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EDUCATION:

Possiamo distinguere tre modelli di peer education:

  1. Un Modello puro (peer delivery) in cui i peers sono scelti da chi controlla e progetta interventi. La loro partecipazione nelle fasi di progettazione non è prevista e la metodologia è trasmissiva.
  2. Modello misto (sta tra peer delivery e peer developing) che ha l'obiettivo della partecipazione, in cui la programmazione degli obiettivi è degli adulti e la realizzazione è dei peers.
  3. L'Empowered peer education in cui i peers hanno degli obiettivi che possono essere ottenuti attraverso un ruolo attivo sia nelle progettazione che nella realizzazione degli interventi.

Inoltre c'è stata un'altra distinzione basata su due polarità:

  1. Polarità leggera: composta da semplicità, distinzione, naturalità, disponibilità, velocità, condivisione
  2. Polarità forte: composta da...

ampiezza, scientificità, articolazione, profondità, competenza, integrazione, maturità e rafforzamento. Un'altra tentativo di distinzione delle varie pratiche si individuano tre livelli:

  1. Knowledge peer education: informare correttamente rispetto ai rischi e agli stili di vita corretti. Sono progetti legati all'informazione dove i peers sono usati come fonte credibile per informare i coetanei sui rischi legati a comportamenti non corretti e sugli stili di vita da evitare.
  2. Cognitive peer education: aiutare le persone concretamente e evitare le situazioni di rischio e pericolo. Questo modello, oltre all'informazione, lavora per poter attrezzare i soggetti attraverso una formazione più articolata e con un supporto educativo dell'adulto, analizzando i comportamenti e situazioni che possono portare a dei rischi attraverso l'analisi dei propri vissuti e emozioni.
  3. Capital peer education oriented: prendere coscienza delle contraddizioni

Promuovendo una partecipazione degli individui e dei gruppi. Sono quei modelli che hanno l'obiettivo non tanto di conoscere fattori di rischio e sviluppare un'autonomia individuale, ma lavorano sull'identità di gruppo per rafforzare le tutele collettive verso situazioni di rischio e per favorire la partecipazione dei soggetti a azioni di comunità volte alla prevenzione. Infatti, la funzione dei peers non è solo quella di passare informazioni e sviluppare capacità critiche nei soggetti, ma sviluppare un sapere critico, cioè la capacità di criticare se stessi, il mondo e il proprio progetto nel mondo.

LE FASI DELLA PEER EDUCATION:

  1. Definizione dell'obiettivo di prevenzione, individuazione del target di riferimento e del target bersagliato: Qui è necessario indicare un obiettivo preventivo chiaro, reale, raggiungibile e che sia in grado di esprimere un'esigenza condivisa a livello istituzionale e da parte del gruppo dei

Il modello leggero ha un obiettivo che tende a esprimere un’esigenza condivisa e precisa; mentre il modello pesante tende a intervenire su una fascia ampia di obiettivi che può essere specificata di volta in volta in base alle diverse situazioni.

Poi, in base alla diversa tematica, bisognerà individuare il target di riferimento (quale fascia d’età è a rischio e quali soggetti attivare), sia il target bersagliato cioè i destinatari dell’intervento (quali soggetti raggiungere, dove e come raggiungerli). L’importante è che l’obiettivo non sia prestabilito dagli adulti, ma sia costruito e condiviso dai peers, perché spesso i progetti possono nascere da una preoccupazione o da un interesse da parte di insegnanti, operatori sociali o sanitari.

2. Reclutamento e formazione dei peers: prima del reclutamento ci deve essere una fase preliminare di promozione in cui si parla di un’esperienza già avviata in cui

ci sono già dei peers junior e peers senior che potranno facilmente presentare il progetto ad altri ragazzi. e in questo caso si parla di effetto contagio in cui i peers senior passano il testimone alle generazioni successive (peers junior). → modello a cascata. Nel caso invece in cui ci sia un’esperienza ai suoi inizi, ci può essere un piccolo gruppo di soggetti che elabora alcune modalità di promozione e coinvolgimento. E una volta suscitato interesse, in alcuni casi tutti coloro che lo desiderano possono diventare peers mentre in alcuni casi ci sono dei criteri selettivi. Il modello leggero si basa sul principio in cui chiunque si renda disponibile può accedere liberamente a questo ruolo, mentre il modello forte si basa su criteri selettivi. Infatti la formazione deve prevedere l’asse cognitivo sulle conoscenze relative all’obiettivo di prevenzione e l’asse comunicativo-relazionale legato al ruolo del peer cioè di essere capaci.di gestire e condurre i gruppi di pari. Mentre gli elementi della formazione sono la capacità di fare nascere una comunicazione orizzontale che faciliti l'emergere nel gruppo di pari di ansie, emozioni e vissuti e utile nella formazione e quindi nella cassetta degli attrezzi dei peers sono la conoscenza di varie modalità di gestione dei gruppi come il focus group, brainstorming, role-playing e problem solving ma anche la capacità di creare e utilizzare video e altri materiali multimediale. Inoltre è importante nella formazione che ci sia un affiancamento di peers esperti e la possibilità di elaborare l'intervento. Infatti gran parte della formazione dei peers avviene direttamente sul campo e nelle prime fasi con l'appoggio di un peer esperto attraverso il confronto e la rielaborazione condivisa dell'esperienza in momenti successivi all'intervento. Nei modelli a polarità leggera la formazione avviene in 16-20 ore e viene

integrata dall’esperienza sul campo. mentre nel modello pesante richiede una formazione di 40-80 ore sia per l’acquisizione di competenze comunicative e sia di conoscenze scientifiche approfondite.

