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SENTIMENTALI DEGLI ADOLESCENTI (Silvia Leonelli)
Le difficoltà del mondo adulto ad ammettere il fenomeno
Rifiuta l'idea che i/le giovani nati intorno all'anno 2000 possano avere relazioni sentimentali invischiate, manesche e umilianti.
- Vediamo partner paritari e indipendenti e questo ci fa dubitare che possano esistere davvero nel 2014 in Italia, giovani coppie attraversate dalla violenza. Inoltre è difficile pensare che alle ragazze di oggi come autonome, forti, proiettate verso la libera costruzione di un progetto esistenziale con ottimi risultati a scuola. Fatichiamo ad ammettere che alcune possono aver affidato la loro vita nelle mani di un violento. Sono nipoti, figlie di generazioni di donne che hanno lottato per conquistare parità di diritti in ambito pubblico e privato.
Noi donne adulte reagiamo con incredulità ai casi di cronaca perché sappiamo di aver lavorato affinché il futuro delle teenager non dovesse più essere inscritto in
Un orizzonte di scelte maschili.
Questa è una generazione di nativi/e digitali, che tutto il giorno traffica sulla rete e sono immersi nel mondo dei media e dell'informazione. Lì possono trovare aiuti e stimoli per approfondire le "questioni di genere". Talvolta, il continuo ricorso dei tema al web ci preoccupa, altre volte, invece, riponiamo fiducia nei social network, per il loro potere di innescare delle riflessioni.
Genitori e insegnanti possono avere la convinzione (speranza) che gli/le adolescenti costruiscano degli strumenti di conoscenza, per far fronte al problema, anche grazie al web. Forse contiamo sul fatto imbattano nei casi di cronaca, magari leggendo qualcosa on line. "delega inconsapevole", adulti sembrano fare affidamento sul fatto che i/le teenager siano in gruppo: a scuola, nelle polisportive, nei punti di aggregazione giovanile. Ciò pare autorizzarci a pensare che in tale rete di trovino amici/che in grado di aiutarli/e a
Rilevare la violenza al suo esondio. Contiamo che il gruppo sia protettivo anche senza mediazione adulta.
La scuola da tempo si fa carico della necessità di lavorare con i/le giovani a proposito della valorizzazione delle differenze. Si è diffusa e consolidata, nei contesti educativi, la sensibilità a proposito di elementi e processi centrali anche per prevenire la violenza di genere: promozione dell'empatia, rispetto dell'altro, conoscenza di sé, gestione dei conflitti ecc. Si potrebbe fare di più, ma, comunque, siamo relativamente sicuri/e che in un qualche grado di istruzione i/le giovani abbiano incrociato tali percorsi formativi legati alla gestione delle problematiche delle relazioni interpersonali. Questo pare incoraggiarci a ritenere che gli/le adolescenti possano avere nozioni per affrontare anche i contrasti aggressivi che nascono nelle relazioni sentimentali.
Le famiglie mostrano cambiamenti
Che riguardano la struttura, le relazioni, gli stili educativi, nonché l'interpretazione, più fluida, dei ruoli di genere. È mutato l'equilibrio complessivo nelle famiglie, si nota una maggiore simmetria tra componente femminile e quella maschile. Cio forse potrebbe rassicurarci facendoci immaginare di non sentire mai più pronunciare una frase che riteniamo tramontata e che potrebbe fare da apripista alla violenza. ("è giusto che in casa sia l'uomo a comandare")
Qual è il risultato di tutte queste riflessioni/deleghe del mondo adulto? Spesso, quando arriva la cronaca nera, preferiamo derubricare l'evento in episodio particolarissimo, disgrazia. Lo sottovalutiamo, Tant'è che quando la scuola o altri ambiti educativi e socio-culturali, o nei contesti amicali, riceviamo le confidenze di una ragazza che sta in una relazione carica di maltrattamenti, in prima battuta atterriti/e. Documento di ricognizione
Nazionale sul tema, ISTAT
Qualche dato italiano e (2006) europeo
Il quadro generale delle ragazze dai 16 ai 24 anni si presenta allarmante, e bisogna convenire che essere adolescenti femmine in Italia non sia affatto semplice.
