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(SNRI)
- della noradrenalina (NaRI)
- della norepinefrina e della dopamina (NDRI)
Sono state sintetizzate anche classi di:
- antidepressivi specifici noradrenergici e serotonergici (NaSSA)
- agonisti melatonergici, gli ultimi introdotti sul mercato
SSRI: Citalopram, Dapoxetina, Escitalopram, Paroxetina, Fluoxetina,
Fluvoxamina, Sertralina
NaRI: Reboxetina
SNRI Venlafaxina, Duloxetina
NDRI Bupropione
Altri Mirtazapina, Trazodone, Agomelatina
Neurofisiologia della depressione
Interessante notare come lo sviluppo cronologico degli antidepressivi ha
influenzato fortemente nel tempo le teorie neurofisiopatologiche sulla
depressione.
Le monoamine non condizionerebbero direttamente il tono dell’umore, come si
credeva negli anni 60 dopo la scoperta degli IMAO, ma potrebbero modulare
altri meccanismi a valle: ipotesi monoaminergica (1960-1970), per poi passare
all’ ipotesi recettoriale, ipotesi neurotrofica (1980-2000) e infine: alterazione
nella cascata degli eventi molecolari che modulano l’espressione genica
(ipotesi epigenetica 2000-2021).
Antipsicotici
Note storiche
Nel 1876 il chimico tedesco Heinrich Caro sintetizza il composto “Blu di
Metilene”.
Nel 1883 August Bernthsen, a partire dal Blu di Metilene, sintetizza la
Fenotiazina, Inizialmente testata senza successo come antimalarico, viene
commercializzata come insetticida ed antiparassitario.
Solo negli anni ’40 a partire dalla Fenotiazina il gruppo di ricerca diretto da Paul
Charpentier sintetizza la Prometazina. Del nuovo composto viene subito notata
la potente attività antistaminica e viene commercializzato come anestetico e
per la cura delle allergie.
Visto il successo della Prometazina come anestetico e sedativo lo stesso
laboratorio intensifica la ricerca sui derivati della Fenotiazina.
Alla fine degli anni ‘40 viene quindi sintetizzata la Clorpromazina.
Negli anni ‘50 l’utilizzo della Clorpromazina si diffonde rapidamente nella
pratica psichiatrica, venendo prescritta a più di 50 milioni di pazienti in 10 anni.
Grazie ai miglioramenti clinici numerosi pazienti vengono dimessi dagli
ospedali psichiatrici, dando di fatto il via al processo di
«deistituzionalizzazione».
Negli anni immediatamente successivi numerose altre molecole con proprietà
antipsicotiche vengono sintetizzate. Tra queste, nel 1958, l’Aloperidolo.
Antipsicotici di prima generazione – meccanismi d’azione
Negli anni ‘70 viene compreso che la caratteristica comune a tutti gli
antipsicotici è la capacità di legare i recettori dopaminergici: l’affinità di
legame correla negativamente con la dose necessaria ad ottenere
l’effetto antipsicotico.
Viene quindi formulata l’ipotesi dopaminergica della Schizofrenia.
In seguito viene dimostrato che solo l’isomero α del Flupentixolo possiede
attività antipsicotica, mentre l’isomero β non si differenzia dal placebo.
L’isomero α è l’unico dei due a possedere affinità per il recettore D2
dopaminergico.
Viene quindi compreso che il meccanismo di azione fondamentale degli
antipsicotici è il blocco del recettore D2 dopaminergico.
Ad oggi non esiste ancora un antipsicotico in commercio che non abbia un
certo livello di affinità per il recettore D2 (ad eccezione della Pimavanserina
indicata però solo nelle psicosi da Parkinson).
Effetti collaterali
Il blocco del recettore D2 è anche alla base degli effetti collaterali degli
antipsicotici di prima generazione. L’antagonismo D2 nelle vie dopaminergiche
nigro striatali può determinare parkinsonismo e discinesie tardive.
L’antagonismo nelle vie tubero-infundibolari può determinare iperprolattinemia.
Infine l’antagonismo D2 nelle vie dopaminergiche meso-corticali può
peggiorare i sintomi negativi, cognitivi ed affettivi.
Lo stesso meccanismo (blocco D2) è quindi alla base dell’effetto antipsicotico e
degli effetti collaterali. Gli antipsicotici di prima generazione presentano
una ristretta finestra terapeutica tra la percentuale di blocco D2 necessaria per
l’effetto antipsicotico (80% circa) e la soglia superata la quale si verificano gli
effetti collaterali.
Antipsicotici di seconda generazione
Nel 1958 viene sintetizzata la Clozapina, il primo antipsicotico di seconda
generazione. Appaiono subito evidenti la ridotta incidenza di effetti collaterali
motori e la maggiore efficacia. Nel 1975 però uno studio finlandese riporta 18
casi di agranulocitosi associati alla Clozapina. Il farmaco viene ritirato dal
mercato.
Negli anni ‘80, in seguito all’aumentare dell’incidenza di discinesie tardive, si
determina un rinnovato interesse verso la Clozapina.
La Clozapina viene quindi approvata dall’FDA e reintrodotta sul mercato nel
1988. I pazienti che ricevono la Clozapina però devono essere monitorati
tramite emocromi periodici.
Meccanismo d’azione
La caratteristica comune agli antipsicotici di seconda generazione è di unire
all’antagonismo D2 un certo grado di antagonismo (o agonismo inverso nel
caso della Clozapina) per il recettore 5HT2a serotoninergico.
