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IPOTESI E TEORIE SUL DELIRIO:
Studi psicoanalitici – Freud
Il delirio nasce dalla proiezione, un meccanismo di difesa che addossa a persone o cose
del mondo esterno contenuti, desideri, tendenze, pulsioni non ammesse dal Super-Io e non
assimilabili dall’Io. Così si possono evitare l’avversione e la paura.
Il caso Schreber: la tendenza omosessuale “Io lo amo” deve capovolgersi, sotto la
pressione del Super-Io, in “Io lo odio”. Se l’inversione non è suf ciente la proiezione
trasforma “io lo odio” in “Io sono odiato”.
Le pulsioni non assimilabili generano sensi di colpa, che vengono neutralizzati mediante la
proiezione. L’autorimprovero per cattiva coscienza si sonorizza in insulti, minacce ecc.
provenienti dal mondo esterno, perché più tollerabili dell’autoaccusa.
Il delirio è quindi un rimedio d’urgenza per difendersi da umiliazioni intollerabili portate
al proprio ego, un soddisfacimento fantastico di desideri infantili.
Esempio: il delirio di grandezza servirebbe per difendersi da sentimenti inconsci di inferiorità
e sarebbe uno specchio dell’onnipotenza infantile.
Come nel sogno anche nel delirio c’è un soddisfacimento di desideri.
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Studi psicoanalitici - Jung
Strettamente connessa alla teoria di Freud.
Il delirio trae origine da complessi a forte carica affettiva non risolti e dalla “ ssazione
delle emozioni”. È presente, quindi, inequivocabile aspirazione del malato a esprimere
qualcosa col delirio e nel delirio”
Nella schizofrenia emerge il materiale proveniente dall’inconscio; un’emozione intensa
e repressa richiama, infatti, forti segnali di compensazione da parte dell’inconscio che si
manifestano nei deliri e nei sogni.
Storia ed evoluzione del concetto:
Kraepelin
La nascita del concetto di schizofrenia nella sua struttura sindromica attuale è dovuta a E.
Kraepelin, il quale, nel suo Trattato di Psichiatria del 1893, descrisse un gruppo di disturbi,
apparentemente eterogenei, come facenti parte di un medesimo processo morboso, con
insorgenza in età giovanile e con un progressivo decadimento di varie funzioni psichiche,
no ad una condizione simile (ma non uguale) a quella delle demenze di origine organica.
Il delirio è tipico della forma detta «paranoide» (deliri di riferimento).
Kraepelin chiamò questa sindrome Demenza Precoce.
de Clerambault
L’automatismo mentale è un insieme di fenomeni psicopatologici, elementari e complessi,
che il soggetto vive come non dovuti alla propria volontà.
de Clérambault ha distinto:
a) piccolo automatismo con disturbi sottili e discreti: sentimenti di estraneità di pensieri,
ricordi non sollecitati, autonomizzazione di idee astratte, serie di parole imposte, blocchi del
pensiero
b) grande automatismo: ideo-verbale (allucinazioni commentanti, eco furto e lettura del
pensiero, ripetizione di frasi imposte dall’esterno), motorio (impulsi parassiti), sensoriale
(allucinazioni varie all’inizio prive di elaborazione delirante)
elaborazione delirante secondaria
➔
➔ psicosi allucinatoria cronica
Bleuler, Crow
Eugen Bleuler, nella sua monogra a del 1911, propose nella schizofrenia una distinzione
tra i sintomi fondamentali (dissociazione ideica, autismo, deterioramento) ed accessori
(disturbi percettivi, deliri, disturbi della memoria, della personalità)
Timothy Crow, agli inizi degli anni Ottanta, introdusse due forme di schizofrenia una
caratterizzata da sintomatologia positiva ( orida) e l’altra da sintomatologia negativa
(toni spenti).
Negli ultimi dieci anni il modello basato sulla “dicotomia dimensionale”, ossia sulla
distinzione tra “sintomi positivi” (sindrome positiva) e “sintomi negativi” (sindrome negativa)
è diventato più complesso:
1. La prima dimensione psicopatologica è de nita come trasformazione della realtà ed è
caratterizzata dai “sintomi positivi” (deliri ed allucinazioni)
2. La seconda dimensione è de nita come impoverimento ed è caratterizzata dai “sintomi
negativi” (ipoaffettività, alogia, perdita della progettualità, asocialità)
3. La terza dimensione, in ne è caratterizzata dalla disorganizzazione del pensiero e del
comportamento.
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Jaspers
Con la pubblicazione di “Allgemeine psychopathologie” Karl Jaspers, nel 1913, presuppone
di indagare cosa provano gli esseri umani nelle loro esperienze interne signi cative,
come le vivono, le relazioni che intercorrono tra di esse e, soprattutto, il loro modo di
manifestarsi. Può essere considerata l’atto di nascita della psicopatologia
fenomenologica, con l’obiettivo di riconsegnare scienti cità alla vita interiore e alle
autodescrizioni dei pazienti.
L’elemento essenziale del delirio non è semplicemente un nuovo signi cato, ma un
completamente diverso esperire attraverso una metamorfosi abnorme dei signi cati.
L’interesse alla forma piuttosto che al contenuto del delirio, al come, anziché al cosa.
Introduce l’idea del delirio come disturbo del pensiero e quindi anche della sua forma.
