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PAROLA E RELAZIONE COME FONDAMENTI EDUCATIVI
LA PEDAGOGIA È GENERALE PERCHÉ
“L’educazione è una scienza pratico-poietica che ricapitola in sé le dimensioni di scienza e insieme
di arte in quanto traduzione in pratica di quelle idee e di quei procedimenti che essa studia ed
espone sul piano scientifico e che traduce sul piano della prassi” (Musaio: L’arte di educare
l’umano).
La pedagogia parte da una traduzione pratica di come è fatto l’essere umano, che porta l’analisi
quantitative e qualitativi in termini scientifici. Si avvale dell’analisi, perché intorno a noi non tutto
è educazione.
NON TUTTO È EDUCAZIONE
Il nostro compito per superare idee confuse e approssimate intorno all’educare.
Superare presupposizioni e preconcetti: come i modi di dire, la tendenza all’opinione, la ricerca
di risposte a problemi, soluzioni immediate, tecnicismi. L’educazione è quella che ritorna su sé
stessa e riflette su ciò che è stato fatto. Fa la connessione tra pensare, agire e relazionarsi.
Educare implica stare in relazione e ricercare ciò che da significato alla nostra esperienza.
All’interno della pedagogia generale e della comunicazione c’è un contesto di problematicità,
bisogna interpretare lo scenario di incertezza, sfiducia e precarietà.
In educazione è importante la realtà e l’interiorità della persona ma anche la realtà contestuale.
Bisogna individuare le parole/linguaggio educativo, base della pedagogia e della comunicazione.
Dipendenza: la nostra epoca ha alla base un disagio di fondo.
Epoca delle passioni tristi, descritta da Benasayag e Schmit (filosofi e psichiatri): c’è un problema
generale, rimanda al fatto che l’educazione ha perso i principi di fondo. Disagio dell’essere umano
in questa tarda modernità.
LA PAROLA COME DIMENSIONE QUALIFICANTE DELL’ESSERE UMANO
L’uomo si distingue tra tutti gli esseri perché possiede la parola in quanto essere dotato di
logos: parola, discorso che ricerca il significato e che consente ad ognuno di dare senso e poter dire
qualcosa dotato di senso.
Il linguaggio pedagogico attinge alla parola come dimensione non solo comunicativa (termini) ma
anche simbolica, perché la parola indica la capacità di saper trascendere e aprirsi ad altro, nella
relazione e alla ricerca del senso.
LA PAROLA IN EDUCAZIONE
L’educazione si fonda sulla parola, differenza tra parole e termini, significati simbolici, la parola e
la relazione all’altro, il ponte IO-TU.
Il pensiero di Martin Buber (filosofo, teologo e pedagogista): mai relazione con l’oggetto, perché è
qualcosa di inanimato, sempre con una persona.
La parola è sintesi dei concetti e significati simbolici (natura simbolica), coincide alla nostra
emotività, esperienza, memoria affettiva.
TERMINI: fondamenti dell’attività del dire, come attività riflessiva, distinzione, spiegazione,
descrivo, separazione, per esprimersi, comprendere, ricercare.
PAROLE: si distingue per una dimensione simbolica, ed è un ponte per mettermi in connessione
con l’altro, attività dialogica, diretta a qualcuno, la parola apre all’incontro e alla relazione.
Confronto con l’alterità, filosofo Paul Ricoeur, quando diciamo altro, dobbiamo intendere l’altro
diverso davanti a me, ma quella alterità mi fa prendere atto che anche dentro di me c’è una alterità
che io non conosco.
L’apprendimento non è mai solo cognitivo, è un processo affettivo e veicolato dalle emozioni e
dagli affetti, più sento le cose più le ricorderò. Esiste una memoria educativa in noi.
LA PAROLA NEL SUO SIGNIFICATO PEDAGOGICO
Riferimento all’altro da noi, ponte per costruire l’incontro, dimensione generativa, la parola
esprime l’impronta della relazione.
LE MODALITÀ IN OPPOSIZIONE POLARE CON LA PAROLA (va contro la parola)
Opposizioni polari: l’educazione non è percorso lineare, procede per contrapposizioni, per aspetti
che necessitano di essere elaborati per accedere a un passaggio, salto, di livello di sensibilità, di
elaborazione.
Prevalenza dell’opinione
Adattamento
Afasia comunicativa (persone decidono di non parlare)
Simulazione (non presentarsi nella propria autenticità)
Mascheramento
Ritiro sociale (tendenza a distaccarsi dalle esperienze più socializzanti, dalla famiglia, dalla
scuola, dagli amici)
Ritiro delle responsabilità (devianza)
Difficoltà e conflitto nelle relazioni (conflitto a diversi livelli, conflitto nei contesti
professionali, tra generazioni, in famiglia, il conflitto a livello di etnie e culture, difficoltà a
farle dialogare).
LA PAROLA MANTIENE APERTA LA DOMANDA
La pedagogia si impegna a sviluppare attraverso l’attenzione per le parole dell’educazione la
domanda che è espressione distintiva dell’umano, solo l’essere umano coltiva le domande intorno
alla verità che corrispondono a chiedersi:
Ma che cos’è in realtà quello che faccio?
Che cosa voglio ottenere con il mio agire?
LE PAROLE DELL’EDUCAZIONE
Vita, crescita -> nascita -> educabilità -> parola -> principio dell’intenzionalità -> principio della
relazione.
