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Il merito

1. La ricerca docimologica cambia moltissimo a seconda se si sappia o meno chi è lo studente che lo ha realizzato.

2. Le ricerche in ambito pedagogico ci dicono che tra gli allievi con difficoltà scolastiche ci sono i gifted ossia i più cognitivamente dotati.

3. Inclusione: non c'è cosa più ingiusta di dare a tutti la stessa cosa. Quando si dice merito si fa riferimento a qualcosa che è scientificamente poco fondato perché i risultati scolastici migliori vengono spesso conseguiti...

Quindi andiamo in crisi spesso davanti ad atteggiamenti più euristici, che non si limitano a fare ciò che gli chiediamo di fare. Allora il concetto di merito è legato a quello di obbedienza.

Controtransfert

Siamo in momento di evoluzione del sistema educativo che vuole distaccarsi dai modelli antichi. Questo è un cambiamento che non sempre è supportato dalle competenze adeguate. Questo cambiamento di...

costume lo sentiamo anche nella cultura dominante della nostra epoca perché si iniziano a sentire parole che prima erano considerate di élite, ad esempio la parola EMPATIA che adesso è entrata nel nostro linguaggio quotidiano. Abbiamo detto che il transfert è un fenomeno universale radicato nel funzionamento della mente umana, è quindi spontaneo ma se ne diventiamo consapevoli possiamo essere un po' meno transferali rispetto alla nostra spontaneità di partenza, possiamo tenerlo sotto controllo ad esempio per riconoscere i transfert del bambino, il quale sta tentando di comunicarci qualcosa. Imparare a fare tutto questo significa imparare a fare CONTROTRANSFERT che Freud ci dice essere la cosa giusta, ossia capire qual'è il significato di quel comportamento. Quando un bambino esprime resistenze o atteggiamenti sbagliati nei confronti di un adulto, quest'ultimo la prende sul personale. Ma questo è sbagliato perché

I transfer dei bambini con cui esprimono vissuti di resistenza negativi non devono essere schiacciati. Il transfert negativo come avevamo già detto parte dell'educatore nei confronti dell'allievo. Invece quell'educatore dovrebbe diventare consapevole quanto basta da rendersi conto che quello studente sta comunicando una sua difficoltà personale. Se l'insegnante capisse che quell'ostilità non è rivolta a lei ma è il risultato di un condizionamento negativo nei confronti della scuola, allora potrebbe aiutare questo bambino creando un transfert positivo e di agevolamento nell'inserimento in quel contesto. L'insegnante dovrebbe aiutarlo a superare quelle difficoltà, inducendo un effetto pigmalione positivo di inserimento in quel contesto. Se non si ha l'interpretazione giusta si ha un controtransfert che dà voce ai problemi dell'insegnante ma è per questo negativo e si traduce in un vero e

Proprio transfert. Freud ci dice che per favorire il controtransfert la figura dell'analista deve assomigliare il più possibile ad una TABULA RASA: ossia non deve far trapelare le sue considerazioni, le sue emozioni, la sua storia, non si deve sapere niente di lui perché di fronte ad una tabula rasa ci si sente liberi di fare transfert: non so chi sei e non mi censuro. Questo permette di far venir fuori transfert e dunque individuarli e di interpretarli più facilmente.

Jung dice che questo però non sempre riesce. Gli analisti sono comunque umani e possono avere delle reazioni. Dunque essere un Tabula Rasa in alcuni contesti funziona, in altri è difficile, come nel caso della relazione educativa che, a differenza dell'analisi, non si tratta di una seduta di qualche minuto per un tempo limitato. È molto più semplice nel setting analitico non reagire perché è il paziente che parla e l'analista ascolta. Ma quello che

Jung è molto vera per la relazione educativa perché: 1. abbiamo relazioni quotidiane con i nostri studenti che a volte vanno avanti per anni 2. si svolgono attività insieme Dunque non è facile per l'insegnante rimanere perfettamente neutrale perché anche se non esprime chiaramente le sue idee politiche, religiose o etiche, comunque potrebbero affiorare nell'affrontare svariati temi. Allora fare contro transfert significa cominciare ad occuparsi di EMPATIA. Una parola che ha una tradizione culturale di lungo periodo. Nasce nell'ambito della filosofia dell'arte: l'estetica, ma le cose elaborate in quegli studi non ci servono. È più opportuno considerare la versione di HUSSERL. Lui è il fondatore del pensiero fenomenologico. Muove la sua riflessione in un contesto sociale e culturale dominato dalla visione positivistica. Dunque fiducia smisurata nei confronti della tecnica, della scienza, del progresso.della conoscenza. Per i positivisti la conoscenza scientifica è possibile, è fondata. Arriva un momento nell'azione della conoscenza tale per cui possiamo dire che questa è la verità. Ci sono conoscenze scientifiche possibili, oggettive, ci sono dati che emergono come tendenzialmente non discutibili ma quelle sono le scienze dei dati di fatto. Ossia corrispondono a piccole tappe nel processo di costruzione della conoscenza per cui prendiamo atto che certi fenomeni se quantificati si traducono in certi numeri. Sono conoscenze elementari che danno voce ad evidenza pura semplici che non consentono di comprendere il senso della realtà. IL SENSO è quel mondo di significati che è possibile costruire attraverso della realtà. Allora il senso della realtà è la CONOSCENZA. Che senso ha conoscere? Husserl quindi accusa questo pensiero di veicolare forme di conoscenza superficiali che si limitano a misurare e quantificare larealtà, rinunciando a coglierne l'essenza più profonda. È lui infatti a definire queste scienze come quelle dei dati di fatto per sottolineare la loro inadeguatezza a cogliere quanto di vitale, dinamico e impregnato di senso vi sia nella realtà medesima. È ovvio che una parte della conoscenza passi attraverso questi dati che sono basilari, ma appunto sono considerati un punto di partenza da cui poi dare senso. Questi dati devono acquisire senso, ossia devono poter essere collegati tra loro. Quando questo avviene, quando li collego significa scegliere quali collegamenti fare, che significato dargli, scegliere delle ipotesi... ma non c'è più nulla di assoluto, oggettivo e irreversibile. È quando sorgono punti di vista differenti che la conoscenza diventa significativa. Durante lo scetticismo (ellenismo filosofico) si riprendono aspetti del pensiero sofistico e dicono che la conoscenza coincide con un atto arbitrario, di

