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I difensori di Dio: Leibnz e Pope

Leibniz si unisce alla condanna generale. Bayle crede che un Dio che, pur potendo creare un mondo con meno crimini, e scegli di non farlo, appare niente di più che un grandioso criminale a sua volta. Leibniz inventa la parola teodicea per descrivere la difesa di Dio con le categorie del linguaggio giuridico. Prima di Bayle era più facile considerare il Cristianesimo una soluzione appropriata al problema del male. Credere nei miracoli, per Bayle, non è un problema. Il problema sta nella struttura interna della soluzione cristiana. Per quanto malvagio un peccato possa essere, deve essere finito. Una quantità infinita di pene infernali è semplicemente ingiusta. Postulare un Dio che può permettere un'infinita ed eterna sofferenza è di poco aiuto nell'acquietare il dubbio su un Dio che evidentemente permette la sofferenza finita e temporale. Le eresie manichee, invece, considerano il mondo

regolato da un principio buono e un principio maligno, eternamente in conflitto tra loro. E' proprio la casualità della colpa e della punizione, insieme alla presenza del bene come del male, a creare problemi filosofici. Il fatto che talvolta ci imbattiamo nella virtù e nella felicità è proprio ciò che ci confonde. Il mondo in cui viviamo è composto da felicità e sofferenza fa apparire il Manicheismo come la più ragionevole delle concezioni. E difficile riconoscere i limiti di Dio, ma è meno spaventoso che negare la sua buona volontà. Alfonso non si sarebbe lamentato se il mondo naturale non fosse stato nient'altro che un meccanismo imperfetto. Quindi, per Bayle, il Manicheismo è la reazione più ragionevole all'esperienza. La risposta della fede, invece, è l'affermazione del Cristianesimo. La Teodicea si propone si provare la conformità della fede alla ragione; Leibniz siimpegna a difendere un Creatore accusato di un crimine senza pari. La sua difesa si basa su due punti:
  • L'accusato non avrebbe potuto fare altrimenti;
  • Tutte le azioni del Creatore accadono di fatto per il meglio;
La tesi di Leibniz è immune all'esperienza. Afferma che ogni fatto, per quanto terribile, è compatibile con la tesi che questo è il migliore dei mondi possibili. Ogni altro mondo sarebbe peggiore. L'affermazione è impossibile da smentire come da confermare. La difesa leibniziana della giustizia di Dio dipende dalla ripartizione della nostra miseria in:
  1. Male metafisico: degenerazione che inerisce ai limiti delle sostanze di cui il mondo è fatto;
  2. Male naturale: il dolore e la sofferenza che proviamo;
  3. Male morale: il crimine punito dal male naturale.
Leibniz non spiega il collegamento tra mali naturali e morali perché pensa che sia troppo evidente. Il fatto che il termine "male" indicasse sia la sofferenza che il peccato,testimonia di quanto fosse stretto il nesso. Se il razionalista tende a far cadere la distinzione, rendendo tutti i mali dei mali morali, il volontarista (preminenza della volontà, dei sentimenti o delle passioni, nei confronti dell'intelletto), rifiutando che la moralità di Dio sia comprensibile, tende a rendere tutti i mali dei mali naturali. Peccato e sofferenza provengono dal Creatore, che li collega come vuole. Per Leibniz, un Creatore che non ci dà indicazioni chiare sui nessi tra peccato e sofferenza è un mostro, e ancora peggio sarebbe se non li collegasse affatto. Leibniz pone la sua fiducia in una spiegazione a venire. Quindi, difende Dio e afferma che non avrebbe potuto dare di meglio, ma nel processo per difenderlo, gli toglie potere si spinge a darci un Dio creato a nostra immagine. Prima che Dio decidesse quale dei mondi possibili rendere reale, guardò a tutte le forme, calcolò quali sarebbero state compatibili e scelse lamigliore tra tutte le combinazioni Leibniz mette la ragione sopra Dio stesso. Potrebbe essere vero che la fede nella scienza ha sostituito la fede in Dio; ma per un periodo molto lungo l'ha solo rafforzata. L'idea risale al Rinascimento e raggiunge il culmine alla metà del diciottesimo secolo. Il distico di Pope paragona la nascita di Newton a una seconda Creazione ogni scoperta sembra una nuova prova del disegno intelligente. Disegni di tanta complessità richiedono un Architetto. La scienza non è vista come rivale ma come ancella della fede. Ne La religione nei limiti della semplice ragione Kant scrive che il re Davide non avrebbe mai potuto adorare il Creatore come possiamo noi, poiché sapeva troppo poco delle meraviglie della Creazione. Due cose che il diciottesimo secolo si aspetta da un secondo Newton: ➢ Avrebbe rivelato che la sofferenza, che sembra completamente casuale, sarebbe stata l'effetto di qualche peccato che abbiamo.

segretamente commesso.

Non avrebbe rimosso la presenza di Dio dall'universo, ma ne avrebbe reso un'eloquente testimonianza.

La scienza di Newton trova nessi dove altri vedevano caos.

