Grazie a queste dimensioni, la pedagogia diventa una “scienza con le ali”, capace di
unire rigore e libertà, teoria e sogno.
Le due ali del gabbiano
Bertin usa la metafora del gabbiano per descrivere l’educazione: le sue due ali sono la
singolarità e la progettazione esistenziale.
La singolarità valorizza l’unicità di ogni persona;
la progettazione esistenziale è la capacità di costruire un progetto di vita consapevole,
etico e creativo.
Educare, dunque, significa insegnare a volare nella libertà e nella responsabilità.
Il tramonto del primato pedagogico occidentale
Frabboni e Pinto Minerva ci invitano poi a riconoscere il tramonto del primato
occidentale.
Per secoli, la pedagogia ha parlato a un solo tipo di uomo: bianco, alfabetizzato,
benestante.
Oggi, invece, è necessario aprirsi a un mondo plurale e multiculturale, capace di
accogliere le differenze e di dialogare tra culture.
La pedagogia deve diventare planetaria e interculturale, cioè una scienza dell’uomo
intero, non solo dell’uomo occidentale.
Il Problematicismo fornisce questa apertura, grazie alle sue categorie: ibridazione,
contaminazione, meticciato e utopia — l’utopia come spinta a costruire mondi migliori,
non come sogno irrealizzabile.
La piattaforma epistemologica della pedagogia
Nella parte successiva, gli autori definiscono le basi teoriche della pedagogia come
scienza:
1. Oggetto: la formazione dell’uomo e della donna, in ogni età e contesto di vita.
2. Linguaggio: plurale – scientifico, narrativo, metaforico e quotidiano.
3. Logica ermeneutica: dialogo continuo tra teoria e prassi.
4. Dispositivo investigativo: molteplicità di metodi – storico, comparato, sperimentale,
clinico.
5. Principio euristico: la pedagogia è ricerca del possibile, aperta al futuro e all’utopia.
6. Paradigma di legittimazione: è una scienza complessa, critica e trasformativa, che
punta all’emancipazione dell’uomo dai vincoli sociali e culturali.
La pedagogia della complessità
Successivamente emerge il passaggio verso una pedagogia della complessità.
Viviamo in un mondo interconnesso, mutevole, incerto: non esistono più saperi assoluti
o discipline isolate.
La conoscenza è una rete di relazioni, e ogni sapere è importante quanto gli altri.
Educare nella complessità significa insegnare a pensare, a collegare, a interpretare la
realtà in modo critico e flessibile.
La scuola, in questo senso, deve diventare un luogo di dialogo, cooperazione e
riflessione condivisa, dove studenti e docenti imparano insieme.
Il docente non è più il depositario del sapere, ma un mediatore che aiuta a costruire
significato.
Ispirandosi al pensiero complesso di Edgar Morin, la pedagogia riconosce che tutto è
connesso: biologia, cultura, tecnologia, emozione.
Educare alla complessità significa quindi formare cittadini consapevoli, solidali e
planetari, capaci di agire in un mondo globale ma umano.
Pedagogia fra teoria e prassi, scienza e utopia
La pedagogia vive nella tensione costante tra teoria e prassi.
Non è solo una riflessione astratta sull’educazione, ma una scienza dell’azione
educativa, che elabora modelli teorici per comprendere e migliorare la realtà.
La teoria fornisce le categorie di interpretazione (cioè come comprendere l’educazione),
mentre la prassi permette di verificarle e riformularle nel concreto.
Questo circolo continuo — teoria → prassi → nuova teoria — è chiamato logica
ermeneutica, e rende la pedagogia una scienza critica e aperta, mai definitiva.
Accanto a questa dimensione scientifica, la pedagogia conserva anche una dimensione
utopica.
L’utopia, come dice Bertin, non è un sogno irrealizzabile, ma una direzione di senso:
orienta l’educazione verso libertà, giustizia, emancipazione.
Quindi, la pedagogia è scienza e utopia insieme: riflette criticamente sulla realtà, ma
allo stesso tempo immagina e costruisce mondi migliori.
Parole chiave: teoria–prassi, ricerca continua, razionalità critica, utopia come orizzonte.
• Il Sistema Formativo Integrato
Da questa visione nasce il Sistema Formativo Integrato, che traduce in pratica l’idea di
una comunità educante.
L’obiettivo è creare un’alleanza tra tutte le agenzie educative — scuola, famiglia,
territorio, enti locali, associazioni — per costruire un’educazione più completa e
inclusiva.
L’integrazione è duplice:
verticale, per garantire continuità tra i diversi livelli di istruzione,
e orizzontale, per favorire la collaborazione tra scuola e territorio.
Le quattro parole chiave del sistema formativo integrato sono:
integrazione, partecipazione, territorio e rete.
Solo mettendo in rete le varie realtà formative possiamo superare la frammentazione e
dare senso unitario ai percorsi educativi.
L’obiettivo è una scuola aperta, cooperativa e capace di dialogare con la società.
All’interno di questo sistema si collocano le agenzie formative, cioè tutti i luoghi e i
contesti in cui avviene l’educazione.
Le possiamo distinguere in tre tipi:
-formali, come scuola e università, che trasmettono conoscenze e competenze;
-non formali, come oratori, associazioni o gruppi sportivi, che sviluppano socialità e
valori;
-informali, come la famiglia, i media o la vita quotidiana, che trasmettono modelli e
atteggiamenti.
