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I diavoli, non rassegnati alla sconfitta insultarono l’arbitro e Belzebù gridò: “Giuda, sei un
traditore” senza rendersi conto di non aver detto nulla di nuovo. San Pietro, che non aveva
aperto bocca per tutta la partita rispose: “Le vie del Signore sono infinite”; prese sottobraccio
Gesù e s’incamminarono verso il Paradiso per rendere lode a Dio.
Una strana coppia
Gaspare era un angelo che, a causa della sua menomazione, un bel giorno aveva perso di
vista il suo protetto, lasciandolo quindi nelle mani del diavolo.
Lui era l’unico angelo in paradiso con un problema alla vista, infatti la sua miopia lo aveva
costretto a portare degli occhiali con le lenti molto spesse. Per questo motivo i diavoli, che
incontrava per ragioni lavorative, lo deridevano e facevano battute molto antipatiche. Gli
angeli, in Paradiso , invece lo consolavano ma nonostante ciò Gaspare si sentiva sempre più
sconsolato. Nemmeno il patto che il suo compagno lavorativo, ovvero il diavolo con cui
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lavorava in coppia di cui sappiamo solo il numero, 1265, perché Lucifero non assegnava un
nome ma un numero ai suoi seguaci, gli mancavano le corna!
Aveva tutto, una coda svolazzante, un colore rosso infernale, un tridente appuntito ciò di cui
era sprovvisto erano proprio le corna.
La strana coppia era stata formata fin dall’inizio dei tempi e questo per Gaspare significava
sottolineare la sua menomazione, sentendosi un angelo di seconda categoria.
L’unico diavolo senza corna era toccato proprio a lui, unico angelo con gli occhiali. Fu
pensando a questo che Gaspare dimenticò da qualche parte gli occhiali, perdendo di vista il
bambino che gli era stato affidato.
In Paradiso vi fu il caos più totale, gli angeli si divisero, molti andarono sulla Terra per
cercare il bambino, altri si recarono dagli Angeli della Prima Gerarchia per riunire il Collegio
giudicante. Serafini, Cherubini e i Troni risposero subito all’appello e il Tribunale convocò
Gaspare per testimoniare, il quale si presentò davanti ai Giudici per raccontare quanto
avvenuto. Dopo averlo ascoltato attentamente, con comprensione e solidarietà, i Giudici
dovevano fare giustizia. Gaspare terrorizzato, pensava all’espulsione,ma dopo un giorno di
consiglio la Corte angelica fece rientro in aula e il Presidente dichiaro: “ si stabilisce a
Gaspare vengano fornite lenti a contatto leggere, trasparenti e perfette da rendere nulla la sua
menomazione; appena il bimbo sarà ritrovato potrà riprendere il suo lavoro”.
All’improvviso entrarono gli angeli che, ritornati dalla Terra, avevano portato come se il
bambino e il suo diavoletto tentatore e finalmente tutti capirono come Gaspare aveva perso
gli occhiali: sulla fronte del suo collega o, meglio, rivale al posto delle corna vi erano i suoi
occhiali. Risolto il problema della strana coppia, Gaspare lieto di perdonargli il furto, regalò
gli occhiali al diavoletto. Computers celesti
Sicuramente i bambini si saranno chiesti come mai dovessero andare a scuola anche in quei
giorni che prima erano festivi, come Santi Pietro e Paolo o San Francesco, e perché il nome
di alcuni Santi non è presente sul calendario. 8
Gli abitanti del Cielo sono molto curiosi di sapere ciò che accade sulla Terra e ogni qualvolta
arriva una nuova anima tutti accorrono per averne notizie.
La notizia che ha fatto più scandalo è arrivata qualche anno fa: si trattava dell’invenzione del
computer, originato per risolvere numerosi problemi dei terresti. Tutte le anime che
arrivavano raccontavano di questo nuovo strumento tanto che fu presa in considerazione
l’ipotesi di utilizzarlo anche in Cielo, soprattutto da parte di quei Santi che avevano il
compito di conteggiare i peccati e le opere buone degli uomini, senza quindi il rischio di
compiere degli errori. Fu così che i Santi presentarono una richiesta per l’acquisto di dieci
computer e l’eliminazione del pallottoliere. Il Padreterno accolse tale richiesta e ben presto
arrivarono i computer; furono allestiti dei corsi di aggiornamento e coloro i quali erano bravi
in informatica e matematica furono considerati insegnanti. Tutti s’impadronirono delle
nozioni basilari e trascorrevano il loro tempo libero a trovare giochi informatici.
Dio, durante i suoi soliti giri d’ispezione non poté che stupirsi dell’ordine che regnava. Tutto
ciò durò molti anni fin quando i Santi più importanti inventarono un gioco che appassionava
tutte le anime. Si trattava di verificare quante anime che arrivavano in Paradiso portavano il
loro nome. Avevano allestito un tabellone aggiornato in tempo reale e la differenza tra i
primi posti era minima ma, arrivata in Cielo un anima con un doppio nome, i due Santi
decisero di attribuirsi entrambi il punto, soluzione non accettata dagli altri Santi che si
ribellarono e ne nacque una questione.