Fa una distinzione fondamentale tra sviluppo e processo: lo sviluppo è lento (paranoia), il
processo è collocato invece in un tempo breve con realtà incomprensibile (schizofrenia).
Binswanger
L’analisi di Binswanger origina dall’incontro delle loso e di Edmund Husserl e di Martin
Heidegger e, da quest’ultimo, trae la sua denominazione direttamente dall’ analitica
esistenziale.
Il principio del metodo antropoanalitico è, quindi, l’analisi globale dell’uomo. Secondo
tale metodo, ogni individuo possiede un proprio progetto esistenziale (“stare al mondo”), e il
mondo non rappresenta uno sfondo anonimo ed impersonale, ma ogni individuo lo “colora”
secondo il suo speci co ed unico modo di essere. Quindi, per Binswanger, l’analisi della
presenza (Daseinanalyse: esserci) permette di cogliere le diverse possibilità attraverso le
quali l’uomo declina il proprio essere-nel-mondo.
Vede il Delirio come venir meno della conoscenza, della libertà della trascendenza e come
una paralisi dell’immaginazione. L’angoscia ha un ruolo centrale per la sua genesi, poiché
l’individuo si ferma ad una dimensione piatta della realtà priva di simboli (disturbo della
forma del pensiero concreto). Il delirio resta però così reale per il Paz che non c’è la
possibilità di liberarsene.
Minkowski
Minkowski fonda la sua ricerca fenomenologica sulla distinzione, proposta dalla loso a
intuizionista di Henri Bergson, tra il “tempo oggettivo” è il tempo cronologico, frammentato
e misurabile, ed il “tempo vissuto”, ossia il tempo soggettivo che si coglie nell’esperienza
concreta quotidiana e che de nisce lo scorrere incessante della nostra vita. La vita interiore
di ogni individuo, infatti, si determina sulle in nite possibilità di esperire il uire di questo
il Delirio di interpretazione universale,
tempo, anche in senso psicopatologico. Introduce
un meccanismo per cui la situazione interna viene interpretata dal paz e da cui nasce quindi
ogni altra forma delirante.
Schneider
Kurt Schneider (1887 – 1967), il capostipite della Scuola di Heidelberg, adotta una
prospettiva più pragmatica.
Introduce i “sintomi di primo rango”: (allucinazioni uditive, percezione delirante ed
esperienze di in uenzamento) intendendo con essi una serie di fenomeni, incomprensibili
per lo psicopatologo ma di signi cato clinico di primaria importanza per effettuare la
diagnosi. Il suo ordinamento diagnostico dovrebbe essere inteso come una classi cazione
puramente psicopatologica (contrapposizione di base con le dicotomie proposte da Bleuler).
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Autocentralità
Il concetto rimanda a Conrad che descrive le tappe del costituirsi della coscienza psicotica:
1. Trema (“paura”) ovvero un senso di inquietudine e angoscia per la sensazione che
qualcosa di indecifrabile stia per accadere (Wahnstimmung), per Autocentralità intendiamo
la particolare esperienza di essere al centro del mondo e la correlata auto-attribuzione di
giudizi, intenzioni e comportamenti degli altri.
2. Mutazione strutturale del vissuto attraverso due momenti strettamente legati:
a) l’abnorme attribuzione di signi cato “Apofania”,
b) l’essere al centro del mondo “Anastrofè” (delirio di riferimento)
Apofania e Anastrofè nel percorso psicotico
Con il crollo della barriera Io-Mondo, i pensieri vengono percepiti come voci per cui udibili da
chiunque.
Nell’Apofania (“rivelazione”) lo sfondo cessa di essere neutrale e disvela nuovi signi cati,
così ogni evento può divenire un eureka per il soggetto e far generare una percezione
delirante.
Nell’Anastrofè (“rivolgimento), il soggetto si trova al centro del mondo, tutto ruota intorno a
lui: dal mondo af orano molteplici signi cati che lo riguardano, che parlano a lui e di lui.
La ricerca clinica sul fenomeno dell'Autocentralità
Per Grivois il passaggio alla psicosi avverrebbe attraverso il concernment (= Apofania)
che è il sentimento di essere il destinatario di segnali ambientali da decifrare e attraverso la
centralitè ovvero sentirsi il punto focale del mondo condiviso. Valutando il concernment,
che precede l’autocentralità, con l’item Subject-Zentrismus della scala di Bonn per i Sintomi
di base, si può dimostrare che tale disturbo non è solo elettivo della fase prodromica e di
esordio della psicosi, ma è anche un modulatore di decorso nei periodi di stabilità
sintomatologica e un indice psicopatologico di vulnerabilità schizotropica.
Di qui la possibilità di un intervento tempestivo farmacologico e/o psicoterapeutico-
educazionale con effetti positivi sul decorso della psicosi.
Il caratteristico del non caratteristico (Huber, 1998)
I sintomi di base - Huber
Gerd Huber e Gerard Gross, della Scuola di Bonn, con l’introduzione della Teoria dei
Sintomi Base negli anni Sessanta, si sono interessati allo studio degli episodi precedenti
lo sviluppo psicotico, per cui i sintomi di base sono dei de cit lievi, ma molto fastidiosi,
degli istinti, degli affetti, del pensiero, del linguaggio, della percezione, della propriocezione,
della motricità e delle funzioni vegetative.
Huber negli anni sessanta, elaborò per la prima volta il concetto dei sintomi di base,
partendo dall’ osservazione preliminare di molti pazienti, i quali in segui