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Caratteristiche della raccolta di storie di vita
B.1. “Insieme organizzato in forma cronologico-narrativa, spontaneo o pilotato, esclusivo o integrato con altre fonti, di eventi, esperienze, strategie relativi alla vita di un soggetto e da lui trasmesse→ ingloba le fonti secondarie, ammette la possibilità di una raccolta indiretta, rimanda alla history story:
- un racconto in terza persona in cui il ricercatore presenta l’esperienza di un singolo individuo utilizzando le proprie parole
- è un racconto in prima persona in cui un singolo individuo presenta un’esperienza vissuta
2. “Raccontata quando più completamente e onestamente possibile, che una persona sceglie di raccontare circa la vita che ha vissuto, è costruita da ciò che la persona ricorda della sua vita e degli aspetti di questa che la persona vuole che gli altri conoscano, come risultato di
Un'intervista guidata da corrisponde proprio alla ovvero un lungo racconto in prima persona in cui siun'altra persona" life story presenta l'esperienza vissuta nel corso di tutto la sua esistenza o di un periodo significativo di essa. Bichi coniuga la definizione di racconto di vita con la di storia di vita: Intervista biografica" Rita"L'intervista biografica è il racconto di un segmento dell'esperienza o dell'intero percorso di vita". Da tale definizione si possono estrapolare alcune caratteristiche dell'intervista biografica: la produzione discorsiva La centralità del del soggetto viene espressa in forma narrativaracconto del racconto la persona racconta ciò che di raccontare Intenzionalità sceglie il racconto è costituito L'importanza della da ciò che una personamemoria ricorda dell'intervista il soggetto racconta quegli aspetti
Che l'interazione sociale vuole che gli altri conoscano, esclude la forma di raccolta indiretta. L'incontro diretto tra due persone è del ricercatore è il racconto è frutto di un'intervista da un'altra persona direttiva guidata. In un'intervista biografica: "Le persone che parlano al ricercatore sono considerate soggetti che esprimono, in un dialogo improntato alla fiducia, la loro esistenza e le loro convinzioni, il loro punto di vista e le loro definizioni delle situazioni vissute". La ricerca biografica è una forma di ricerca partecipante in cui le figure dell'intervistato e dell'intervistatore interagiscono e contribuiscono insieme alla produzione del materiale empirico. Altro tratto peculiare è la particolare funzione assunta dalla traccia d'intervista è uno strumento vivo che cambia mentre il lavoro avanza, seguendo l'intero processo di conoscenza. Le due funzioniSono: - Fornire l'impianto del modello interpretativo; - Essere di guida al ricercatore. Lo scopo di queste interviste è la formulazione di un modello interpretativo capace di spiegare e comprendere le logiche dell'azione, il funzionamento, i processi di cambiamento, di produzione e riproduzione del mondo sociale oggetto di studio. Il ricercatore è dunque impegnato in un processo di formazione continua, che dura fino alla fine dell'indagine. Il suo lavoro consiste nello sviluppo progressivo di una rappresentazione mentale dei meccanismi e dei processi che si svolgono nel campo di ricerca.
3.4 - Approccio narrativo: pregi e difetti
L'approccio narrativo presenta numerose qualità ma al tempo stesso alcune criticità da mettere in evidenza. Barbara Poggio sostiene che l'intervista "rappresenta un processo e un contesto di ricerca particolarmente fecondo per chi intende studiare la costruzione narrativa della realtà".
utilizza una serie di tecniche specifiche per favorire la narrazione e la costruzione di significato da parte dell'intervistato. Questo approccio permette di ottenere una comprensione più approfondita dell'esperienza e delle prospettive dell'individuo intervistato. L'intervista narrativa si basa sulla convinzione che le storie siano fondamentali per la comprensione umana e che attraverso di esse sia possibile accedere a significati e conoscenze che altrimenti rimarrebbero nascosti. L'intervistatore si impegna quindi a creare uno spazio sicuro e accogliente in cui l'intervistato si senta libero di raccontare la propria storia. Durante l'intervista narrativa, l'intervistatore utilizza domande aperte e stimoli per incoraggiare l'intervistato a esplorare e approfondire la propria esperienza. L'obiettivo non è tanto quello di ottenere informazioni specifiche, ma piuttosto di permettere all'intervistato di dare voce alla propria esperienza e di costruire significato attraverso la narrazione. In conclusione, l'intervista narrativa è un approccio che permette di accedere a storie e significati che altrimenti rimarrebbero nascosti. Attraverso la costruzione di senso che avviene durante l'intervista, è possibile ottenere una comprensione più profonda dell'esperienza e delle prospettive dell'individuo intervistato.Un ruolo significativo per entrambi. L'intervistatore svolge un compito particolarmente impegnativo e delicato, che comporta una certa dose di creatività, che Atkinson parla dell'intervista autobiografica come di un'attività essenzialmente artistica. Il ruolo dell'intervistatore è cruciale. Il ricercatore interviene attivamente e consapevolmente nella costruzione della storia al fine di migliorare la qualità del materiale prodotto. L'esito finale dell'interazione tra intervistatore e intervistato sarà una costruzione di significato che passerà necessariamente attraverso una negoziazione delle reciproche identità. Bruner ciò che caratterizza una narrazione è la sequenzialità piuttosto che la verità o la falsità degli elementi della storia, e il potere della narrazione come storia. Bruner parla della narrazione che è comparsa da un'estrema
sensibilità: indifferenza alla realtà extralinguistica, alla realtà delle parole.