Ogni agenzia contribuisce in modo diverso, ma tutte concorrono a un obiettivo comune:
la formazione integrale della persona.
La pedagogia contemporanea sottolinea che nessuna agenzia può bastare da sola.
Serve una rete educativa che metta in dialogo i diversi soggetti, creando un'alleanza
formativa tra scuola, famiglia e comunità.
In questo senso, la scuola non è più vista come un’istituzione isolata, ma come un
cuore pulsante di un ecosistema educativo più ampio.
La famiglia resta la prima agenzia formativa, ma deve essere sostenuta e valorizzata.
Gli enti locali assumono un ruolo educativo attivo, promuovendo progetti e servizi
culturali.
E anche i media e il mondo del lavoro diventano luoghi in cui si impara e si cresce, se
guidati da una prospettiva critica.
In conclusione, la pedagogia contemporanea — da Bertin a Frabboni — si presenta
come una scienza con le ali, capace di unire teoria e prassi, scienza e utopia.
Il suo scopo non è solo trasmettere conoscenze, ma formare persone libere, critiche e
responsabili, capaci di costruire una società più giusta, solidale e consapevole.
parole chiave: interazione, rete, partecipazione, territorio.
•Pedagogia delle età della vita
La pedagogia moderna considera le età della vita non come tappe naturali fisse, ma
come costruzioni socio-culturali, con bisogni e potenzialità specifici.
Infanzia: tempo di immaginazione, crescita e dipendenza. La pedagogia valorizza il
diritto al gioco, la protezione, la relazione affettiva, il rispetto dei tempi e ambienti
educativi stimolanti.
Adolescenza: età di transizione e ricerca identitaria. Conflitti generazionali, bisogno di
appartenenza e desiderio di protagonismo sociale richiedono spazi di parola e
riconoscimento.
Giovani: periodo complesso, caratterizzato da marginalità ed estraneazione, ma anche
da defuturizzazione, cioè difficoltà a immaginare il futuro. La pedagogia deve offrire
cittadinanza, orientamento, spazi valoriali e prospettive utopiche.
Adulti: come sottolineano Erickson, Lapassade e Levinson, l’età adulta è dinamica, fatta
di transizioni, ristrutturazioni del Sé e alternanza tra stabilità e cambiamento. Erikson
parla di compiti evolutivi, Lapassade di incompiutezza permanente, Levinson di strutture
di vita in continuo divenire. La formazione permanente risponde sia a bisogni funzionali,
sia a bisogni esistenziali e culturali.
Anziani: età di memoria, esperienza, creatività e lentezza. La pedagogia deve
contrastare l’isolamento e gli stereotipi sociali, promuovendo lifelong education,
università della terza età e politiche di partecipazione, restituendo dignità e cittadinanza.
•Pedagogia della complessità e finalità della formazione
Viviamo in un’epoca interconnessa e complessa. La pedagogia della complessità,
ispirata a Edgar Morin, riconosce l’interdipendenza tra natura, cultura, emozioni e
tecnologia. Educare significa collegare i saperi, sviluppare pensiero critico e creativo,
promuovere consapevolezza e responsabilità globale.
La pedagogia moderna si propone come scienza critica, riflessiva e contestuale, capace
di leggere l’intera vita umana, dalla nascita alla vecchiaia, con strumenti teorici e pratici
che uniscono ragione e utopia, realismo e progetto, individuo e comunità.
Il compito principale della pedagogia oggi è dare voce alle differenze, costruire sistemi
educativi integrati, e garantire a tutte le età le condizioni per una piena realizzazione
umana, democratica e interculturale.
parole chiave: costruzioni socio-culturali, lifelong education, pensiero critico/creativo,
interdipendenza, inclusione e cittadinanza.
POSSIBILI DOMANDE
1. Domanda: Se l’esperienza è centrale, come spieghi la funzione delle conoscenze
teoriche in classe?
Suggerimento/riferimento: La teoria non è separata dalla pratica, ma guida l’esperienza,
aiutando a riflettere e a generalizzare le conoscenze.
2. Domanda: Come si applica la falsificabilità nella pedagogia, che non è una scienza
“dura” come la fisica?
Suggerimento/riferimento: Significa che modelli e teorie educative devono essere messi
in discussione, verificati con dati empirici, osservazioni e sperimentazioni; la pedagogia
resta critica e autocorrettiva.
3. Domanda: Se ogni sapere è interpretazione, come puoi parlare di criteri oggettivi in
pedagogia?
Suggerimento/riferimento: La pedagogia utilizza criteri contestuali e metodologici per
valutare efficacia, pur riconoscendo pluralità culturale e prospettiva soggettiva.
4. Domanda: Tra fedeltà alla ragione e aderenza alla realtà, quale prevale in caso di
conflitto?
Suggerimento/riferimento: Non prevale l’una sull’altra; l’equilibrio è fondamentale: la
pedagogia deve essere razionale ma anche concreta, adattando il pensiero critico ai
problemi reali.
5. Domanda: Non è pericoloso progettare il futuro sull’utopia, rischiando di allontanarsi
dalla realtà?
Suggerimento/riferimento: L’utopia è criterio regolativo, non fuga dalla realtà. Orienta
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