3. Ruolo e formazione degli adulti: la peer education permette di mettere in relazione il mondo giovanile con il mondo adulto e quindi la comunicazione orizzontale con quella verticale. Qui è importante che ci sia una rete adulta che promuove, progetta e organizza gli interventi. E possono essere istituzioni sanitarie, associazioni, cooperative, istituzioni scolastiche e enti locali. Il compito di questa rete adulta è quello di dare supporto istituzionale che serve per poter recepire le risorse umane, professionali e economiche per validare e sostenere questa esperienza. Quindi ci possono essere adulti che svolgono un ruolo attivo nel gruppo dei pari, altri adulti e istituzioni possono svolgere un ruolo di “dietro le quinte”. (es: ci sono alcuni insegnanti che possono

diventare referenti del proprio istituto e partecipare a pieno titolo nella rete territoriale, mentre altri possono svolgere il ruolo di facilitatori supportando solo lateralmente l'azione dei peers).

4. Settings di intervento: i settings possono essere diversi in base ai diversi obiettivi, in base al target e delle fasi di evoluzione del progetto. Possiamo incontrare settings strutturati che riguardano il tempo, luogo e il numero di partecipanti e settings a geometria variabile tipici di interventi outdoor o con gruppi informali. I diversi settings richiedono strategie di intervento diverse:

  1. Nella polarità leggera favorisce interventi legati a delle comunicazioni che permettano di fare emergere ansie e emozioni e dove si privilegia la relazione tra peers e il gruppo.
  2. Nella polarità forte ci sono interventi in stile lezione dove si vuole creare uno spazio che permetta di affrontare i problemi privilegiando la razionalità.

Però un problema nei progetti in

Ambito scolastico è la presenza dell'insegnante durante l'incontro con i peers:

  1. Nel modello leggero è esclusa la presenza degli adulti e quindi bisogna decidere quanto l'insegnante sia necessaria prima e dopo l'intervento, perché qui di solito l'intervento è gestito da soli ragazzi in modo che la comunicazione possa essere più spontanea.
  2. Nel modello pesante i peers sono affiancati da professionisti che li assistono per modulare gli interventi in contesti differenti e permette di affrontare problematiche specifiche. Qui al ruolo dei peers viene riconosciuta da parte del gruppo la sua competenza a dare risposte e soluzioni corrette ai problemi. Quindi qui il riconoscimento del lavoro e del proprio ruolo sono centrati sui contenuti mentre nel modello leggero i contenuti sono coloro che permettono di promuovere processi di partecipazione e sviluppo.

Il modello EDCAV: il modello si fonda su 5 fasi operative:

  1. Emersione
    1. Emersione: si cerca di capire con gli insegnanti quale sia il loro punto di vista rispetto a quel tema e alla mancata adesione degli altri.
    2. Definizione: quindi si definiscono quali sono i punti prioritari.
    3. Contratto: a questo punto si concorda che gli operatori incontreranno i ragazzi.
    4. Azione
    5. Valutazione: e poi si riferirà l'esito agli insegnanti di questo incontro.

    Per esempio un consiglio di classe di scuola superiore ha chiesto un intervento per capire cosa interessa realmente agli alunni di una classe nel campo dei disturbi alimentari dopo aver trovato disinteresse e fallimento di incontri su questo tema. È un tema che insegnanti e operatori ritengono importante ma non riescono a trovare adesione e coinvolgimento da parte dei ragazzi.

    L'incontro con i ragazzi fa emergere che i ragazzi sono interessati alla...

    1. Cultura del cibo e alimentazione e solo dopo ai disturbi alimentari.
    2. Definizione: quindi appare evidente che il filo logico è alimentazione, aspetto fisico e modelli sociali e appare evidente le insicurezze che hanno relative al proprio aspetto esteriore.
    3. Contratto: e su questo tema sarebbero disposti a lavorare direttamente.
    4. Azione: sarebbero disposti a incontrare un dietologo e lo psicologo ma anche un cuoco e un pubblicitario e a fare delle ricerche sulle diverse pubblicità.
    5. Valutazione: si valuta che può essere un intervento possibile e si concorda che gli operatori incontreranno gli insegnanti. E una volta riportati agli insegnanti questi punti, emergono le loro osservazioni e si innesca nuovamente un altro processo EDCAV.

    TRA MEDIA E PEER EDUCATION: GLI SVILUPPI PER LA PREVENZIONE

    I media e le tecnologie sono una possibilità ma anche un luogo di rischio per la nascita di forme di dipendenza, di riduzione delle relazioni.

    i comunicazione che sfrutta le potenzialità offerte dai mezzi digitali. Questo permette di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, facilitando la diffusione di informazioni e messaggi di prevenzione. L'utilizzo dei social media, ad esempio, consente di creare comunità virtuali in cui condividere esperienze, informazioni e supporto. Questo favorisce l'empowerment dei giovani e la diffusione di comportamenti sani e responsabili. Inoltre, grazie alle tecnologie digitali, è possibile creare contenuti multimediali coinvolgenti e interattivi, come video, podcast o giochi educativi. Questi strumenti permettono di trasmettere messaggi di prevenzione in modo più efficace e coinvolgente, stimolando l'interesse e l'attenzione del pubblico. Infine, l'utilizzo delle tecnologie digitali permette di monitorare e valutare l'impatto delle attività di prevenzione. Attraverso l'analisi dei dati e delle interazioni online, è possibile misurare l'efficacia delle campagne di sensibilizzazione e apportare eventuali miglioramenti. In conclusione, l'interazione tra prevenzione e tecnologie digitali offre nuove opportunità per diffondere messaggi di prevenzione in modo efficace ed efficiente. Sfruttare al meglio queste potenzialità è fondamentale per affrontare le sfide del mondo contemporaneo e promuovere comportamenti sani e responsabili.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Samanthaa_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei gruppi e di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Rania Nadia.