PEDAGOGIA COME SCIENZA E TEORIA DELLA RELAZIONALITA’ UMANA E
EDUCATIVA
Educare come attività intenzionalmente rivolta a entrare in relazione con l’altro.
Non ogni relazione interpersonale è educativa, ma solo quella che in modo intenzionale è orientata
alla crescita integrale della persona.
LA RELAZIONE COME FONDAMENTO DELL’EDUCAZIONE
È il tramite per instaurare la vicinanza tra educatore e educando:
- È la via d’accesso per conoscere l’educabilità dell’altro, le sue potenzialità, possibilità.
- Attraverso la relazione possiamo riconoscere l’unicità e la diversità dell’altro.
RELAZIONE EDUCATIVA ED EMOZIONI
L’attenzione alle emozioni ci rende soggetti consapevoli dei nostri stati interni.
Le emozioni ci mettono in relazione con noi stessi e con il mondo, implicano l’esercizio di un
contatto profondo.
LA RIVINCITA DELLE EMOZIONI
La ricerca psicopedagogica e didattica avvalora l’importanza delle emozioni:
1. Nell’apprendimento, riducendo il primato della cognizione sull’affettività, le emozioni
partecipano in maniera attiva al processo di apprendimento.
2. Nell’interiorizzazione delle esperienze e degli apprendimenti, ci colpisce maggiormente e
apprendiamo di più ciò che ci tocca dal punto di vista emotivo, ciò che ci motiva di più e ciò
che rientra nei nostri interessi.
3. Il bambino, attraverso le emozioni, scopre con entusiasmo e curiosità, apprende con
maggior successo e minore fatica
4. Per favorire l’interiorizzazione delle conoscenze è necessario immetterle in un contesto
capace di suscitare emozioni, come afferma lo psicologo Howard Gardner.
LA CENTRALITA’ DELLE EMOZIONI
Intelligenza emotiva -> conoscere e avere padronanza delle proprie emozioni.
Emozioni -> dimensioni che fondano apprendimenti, sensibilità e relazioni.
PARADOSSI DELLA SOCIETA’ DELLA COMUNICAZIONE
Difficoltà a comunicare in una società in cui tutto è
comunicazione.
Diffusa conflittualità.
LA RELAZIONE È UN ESERCIZIO DELICATO E COMPLESSO
Distanza fisica (spazi, distanziamento, differenze)
Distanza sociale: pur avendo bisogno delle relazioni, ne neghiamo il significato e il valore.
LE AREE INTERPERSONALI DELLA COMUNICAZIONE
DALLA DISTANZA ALLA RICERCA DI
VICINANZA
Attuale fase di difficoltà e distanza che ha fatto
sperimentare forme di comunicazione volte a
superare la distanza, produrre solidarietà e
condivisione tra le generazioni: l’aiuto, la
condivisione, l’accoglienza, il collegamento
virtuale, ma rimane la problematicità dell’incontro con l’altro.
IL COMPITO EDUCATIVO DI SAPER GESTIRE LE RELAZIONI
“E’ ancor più utile saper gestire le relazioni, evitare i virus ideologici e culturali che non sanno
confrontarsi con la realtà delle relazioni sociali, e quindi generano sempre nuove pandemie”.
(Pierpaolo Donati: sociologo e filosofo italiano)
LA RELAZIONE EDUCATIVA
Va oltre il distacco e l’indifferenza. Sensibilità e ricerca di risonanze personali e interpersonali tra sé
e l’altro. Far emergere il senso della prossimità.
INTERVENTO OSPITE
Dott.sa Charlotte Donato: Tema della relazione educativa con i minori stranieri.
Sono emersi numerosi interrogativi intorno al lavoro educativo in un contesto sociale difficile come
quello dei migranti. Possiamo dire che si tratta di un ambito professionale particolarmente sfidante.
Esperienza come educatrice in un contesto educativo di aiuto internazionale.
Manca integrazione, si creano gruppi, non coinvolgono, ci sono sensibilità che vanno educate.
Corsi di alfabetizzazione dalla Croce Rossa, istituzioni scolastiche.
Dimensione della mediazione corporea, dove non c’è comunicazione verbale, non si sa la lingua.
Dimensione umana di carattere liminale (di confine).
Difficoltà nel mantenere la linea educativa.
Svizzera, scuole ad integrazione, per ragazzi con buono o ottimo livello di lingua italiana, inseriti
negli stage, che conducono una vita di privazione -> cibo.
Attività di coinvolgimento, progettare attività all’interno delle strutture ed esterne.
I problemi sorgono quando il ragazzo non ha nulla da fare, tempi molto lunghi, alfabetizzazione di
base, difficoltà è la fiducia. Il ragazzo parte con aspettative.
L’educatore ha una valorizzazione del ruolo, filo conduttore del progetto di vita del ragazzo, in
Italia invece c’è svalorizzazione.
Per i ragazzi importante tema della famiglia ancora nei paesi d’origine (Afghanistan e Iran
principalmente).
Pedagogia comparativa, intervento e come viene intesa l’accoglienza.
Esperienza che il paese svizzero dichiarandosi neutrale si fa carico di un’organizzazione di
accoglienza gestita in base a determinate fasi in cui il minore entra a far parte.
Arrivano anche senza documenti la maggior parte delle volte.
Attività, apprendimento della lingua è la prima competenza, avviare la persona allo svolgimento
di un lavoro.
Finalità educative che noi perseguiamo anche con altri soggetti, persona con disabilità (rendere
comunicazione idonea e tendere verso l’autonomia).