Alla Teodicea viene attribuito di aver ispirato il Saggio sull'uomo di Pope (1734), poema preferito del 18esimo secolo. Venne addirittura bandito un concorso dall'Accademia di Prussia. Lessing e Mendelssohn partecipano insieme per puro divertimento. Può sembrare che le ortodossie di Leibniz, Pope le mini così facendo compie dei passi cruciali verso il mondo che troveremo in Rousseau. Come Bayle, Pope nega che possiamo comprendere l'ordine dell'universo e pensa che sia stupido e arrogante provarci. Al contrario di Bayle, il poema di Pope inizia a suggerire che c'è qualche problema dl male che potrebbe essere alla nostra portata.

Differenze tra "Quanto esiste è bene" di Pope e "Tutto accade per il meglio" di Leibniz.

Popesposta l'attenzione dalla natura e dalla responsabilità di Dio alle nostre (per questo viene criticato) comincia a spingere il problema del male verso questione che possiamo riconoscere come nostre. Ci spinge a comprendere noi stessi, le nostre passioni e le nostre possibilità, solo queste sono in relazione col problema del male. Pope pensa che per sradicare la maggior parte dei mali non servono le preghiere o le minacce, ma la conoscenza di sé e i contratti sociali. Pope crede che pensare in termini di cause finale conduca alla ribellione e alla disperazione: se assumiamo che il mondo è fatto per adattarsi ai nostri scopi, ci ritroviamo indignati e infelici quando non lo fa. La rimozione della teleologia dal mondo ha avuto inizio con il tentativo di preservarne il significato, non di distruggerlo. Può darsi che il significato finale della Creazione sia per sempre fuori dalla nostra portata. Ma questo, per Pope, non è motivo di disperazione.

Non dobbiamo temere che la sua resistenza ai nostri scopi significhi che non ne ha alcuno. Il Newton della mente: Jean-Jacques Rousseau. Kant definisce Rousseau il secondo Newton ha giustificato Dio e provato che la tesi di Pope era vera ("Quanto esiste è bene"). Pope attacca coloro che considerano i mali morali una minaccia più grande dei mali naturali, per due ragioni: - I mali naturali si mostrano talora come sublimi, belli; - Assunto persistente che i mali naturali esistono come punizione di quelli morali; i primi non richiedono giustificazione, sono prove di un ordine morale in cui ogni peccato ha delle conseguenze. Per Leibniz e Pope gli accidenti fisici che talvolta accadono sono spiacevoli effetti collaterali di leggi generali che danno ordine al mondo. È molto meglio subire un'ingiustizia sporadica in una società governata dalla legge, che vivere in uno stato di anarchia permanente. Reazione di Kant e Rousseau al terremoto di.Lisbona: Kant sostiene che i terremoti hanno talvolta conseguenze benefiche e che sono solo eventi naturali; per Rousseau un disastro non deve necessariamente avere effetti negativi è l'inizio della distinzione moderna tra male morale e male naturale. Per questa distinzione è cruciale che i mali naturali non abbiano nessun valore intrinseco, non sono né punizioni né segni, bensì parte di un ordine che è senza significato. Rousseau sembra incolparci sia del peccato che della sofferenza e, per alleviare qualsiasi forma di male, l'unico suggerimento che offre è il ritorno a un società dall'architettura più primitiva. La discussione di Rousseau è così nuova da aver cambiato radicalmente la nostra costruzione del problema del male. È stato il primo a offrire qualche soluzione. Prima di Rousseau, i pensatori erano costretti a scegliere tra due posizioni: - C'è un ordine

in cui ogni cosa che appare come male conduce a un bene superiore tutti i mali sono fondamentalmente apparenti.

  • Chi sostiene che i mali sono autentici trova che questi sfidano qualsiasi tentativo di spiegazione analizzare il male è impossibile e provarci è probabilmente sbagliato, il massimo che possiamo fare è descriverlo.
  • [O non c'è un problema del male, o non c'è risposta ad esso.]

Rousseau riprende il pensiero di Agostino: la benevolenza di Dio non è chiamata in questione dalla presenza del male, poiché noi ne siamo gli autori è nostra la responsabilità del male. Il male è una nostra azione, ma non siamo intrinsecamente perversi. La metafisica, come la grazia, è poco necessaria alla redenzione. Per Rousseau il problema del male e la sua soluzione dipendono dall'idea che il male si sia sviluppato nel tempo. Questo implica che gli esseri umani si siano sviluppati nel tempo.

I pensatori greci consideravano la natura umana invariata nel tempo e nello spazio. Il pensiero ebraico e cristiano rompono questa concezione, ma la dottrina del peccato originale dipende dall'idea che la natura umana possa cambiare al massimo una volta: al tempo della Caduta.

Per Rousseau la natura umana ha una storia, le nostre scelte la influenzano. La storia ci permette di comprendere il mondo e ci dà la speranza di cambiarlo se il male è stato introdotto nel mondo, allora può essere sradicato. L'obiettivo sta nel determinare la relazione tra mali morali e mali naturali. Rousseau è stato il primo ad affermare una relazione senza definirla come punizione. Questa tesi sta nell'Emilio e nel secondo Discorso.

La trattazione rousseauiana del male è naturalistica perché non richiede nessun riferimento a forze soprannaturali o al peccato. Il male emerge come processo collettivo, non come atto di volontà individuale.

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A.A. 2018-2019
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sdrullo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Propedeutica filosofica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Raspa Venanzio.