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LE DONNE NON SONO PASSIVE: CHIEDONO AIUTO MA NON TROVANO RISPOSTE

INTERVENTO: GOAP (gruppo operatrici antiviolenza e progetti)

Centro Antiviolenza di Trieste

Lo stereotipo è l'insieme di credenze generalizzate e astratte a proposito di un gruppo e dei suoi membri.

Il pregiudizio è la predisposizione a percepire, giudicare e agire in maniera sfavorevole nei confronti di gruppi diversi dal proprio.

Esistono stereotipi e luoghi comuni che impediscono il riconoscimento e l'emersione del fenomeno della violenza.

Qualche dato nella provincia di Trieste

  • Donne accoltellate dal 1999: 3909
  • Donne che hanno preso contatti nel 2016: 273
  • Donne ospitate nel 2016: 27
  • Minori ospitati nel 2016: 29
  • Casa rifugio dal 2004 al 2016: 71 donne e 58 minori
  • Casa emergenza dal 2002 al 2016: 218 donne, 253 minori

GOAP

Dal 1999 gestisce il centro antiviolenza di Trieste in convenzione con il comune di Trieste e i comuni della Provincia di Trieste.

Dal 2002 gestisce due appartamenti di

ospitalità per donne maltrattate per complessivi 16 posti letto.

Le donne di solito arrivano al centro direttamente oppure accompagnate dalle forze dell'ordine o su richiesta del pronto soccorso. Viene offerto un colloquio e se la situazione è ritenuta pericolosa viene data ospitalità alla donna. Se non c'è posto in uno di questi due appartamenti, il centro si appoggia a un residence e se in poco tempo un posto non si libera allora vengono contattati i servizi sociali.

In questi appartamenti le donne sono lasciate "sole" a gestirsi la propria vita, ci sono ovviamente le visite di operatrici e psicologi. Non possono portare nessuno in questi appartamenti, non possono dire a nessuno che stanno lì.

Dal 2009 fa parte dell'associazione nazionale Di.re. - donne in rete contro la violenza. Svolge progetti di ricerca sulla violenza alle donne finanziati dalla Comunità Europea e/o da altri enti pubblici locali.

Svolge

Attività di formazione per operatori di altri servizi del territorio.

Come agiscono i Centri antiviolenza?

  • Con la donna e non al posto della donna
  • Offrono alle donne una diversa interpretazione della violenza (le donne arrivano al centro distrutte ma inconsapevoli di aver subito violenza perché magari non si tratta di violenza fisica, ma esistono molte altre forme di violenza)
  • Forniscono strumenti e conoscenze
  • Le donne che subiscono violenza passano da una condizione individuale ad una collettiva

La violenza sulle donne è un fenomeno sociale e culturale legato al modo in cui si strutturano le relazioni tra uomini e donne nella società e, quindi, nella famiglia. Deriva dalla gerarchia e differenza di potere esistente tra i due sessi nella società. È una forma di controllo di un genere (M) sull'altro (F) finalizzato al mantenimento dei ruoli. È presente in tutte le società in varie forme.

LA VIOLENZA DOPO LA SEPARAZIONE E...

L'affido dei figli Nei paesi occidentali, a partire dagli anni '60 del secolo scorso, si sono verificate alcune trasformazioni riguardo all'affido dei figli: - Maggiore autonomia delle donne - Aumento delle separazioni e dei divorzi, soprattutto richiesti dalle donne - I bambini restano solitamente con la madre - Allontanamento dei padri dai figli, anche sul piano dei contributi economici - Tendenza verso la parità di genere, anche nei compiti familiari Questi cambiamenti hanno portato a diverse reazioni e conseguenze: - Difficoltà e rifiuto dei padri nel pagare gli alimenti: un problema per lo stato - Emergenza di lobby dei padri separati: associazioni forti che si sono proposte di difendersi dal pagamento degli alimenti - Introduzione di leggi sull'affido congiunto - Movimento di de-giuridizzazione e promozione della mediazione familiare: tendenza a spostare una serie di situazioni (come separazioni difficili o liti tra vicini) dall'ambito giuridico a quello psicosociale I dati Istat del 2009 mostrano che dopo una separazione o un divorzio, il padre si allontana anche sul piano economico.

emozionale.

  • Genitore solo: 36% donne, 7% uomini
  • 20% bambini che non frequentano più il padre
  • se figli minori il 74% dei padri non versa regolarmente il denaro
  • Povertà: donne più spesso degli uomini (24% contro 17%)

Nel 2015-2016, le madri sole sono quasi un milione, rappresentano l'86% dei genitori soli (Istat, 2018)

  • 11,8% povertà assoluta
  • 41% rischio di povertà o esclusione sociale

La bi-genitorialità: i bambini hanno diritto ad avere due genitori, anche dopo la separazione: affido condiviso. In Italia, legge dell'affido condiviso come regola o affido esclusivo a un solo genitore come eccezione nell'interesse del minore. L'affido esclusivo è una scelta molto rara perché la violenza è difficile da dimostrare.

In caso di violenza del partner, cosa può succedere?

Una classica situazione: dopo la violenza la donna si separa, ma le violenze continuano dopo la separazione.