Soltanto facendo appello a Dio Padre questa discussione poteva risolversi, ma visto che Egli
era impegnato in faccende molto importanti sulla Terra, chiese al figlio Gesù di incaricarsi
della questione, e ben volentieri ascoltò l’esposizione dei fatti e rispose: “il Signore aveva
deciso di gareggiare con loro”. All’istante il programma venne ripristinato e la gara
ricominciò ma la colonna che riportava il nome di Gesù era ferma sullo 0; tutti cercarono di
non fargli fare una brutta figura incoraggiando le anime ad inserire il suo nome come
secondo, ma Gesù disse: Ricordate il mio insegnamento, gli ultimi saranno i primi. Ho
gareggiato con voi per dimostrarvi che la grandezza non si misura conquistando il primo
posto. Mentre i Santi mortificati chinarono la testa, sulla Terra si avvertì qualcosa di strano: i
bambini andarono a scuola qualche giorno in più e il nome di alcuni Santi non comparve più
sul calendario. 9
Il bue e l’asinello
C’era una volta, Zoolandia, un paese abitato da animali di ogni genere. Un giorno d’inverno
una confusione animò il paese; le strade intasate, tutti correvano di qua e di là, le formiche
gridavano per non essere calpestate, gli insetti facevano fatica a liberarsi dall’agitazione degli
uccelli. Tutti gli animali di Zoolandia correvano a casa per rinfrescarsi, indossare l’abito
migliore perché si era sparsa la voce che Dio cercava, con massima urgenza, due animali per
garantire a Gesù Bambino, nato da lì a poco in una fredda stalla, un po’ di calduccio.
Mentre tutti cercavano di nascondere le imperfezioni e rendere il loro aspetto accurato, due
di loro, incuranti del grande evento, non si preoccuparono di prepararsi.
In verità, erano molto interessati, ma entrambi non si sentivano all’altezza di accudire un
bambino appena nato, il bue sosteneva di non avere la delicatezza, l’asinello era invece
troppo testardo con una voce ragliante che farebbe spaventare Gesù.
Sconfortati, il bue e l’asinello, venivano rattristati maggiormente dalle voci dei compagni che
disprezzavano i loro aspetti.
Era giunto, finalmente, il momento tanto atteso; tutti gli animali, tranne il bue e l’asinello, si
disposero in file ben ordinate. La Luce insieme ad una voce investì Zoolandia, siete tutti
presenti disse Dio, con voce titubante gli animali risposero “si”. Nascondete forse qualcosa,
continuò Dio, la balenottera che era l’animale più grande della Terra rispose: “mancano due
animali che sono di poco conto per Vostra Maestà Divina. Il Dio rispose: ti riferisci al bue e
l’asinello? Ebbene, gli animali che sceglierò sono proprio loro.
L’assemblea iniziò a lamentarsi ma nonostante il frastuono, si sentì il rumore dei passi del
bue e dell’asinello che si avvicinavano a Dio, e disse: “siete stati scelti per la vostra umiltà e
generosità. Tu bue, sei paziente e costante e grazie al tuo lavoro aiuti l’uomo a rendere la
terra fertile; tu asinello birichino, sei forte e coraggioso e arrivi dove nessuno osa
avventurarsi. Per questo ho scelto di affidarvi mio Figlio.”
Tutti gli altri animali, ritornarono a casa e, dopo aver riflettuto sull’insegnamento di Dio,
fecero ritorno sui prescelti congratulandosi con loro.
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Da quel momento tutti gli animali non si preoccuparono più del loro aspetto esteriore ma
cercarono di svolgere ciò che Dio gli aveva affidato al momento della creazione.
Un atto d’amore
L’idea d’istituire e una gara sul tema “Così prego il mio Dio” era venuta a San Pietro perché
stanco delle solite litanie recitate a cantilena.
Scelto dal Creatore per sostenere e rafforzare la sua Chiesa, San Pietro aveva già impresse,
da molto tempo, le regole del concorso;soltanto in pochi erano coloro i quali potevano
contribuire a definire la preghiera perfetta, gradita all’Onnipotente, per questo il concorso fu
riservato solo ai Dottori della Chiesa, ai Teologi, ai Filosofi e agli alti Prelati.
Il concorso ebbe enorme successo, nessuno degli aventi diritto rinunciò a quest’opportunità
e, scaduti i termini del concorso, San Pietro iniziò a leggere i testi i cui contenuti erano ricchi
di significato. Così, soddisfatto del suo lavoro si diresse da Dio, il quale però era impegnato a
leggere le letterine di un concorso riservato ai bambini al di sotto dei dieci anni per Babbo
Natale. Li leggeva una dopo l’altra senza alcuna interruzione. San Pietro non poté che
aspettare e ascoltò anch’egli una letterina:
“Caro Babbo Natale, sono preoccupato per te, perché ho imparato a scuola che là dove vivi,
al Polo Nord, c’è tanto freddo. Non so se puoi riscaldarti perciò ho pensato di prepararti un
posticino vicino al mio caminetto. Non importa se hai finito i regali, io ti aspetto con tanta
gioia. Salutami Gesù Bambino.”
Dio si commosse e chiese a San Pietro quando gli uomini capiranno che la vera preghiera è
quella che nasce dal cuore e non sta nelle parole ma in un atto d’amore. Pietro volevi dirmi
qualcosa? Continuò. Mentendo spudoratamente San Pietro disse qualche parola sulla
letterina; ancora una volta, seppur in buona fede aveva frainteso la volontà di Dio.
Tenendo chiusi quei testi, che ormai erano diventati privi di significato, se ne andò: aveva
fretta ad indurre un nuovo concorso. 11
Quando si dice…
Le storie che appassionano la fantasia dei bambini sono tante ma una di sicuro non potrà
essere mai dimenticata; era quella di un diavolo che dopo aver subito una mortificante
sconfitta decise di buttarsi da un’altissima montagna. Ciò è testimoniato da un abisso situato
a Bagnara, in Calabria, chiamato appunto “l’abisso del diavolo”.
Il diavolo non doveva far altro che il