Il potere della storia dipende dalla sua apertura alla negoziazione del significato: non c'è modo di determinare la veridicità di una storia in senso assoluto ma solo attraverso la negoziazione dei significati che avviene tra l'autore e il lettore.
L'interrogativo che viene più frequentemente posto dai critici dell'intervista narrativa: "Ma come fate a essere certi che le storie che avete raccolto sono vere?".
Si tratta di un interrogativo che può alludere a due differenti questioni:
A. Gli enunciati che il soggetto formula nel corso dell'intervista narrativa corrispondono a ciò che effettivamente pensa? La formulazione di questo problema riguarda ogni strumento di ricerca. Molto spesso questi atteggiamenti derivano da una loro scarsa motivazione a contribuire alla ricerca.
B. La verità presentata dagli
Enunciati che il soggetto formula nel corso dell'intervista narrativa trova una corrispondenza nella realtà dei fatti? Questa formulazione evidenzia invece una questione ben più significativa sul piano del metodo della ricerca. Abbiamo un accesso diretto all'interpretazione dei soggetti. È la distinzione tra "fatti" e "storie/evento" a essere problematica: non è possibile dare un resoconto fattuale di un fatto/storia/evento, perché ogni resoconto è filtrato dalla soggettività di colui che l'ha esperito. Compito del ricercatore è scoprire la "definizione della situazione" data dall'autore, cioè le sue rappresentazioni, la sua percezione della realtà e delle interazioni sociali, percezione che influenzerà anche i suoi comportamenti. Per la comprensione dell'agire sociale è di importanza cruciale la conoscenza delle credenze e delle convinzioni (teorie in base alle quali un certo aspetto
viene ritenuto reale dagli individui presenti nella situazione medesima. Il prodursi delle conseguenze costituisce dunque una conferma delle definizioni originali. Atkinson: "Ciò che conta di più è che il racconto autobiografico si possa considerare degno di fiducia, più che "vero". Dopotutto la realtà soggettiva è proprio quello che cerchiamo nella narrazione autobiografica". Jedlowski rimane ancora un nodo irrisolto: "Ai sociologi piacerebbe avere chiaro come distinguere in un racconto la verità e la menzogna, o almeno la quota di "deformazione" cui la realtà è sottoposta". La difficoltà è determinata dal fatto che: "La verità intersoggettiva accertabile ha uno statuto controverso: vi è chi pensa che non vi sia alcuna verità condivisibile a proposito della"
realtàVi è chi pensa che la realtà sia lì pronta a venire descritta “oggettivamente”.A fronte di queste critiche si aprono due differenti utilizzi di questo tipo di intervista:
- Si limita l’uso alla fase esplorativa (cosiddetto stadio-pilota) per sondare campo d’indagine sconosciuto
- Si ricorre ad essa per approfondire un tema emerso che ha bisogno di essere approfondito
Per gli studiosi che si ispirano al paradigma interpretativo, l’intervista qualitativa rappresenta l’unica strada per una comprensione autentica della realtà sociale. Lo scopo dell’intervista è quello di rilevare i fatti del mondo: la realtà è “là fuori” ed il problema del ricercatore è quello di trovare il sistema più efficiente e neutrale per catturarla. L’intervista quindi deve essere il risultato di quella particolare e ogni volta unica interazione sociale che si realizza.
tra intervistatore e intervistato. Piuttosto che un essaatto di osservazionerappresenta un attraverso cui accedere direttamente alla vita dell’intervistato.atto di interazione- 3.5 – L’approccio biografico nella ricerca educativa
- Silvia Kanitza sostiene che “la scelta di intervistare costituisce proprio il discrimine fra ricerca qualitativae ricerca quantitativa in campo pedagogico, in cui la seconda viene accomunata alla sperimentazione”. Kanitza la “ricerca” tende ad essere presentata come un momento “qualitativo” che caratterizza la fase iniziale, esplorativa, propedeutica ad una più seria “sperimentazione” di tipo quantitativo. Aldo Visalberghi ricerca come momento di individuazione delle variabili che concorrono a “descrivere nel complesso la situazione educativa”. Sono “due i campi fondamentali della ricerca”:
- 1) “Osservazione sistematica il ricercatore si