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I GRUPPI HANNO UN CICLO DI VITA
Come abbiamo detto, la vita dei gruppi si evolve con ritmi e
dinamiche mai lineari e dunque soggettive.
Premettendo che ogni realtà gruppale è diversa dalle altre,
ci sono alcune fasi che possiamo genericamente indicare e
che vanno a caratterizzare gli sviluppi dei gruppi. Queste
fasi sono differenti se parliamo di gruppi di mutuo aiuto
(self-help). È utile specificare che ci sono anche delle realtà
miste che inglobano sia la mutualità interna di un gruppo
che la realizzazione dell’attività rivolte all’esterno come per
esempio i gruppi di volontariato eccetera.
La prima fase è il punto di start, in questo momento nasce
il gruppo, c’è un forte entusiasmo e un piccolo numero di
membri, ma una elevata densità relazionale perché tutti si
conoscono fra di loro bene e dunque c’è una grande intesa
progettuale perché si sa cosa si vuole realizzare e perché lo
si vuole ; tuttavia c’è poca densità operativa perché un
gruppo all’inizio ha poche, se non nulle, attività concrete da
svolgere.
La seconda fase è la fase di avvio all’interno della quale c’è
l’attivazione del gruppo, può avere una durata variabile da
pochi mesi a un anno ed è caratterizzata dall’enfasi di
vedere i progetti concretizzati in azioni, ogni difficoltà viene
vista come uno stimolo e una sfida. Inizia ad aumentare la
densità operativa perché aumentano le attività concrete da
svolgere e gradualmente inizia ad aumentare il numero dei
componenti.
La terza fase è la fase di plateau, in questa fase l’aumento
delle attività e della numerosità del gruppo non corrisponde
a un incremento della densità relazionale e all’intesa
progettuale infatti per questo rimangono stabili. E’ una fase
in cui si riduce il numero degli incontri sia perché c’è più
carico operativo sia perché aumenta la dimensione del
gruppo e quindi è più difficile riunirsi. Infatti
frequentemente ci si ritrova in sottogruppi in base ai
compiti e ai ruoli prestabiliti.
Successivamente abbiamo la fase di indebolimento, in
questa fase sia i membri del gruppo che coloro che ne
hanno la responsabilità sono portati a credere che si possa
continuare con un aumento costante delle attività e del
numero dei membri; tuttavia queste aspettative sono
un’illusione perché non porteranno altro che un
indebolimento del gruppo. Infatti, con l’inserimento di nuovi
membri e sempre più attività, ci sarà sempre più difficoltà a
coinvolgere i nuovi arrivati e sarà facile lasciare alcune
persone ai margini; questo comporta l’uscita di vecchi e
nuovi membri dal gruppo e molte azioni vengono svolte
con modalità non adeguate.
La fase di sfaldamento invece è una sorta di reazione alla
fase di indebolimento che consiste nella ricerca di nuovi
incontri di sensibilizzazione per poter avvicinare nuove
componenti al gruppo e questo non può che portare a un
ulteriore indebolimento.
La fase sabbatica consiste nella consapevolezza dei
responsabili del gruppo dell’imminente sfaldamento e
dunque inaugurano un tempo sabbatico di rallentamento o
di blocco per avere un recupero qualitativo e di energie (=
le attività si sospendono)
Un’altra soluzione per fronteggiare la crisi sta nella fase di
empowerment relazionale e riflessivo progettuale che
consiste nella messa in campo di alcune specifiche
strategie che rafforzano i legami e le relazioni, come per
esempio degli incontri per l’approfondimento della
conoscenza reciproca la realizzazione di momenti di
convivialità, gite fuori porta, dunque dinamiche a taglio
fortemente ricreativo.
Essendo il gruppo formato da varie componenti (un nucleo
centrale con le persone maggiormente presenti che
assumono la leadership, coloro che partecipano
frequentemente l’attività ma assume ruoli di forte
responsabilità, e la ‘’ fascia di partecipazione periferica’’
che coinvolge coloro che prendono parte alle attività in
modo saltuario) occorre tenere fluidi i confini per
permettere alle componenti di variare l’intensità della
partecipazione senza che nessuno si sente escluso, coloro
che vorranno sospendere la partecipazione non devono
sentirsi in obbligo di continuare o giudicati come dei
rinunciatari se decidono in non raggiungere più gli incontri.
Il tema del ciclo di vita dei gruppi può essere approfondito
dall’area di capacitazione solidale che permette di avere un
modello relativo alle pratiche attive di solidarietà e analizza