’azione in atto, capacità di realizzare
ciò che si ha in mente, la mente è concentrata su ciò che il corpo fa, sono capace di sentire
le sensazioni migliori, mantenimento dell’attenzione per tutta la durata della performance.
Armonia tra pensiero e azione.
La forza (secondo elemento)
insieme delle nostre capacità fisiche, tattiche, tecniche e mentali. la nostra percezione di
autoefficacia e l’immagine mentale che ci siamo creati per eseguire un compito. Ricordarsi
prima e dopo la competizione, non mentre, di tutte le cose che si è certi di possedere e che
sappiamo che ci supporteranno durante la competizione, invece se si pensa a cosa non si
sa fare si andrà a pensare a tutti gli aspetti negativi. E’ importante riconoscere i propri punti
deboli ma durante gli allenamenti, non durante una gara dove bisogna sentirsi forti. Mi devo
sentire capace, e il mio potenziale e le mie risorse sono ben attivate. C’è assenza di punti di
forza quando sono preso da sensazioni negative, non mi sono allenato bene, mi focalizzo
sui limiti, fuggo dai problemi, penso che gli avversari sono più bravi di me.
Energia (terzo elemento)
Rappresenta la potenza dell’organismo, in base alla situazione viene dosato ilk giusto
impiego dell’energia, è fondamentale modularlo lungo la prestazione al fine di non trovarsi
senza energia necessaria. Io devo regolare il carico dell’energia, sapendo gestire la gara in
tutta la sua durata e diventa fondamentale l’approccio cognitivo attivo, ovvero devo
riconoscere durante la gara quando devo gestire l’energia, devo leggere la situazione e
modulare l’investimento energetico, Per Vercelli è importante capire che le situazioni sono
sempre diverse, e ci saranno variazioni che richiedono un adattamento, quindi l’intelligenza
sarà proprio questa, capire la situazione e adattarsi. Questo però non è limitato solo alla
performance, ma capire anche prima come gestire l’energia per non arrivare in gara senza
forze o al contrario non avendo mai attivato l’energia giusta. Questa gestione intelligente è il
frutto di un'educazione mentale, non è solo fisica. Essere consapevoli del proprio tono
muscolare è importante per poter gestire l’energia fisica, devo capire cosa mi distrae e
quindi mi sottrae energia, solo se li riconosco potrò bloccarli. Un ruolo fondamentale è
giocato dalle emozioni, è importante per la mediazione uomo-ambiente. Per adattarmi mi
devo servire delle emozioni nel modo giusto. Saper riconoscere e contestualizzare le
emozioni sta alla base dell’intelligenza emotiva e quindi l’intelligenza agonistica. Quando
regolo male l’energia mi sento svogliato e stanco, ho atteggiamenti aggressivi, lascio troppe
porte aperte senza concludere niente, alcuni hanno questa caratteristica di sentirsi più pieni
e ricchi moltiplicando i propri impegni, questo fluttuare continuamente per badare a tutto, ma
questo poi è un limite, perché si gestiscono male le energie. La passività, l’eccesso di
emotività. Quando sento l’energia gestita bene, mi sento a mio agio, in equilibrio, vedo
meglio la situazione, riconosco le priorità.