L’antagonismo 5HT2a sarebbe alla base della ridotta incidenza di effetti
collaterali motori (parkinsonismi e discinesie) e di iperprolattinemia. Questi
sono ancora possibili con i nuovi antipsicotici, ma la finestra tra la dose
antipsicotica e la dose che determina effetti collaterali è ampliata.
Pine e doni
Gli antipsicotici di seconda generazione sono grossolanamente distinguibili in
pine e doni.
- Le pine hanno maggiore affinità per il recettore 5HT2a, causano
raramente EPS ma possono determinare effetti collaterali metabolici
(aumento di peso, dislipidemia).
- I doni hanno minore affinità per 5HT2a, causano più frequentemente
EPS ma determinano meno effetti collaterali metabolici.
- In ogni caso in entrambi i casi l’affinità di legame 5HT2a è maggiore
di quella D2.
Pine
- La Clozapina è oggi indicata principalmente nella Schizofrenia resistente,
dove rappresenta l’unico trattamento efficace con percentuali di risposta
intorno al 50%.
- La Quetiapina a dosaggi pieni è utilizzata come antipsicotico, mentre a
dosaggi medi (300 mg/die) è uno dei trattamenti di prima linea nella
depressione bipolare.
- L’Asenapina, anche in virtù della minore affinità H1, determina minori
effetti collaterali metabolici degli altri. L’assunzione è sub-linguale.
Doni
- Il Risperidone, primo antipsicotico di seconda generazione ad essere
sintetizzato dopo la Clozapina, in virtù del forte antagonismo D2 ha
caratteristiche simili agli antipsicotici di prima generazione.
- Il Paliperidone costituisce il metabolita attivo del Risperidone. È
disponibile in formulazione LAI.
- Il Lurasidone, grazie all’andagonismo 5HT7, sembra presentare attività
antidepressiva e procognitiva. Per questo viene anche utilizzato nella
depressione bipolare.
È inoltre l’unico antipsicotico a non determinare allungamento del QTc.
Gli antipsicotici di terza generazione
Nel 2002 inizia ad essere commercializzato l’Aripiprazolo, il primo antipsicotico
di terza generazione. Contrariamente agli antipsicotici di prima e seconda
generazione non si comporta come un antagonista a livello del recettore D2,
ma come un agonista parziale.
Questo nuovo meccanismo d’azione giustifica la bassa incidenza di
Parkinsonismo ed iperprolattinemia nonostante l’assenza di antagonismo
5HT2a.
Agonismo parziale
Tutti gli antipsicotici di prima e seconda generazione agiscono come
antagonisti del recettore D2 (recettore accoppiato a proteina G), legandosi al
recettore ne inducono una modificazione conformazionale rendendolo non
responsivo al legame dell’agonista (dopamina).
Il recettore si comporta quindi come se l’agonista non fosse presente, ma
conserva la sua attività costitutiva (contrariamente a quanto accadrebbe in
presenza di un agonista inverso).
L’Aripiprazolo agisce invece come un agonista parziale: induce una
modificazione del recettore che aumenta la trasduzione senza però
raggiungere i livelli massimi come accadrebbe in presenza di un
agonista pieno.
In assenza dell’agonista quindi determina un aumento della trasduzione,
mentre se l’agonista è presente riduce la trasduzione del segnale.
Grazie a questa attività modulatoria del recettore D2 determina bassa
incidenza di parkinsonismo e iperprolattinemia anche in assenza di
antagonismo 5HT2a.
Gli agonisti parziali si distinguono anche in base al livello di attività
intrinseca, e cioè a quanto attivano la trasduzione del segnale del recettore D2.
Brexpiprazolo e Cariprazina sembrano possedere meno attività intrinseca
rispetto a Aripiprazolo, risultando quindi più simili agli antipsicotici di
prima e seconda generazione.
Aripiprazolo
Grazie alla sua attività intrinseca può essere usato come add-on a bassi
dosaggi nella depressione. Data l’alta affinità di legame per il recettore
D2 risulta generalmente inutile, ed a volte anche controproducente,
combinarlo con altri antipsicotici con minore affinità.
Brexpiprazolo
Può essere usato come add-on nella depressione. Particolarmente efficace in
combinazione con la Sertralina nel PTSD. Studi in corso sul suo effetto
nell’agitazione da Alzheimer.
Rispetto all’Aripiprazolo minore attività intrinseca e possibile minore
incidenza di acatisia.
Cariprazina
Agonista parziale D2/D3, con evidenze di efficacia sui sintomi negativi della
Schizofrenia. Lunga emivita del farmaco e dei suoi metaboliti attivi. Approvata
dall’FDA nella depressione bipolare (1.5 - 3 mg/die).
Grazie alla sua efficacia sia sulla mania che sulla depressione, può
rappresentare un farmaco efficace su tutto lo spettro bipolare
Lumateperone
Ultimo antipsicotico in ordine di tempo a ricevere l’approvazione FDA (dicembre
2019).
Combina svariati meccanismi di azione:
1- antagonismo dei recettori 5HT2a e D2 postsinaptici
2- agonismo parziale dei recettori D2 presinaptici
3- inibizione del trasportatore della serotonina SERT
4- legame ai recettori D1
Evidenze di efficacia su sintomi psicotici, depressione bipolare,
sintomatologia negativa, affettiva e cognitiva.
Non differente dal placebo per aumento di peso ed effetti collaterali metabolici.
Non induce parkinsonismo o acatisia. Scarsa tendenza a determinare
iperprolattinemia.
Disturbi dell’alimentazione
Questi disturbi sono maggiormente diffusi nel mondo occidentale con
prevalenza maggiore in:
- genere femminile
- popolazione caucasica
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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