Esercizio di potere da parte di chi ha più strumenti e capacità di persuasione e argomentazione, che quindi tutto è relativo e la sospensione del giudizio (epoché) è RADICALE. Quindi se per gli Scettici l'epoché si declinava come principio di dubbio radicale teso a vanificare ogni conoscenza fondata, per Husserl diviene, al contrario, il presupposto utile a coltivare forme di conoscenza autentica, dotate di senso.

Attraverso la sospensione del giudizio possiamo accedere alla conoscenza. Vuol dire che noi abbiamo una mente tendenzialmente giudicante: siamo portati ad utilizzare i nostri paradigmi per conoscere la realtà, solo che questo impedisce la conoscenza della realtà stessa. Attraverso l'epoché (sospensione del giudizio) si può arrivare, invece, a conoscere la vera essenza del fenomeno perché permettiamo alla coscienza di aprirsi al mondo e coltivare, nei suoi confronti, sguardi disinteressati, non

inficiati da pregiudizi, valori, conoscenze pregresse e dalla sua precedente esperienza di vita e formazione. Questo, ovviamente, non significa azzerare la nostra personalità con i nostri giudizi e considerazioni, ma significa riconoscerli e accettare di metterli a confronto con quelli altrui.

Adesso dobbiamo capire cosa significa praticare sospensione del giudizio: Per Husserl significa sospendere le competenze scientifiche elementari che permettevano di semplificare il processo di conoscenza. Dobbiamo trovare il modo di far emergere i veri elementi della foto senza che siamo condizionati dalle nostre esperienze (gioco della foto fatto in precedenza).

In ambito educativo ci sono situazioni in cui ci sentiamo in pericolo in cui non è facile sospendere il giudizio. In alcuni casi la sospensione del giudizio non è problematica soprattutto se possiamo riconoscere delle esperienze precedenti, se quella situazione l'abbiamo già incontrata e abbiamo già

imparato come superarla. Bisogna però non sentirsi personalmente attaccati. Per sospendere il giudizio bisogna capire che il problema non è mio ma dell'altro e che comprendendolo non lo faccio necessariamente mio, ma significa capirlo. Quando si va oltre il sentimento di indignazione si possono capire i comportamenti anche quelli più atroci. Sospendere il giudizio è possibile, ma non sempre è facile. Dipende se quella situazione l'abbiamo già ragionata o se ancora siamo condizionati da emozioni forti. La sospensione del giudizio è un grande dono della relazione educativa che però esige che facciamo esperienza di realtà che spesso non ci piacciono. Dobbiamo passare attraverso situazioni che non ci piacciono per poter sospendere il giudizio. Significa frenare la propria spontaneità, cercare di capire, di comprendere anche una situazione che a noi non piace, che non ci è congeniale. A volte ci èdifficile perché alcune situazioni ci fanno soffrire.. ma anche questo è un processo di elaborazione emotiva necessario per approdare alla sospensione del giudizio. Abbiamo spesso bisogno di tempo se siamo ancora coinvolti emotivamente. L'unico modo per disinnescare la violenza è capire, non indignarsi perché l'indignazione cristallizza l'altro nella sua identità violenta. La comprensione, intesa non come accettazione o condivisione, ma come essere in grado di capire come abbia funzionato la mente di quelle persone in quel caso (esempio dei genitori che hanno ucciso la figlia perché non voleva sposarsi con l'uomo scelto dalla famiglia perché innamorata di un altro uomo). La sospensione del giudizio permette di calarsi in quella cultura e allora considerare quell'atto come un atto di amore. Non siamo costretti a parlare con quei genitori, quindi non scopriremo mai le loro ragioni, ma potrebbe capitare in un futuro.diconoscere delle famiglie o dei casi simili, invece potremo incontrare famiglie che vogliono svincolarsi dalla loro cultura di provenienza. In questi casi dovremmo cercare di essere un aiuto sia per i figli che per i genitori e per farlo dobbiamo capire cosa scatta nella mente dei genitori e dei figli perché la sospensione del giudizio.
Dettagli
A.A. 2022-2023
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessiacrocini2 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Fabbri Maurizio.