Il ritmo: la struttura che connette (quarto elemento)
Il ritmo è l’ordinata successione di intervalli di tempo, ciò che genera il giusto flusso. Con
l’energia siamo nella dimensione della quantità, mentre nel ritmo nella qualità, chi è
dominato dal ritmo viene percepito come eleganza. Riconoscere il proprio ritmo,
assecondarlo, sincronizzarlo con il mondo intorno. Ci permette di recuperare il nostro
contatto con il mondo, creare il legame uomo-natura. C’è un ritmo interno e uno esterno. 25
Bisogna riconoscere il proprio ritmo, scoprire e mantenere il proprio ritmo, perchè se guardi
gli altri comincerai a stancarti, non ti appartiene. Il ritmo è fondamentale, e se si trova un
ritmo proprio si avrà un miglioramento. E’ stato dimostrato che coloro che avevano corso
ascoltando la propria traccia ritmica, mostravano un miglioramento e riducevano gli intervalli
tra un tempo finale e l’altro. Per migliorare devo partire valorizzando gli esiti performativi
migliori che io già ho prodotto, partendo da me stesso. Riconoscere e assecondare il proprio
ritmo. Trovare il ritmo giusto rende leggero ogni nostro comportamento, non c’è fatica ed è
facile ascoltare e intuire, c’è una danza armoniosa con il mondo interno ed esterno. I leader
sono caratterizzati da un buon controllo del ritmo, e un buon leader sa comprendere il ritmo
del proprio team. E’ evidente la connessione ritmo - leadership , chi è fluido e armonico
trasmette fiducia.
Attivazione (quinto elemento)
L'attivazione è il valore aggiunto, si riferisce al momento in cui le risorse psico-fisiologiche
dell’individuo sono pronte all’uso, voglia di fare quello che si sta facendo. Se ho il
divertimento e il piacere di farlo l’attivazione sarà sempre più viva e naturale. Non c’è
attivazione quando non si riesce ad avere la giusta motivazione, quindi si gareggia senza
sorriso a prescindere dai risultati. Quando non c’è piacere cala la voglia di essere lì. Ma la
motivazione non è costante ma varia nel tempo in base ai fattori, quindi anche le attivazioni
non sono meccaniche ma variano. Bisogna quindi avere dei continui stimoli oppure ribaltare
e rivedere gli obiettivi. Nell’attivazione regna il principio significatore più che ordinatore , per
un atleta il principio significatore è che tutto i pensieri si riducono a uno solo, quello più
importante.
Pag. 71 L’intelligenza agonistica
Principio attivo della prestazione: gli attrattori zero
L’attenzione si sposta sul dinamismo interno ai fattori sfera, io posso focalizzare i miei punti
di forza o non comprenderli, posso essere attivato o non attivato, e il principio attivo della
prestazione viene ricondotto al dinamismo interno. Bohr, un celebre fisico, afferma che ci
sono due tipi di verità, quelle semplici dove gli opposti sono assurdi, e le verità profonde
dopo l’opposto è a sua volta una profonda verità. E questa citazione ce la propone vercelli,
ovvero la consapevolezza che dentro di noi operano gli opposti, e questo può essere una
risorsa o una vulnerabilità, quindi dobbiamo riconoscere dentro come agiscono queste
polarità. Quindi dobbiamo essere sempre in continua ricerca dell’equilibrio, e questo è un
atteggiamento della natura umana, perché c’è una richiesta di adattamento continuo
nell’ambiente. L’equilibrio è l’espressione dell’ordine nel momento, quindi la serenità è uno
stato mentale che di volta in volta va conquistato e ricostruito, è la sensazione che nasce dal
buon utilizzo dell’energia personale, l’equilibrio tra conscio e inconscio. Questa espressione
“mi sento in equilibrio” vuol dire che sento di aver utilizzato bene l’energia che ho a
disposizione. Nel complesso è un dialogo armonico tra il conscio e l’inconscio. La
prestazione è il risultato dell’operato attivo dei fattori sfera, e dobbiamo identificare gli
attrattori zero, ovvero il principio attivo di questi fattori. Ogni fattore si articola lungo un
bipolarismo, è scomponibile in due sottofattori che sono i principi attivi che determinano
l’attività principale, sono gli ingredienti base che compongono un fattore. Sono definiti
attrattori perché costituiscono poli che che muovono e attivano l’evoluzione dell’individuo.
Inducono al movimento e direzionano continuamente l’agire in un ciclo senza fine. 26
Polarità
I primi due attrattori nel primo fattore (S) sono l’immaginare e il fare, tra queste due
polarità, ognuno ha il suo compit