Il padre vuole mantenere il controllo e i contatti sulla donna e sui bambini. La madre e i bambini hanno paura, resistono e rifiutano i contatti. Le madri e i bambini a volte vengono considerati poco credibili, infatti queste paure e resistenze non sempre sono prese sul serio. C'è il rischio che vengano interpretate dagli esperti: si parla di madre alienante, che vuole per motivi personali allontanare i figli dal padre, ostile, vendicativa, bugiarda, paranoica, delirante. Anche i bambini vengono a volte trattati da alienati, bugiardi, isterici, istrionici. Si parla quindi di sindrome di alienazione parentale (SAP), alienazione parentale (AP), sindrome di Munchhausen per procura (se il bambino sta male e si rifiuta di andare dall'altro genitore è colpa della madre che fa ammalare il bambino per attirare l'attenzione su di sé), sindrome della madre malevola. Queste sono tutte interpretazioni che vengono normalmente fatte, ma senza nessuna base.

La spiegazione più logica, ovvero il credere alle madri e ai bambini, viene buttata via e sostituita con spiegazioni molto più macchinose e incredibili. Gli attori principali sono: magistrati, psicologi e psichiatri, assistenti sociali. Le strategie principali sono:

  • Mediazione familiare: secondo la convenzione di Istanbul è vietata in caso di violenza perché è una strategia che mette entrambe le parti sullo stesso piano, non c'è una persona che ha agito correttamente rispetto a un'altra, ma si sa che nei casi di violenza non è così. Se ci sono delle denunce in atto queste devono essere sospese. Inoltre, nella mediazione non si parla del passato, ma solo del futuro. È uno strumento pericolosissimo ma praticato ampiamente in quanto la violenza non viene vista.
  • Modello dei "tre pianeti": una donna incontrerà servizi e operatori in tre pianeti diversi che non si parlano tra di loro. I primi

Due pianeti sono nel civile: il primo incoraggia la donna a lasciare il violento perché sennò mette a rischio i figli; il secondo che impone l'affido condiviso. Il terzo pianeta è quello penale. Da una parte c'è un problema di non comunicazione strutturale, dall'altro quello di non voler vedere le cose.

- false denunce: modello molto accreditato tra gli operatori e si basa sull'idea, smentita dai fatti, che le denunce di abuso fatte in questa fase di separazione siano false.

- SAP: aderire vuol dire non darsi MAI gli strumenti per verificare se c'è stata violenza o meno.

Le donne, quando resistono all'affido condiviso con il padre, sono punite in quanto viste come poco collaborative: possono perdere l'affido dei figli, ricevere multe e in altri paesi rischiare la prigione. Il padre ottiene l'affido esclusivo.

Studio fatto nel 2012, negli USA 27 casi di conflitti per l'affido dei figli: la madre accusa il

padre sul bambino, una prima decisione del giudice è stata in seguito rovesciata. Tempo 1: Nella prima situazione la violenza è stata ignorata e il bambino non è stato protetto. La madre è stata ritenuta patologica: nel 59% dei casi l'affido esclusivo è stato dato al padre e l'affido condiviso nel 37% dei casi. Tempo 2: Dopo 2, 3 anni il giudice ha riconosciuto la violenza paterna e protetto i bambini. Le prove dell'accusa erano più forti, gli esperti erano più competenti, il bambino era più grande, c'era una deteriorazione della salute mentale del bambino e il padre era stato arrestato. Nell'81% dei casi l'affido esclusivo è stato dato alla madre, nell'11% dei casi c'è stato l'affido condiviso e in altri casi l'affido è stato risolto in modo diverso (8%). Nei due, tre anni trascorsi i bambini e le madri sono stati abbandonati e non protetti. Al tempo 1 i bambini si erano espressi ma non erano stati ascoltati, nel 63% dei casi per i servizi di protezione dei minori si trattava di preoccupazioni non fondate. Tempo 1: violenza del padre sul bambino, una prima decisione del giudice è stata in seguito rovesciata.

padre sui bambini- 70% sessuali- 52% fisiche- 41% psicologiche- 7% di negligenza- 11% di negligenza medica- Nel 13% dei casi il bambino tenta il suicidio

Tempo 2: violenza del padre sui bambini- 54% sessuali- 58% fisiche- 38% psicologiche- 12% di negligenza- 27% di negligenza medica- Nel 33% dei casi il bambino tenta il suicidio

Nella pratica del lavoro dei servizi sociali e dei tribunali vengono fatte pressioni sulle donne perché acconsentano agli incontri tra padri violenti e figli. Spesso gli incontri protetti non lo sono abbastanza- Le paure delle donne e dei bambini non sono prese sul serio, donne non credibili- Confusione tra conflitto e violenza- La mediazione familiare finisce per essere imposta

I servizi sociali e i tribunali non vedono la violenza, e quindi non la impediscono.

Nel 2009: bambino di 8 anni ucciso dal padre a coltellate in occasione di una visita protetta presso il servizio sociale in Lombardia. Il padre era un violento con problemi mentali e con sulle spalle

Formattazione del testo

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Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
20 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valesempre di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Violenza di genere e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Romito Patrizia.