Il 33,2% delle ragazze ha già subito nel corso della sua breve vita, delle violenze: fisiche, sessuali, stupri o tentativi di stupri. Più di una ragazza su tre.
Anno precedente: in un solo anno il 16,3% delle ragazze ha dovuto vivere delle violenze, fisiche (12%) e sessuali (7%). Il Rapporto mette in luce che il 16,3% delle ragazze tra i 16 e i 24 anni, nel corso della vita, ha subito violenza da un partner (attuale o ex). Con la definizione "ex partner" si indica anche un uomo che può essere stato violento mentre la relazione durava ancora, quando era "partner".
Tre annotazioni su questi dati:
- Non sono numeri tranquillizzanti, poiché stiamo esaminando solo ciò che è accaduto nella vita sentimentale.
Le condotte con i giovani, è data per implicita evincolante. In terzo luogo, domande ricorrenti, hanno permesso di notare che i maschi segnalano accordo al ricorso alla violenza nelle coppie in alcuni casi particolari, quando spiccano la gelosia e il tradimento. Peraltro, qualcosa di ambiguo si nota anche nel gruppo delle ragazze, non sono immuni da stereotipi di genere pericolosi. Pochissimi non hanno mai avuto esperienze di violenza e l'aggressività indiretta prevale. Nelle ricerche di Monacelli e Mancini i maschi hanno detto che la loro partner ha agito una forma diretta: ha lanciato qualcosa dietro, ha spinto, ha afferrato o scosso ha dato ha dato un calcio o un pugno. Sembrebbe quindi che i comportamenti più aggressivi e diretti siano agiti più significativamente dalle femmine e sono i maschi più delle femmine ad ammettere di essere stati vittima di controllo, schiaffo o restrizione della libertà.
Nelle coppie di teenager parmensi e venete, sarebbe la parte femminile a mostrare un maggior ricorso alla violenza diretta. Lo schiaffo al femminile non sarebbe percepito dai giovani, in realtà, non come vera e propria violenza, in quanto fa meno male, sia dal punto di vista del dolore fisico inflitto, sia dal punto di vista simbolico, dal momento che, attraverso esso, la femmina difficilmente esprime una volontà di sopraffazione e annullamento dell'altro. Inoltre, lo schiaffo delle ragazze, non sarebbe ricondotto dai teenager a una "predisposizione biologica", come invece spesso accade per gli uomini, il cui testosterone sembra "giustificare" l'aggressività. Lo schiaffo delle ragazze testimonierebbe il loro attaccamento al partner che ne sarebbe gratificato. Ricerca svolta nel territorio reggiano: risultati molto diversi. Sette maschi su dieci hanno detto di non averne e la metà delle ragazze ha dichiarato di non aver mai agito violenza.metà delle ragazze ha detto di non averne subita. Però è di tutta evidenza che c'è uno scarto tra le risposte dei maschi e quelle delle femmine. I conti non tornano. Un esempio riguarda le molestie verbali: il 5,6% del anazi afferma di averle utilizzate, ma è il 10.1% delle femmine di averle subite. Altro esempio, eclatante, sono gli schiaffi, il 5% dei maschi ha ammesso di avervi fatto ricorso, ma è il 13,9% delle femmine a dichiarare di averne ricevuti. I maschi si sono percepiti come più "pacifici" di quanto ritenga la controparte terminile. Lo stesso accade quando ci si interroga sulle femmine autrici di violenza: il 22,2% delle ragazze ha dato uno schiaffo al compagno, ma solo il 14% dei maschi lo ha preso; le ragazze hanno insultato ripetutamente per il 17,7%, ma nel vissuto dei maschi tale percentuale scende al 7,9%. Il lo ha vissuto. In questo caso, i maschi si sono dichiarati meno inume della partner e le ragazze si.sesso è spesso associato a situazioni di violenza, anche se non sono così frequenti come si potrebbe pensare. Tuttavia, la violenza c'è ed è importante prenderne consapevolezza.